NOTIZIARIO

 

2 / 2005

 

N. 33 - Ottobre  2005

 

 

 

 

 

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art. 1, comma 2, DCB Ravenna

 

 

Società per gli Studi Naturalistici della Romagna

Associazione di volontariato con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena

Indirizzo postale e Segreteria:  C.P. 143  48012  Bagnacavallo  (RA)

www.linknet.it/ssnr

NOTIZIARIO   2 / 2005   (N. 33)

Periodico semestrale –  Ottobre  2005

Direttore responsabile  Sandro Bassi

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46)  art. 1, comma 2, DCB Ravenna

 

 

 

 

Sommario

in neretto gli appuntamenti da non perdere !!

 

 

Il resoconto dell’assemblea di aprile  ………………

pag.  3

Ricordi di Paolo Liverani  ………………………………

pag.  4

Ancora in risposta al prof. Piero Baronio  …………..

pag.  7

notizie dalla Segreteria ……………………………….

pag.  8

Serate didattiche  ………………………………………..

pag.  9

Un regalo ai soci …………………………………………

pag.  9

nuovi soci – cambi di indirizzo  ………………………….

pag.  10

Natura e poesia   (… di Luciano Landi)  ……………….

pag.  11

Natura in cucina (a cura di Giorgio Pezzi)  ……..…………

pag. 12

Avviso - insetti un mondo a sei zampe…………………

pag. 14

Biblioromagna  ……………………………………………

Verso una nuova arca………………………..………….

pag. 15

pag. 16

 

 

 

Impaginato da Fernando Pederzani e Fabio Semprini

Stampato da “cartabianca  P.S.C. a r.l.” – Faenza

 

 

IL RESOCONTO DELL’ASSEMBLEA DI APRILE

 

Cari soci,

 

venerdì 15 aprile si è tenuta l’Assemblea annuale della Società presso il Centro “Aquae Mundi” di Russi, gentilmente messo a disposizione; la partecipazione che non è stata … come dire ? … oceanica, c’era infatti circa l’8 % del corpo sociale.

Il Presidente ha illustrato le attività del 2004, il Segretario ha fatto la sua relazione sulla situazione soci ( al 31-12-04 eravamo 291, ma nel frattempo siamo cresciuti), uno dei Revisori dei Conti ha letto la relazione sul Bilancio dell’anno passato.

Probabilmente sono proprio queste cose che tengono basso il numero dei partecipanti alle Assemblee, ma si tratta di atti dovuti cui nessuna associazione che si rispetti può sottrarsi; e noi siamo una associazione che si rispetta e, tra parentesi, siamo anche una Onlus e quindi non possiamo esimerci da certe formalità.

Comunque, cari soci, avete fatto male a non intervenire perché i presenti, con un colpo di mano degno delle migliori congiure di palazzo, ha aumentato la quota sociale: a partire dal 2006 sarà di ben 20 euro (fino ad ora era di 18). Scherzi a parte crediamo che poche (forse nessuna) associazioni simili alla nostra siano così modeste nel chiedere, anche se si pensa che nel 2005 siamo riusciti a regalare un bellissimo libretto, scritto da Giorgio Pezzi su “Alberi e arbusti della Romagna” e in questi giorni stiamo distribuendone un secondo, sugli insetti della Vena del Gesso, realizzato da Ettore Contarini. (chi non l’abbia ancora ricevuto legga l’avviso in altra parte di questo notiziario).

A temperare l’aumento della quota sociale l’Assemblea ha anche approvato una riduzione a 15 euro per chi abbia un’età inferiore a 30 anni. E’ un tentativo di incrementare la componente giovane (studenti, neolaureati, ecc.) che si avvicinino, magari per semplice curiosità, agli studi naturalistici.

 

Fra le “varie” all’Ordine del Giorno possiamo ricordare la partecipazione, con un nostro “stand”, alla Mostra Scambio Insetti alla Casa delle Farfalle di Cervia per il 23-24-25 aprile  e alla Fiera del Bird-watching a Comacchio, sempre in aprile 2005

Il Presidente ha poi comunicato che la nostra Società ha dato il suo patrocinio al IX° Simposio Internazionale di Neurotterologia previsto per il periodo 20-23 giugno a Ferrara; la cosa ci dà lustro perché cominciamo ad essere conosciuti un po’ in tutto il mondo. 

 
RICORDO DI PAOLO LIVERANI

 

Questa primavera ci ha lasciato il nostro socio Paolo Liverani.

