NOTIZIARIO
1 / 2006
N.
34 - Febbraio 2006
Spedizione in Abbonamento
Postale
D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art.
1, comma 2, DCB Ravenna
Società per gli Studi
Naturalistici della Romagna
Associazione di
volontariato con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena
Indirizzo postale e
Segreteria: C.P. 143
48012 Bagnacavallo (RA)
www.linknet.it/ssnr
NOTIZIARIO 1 / 2006 (N. 34)
Periodico
semestrale – Febbraio 2006
Direttore
responsabile Sandro Bassi
Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/03 (conv. in L.
27/02/04 n.46) art. 1, comma 2, DCB
Ravenna
Sommario
in neretto gli
appuntamenti da non perdere !!
Assemblea ordinaria della Societa’………………... |
pag. 3 |
Bilancio
2005………………..…………………...………... |
pag. 4 |
Magnazza di primavera 2006 ………………………….. |
pag. 5 |
Notizie
……………………………………………………... |
pag. 6 |
“le
biodiversita’”: una risorsa per il futuro …………. |
pag. 8 |
ennio
contarini (1891-1973) naturalista e difensore della natura ante-litteram …………………………… |
pag. 10 |
Elenco
dei Soci ……………………………………………. |
pag. 16 |
SOCIETA’ PER
GLI STUDI NATURALISTICI DELLA ROMAGNA
ASSEMBLEA ORDINARIA DELLA
SOCIETA’
L’assemblea
ordinaria annuale della Società, prevista dallo statuto per il mese di aprile,
si terrà in prima convocazione il giorno 20 aprile 2006 alle ore 8.00 ed in
eventuale seconda convocazione
a RUSSI (RA) presso il Centro AQUAE MUNDI via Mozambico, 5
Il Centro Aquae Mundi si
trova sulla strada che da Russi porta a Ravenna, al limite dell’abitato di
Russi. E’ ben visibile dalla strada principale, grazie ad inconfondibili
insegne ed è indicato dalla segnaletica stradale. Sul retro c’è un ampio
parcheggio.
Ordine del giorno dell’assemblea
1) Relazione introduttiva del
Presidente sulle attività del 2005.
2) Presentazione del bilancio
2005 e relazione dei revisori dei conti e successiva votazione.
3) Relazione del Segretario
su: - situazione dei soci e proposta di
accettazione formale dei nuovi soci iscritti;
- comunicazioni inviate mediante “newsletter”, osservazioni e pareri dei
soci.
4) Attività in convenzione e
didattiche, e problemi connessi.
5) Programmi di ricerche
concordati con Enti pubblici o privati.
6) Programmi per il 2006 e
preventivi di massima; ipotesi del Direttivo e raccolta di idee, suggerimenti e
critiche dai soci.
7) Varie ed eventuali
&---------------------------------------------------------------------------------------
DELEGA
Io
sottoscritto/a …………………………………………………………….
Socio/a della
Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, delego
………………………………………………………………………………
a rappresentarmi nell’Assemblea della Società
dell’Aprile 2006
e
dichiaro di approvare fin da ora il suo operato.
Firmato
………………………………………………………….
A
norma dell’art.13 dello statuto ogni socio può presentare al massimo due
deleghe.
BILANCIO CONSUNTIVO 2005
Si riportano qui di seguito gli elementi
essenziali del bilancio 2005 ed il
confronto con l’anno precedente. Copie del bilancio analitico saranno
disponibili all’assemblea. Chi
desiderasse esaminarlo prima di tale occasione può chiederlo alla segreteria.
