NOTIZIARIO

 

1 / 2007

 

N. 36 - Marzo  2007

 

 

 

 

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art. 1, comma 2, DCB Ravenna

Società per gli Studi Naturalistici della Romagna

Associazione di volontariato con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena

 

Indirizzo postale:  C.P. 143  48012  Bagnacavallo  (RA)

e-mail della Segreteria   ssnr@libero.it

sito internet    www.linknet.it/ssnr

NOTIZIARIO   1 / 2007   (N. 36)

Periodico semestrale –  Marzo  2007

Direttore responsabile  Sandro Bassi

 

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46)  art. 1, comma 2, DCB Ravenna

 

 

Sommario

in neretto gli appuntamenti da non perdere !!

 

 

Assemblea

pag.   3

Elezioni sociali per il triennio 2007-2010

pag.   4

Bilancio sociale  2006

pag.   5

Notizie dalla segreteria

pag.   6

Magnazza di primavera

pag.   7

Programma serate di Via Cogollo

pag.   8

Nuovi soci

pag.   9

Importante

pag. 10

Perche’ non mangiamo insetti ?

pag. 11

Il naturalista: chi e’ costui ?

pag. 19

Recensioni

pag. 22

Biblioromagna

pag. 26

Scheda elettorale (puntata al centro del Notiziario)

 

 

Impaginato in proprio

Stampato da “Cartabianca  P.S.C. a r.l.” - Faenza

Società per gli Studi Naturalistici della Romagna

 

ASSEMBLEA  ORDINARIA  DELLA  SOCIETA’

 

L’Assemblea ordinaria annuale della Società, prevista dallo Statuto per il mese di aprile, si terrà in prima convocazione il giorno 19 aprile 2007 alle ore 18 ed in eventuale seconda convocazione

 

VENERDI  20  APRILE  2007 ALLE ORE  20.30

 

a Russi  (RA) presso il Centro  AQUAE MUNDI  via Mozambico, 5

Il Centro Aquae Mundi, dove già si sono svolte le assemblee sociali degli ultimi anni,  si trova sulla strada che da Russi porta a Ravenna, in posizione ben visibile dalla strada principale, grazie ad una grande insegna luminosa. Sul retro c’è un ampio parcheggio.

Chi non potesse intervenire, può rilasciare delega ad un altro Socio, utilizzando il modulo da ritagliare. Si rammenta che ogni Socio può presentare al massimo due deleghe (Art. 13)

Ordine del giorno dell’assemblea:

1)     Relazione sulle attività del 2006

2)     Presentazione e votazione bilancio 2006  (riassunto a pag. 5)

3)     Relazione sullo stato dei Soci

4)     Convalida nuovi Soci

5)     Elezioni del Consiglio Direttivo per il triennio 2007-09

6)     Varie ed eventuali

______________________________________________________

 

DELEGA

Io sottoscritto/a  ……………………………………………………………….

Socio/a della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, delego

 

………………………………………………………………………

a rappresentarmi nell’Assemblea della Società dell’Aprile 2007 e lo/a autorizzo a compilare o consegnare la mia scheda elettorale.

 

     Firmato …………………………………………………………….

ELEZIONI SOCIALI

Nell’aprile 2007 scadono i mandati triennali e si devono rinnovare le cariche sociali. Le elezioni si terranno nel corso dell’Assemblea ordinaria. Per l’eventuale voto per corrispondenza, la scheda elettorale è disponibile nel presente Notiziario. Le schede spedite per non devono avere né firme né segni di riconoscimento.

La busta usata per la spedizione non deve contenere altri fogli oltre la scheda elettorale, deve avere sul verso la chiara indicazione del cognome, nome e indirizzo del mittente e la scritta ben leggibile “contiene scheda elettorale”. L’indirizzo è:  Società per gli Studi Naturalistici della Romagna  C.P. 143  48012  Bagnacavallo  RA.