 

Molti di noi l’hanno conosciuto, chi più intimamente chi meno; ma bastava assistere solo ad una proiezione delle sue diapositive per capire il suo grande amore per la Natura, di cui conosceva tanti piccoli segreti.

Paolo nasce a Faenza il 3 novembre del 1923; dapprima ortolano e coltivatore, isola e fa registrare una varietà di albicocche di grande pezzatura cui, in omaggio alla moglie, dà il nome di “Ivonne”. E’ poi giardiniere e, oltre a curarne la manutenzione, progetta e realizza gli spazi verdi di molte ville della città.

Ma le sue, pur ottime, competenze professionali sono quasi offuscate da quelle acquisite in campo amatoriale; autodidatta, ma animato da una immensa passione per il mondo vegetale e da una memoria fuori dal comune, raggiunge una conoscenza enciclopedica in campo micologico e botanico. Dotato di grande umiltà ma anche di una notevole dose di arguzia, ogni tanto si divertiva a ricordare come lui, malgrado avesse frequentato soltanto la terza “alimentare”, in più di una occasione si fosse preso la soddisfazione di correggere qualche “professorone”.

 

La sua presenza a Faenza, e fuori Faenza, è testimoniata da tante attività e risulta difficile farne un elenco completo.

E’ stato Presidente del Gruppo Micologico e Botanico “Villa Franchi” fino al 1977 (negli ultimi anni ne era Presidente onorario), è stato fra i fondatori dell’Associazione Culturale “Pangea” (1990), nata con lo scopo di collaborare col Museo Civico di Scienze Naturali, ha collaborato e curato il Giardino Botanico (ex Orto Paganelli) che circonda lo stesso Museo, ha realizzato, assieme a pochi altri, l’Orto Botanico Romagnolo alla Casa di Riposo di Forlì.

 

Per anni è stato appassionato ed instancabile organizzatore ed allestitore di “Mostre dei funghi” e “Mostre dei frutti spontanei “ (a Palazzo Laderchi, al Centro “Villa Franchi”,  al Quartiere Fieristico, al Museo).  Realizzava volentieri queste iniziative in qualsiasi località venisse invitato e dove era ben conosciuto per la sua umanità e competenza (Forni di Sopra, Milano, Lucca, ecc.); per preparare tali esposizioni si procurava gran parte del materiale, sempre “fresco”, percorrendo centinaia di Km con la sua R4 bianca e camminando lungo sentieri spesso impervi. Non si tirava mai indietro, neanche davanti alla prospettiva di dover fare quasi tutto da solo (… mi aiutano addirittura tre persone: io, Paolo e Liverani…); la sua grande soddisfazione era poter illustrare tali mostre ai singoli visitatori o ai gruppi, descrivendo con precisione certosina le caratteristiche delle varie specie botaniche e fungine, non disdegnando di sottolineare, anche per incuriosire l’uditorio, eventuali “effetti indesiderati” derivati dall’ingestione delle stesse.

L’attività di divulgazione è sempre stata un centro gravitativo del suo operato. Dispensava il suo sapere in mille occasioni, dalle pubbliche conferenze e proiezioni di diapositive nella sua città e fuori, alle semplici lezioni davanti a classi di bimbi della scuola elementare; oppure in plen air, facendo da accompagnatore a comitive di escursionisti, o a ristetti gruppi di appassionati o, specialmente in campo orchidofilo, a  delegazioni di studiosi italiani e stranieri.

 

 

 

 

 

Lo studio delle orchidee spontanee è stata la sua maggior passione scientifica, concretizzata dalla  segnalazione di alcune specie nuove per il territorio, frutto di paziente e pluriennale esplorazioni condotte in gran parte in Romagna, ma anche in zone lontane (Gargano, Sardegna, ecc.).

Nel 1991 pubblica il suo primo volume, dedicato appunto alle Orchidee spontanee italiane, ma è nel 1996 che realizza forse il suo sogno, dando vita al G.I.R.O.S. (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee) di cui è subito Presidente. Comincia allora (o forse è meglio dire si intensifica) una ricca attività di viaggi, gite sociali, manifestazioni varie dedicate alle orchidee; la “sua” Associazione cresce, prende forza e, grazie al suo instancabile impegno, entra a buon diritto nel novero dei club orchidofili internazionali.