Stato Patrimoniale: |
|
esercizio
2005 |
esercizio
2004 |
Attività: |
|
|
|
Beni patrimoniali: |
|
|
|
- valore
originario d’acquisto |
30.164,97 |
|
|
-
ammortamenti effettuati |
-6.188,72 |
23.976,25 |
27.102,76 |
Rimanenze |
|
151,00 |
. 201,00 |
Crediti |
|
7.409,37 |
8.199,11 |
Disponibilità liquide |
|
41.180,32 |
42.032,93 |
Totale attività |
|
72.716,94 |
77.535,80 |
|
|
|
|
Passività: |
|
|
|
Debiti e altre partite assimilate |
|
17.946,36 |
18.144,23 |
|
|
|
|
Patrimonio netto |
|
54.770,58 |
59.391,57 |
|
|
|
|
Rendiconto Finanziario: |
|
esercizio
2005 |
esercizio
2004 |
|
|
|
|
Disponibilità liquide all’inizio
dell’esercizio |
|
42.032,93 |
34.095,26 |
Entrate dell’esercizio: |
|
|
|
Quote sociali |
5.681,00 |
|
|
Contributi
e donazioni da Soci,
Privati, Enti e Società |
346,44 |
|
|
Proventi delle attività sociali |
13.109,50 |
|
|
Altri proventi diversi |
102,59 |
19.239,53 |
44.015,63 |
Totale disponibilità |
|
61.272,46 |
78.110,89 |
|
|
|
|
Uscite dell’esercizio: |
|
|
|
Pubblicazioni sociali |
8.311,70 |
|
|
Rimborsi spese |
9.474,00 |
|
|
Pagamenti a fornitori diversi |
1.563,00 |
|
|
Altre uscite diverse |
743,44 |
20.092,14 |
36.077,96 |
Disponibilità liquide a fine esercizio |
|
41.180,32 |
42.032,93 |
MAGNAZZA DI PRIMAVERA 2006
DOMENICA 2 APRILE
Agriturismo Massari
CONSELICE (RA) Frazione Chiesanuova, Via Coronella, 110 - Tel.
0545 980013
informazioni su www.agriturismomassari.it
Menu concordato:
Antipasto rustico con
crostini
Tortelloni ricotta
burro/salvia
Tagliolini alla Massari
Arrosto di coniglio, pollo,
faraona
Grigliata di carne mista,
salsiccia, pancetta, spiedini,
Contorni: verdure alla griglia,
patate fritte
Dolce, bevande, caffè
Ritrovo ore
10.00 - Alle ore 10.30 chi lo desidera
sarà accompagnato da nostri soci pratici del posto, alla Riserva di Valle Santa
e dintorni.
Rientro alle
ore 12.30 per il pranzo.
Come
prenotare:
e-mail ssnr@libero.it
o
pedernando@linknet.it
- telefonare a
Semprini o Pederzani, Contarini, Bendazzi, Pezzi, ecc.
- scrivere alla Società : C.P. 143 -
48012 Bagnacavallo
NOTIZIE
In questi giorni è in
distribuzione il “Quaderno di Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna”
N. 21. Il “Quaderno” N. 22 dovrebbe
uscire nella tarda estate 2006. I Soci
che intendono pubblicare articoli di interesse scientifico o divulgativo sono
invitati a proporli alla Segreteria.
Sono in corso di rinnovo le
Convenzioni con il Comune di Bagnacavallo per la gestione dell’oasi “Podere
Pantaleone” e del Museo naturalistico del Centro “Le Cappuccine”.
Nell’estate 2006 sarà
inaugurato a Campigna il Museo Forestale dedicato al compianto Socio Prof.
Guido Campadelli, alla cui sistemazione si sono dedicati alcuni Soci, in virtù
di una Convenzione tra la nostra Società e il Parco Nazionale delle Foreste
casentinesi, M. Falterona e Campigna.
Proseguono le attività di
molti nostri Soci nel campo della didattica, dell’informazione e delle ricerche
sulla biodiversità regionale. Ne daremo più ampia informazione sul prossimo
Notiziario. Chi fosse interessato a
maggiori particolari, può consultare il nostro sito internet o contattare la
Segreteria o uno dei Consiglieri della Società.
Per dare spazio all’elenco
dei Soci, in questo numero del Notiziario sono state molto ridotte le notizie
dalla Segreteria e le consuete rubriche, che saranno riprese nel prossimo Notiziario
di autunno.
ATTESTATO DI BENEMERENZA L’Organizzazione Regionale
Pro Natura Società per gli Studi
Naturalistici della Romagna un Attestato di
Benemerenza per l’attività svolta a tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale,
naturale e faunistico. L’Attestato ci è stato
consegnato nel Febbraio 2006 dal Presidente della Pro Natura dell’Emilia-Romagna, |
IMPORTANTE !