Tutti i Soci in regola possono essere votati; tuttavia, per evitare un’eccessiva dispersione dei voti, sarà reso noto all’assemblea un elenco dei Soci disponibili a partecipare attivamente alla vita dell’associazione, ricoprendo cariche sociali; i Soci che accettano di comparire in questo elenco di candidati sono invitati a darne comunicazione scritta alla Segreteria, facendo pervenire il messaggio almeno tre giorni prima dell’assemblea. Si può inviare una e-mail a   ssnr@libero.it

La scheda puntata al centro del Notiziario (è così puntata per poterla spedire in abbonamento postale) contiene già prestampati i nomi dei candidati disponibili al momento della stampa del Notiziario, fra i quali compaiono i membri degli attuali organi sociali disponibili a ricandidarsi. Abbiamo un solo candidato per la presidenza, suggerito dal Direttivo della Società.

Per votare un candidato basta fare un segno sul quadratino accanto al nome o, volendo indicare altri nomi, scriverli negli spazi liberi della scheda, facendo in modo che i nomi votati non siano più di otto complessivamente per il Consiglio Direttivo, non più di due per i Revisori dei conti e non più di tre per i Probi Viri.

 

 

Ricordiamo a tutti di rinnovare la quota sociale 2007.

 

Fate anche un “esame di coscienza”:

VI SIETE RICORDATI DI VERSARE ANCHE IL 2006 ?

alla segreteria risultano più di 40 ritardatari !

20 Euro     per i soci ordinari

15 Euro     per i soci che abbiano meno di 30 anni 

E’ possibile versare direttamente, in occasione degli incontri sociali, al Segretario (Semprini), al Tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri del Consiglio direttivo (Pederzani, Contarini, Fabbri); per chi preferisca il versamento alla Posta ricordiamo che il CC postale ha il  N.  11776473    ed è intestato a “Società per gli Studi Naturalistici della Romagna”, CP 143 48012 Bagnacavallo RA.

LA NS. SOCIETA’ VIVE DELLE QUOTE SOCIALI !

 

 

BILANCIO ANNO 2006

 

All’Assemblea sarà presentato il bilancio 2006, i cui elementi essenziali sono presentati nella tabella seguente.

 

                                      E N T R A T E

 

 

 

liquidità al 1/01/2006

 

41180,32

 

quote sociali totali (contanti + c.c.p.)

 

5686,00

 

donazione Heinz Freude

 

100,00

 

donazioni varie e sopravv.attive

 

326,17

 

vendite libri

 

1012,50

 

contributo Provincia Ravenna

 

498,19

 

Parco Naz.For.Casentin.per Museo Campigna

 

2496,50

 

Convenzioni Comune Bagnacavallo

 

8225,00

 

interessi libretto postale

 

173,10

 

interessi c.c.p.

 

40,27

 

rimborso spese postali

 

32,60

 

ricavo didattica e "Natura nella Notte"

 

531,00

 

TOTALE ENTRATE

60301,65

 

 

 

 

 

                                         U S C I T E

 

 

 

assicurazione obbligatoria R.C.

 

344,00

 

assicurazione obbligatoria infortuni

 

141,00

 

acquisto 30 volumi de "I Calanchi"

 

450,00

 

fotocomposizione quad. 21

 

1071,20

 

fotocomposizione quad.22

 

811,20

 

stampa quad.21 e buste

 

2465,32

 

stampa quad. 22

 

2184,00

 

notiziario 1/06

 

200,00

 

notiziario 2/06

 

208,00

 

acquisto PC per dotaz. patrimoniale

 

1200,00

 

spese c.c.p.