Paolo ci ha lasciato ancora in piena attività; l’incidente che gli è stato fatale lo ha colto al lavoro proprio nel giardino del Museo Civico che aveva allestito. Ci piace ricordarlo così questo uomo semplice e schietto, che ha sempre operato con la testa, con le mani … con il cuore.

 

 

LE SUE PUBBLICAZIONI

 

Liverani P., Rinaldi Ceroni A., 1985, Flora e vegetazione, in “L’Appennino tosco-romagnolo. Guida naturalistica del territorio di Marradi”, Comune di Marradi: 23-69.

 

Savelli P.R., Alessandrini A., Liverani P., 1988, Epipactis purpurata ed E. greuteri in Italia, con nuove località di E. persica (Orchidacee), Arch. Bot. e Biogeogr. Ital., 64: 192-198.

 

Liverani P., 1989, Prima segnalazione di Dactylorhiza insularis in Emilia Romagna, Orchis, (67- 68): 164 pp.

 

Liverani P., 1991, Orchidee – specie spontanee, Edisar, Cagliari: 149 pp.

 

M.P. Grassso & P.Liverani, 1993, Un hybride rare trouvè en Sardaigne: Ophrys iricolor Desf. X O. ciliata Biv.,  L’Orchidophile (109) : 203-204.

 

Liverani P., 1996, Segnalazione floristica n.10 – Serapias neglecta De Not., Quad. Studi Nat. Romagna, 6: 76-77.

 

Liverani P., 1998, I migliori funghi commestibili, Zonza Editore, Cagliari: 95 pp.

 

Liverani P., 2000, Frutti spontanei, Zonza Editore, Cagliari: 191 pp.

 

Liverani P., 2004, ALB.ARB.IT. – alberi e arbusti in Italia, (Atlante fotografico in CD rom), REDA EDIZIONI, Torino.

 

 

ANCORA IN RISPOSTA AL PROF. PIERO BARONIO

 

Nel nostro notiziario n.31 è comparso un intervento del Prof. Piero Baronio sulla gestione delle Pinete Ravennati cui molti soci hanno risposto esponendo le loro opinioni in proposito. Pubblichiamo qui l’ultima di queste risposte, quella del Prof. Francesco Corbetta, e ci scusiamo se gli diamo spazio solo ora, ma il testo ci era pervenuto “fuori tempo massimo” e non era stato possibile inserirlo nel Notiziario precedente.

Il Prof. Corbetta è Ordinario di botanica e quindi è più qualificato di tanti altri ad esprimersi sull’argomento, inoltre espone i suoi argomenti con la consueta arguzia per cui è assai piacevole leggerlo.

 

A proposito dell’articolo del Prof. Baronio – pur con il massimo rispetto delle opinioni altrui (rispetto sempre doveroso in tempi di insospettabili rigurgiti massimalistici nel campo, invero sempre aleatorio, della conservazione della Natura) – consentitemi, almeno in parte, di dissentire.

  Mi rendo perfettamente conto che l’illustre Collega si è ispirato al (lodevole) principio di non appesantire più di tanto la vasta e spesso intricata materia e così, in fatto di bibliografia, si è limitato a quale che possiamo definire classica.

  Ma in fatto di Pinete, vi è molto di più. Ad esempio numerose tesi e le varie relazioni, preparate dai “consulenti” di turno, sui vari problemi “spiccioli”.

“Consulente” lo sono stato anch’io per parecchi anni e allora (scusatemi se mi cito) non posso non ricordare almeno due interventi da me effettuati: uno contro la distruzione meccanica del sottobosco cespuglioso e uno contro la richiesta di utilizzazione, a scopo commerciale, del prezioso Pungitopo, Ruscus aculeatus.

  A proposito del Bosco Nordio è vero che, colà, la situazione è ben più grave di quanto non sia nelle Pinete Ravennati ma ciò è avvenuto, credo, non tanto per perversa colpa di voler “depinetare” a tutti i costi, quanto per diffusa disattenzione.

  Ritornando alle Pinete di Ravenna sinceramente non vedo dove sia la (asserita dal Prof. Baronio) “voglia matta” di portare la pineta verso un bosco di latifoglie lasciandola volutamente, o quasi, morire per mancata antropica rinnovazione dello strato pinicolo del bosco.