Fra le novità della denuncia dei redditi di
quest’anno ce n’è una che ci riguarda da vicino, è la possibilità, da parte dei
contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alle associazioni non
lucrative di utilità sociale e di ricerca. Anche la nostra Società (che non ha
fine di lucro e fa ricerca scientifica) è inscritta nella apposita lista degli
aventi diritto. La cosa è a costo zero
per il contribuente, ma la novità, rispetto all’analogo 8 per mille alle
confessioni religiose, è che si può indicare il codice fiscale del percettore
desiderato. Confidiamo che i soci che
apprezzano l’operato della nostra Società vogliano aderire alla iniziativa.
Il nostro codice fiscale
è: 90007670400
Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel
modello 730.
di Luciano Landi
Sono un appassionato di macro–fotografia, che consiste nel fotografare piccoli animali e piante, da distanza ravvicinata, evidenziando così particolari molto suggestivi e interessanti, che altrimenti potrebbero passare inosservati ad occhio nudo.
Diciamo subito che l’autunno è, durante l’anno,
l’ultimo periodo utile per raccogliere, fotografandole, queste “biodiversità”
(mi piace usare il plurale); è un periodo ottimo per riprendere piccoli animali
intorpiditi dalla bassa temperatura, che così si fanno avvicinare di più.
I miei campi di ricerca preferiti sono gli argini e
le golene di canali e fiumi del territorio ferrarese e ravennate, soprattutto
nel Parco del Delta del Po; sono fra gli ultimi ambienti dove si trovano ancora
soggetti da fotografare, in una pianura a colture estensive, ormai sterilizzata
e priva di ogni forma di vita selvatica.
Alla fine di settembre mi sono recato nel territorio
di Campotto, e precisamente lungo l’argine Lorgana, ricco di vegetazione; qui
ho trovato una zona con una numerosa presenza di ragni vistosi e molto belli,
come Argiope e Ragno crociato; specie ahimè non più comuni come un tempo. Molto
soddisfatto ho fotografato le loro ragnatele bellissime, a raggiera; coperte
dalla rugiada erano molto appariscenti. Ho notato che le femmine dell’Argiope
non avevano ancora costruito le ooteche, le fiaschette di seta della grandezza
di una noce dove depongono le uova. Naturalmente dopo otto giorni sono
ritornato per fotografare le Argiopi sul nido, ma…. ci sono rimasto molto male: gli operatori
agricoli erano passati con le macchine trincia sarmenti, trasformando in
segatura ragni, crisalidi di farfalle e piante!
Io posso immaginare l’ilarità di qualcuno, leggendo
queste righe; non si devono pulire gli argini perché un “pollo” deve
fotografare dei ragni? figuriamoci!
Purtroppo la questione è ben più grave: questi
luoghi, in realtà, sono un patrimonio importante per la salvaguardia della
flora spontanea e per la piccola fauna selvatica. Esistono, infatti, molte
piante cosiddette nutrici; servono come nutrimento a molti insetti, perché
possano completare il loro ciclo biologico, ad esempio le farfalle, sempre più
rare. Queste piante, inoltre, producono semi per la riproduzione della loro
specie; semi che sono anche alimento per la fauna, per piccoli uccelli
granivori e anche per micro-mammiferi che, a loro volta, sono anello importante
nella catena alimentare, nutrendo altri selvatici come i rapaci diurni e
notturni.
Io non dico che non si debba fare manutenzione lungo
questi argini, ma vorrei che si agisse con buon senso, magari lasciando spazi
integri in punti diversi in modo che le piante e gli animali abbiano la
possibilità di riprodursi con ciclo completo. E poi mi domando: quali
inconvenienti arrecano le piante erbacee nelle spalle, le parti più alte degli
argini?
Si può capire lo sfalcio per il corretto deflusso
delle acque, oppure sulla sommità dell’argine, per avere le carraie agevoli ad
uso della sorveglianza e delle passeggiate turistiche, ma tritare tutto creando
ambienti prativi come campi sportivi senza fiori e senza vita, che senso ha?