 

95,00

 

spese bancarie al netto interessi

 

79,13

 

spese postali

 

622,12

 

cancelleria e fotocopie

 

71,25

 

saldo rimb.spese 2005 e antic. 2006

 

13103,36

 

diverse (domanda 5 ‰ e affil.Pro-Natura)

 

50,81

 

liquidità al 31/12/2006

 

37205,26

 

TOTALE USCITE

 

60301,65

 

 

 

 

STATO PATRIMONIALE

 

 

 

1. Beni sociali

22.201,74

 

 

2. Liquidità

37.205,26

 

 

3. Crediti

5.332,69

 

 

 

 

 

 

 

            TOTALE  ATTIVITA’

 

64.739,69

 

 

4. Debiti

16.956,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    TOTALE PATRIMONIO SOCIALE               

47.783,69

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 7 gennaio 2007 è deceduto a Falconara Marittima (AN) il

Dr  Heinz Freude

insigne Entomologo, nostro Benefattore e Socio Onorario, fautore di un gemellaggio scientifico fra entomologi tedeschi e romagnoli ed amico personale di molti nostri colleghi.

In attesa di poter degnamente ricordare la Sua vita e le Sue opere nel prossimo “Quaderno” di giugno 2007, diamo il triste annuncio della Sua morte e porgiamo affettuose condoglianze alla vedova, Dr.sa Luciana Cola Freude.

 

 

 

NOTIZIE DALLA SEGRETERIA

 

La stampa del nostro  Quaderno di Studi e Notizie di Storia naturale della Romagna n. 23 del Dicembre 2006 ha subito un certo ritardo per cause tecniche; il Quaderno sarà distribuito entro Marzo, dopo il presente Notiziario. Ce ne scusiamo con i Soci.

 

Il Consiglio Direttivo nella riunione del 20 febbraio 2007 ha deliberato di fissare un termine tassativo per la presentazione degli articoli da pubblicare nei nostri Quaderni. Per evitare pressioni di carattere personale sulla Redazione, si informa che – ammesso possa continuare regolarmente la pubblicazione di due Quaderni all’anno, in giugno e dicembre – i lavori da pubblicare devono essere presentati, completi di figure e allegati, entro il 31 maggio per i Quaderni da pubblicare in giugno ed entro il 30 novembre per quelli da pubblicare in dicembre. Se manca il tempo tecnico per sottoporre i lavori ad eventuale referaggio, o in caso di superamento delle date indicate, la pubblicazione avverrà inevitabilmente nel numero successivo.

 

In attuazione di accordi col Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, è stata fornita una serie di fotografie digitali di soggetti naturalistici peculiari del Parco. Si ringraziano i Soci che hanno collaborato alla raccolta delle immagini e si invitano altri Soci eventualmente in possesso di fotografie di particolare interesse a contattare la Segreteria per consentirne la condivisione.

tradizionale MAGNAZZA DI PRIMAVERA

pranzo sociale

 

 

DOMENICA 25 MARZO

 

alla TRATTORIA CA’ ROSSI  di Savio (Ravenna)

via Argine Destro – 0544 927849

(vedi piantina nella pagina seguente)

 

 

Menù:

Affettato, crostini

Passatelli in brodo

Tris di minestre

Grigliata mista e coniglio

Pinzimonio, patate fritte,

melanzane e pomodori gratinati

Ciambella

Acqua, vino, caffè, digestivo.

 

prezzo  24  Euro

 

Come gli anni passati, per chi lo gradisce, è prevista una breve escursione naturalistica guidata:

- ritrovo alle ore 10.15 al ristorante

- alle ore 10.30 partenza per la vicina Pinete di Cervia (da vedere: duna fossile, fioriture primaverili)

- ritorno alle 12.30 circa.

 

Per chi non fosse interessato alla gita, ritrovo alle ore 12 per le tradizionali chiacchiere naturalistiche.

 

Alle ore 12.30 tutti a tavola !

 
E’ necessario prenotare entro venerdì 23 marzo   

Come prenotare:

 e-mail  ssnr@libero.it  o  pedernando@linknet.it

- telefonare a  Semprini (0543 66038) o Pederzani (0544 212250) , Contarini (0545 61079), Bendazzi (0544 520366).