  E allora, senza avventurarci in una rischiosa discussione sul quesito se sia meglio lasciare la Pineta al suo destino (atteggiamento che la porterebbe ineluttabilmente, nel tempo, ad una completa scomparsa del Pino) oppure “assisterla” – come è stato fatto per due millenni – con continui impianti artificiali, di pinoli e pianticelle più o meno sviluppate, vediamo come stano le cose.

  Ma, prima di prendere una qualsivoglia decisione, cerchiamo di riflettere su un fatto secondario.

  Oggigiorno disponiamo (o no?) delle risorse, in fatto di braccia e di denaro,  per cercare di mantenere la residua copertura pinetale ?

  Temo proprio di no (soprattutto per la carenza di braccia) anche perché nei secoli è andata progressivamente assottigliandosi la schiera dei più penitenti (schiera un tempo assai più affollata a giudicare dai risultati) che pagavano con la messa a dimora di capaci unità di misura (le “staa”) di pinoli (anziché con la recita di … Pater, Ave e Gloria) la penitenza loro comminata dai frati, durate la confessione.

  Concludendo, quindi, perché, mio malgrado,  mi accorgo che la sto tirando troppo lunga non tanto in netto dissenso con il Prof. Baronio (che non c’è) quanto per sano realismo proporrei un doppio tipo di soluzione.

  Pinetazione artificiale, per ovvi motivi di conservazione della irripetibile testimonianza storica, nei luoghi maggiormente frequentati e lungo le principali vie di penetrazione: che so, lungo l’anello dantesco, intorno alle case pinetali e così via.

  Per il resto potremmo avere, credo, la coscienza a posto anche lasciando la Pinete alla sua naturale evoluzione verso un Querceto più o meno ricco di sclerofille mediterranee (o di altre latifoglie xerofile) a seconda dei dati stazionali.

NOTIZIE DALLA SEGRETERIA

 

Sono aperti i rinnovi e le iscrizioni per l’anno sociale 2006; ricordiamo che, come specificato a pag. 3 di questo notiziario, la quota associativa è di

20 Euro     per i soci ordinari e di

15 Euro     per i soci che abbiano meno di 30 anni (nati nel 1977 o dopo)

E’ possibile versare direttamente, in occasione degli incontri sociali, al Segretario (Semprini), al Tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri del Consiglio direttivo (Pederzani, Contarini, Fabbri); per chi preferisca il versamento alla Posta ricordiamo che il CC postale ha il  N.  11776473    ed è intestato a “Società per gli Studi Naturalistici della Romagna”. CP 143 48012 Bagnacavallo RA

Serate  didattiche con proiezioni di diapositive

Calendario serate didattiche in Via Cogollo a Villanova di Bagnacavallo.  Inizio proiezioni ore  21.00 – Durata prevista: 60 minuti.

Martedì 6 settembre 2005

Funghi – Lipiotacee commestibili e mortali  

a cura di Giorgio Pezzi

Martedì 4 ottobre 2005

Il Peloponneso: aspetti naturalistici 

a cura di Luciano Landi

Martedì 8 novembre 2005

Oasi WWF di Russi: problematiche gestionali

a cura di Davide Emiliani

Martedì 6 dicembre 2005

Vagabondaggi per la montagna

a cura di Ettore Contarini.

Le serate saranno allietate da vino, ciambella, e/o mangiarini vari. I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per causa di forza maggiore, senza preavviso.

 

UN REGALO AI SOCI

 

La nostra Associazione è prodiga di regali ai suoi soci; questa volta si tratta di un libretto sulla biodiversità entomologica realizzato dall’instancabile Ettore Contarini in occasione dell’istituzione del Parco Regionale della Vena del Gesso.  Per evitare il più possibile le spese postali lo stiamo distribuendo a mano, ma raggiungere tutti non è facile.

 

Chi non l’abbia ancora avuto potrà ritirarlo in occasione di qualche manifestazione sociale (le serate in Via Cogollo, le conferenze,  le “Magnazze”, ecc.).

 

A TUTTI CHIEDIAMO DI ATTIVARE UN “PASSAMANO” PER FARLO AVERE A QUANTE PIU’ PERSONE POSSIBILE.

 

 

(Nuovi soci e cambiamenti di indirizzo omessi per la privacy)


 

 

 

Hai un argomento scientifico in cui ti senti ferrato ?

Hai un’esperienza o un viaggio naturalistico da raccontare ?

Hai belle diapositive da mostrare ?

CERCHIAMO RELATORI PER LE  PROSSIME SERATE ALLA  CASA DI VIA COGOLLO

Non occorre essere professori universitari ! sono tante le cose interessanti di cui ciascuno di noi può far partecipi gli altri !