E quel che rattrista ancor più, è che lo stesso
metodo primeggia anche nelle oasi protette, come quella di Campotto, di
importanza europea ed internazionale. Qui, tutti possono osservare le tosature
degli argini perimetrali ed anche interni. Diventa, così, inutile proteggere le
singole specie, ad esempio il Podalirio e la Polissena, appariscenti farfalle,
se distruggiamo l’ambiente in cui vivono. Pecchiamo, ancora una volta, di
ipocrisia e condanniamo comunque questi insetti a estinguersi in breve tempo.
Dovremmo essere, allora, un po’ più lungimiranti:
non distruggere con leggerezza e superficialità le risorse ambientali, come ad esempio
si è fatto con le siepi. Ci siamo accorti infatti che le siepi, biotopi
preziosi che un tempo erano il perimetro naturale dei campi, erano importanti e
servivano alle nostre colture, solo quando le avevamo già eliminate. Ora, in
piena contraddizione, vengono stanziati contributi regionali ed europei per
ripristinarle, anche se non torneranno mai più come prima.
Lo stesso errore rischiamo di farlo anche ai bordi
delle piste ciclabili, che sono uno strumento essenziale per vivere a contatto
con la natura: che senso ha prodigarsi con imponenti sforzi economici e
organizzativi per costruirle, se nel contempo si continuano a radere tutte le
forme di vita animale e di vegetazione che le circondano?
ENNIO CONTARINI (1891-1973) NATURALISTA E
DIFENSORE DELLA NATURA ANTE-LITTERAM
di Ettore
Contarini
Ennio Contarini nacque a Bagnacavallo il 6 aprile 1891 da Ettore Contarini
e Faustina Gagliardi. Questa famiglia di Contarini a quei tempi aveva da poco
scavalcato il Po con provenienza veneta (da un vecchio ceppo degli storici
“Contus Sereni” veneziani), mentre i Gagliardi erano schiettamente romagnoli, e
in questo caso di agiata famiglia di Fusignano. Il padre, ingegnere delle
Ferrovie dello Stato già agli albori della rete ferroviaria italiana dopo
l’unità d’Italia, era fortemente appassionato di storia locale, di archeologia
e di botanica e ha lasciato parecchie pubblicazioni su questi argomenti.
Seguiva perfino, nel poco tempo libero, le lezioni del famoso botanico
Bertoloni presso l’università di Bologna, dalla cui frequentazione ricavò
interi quadernetti di appunti, fittamente e minutamente scritti, tuttora
esistenti nell’archivio di famiglia.
Mentre la madre Faustina
visse costantemente a Bagnacavallo dove, come famiglia benestante dell’epoca,
amministrava i beni di casa (poderi agricoli, edifici urbani, ecc.), il piccolo
Ennio seguiva spesso il padre per lunghi periodi mentre questi si spostava per
lavoro su e giù per la Penisola. Di conseguenza, svariati anni delle scuole
primarie e secondarie inferiori (le “tecniche” di quei tempi) furono
frequentati lontano da Bagnacavallo, in Toscana specialmente (a Montepulciano).
In seguito, riunitasi la famiglia di nuovo a Bagnacavallo dove l’ingegnere,
stanco con gli anni di peregrinare per l’Italia, aveva accettato per concludere
la sua carriera lavorativa un incarico da professore di matematica nelle scuole
locali, il giovane Ennio terminò di frequentare gli ultimi anni dell’Istituto
Tecnico per Ragionieri nella città di Forlì. E qui casualmente si trovò
compagno di scuola di Pietro Zangheri, futuro signore delle Scienze Naturali e
padre spirituale di tutti noi naturalisti romagnoli di ogni età e di ogni
livello conoscitivo.