- scrivere alla Società :   C.P. 143 -   48012 Bagnacavallo

 

 

 

Serate Naturalistiche di Via Cogollo

 

Proseguono le serate in Via Cogollo:

 

Martedì 3 aprile 2007

I gamberi di fiume dall’A alla Z   -  a cura di Roberto Fabbri e Fernando Pederzani

 

Martedì 8 maggio 2007

La natura vista da vicino   -   a cura di Luciano Landi

 

Martedì 5 giugno 2007

Il punto sul Parco dei gessi romagnolo   -  a cura di PANGEA

 

Le serate saranno allietate da vino, ciambella, e/o mangiarini vari. I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per causa di forza maggiore, senza preavviso.

Come raggiungere il posto

Dalla SS 16 (Reale): venendo da Ravenna, a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato di Villanova per circa 800 m, poi svoltare a ds. per via Cogollo, direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Dalla SS 253 (S.Vitale): percorrendola in direzione Ravenna Bagnacavallo, svoltare a ds. subito dopo il ponte sul Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa 3 Km, quindi deviare a sn. in direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Da Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sn. al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa di fronte a trav. Zorli  (3^ strada a ds.) dopo circa 4 Km da Bagnacavallo.

 

 

NUOVI SOCI

(OMESSI PER RAGIONI DI PRIVACY)

 

 


IMPORTANTE !

 

Come forse ricorderete, nella denuncia dei redditi c’è la possibilità, da parte dei contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alle associazioni non lucrative di utilità sociale e di ricerca indicando il codice fiscale dell’ente prescelto. Anche la nostra Società (che non ha fine di lucro e fa ricerca scientifica) è inscritta nella apposita lista degli aventi diritto.

Non sappiamo quanto ci sia stato versato lo scorso anno (non è arrivata ancora nessuna comunicazione da parte del Ministero delle Finanze), ma molti soci ci hanno garantito di averci indicato come beneficiari.

Ricordiamo che la cosa è a costo zero per il contribuente; confidiamo che i soci che apprezzano l’operato della nostra Società vogliano aderire alla iniziativa anche quest’anno.

Il nostro codice fiscale è:    90007670400

Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel modello 730.

 

Curiosità …

Non è la prima volta che, in seno alla nostra organizzazione, si parla della possibilità di mangiare insetti. Nella primavera del 2005 qualcuno ricorderà che, al termine di una conversazione serale, vennero addirittura offerti degli assaggi.

Ora pubblichiamo questa … provocazione ? … invito alla riflessione ? … sguardo su un prossimo futuro ?  … sicuramente una lettura interessante, se non altro per la accurata documentazione dell’autore.

Chi vuole ricette ...ehm.. appetitose, visiti il sito:

http://www.ent.iastate.edu/misc/insectsasfood/friedrice.html

 

 

Perché non mangiaMO insetti?

 di Giorgio Pezzi

 

Introduzione

 

        Sia chiaro: non è un invito ad iniziare ad allevare insetti per farne uso alimentare; per farlo bisognerebbe tra l’altro adibire aree nostrane a “foreste tropicali” e proteggerle per evitare  disastrose fughe delle popolazioni allevate.

Comunque alcuni tentativi sono già stati fatti in luoghi più adatti: l’amico Carlo Bordon di Maracay, Venezuela, mi raccontò ad esempio, durante una delle mie visite, di un progetto, pare cofinanziato addirittura dal CNR Italia, col quale si dovevano raccogliere maestranze provenienti dalle tribù amazzoniche, abitualmente dedite alla raccolta di larve di insetti xilofagi quale principale fonte proteica, ed istruirle ad allevare le stesse larve su substrati artificiali. Col ricavato della vendita si sarebbe dovuto comprare altre cibarie e vari beni. Il risultato, assai prevedibile invero, fu che l’equazione messa in atto “> produzione larve>vendita larve>incasso denaro>acquisto cibo proteico (larve?)>”  dovette apparire come una inutile “partita di giro” a persone abituate a prelevare in natura lo stretto indispensabile per sopravvivere e completamente avulse al “lavoro” ed ai ritmi che esso impone. Così il progetto abortì, per il semplice fatto che un bel giorno i ricercatori, di certo ben pagati, rimasero da soli nel costoso centro ricerche amazzonico poiché le maestranze se ne erano tornate a casa, nei loro sperduti villaggi, a raccogliere quelle larve che avrebbero dovuto sudarsi sui banconi dell’allevamento artificiale per nutrire loro ma anche persone a loro sconosciute.