Mettiti in contatto con Ilvio Bendazzi  (0544 520366) te ne saremo grati.


Natura e poesia

 

      Ospitiamo in questo notiziario una poesia del socio Luciano Landi di S.Agata sul Santerno (RA). L’Autore è molto noto tra i soci romagnoli, soprattutto ravennati, per le numerose e salaci “zirudele” in dialetto romagnolo e poesie in italiano con le quali spesso allieta anche i partecipanti ai ritrovi eno-gastro-naturalistici bagnacavallesi e dei dintorni.

      In questa lirica, l’Autore rimpiange la ormai totale scomparsa delle siepi che cingevano proprietà e campi contadini, rese obsolete dalle reti metalliche, dal riscaldamento con metano e dalla necessità di razionalizzazione delle pratiche agronomiche tese alla massimizzazione della resa ettariale che richiede lo sfruttamento dell’ultimo mq di terreno.  

 

 

Siepe selvaggia

 

Siepe selvaggia che abbellivi il campo tutt’intorno,

come il vestito d’un merletto adorno,

con le tue braccia intricate trattenevi dal seminato gli armenti

e con le fronde addolcivi l’impeto dei venti.

Ad ogni stagione avevi un vestito nuovo,

con fiori, bacche e spin di rovo;

passeggiando ai tuoi bordi rasserenavi i cuori,

con il canto degli uccelli e dei fior gli odori.

Ma il contadino un giorno ebbe un pensiero insano,

che le tue ospiti erbe infestassero il suo grano;

decise così di toglierti la vita,

ti recise al suolo e fu finita.

E dopo la tua morte, dopo il sacrificio immane,

tu ancora, generosa, gli hai cotto il pane.

Adesso è silenzio, non s’ode più un canto,

ma tutto intorno un flebile lamento

attraverso le maglie della rete: è il sibilo del vento!   

 

 

Natura in cucina

 

     Riproponiamo questa rubrica prendendo spunto da una nota del prof. Francesco Corbetta  in un suo scritto inviato alla redazione diversi mesi fa. In esso, oltre a felicitarsi dell’avvio di tale rubrichetta, chiede di avere alcune notizie su Bunias erucago L. della quale non parlai a proposito dell’impiego delle “rucole” in cucina, trattate nei notiziari scorsi.

      Precisando che chi scrive non è un vero botanico, ma si presta semplicemente a curare alcune rubriche, dirò che la specie in questione non fu trattata con le rucole poiché B. erucago L., volgarmente nota come “cascellore” ma di nome romagnolo a me sconosciuto, è presente in Romagna, ma piuttosto sporadica, come si desume anche dall’unica località (Ladino, Forlì) citata da P.Zangheri nel suo Repertorio; predilige suoli argillosi e sabbioso-argillosi ricchi, secchi e caldi, in luoghi erbosi incolti e talora coltivati. Tale brassicacea, in quanto ricoperta da ruvidi peli ghiandolari non si presta al consumo; inoltre è noto essere tossica per il bestiame che se ne alimenti.

 

     Oggetto invece di questa rubrica sempre su spunto dell’esimio Professore, ne faccio i “cardi” (fam. Asteracee): sotto questo termine si comprendono alcune specie commestibili e molte specie non usate come alimento dall’uomo. Le sole specie romagnole a me note delle quali si fa uso commestibile sono Cynara cardunculus L., il cardo venduto sui mercati e Silybum marianum (L.) Gärtner, specie spontanea, comune in molte zone di pianura e collina. Al genere Cynara appartiene anche il carciofo (C. scolymus (L.) Hayek), che tralasciamo per parlare dei “cardi”. Di fatto peraltro il genere botanico Carduus che comprende “cardi” spontanei, non annovera specie con uso strettamente commestibile per l’uomo e quasi sempre sono evitati anche dal bestiame al pascolo, per l’abbondanza di spine su tutta la pianta.