I due giovani studenti non
frequentarono la medesima classe, avendo lo Zangheri due anni di età in più, ma
si conobbero benissimo e intrattennero a quei tempi una bella e reciproca
amicizia, già rinsaldata fin da allora da un comune e istintivo amore verso le
Scienze. Io ricordo ancora schiettamente nel dopoguerra ultimo le
“rimpatriate”, dopo 30-40 anni, di questi ex studenti della Ragioneria
forlivese degli anni a ridosso della prima guerra mondiale, a cui partecipava
con entusiasmo anche mio padre. Rammento anche che una volta mi portò con sé a
conoscere i suoi vecchi compagni di scuola, il grande Zangheri compreso, in un
incontro con escursione e pranzo sociale dalle parti, se ben ricordo, di
Premilcuore. Io a quei tempi, 8-10 anni di età, già raccoglievo con grande e
sacrale dedizione i lepidotteri diurni della Romagna, con frequenti gite di
famiglia in Appennino, con il fumoso treno a vapore Faenza-Marradi, o condotti
in automobile da Valentino Bagnari di Via Forma, amico di famiglia, nelle
pinete ravennati.
Dell’incontro di oltre
cinquant’anni fa con Pietro Zangheri (il primo, poiché anni più tardi ebbi il
piacere di rivederlo varie volte, nella sua casa di via Diaz a Forlì, insieme
ad altri giovani “aspiranti naturalisti”), conservo ancora, oltrechè l’emozione
di quel lontano momento, anche una ormai sbiadita foto di gruppo in cui sono
inserito anch’io; e fu per me motivo di ulteriore slancio giovanile nelle
raccolte. Tanto che con grande orgoglio di mio padre mi buttai anche, libri
come il famoso Pokorny alla mano, a raccogliere e seccare piante erbacee per un
vagheggiato “Erbarium balneocaballense” di chiara ispirazione bubaniana (Pietro
Bubani, 1805-1888, il grande botanico bagnacavallese che aveva vissuto proprio
in via Ramenghi). Insomma, avevo “perso la testa”! Anche perché mi sentivo coadiuvato,
e a volte addirittura incitato, da un padre naturalista, mineralogista,
matematico, astronomo, amante di tutte le Scienze esatte, acuto giocatore di
scacchi, alpinista e difensore a spada tratta “ante-litteram” dei beni e degli
ambienti naturali, come testimoniano vari suoi scritti sull’argomento.
Ma dato che questa non vuole
e non deve essere una mia autobiografia bensì un tratteggio della vita
culturale di mio padre, smetto di parlare di me stesso. Però certe cose mi
premeva scriverle perché facevano e fanno tuttora parte di un intreccio di
passioni naturalistiche, e di un ben preciso clima culturale, che nell’arco di
un secolo e mezzo hanno coinvolto tutti i maschi di casa Contarini. Perfino il
mio bisnonno paterno, Enrico Contarini, aveva la sua “mania” naturalistica: la
passione di raccogliere, sezionare e conservare i legni (xiloteca).
Ma ritorniamo alla fine degli studi anzidetti a
Forlì e allo scoppio della prima guerra mondiale, dove l’allievo ufficiale
Ennio Contarini fu chiamato alle armi. Passato il duro e lungo conflitto e
ritornato nella natia Bagnacavallo, allo scopo di poter godere di maggior indipendenza
organizzativa ed economica dalla famiglia, egli partecipò a un concorso ad
esami per gli uffici amministrativi dello Stato. Si piazzò secondo, su ben
centottanta partecipanti, e scelse un posto nell’Intendenza di Finanza. Questo
lavoro lo portò di nuovo in giro per l’Italia, da Roma (prima sede) a Genova,
da Ancona a Torino, da Belluno a Sondrio. Ormai, però, era nato in lui, tra le
tante passioni giovanili finora coltivate, un amore che poi lo avrebbe tenuto
ferreamente legato per tutto il resto della sua ultraottantenne esistenza: la
raccolta e lo studio dei minerali. Così, sia per questo motivo e anche perché
affascinato dalle montagne di alta quota e dall’alpinismo di quei tempi in
rapida espansione, chiese il trasferimento in province alpine dove rimase fino
al pensionamento. 15 anni li visse soltanto a Sondrio, dove si era follemente
innamorato della Valtellina e delle sue convalli più inebrianti: Val Malenco,
Val Masino, Val Chiavenna, ecc. Ogni ora libera dall’ufficio erano camminate,
escursioni, scalate, raccolte di minerali nella famosa Val Scissone e nella
mitica Val Lanterna. Ricordo con una velatura di tristezza che, seppur con la
mente già offuscata da mesi, per tutti gli ultimi giorni prima di lasciarci
parlò sempre con il sorriso sulle labbra, come in un sogno meraviglioso, della
“sua” Valtellina, delle sue montagne, dei suoi boschi, dei suoi ghiacciai. Mi
resi così conto che quelli dovevano essere stati per lui gli anni più belli e
“ruggenti” della sua esistenza.