      Il comune cardo, C. cardunculus, è il cardo delle colture agrarie, ma molti in campagna lo coltivano negli orti. Può essere ottenuto da seme o da trapianto di “carducci” ma il primo metodo è preferibile. Si semina in primavera, a maggio, con 3-4 semi per postarella a distanze di 60 cm sulla fila e 120 cm tra le file. Si alleva un solo carduccio e per avere un buon cardo si irriga e concima abbondantemente. In ottobre-novembre si legano le foglie e si avvolgono con un film nero (vanno bene i comuni sacchi della spazzatura) oppure si interra la parte basale della pianta senza estirparla; tale operazione è necessaria per sbiancare le nervature fogliari e togliere l’amaro che è tipico dei tessuti della pianta. Concluso lo sbiancamento in dicembre-gennaio, si raccoglie la pianta e le parti basali delle nervature sono consumate in pinzimonio o insalate o lessate e consumate tal quali. Vari altri usi sono possibili secondo la fantasia individuale e le ricette locali: una delle più comuni prevede una rapida lessatura e la frittura dopo aver intinto i pezzi in uovo sbattuto e infarinati.    

      Nel caso la pianta intera non venga raccolta nel primo anno, nella primavera successiva essa va a fiore e normalmente produce alla base i “carducci” che possono essere trapiantati. Il termine “gobbi” col quale si indicano i cardi sbiancati, deriva dalla forma incurvata della base, conseguenza del piegamento della pianta sino a terra per poterla interrare e sbiancare.

       Meno noto e meno consumato è il “cardo mariano” (Silybum marianum); la specie, molto spinosa, è spontanea lungo argini di strade e canali, luoghi incolti, ruderi e sebbene localizzata è spesso presente con grandi concentrazioni: è facilmente riconoscibile per l’aspetto di “cardo” e le grandi foglie verdi a screziature bianche. Dal momento che la pianta ha sapore molto amaro, come tutte le “carduacee”, l’unica parte che si può consumare (con moderazione) è la parte più interna, midollare, della base, dopo aver asportato gli strati esterni fibrosi ed amari. La pianta inoltre ha uso medicinale e con tale destinazione era coltivata un tempo anche nell’Italia del Nord. Ha proprietà carminative, colagoghe ed ipertensive.

      Citerò inoltre il “cardo santo”, Cnicus benedictus L., sempre della famiglia Asteracee, pianta non commestibile, ma di uso medicinale come digestivo, febbrifugo , diuretico ed a forte dosi, emetico. Del genere Carduus, diverse specie fra le quali i comuni C. nutans L. e C. picnocephalus L. sono note per le proprietà diuretiche, decloruranti e diaforetiche. Ma per ulteriori informazioni sui metodi di preparazione ed assunzione si rimanda alla ricca bibliografia in merito.

 

G. P.

 

 

 

LA NOSTRA ASSOCIAZIONE VIVE DELLE QUOTE SOCIALI, FAI UN “ESAME DI COSCIENZA” … HAI PROVVEDUTO PER QUELLA DEL 2005  ?

NON TARDARE A RINNOVARE QUELLA PER IL 2006

 

(… anche se è diventata di 20 euro)

 

Allegato al Notiziario il modulo di conto corrente postale già intestato.

 

AVVISO

 

Sabato 5 novembre, alle 17.00, il Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara inaugurerà la mostra

 

"Insetti. Un mondo a sei zampe"

 

 

La mostra nasce con il duplice scopo di dare risalto alla cospicua donazione al Museo di Ferrara della collezione entomologica di Guido Campadelli, scomparso nel giugno 2002, e di fare del tema della donazione un’occasione culturale e didattica di coinvolgimento e di approfondimento sull’entomologia.

La mostra sarà perciò divisa in due sezioni: la prima ripercorrerà le tappe della carriera scientifica e della vita di Guido Campadelli, per sottolinearne il valore scientifico e le qualità umane, come doveroso e sincero omaggio al ricordo della sua persona; la seconda avrà un taglio decisamente divulgativo e tratterà di argomenti più generali legati agli Insetti. Verranno perciò affrontati i motivi del loro grande successo evolutivo, la grande varietà delle soluzioni adattative, i rapporti passati, presenti e… futuri che intercorrono tra noi esseri umani e gli animali a sei zampe, la valenza estetica ed artistica degli Insetti.

Un certo spazio verrà dato alla descrizione delle comunità entomologiche dell'Emilia-Romagna ed agli studi entomologici condotti dal Museo di Ferrara con finalità tassonomiche ed ecologiche.

Alcuni terrari ospiteranno insetti vivi, quelli che il pubblico ha «adottato» perché attraenti o affascinanti e che sono ormai assimilabili ad animali domestici.

Postazioni multimediali consentiranno di approfondire i temi della storia dell'entomologia e di ascoltare i suoni emessi da alcuni insetti.