E veniamo a Ennio Contarini
mineralogista. Quasi sessant’anni di vita dedicati alla sua collezione hanno
portato alla raccolta di moltissimi esemplari da ogni angolo del mondo, per un
totale di quasi ottantamila campioni. Tramite intensi scambi (pacchi e pacchetti
postali che andavano e venivano ogni giorno!), e in qualche caso anche acquisti
da istituzioni o da privati sparsi in tutti i Paesi della terra, egli riuscì ad
accumulare tutte le specie di minerali note ai suoi tempi. Naturalmente, non in
campioni grandi da esposizione museale ma con poca “roccia madre” e curando invece
la bellezza e le dimensioni del minerale specifico ivi contenuto. Tant’è che
negli ultimi anni della sua vita praticamente curò nella raccolta solamente la
meticolosa ricerca di qualche varietà cromatica più o meno diversa da quelle
già possedute per la specie e la sostituzione di qualche pezzo con esemplari
più belli e ricchi di cristallizzazioni. Quindi, una raccolta splendidamente
mondiale e completa.
Ma mio padre non fu soltanto
un raccoglitore “di sassi”, come sentivo spesso dire in paese da quei
concittadini che di solito si intendono soltanto di salsicce e di braciole. Fu
anche uno studioso, nel vero senso della parola, di mineralogia; tantochè
spesso erano altri intenditori della materia, da musei o anche da università,
che chiedevano pareri e consigli nell’incertezza di certe determinazioni non
soddisfacenti. Egli sapeva, non di rado, anche aggiungere alla classificazione
da quale parte del mondo, o addirittura da quale giacimento, era uscito quel
dato campione in base alle caratteristiche generali, alla morfologia della
cristallizzazione, al tipo di roccia-madre, alle microscopiche inclusioni di
altri minerali, alla colorazione caratteristica del materiale in esame. Anche
diversi orefici, nell’ambito della gemmologia, prima di acquistare dei lotti di
pietre dure da taglio si affidavano alle sue capacità di esperto. Più di una
volta egli individuò, specialmente tramite il controllo del peso specifico e
con la raffinata tecnica del “dicroismo”, pietre diverse da quelle dichiarate
dai venditori (per scarsa conoscenza o per truffa) o gemme a vedersi perfette
ma sintetiche, vale a dire dei bellissimi “falsi”.
Ma a proposito del
dicroismo, appena citato, è qui d’obbligo spiegare di cosa si tratta. E’ un
metodo diagnostico molto importante per la determinazione dei cristalli
trasparenti e mio padre, nell’ultimo decennio della sua vita, dedicò molto
tempo alla messa a punto di tale tecnica di riconoscimento. Aveva organizzato
dei grossi pacchi di appunti manoscritti, frutto delle sue diligentissime osservazioni
pratiche, e stava orientandosi verso una sintesi del tutto in tabelle,
purtroppo rimaste incompiute. E’ questo l’unico caso in cui lo sentii dire che
avrebbe avuto la voglia di pubblicare il frutto delle sue ricerche… (poiché
egli lavorava e studiava “per sé”, con grande modestia, e non era interessato
mai a nessuna forma di pubblicità). Il dicroismo, dunque, è una tecnica fondata
su di un fascietto di raggi solari ( una fonte di luce artificiale falsa il
risultato) fatto passare prima attraverso un foro che ne orienta strettamente
la traiettoria e successivamente attraverso un minerale trasparente. Lo spettro
cromatico e certe altre caratteristiche ottenute dalla rifrazione luminosa
della struttura cristallina interna evidenziano così la specie in esame; ma
occorrono grande esperienza e modelli di riferimento precisi. Non sono,
personalmente, al corrente se, dopo i parecchi anni trascorsi, altri studiosi
abbiano proseguito e completato le ricerche in tale direzione. Verosimilmente
sì. Ma quarant’anni fa, da quel che io ricordo, era una tecnica di riconoscimento
innovativa. Ricordo anche, però, che quando per parecchi giorni il cielo era
sempre coperto dalle nuvole e mio padre non poteva continuare i suoi studi sul
dicroismo davanti alla finestra preferita, in casa Contarini non si viveva più:
se la prendeva con tutto e con tutti! E poi sentivo mia madre sospirare, e a
volte sbottare in dialetto: sperè che vegna prest e sol…(speriamo che venga
presto il sole).