Saranno presenti stand in cui i visitatori potranno apprezzare due dei prodotti di origine entomologica più usati dall'Uomo (miele e seta).

Molto ricco sarà il programma delle manifestazioni collaterali, dalle ormai classiche conferenze di approfondimento e dai percorsi guidati per le scuole alle escursioni in luoghi di particolare interesse entomologico (case delle farfalle, Stazione Sperimentale della Seta di Milano), dalle rappresentazioni teatrali con coinvolgimento del pubblico alla...degustazione di "primizie" entomologiche. 

All'iniziativa hanno collaborato altri Musei italiani (Museo Civico di Zoologia di Roma, Museo Civico di Storia Naturale di Verona), le Università di Bologna e Siena, Fondazioni bancarie, vari soggetti privati ed associazioni scientifiche e amatoriali.

 

La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2006 e osserverà i seguenti orari: dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 18.00 (giorni di chiusura: oltre i lunedì, il 25 e 26 dicembre e l’1 e 6 gennaio).

Sede della mostra (biglietteria): Museo Civico di Storia Naturale, Via de Pisis 24, Ferrara.

 

 

BIBLIOROMAGNA

[Sono omessi i lavori pubblicati sui nostri Quaderni di Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna ]

 

Botanica

 

Giorgio Pezzi, 2005, Alberi ed arbusti della Romagna. Censimento della flora delle pinete ravennati e cervesi. Stampato in proprio: pp. 162

(già distribuito ai soci)

 

L.Gallo & G.Bracchi, 2005,  Aggiornamento della conoscenza della Crassulaceae  dell’Emilia-Romagna, con segnalazioni per la Liguria orientale e la Toscana settentrionale. Atti Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat. Milano, 146 (II): 135-148

(vi compare qualche segnalazione anche per la Romagna)

Entomologia

 

Abbazzi P., Bartolozzi L., Crudele G. & Sforzi A., 2003, I Coletteri Curculionoidea del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (Insecta Coleoptera)- 1° contributo.  Redia, LXXXVI: 81-95.

 

Ettore Contarini, 2005, Biodiversità – alla scoperta degli insetti su e giù per la Vena del Gesso Romagnola. Società Studi Naturalistici della Romagna, pp. 52

(in distribuzione ai soci)

Organizzato dalla sezione del WWF di Cesena, un ciclo di conferenze di sicuro interesse naturalistico e protezionistico.

 

VERSO UNA NUOVA ARCA

Incontri con la natura 2005 (anno IV°)

Azioni a confronto per la salvezza delle specie

 

Presso l’Aula magna Istituto Professionale “U. Comadini” , Via Boscone 200  (zona Vigne – S.Egidio)   -   alle ore  20.45

 

-   11 novembre - 

“Tutela della biodiversità in Emilia-Romagna, l’esempio del Parco dei Gessi Bolognesi”

interverranno:   - Fausto Bonafede, WWF Emilia-Romagna      e

- David Bianco, Resp. Progetti Conservaz. del Parco dei Gessi Bolognesi.

 

-   18 novembre - 

“Pesci d’acqua dolce, rimedi contro l’estinzione”

interverranno:  - Giancarlo Tedaldi, Direttore Ris. Nat. di Scardavilla   e

- Sergio Zerunian,  Commissario Superiore del CFS, Docente di Ecologia dei Vertebrati, Università della Tuscia.

 

-         25 novembre - 

“Ripristino ambientale e reintroduzioni di fauna erpetologica”

interverranno:  - Carlo Scoccianti, Direttore Oasi WWW Stagni di Focognano, Campi di Bisenzio (FI)   e 

- Stefano Mazzotti, Ricercatore presso Museo di Storia Naturale di Ferrara.

 

-         2 dicembre  -

“La conservazione dell’habitat dei grandi predatori italiani”

interverranno: - Antonio Pollutri, Coordinatore Programma ERC Mediterraneo Centrale   e

- Paolo Ciucci, Dipartimento Biol. Animale, Univ. “La Sapienza”, Roma.

 

 

Dal 2004 è attivo l’indirizzo di posta elettronica della Segreteria  ssnr@libero.it

Si rinnova l’invito ai Soci dotati di posta elettronica di comunicare il proprio indirizzo alla Segreteria, solo così potrete ricevere le periodiche newsletters di notizie utili (manifestazioni, pubblicazioni, sconti, ecc).