Rammento un curioso aneddoto
qui collegato, e lo voglio raccontare, che a quei tempi si presentò come un
dramma, con aspetti però anche tragicomici, allorchè un raro campione di
neanche un centimetro di dimensioni sfuggì al controllo degli artigianali mezzi
costruiti da mio padre per il dicroismo e, rimbalzando sul davanzale della
finestra aperta, cadde fuori in strada. Egli lavorava, come s’è detto
sfruttando il sole, davanti alla finestra del secondo piano, e il piccolo ma a
quanto si capì rarissimo “sassolino” finì tra le automobili in transito. Gli
urli e le imprecazioni fecero accorrere me e mia madre, ma non avemmo il tempo
per salire le scale che già lui era in strada e noi due fummo mobilitati
all’istante per bloccare il traffico di Via Ramenghi nei due sensi di marcia.
L’impazienza degli automobilisti cresceva di attimo in attimo, anche perché non
capivano bene cosa fosse successo, mentre mio padre cercava disperatamente la
sua pietruzza, cambiando a rotazione 2-3 paia di occhiali. Anche un vicino di
casa si infervorò nel dramma, cercando di spiegare alla gente che si trattava,
al di là delle apparenze, di “un fatto importante”. Beh, alla fine, mio padre
non ritrovò l’amato minerale? Quel giorno, a tavola, rammento che stappò una
delle migliori bottiglie di aleatico dell’Elba! Ma la considerazione dei
bagnacavallesi per la famiglia Contarini forse non vi guadagnò…
Di Ennio Contarini non
bisogna dimenticare nemmeno lo slancio nei suoi argomenti preferiti durante gli
incontri col pubblico bagnacavallese. Le sue conferenze all’epoca della storica
Università Popolare, negli anni Cinquanta, rimasero a lungo nella memoria di
molti concittadini allorchè egli con la sua foga dialettica, la sua
gesticolazione eccitata, la sua precisione verbale, descriveva tutto quello che
gira sopra la nostra testa, dalle leggi che regolano i pianeti del sistema
solare alle ragioni di Einstein sulla struttura dell’universo. La gente locale
affluiva in massa…. a quei tempi non c’era ancora la televisione! Ricordo
anche, sempre nell’ambito delle attività dell’associazione succitata, altri
temi trattati in pubblico come la necessità, già allora da lui ritenuta
impellente (se vedesse adesso…), della protezione degli ambienti naturali; o
come la difesa degli alberi secolari, verso i quali egli nutriva una
trascinante religiosità. Rammento anche a tale proposito, quando io ero ancora
un ragazzino, le accanite discussioni, o forse vere e proprie liti, con certi
contadini confinanti con le proprietà di famiglia nelle campagne bagnacavallesi
che volevano abbattere qualcuna delle sue amate querce poste sui confini per
via di ombreggiature più o meno reali nei campi altrui. La scena iniziava di
norma con un “comizio” in tono crescente da parte di mio padre sull’importanza
degli alberi nella vita dell’uomo; importanza climatico-ambientale, estetica e
ricreativa. Tutte ragioni splendidamente valide, oggi più che mai, e che io
stesso come naturalista e protezionista non posso che condividere pienamente; anzi,
ho avuto il piacere di sentire queste sacre parole in famiglia fin da bambino. Ma
a quei tempi, di fronte a dei contadini che vedevano soltanto i problemi dei
loro fagioli, alla fine mio padre perdeva le staffe, visto che l’opera di
“sensibilizzazione” non decollava, e tutto finiva quasi in una rissa. E un paio
di volte, se ben ricordo, si passò anche alle denunce, con avvocati e periti di
parte e controparte: abbattere o non abbattere le belle ròveri? Anche in tale
caso, se le piante venivano forzatamente abbattute, in casa Contarini c’era per
un po’ aria di burrasca…
A conclusione di queste note biografico-aneddotiche su Ennio Contarini, si può sintetizzare la estrosa personalità di mio padre descrivendola come quella di un personaggio di grande elasticità culturale nell’ambito delle cosiddette Scienze esatte e peraltro trascurato ed eccentrico nei rapporti sociali e famigliari. Io e lui godemmo, per essere sinceri fino in fondo, di molte affinità e anche di sensibili divergenze per via di caratteri piuttosto diversi. La sua innata estrosità, la sua noncuranza per l’aspetto fisico personale, l’indifferenza totale per ciò che poteva pensare la gente di lui e del suo modo di vivere, ne facevano agli occhi dei bagnacavallesi un tipo come minimo “stravagante”. Ma chi lo conosceva ben apprezzava la figura di uno studioso e di naturalista di elevato livello culturale. Non dimentico le parole che egli ripeteva spesso alle persone che lo ascoltavano nelle sue ricorrenti “esternazioni”, e cioè che il tempo libero della vita di un uomo è sacro e che deve essere dedicato alle cose belle, alla cultura e alle “passioni di studio”, come lui le definiva. Viene alla mente, a tale proposito, il sommo Dante allorchè diceva: “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”… Ogni tassello messo al giusto posto nel proprio cervello, ripeteva spesso mio padre, va a far parte e a contribuire a un arricchimento interiore che dà soddisfazioni profonde anche senza le luci e gli applausi. E questo sottolinea ancora una volta l’indole schiva e la convinzione che la cultura va sì trasmessa da uomo a uomo ma dev’essere specialmente un bagaglio intellettivo personale e non motivo di vanto e di platealità. Nello stesso tempo ricorda, in piccolo, ciò che diceva il grande Leonardo da Vinci, ossia che la cultura ci servirà specialmente per la nostra vecchiaia quando, perse tutte le altre cose belle della vita, ci attaccheremo a lei come unico motivo per sopravvivere…
ELENCO DEI SOCI
SITUAZIONE AL FEBBRAIO 2006
In seguito a numerose richieste,
in questo Notiziario pubblichiamo l’elenco dei Soci e degli Enti associati. Il
precedente elenco fu pubblicato nel Notiziario n. 27 del dicembre 2002. Per la
prima volta si forniscono anche gli indirizzi e-mail comunicati alla Segreteria;
a questi indirizzi viene periodicamente inviata la “Newsletter” di informazioni
rapide.
Dall’elenco dei Soci mancano quelli che hanno
preferito avvalersi del diritto di non comparire per ragioni di “privacy”. Si
tratta di un numero assai modesto.
Sempre per ragioni di riservatezza, nella versione
del notiziario pubblicata sul nostro sito internet www.linknet.it/ssnr questo elenco non compare.
Chi dovesse riscontrare
errori nell’elenco è vivamente pregato di comunicarli subito alla
Segreteria.
La stessa raccomandazione è
rivolta a chi cambia casa, numero di telefono o indirizzo e-mail. Un indirizzo postale errato può causare
disguidi con perdita delle pubblicazioni. La Posta ci restituisce di norma i
plichi inesitati, ma la consegna avviene talvolta dopo diversi mesi, e solo
allora la Segreteria si attiva per scoprire il nuovo indirizzo.
(elenco
omesso per ragioni di privacy)
Si rinnova l’invito ai Soci dotati di posta elettronica di comunicare
l’indirizzo alla Segreteria per aggiornamenti e informazioni veloci. Segreteria: ssnr@libero.it |