        Aneddotica a parte, voglio invece partire dall’aspetto per così dire “filosofico” del problema.

        Il consumo di insetti quale alimento è praticato in varie zone del pianeta; i documentari televisivi ci hanno più volte proposto Boscimani, Yanomami, Pigmei, aborigeni papuasi e australiani  quali esempi di tale usanza.

Insetti in vendita sui mercati del mondo “civile” possono vedersi poi in Africa, Asia sudorientale, Cina, Giappone e sono destinati, secondo il luogo, alle tavole di gente comune o di persone facoltose quale cibo comune. A volte sono stravaganze snob con le quale mettere sadicamente in imbarazzo colleghi di lavoro ed amici neofiti, come avviene negli USA ed in Europa, i cosiddetti paesi di cultura occidentale. In tali paesi infatti, retaggi culturali plurisecolari se non millenari, impediscono di vedere gli insetti come alimento; è spesso una questione di “non attrattiva”, o meglio del ribrezzo, che tali invertebrati esercitano sulla stragrande maggioranza della popolazione. Già questo avviene come organismi in sé, a maggior ragione poi se visti come possibile alimento. Tuttavia la stessa larga maggioranza della gente ama nutrirsi di gamberetti, scampi, astici, aragoste e granchi costosissimi, che sono stretti parenti degli insetti. Del pari consumiamo tranquillamente calamaretti, calamari, polpi, chiocciole marine , vongole e talora chiocciole terrestri. Nessuno di noi consumerebbe invece limacce, che altro non sono che chiocciole prive di guscio. La nostrana viscida limaccia viene spesso schiacciata col piede ma in Cina una sua consimile marina, il trepang, è molto popolare sulle mense locali. E senza scomodare molluschi esotici, perché mai le ostriche, il cui aspetto da vive non è certo accattivante, diventano una prelibatezza se solo si cucinano un poco? Coloro che si dedicano alla pesca amatoriale delle seppie di certo odiano imbrattarsi le mani col “nero di seppia” durante la pulizia delle prede eppure gli stessi ed in genere molti consumatori acquistano tranquillamente le tagliatelle al “nero di seppia” per gustosi primi piatti. Che penserebbero molti di coloro che degustano con grande piacere una zuppa di “nidi di rondine”, invero deliziosa, se sapessero che stanno mangiando saliva di rondine essiccata?

       In tutti questi esempi traspare una ingiustificata diversità di atteggiamenti che di volta in volta caratterizza intere popolazioni o semplici individui nei confronti di fonti alimentari che comprendono i principali “Invertebrati”, cioè gli Artropodi (Insetti, Aracnidi e Crostacei quali gamberi e granchi) e i Molluschi (Gasteropodi e Bivalvi, ovvero chiocciole, vongole, le seppie e i polpi). Ma non solo questi: ad esempio localmente in Europa ed altrove si consumano i ricci di mare e le oloturie, ma non stelle di mare od altri Echinodermi. Persino alcune meduse sono oggetto di consumo, ma non altri Celenterati. Lombrichi ed altri Anellidi sono generalmente rifiutati.

      -“Garçon, cosa ha preparato lo chef stasera?”- “Propongo antipasto di limacce marinate seguite da una zuppa di alghe verdi e attinie; per secondo consiglio cavallette saltate con burro e salvia, fritto misto di onischi e formiche tagliafoglie con contorno di salsa di mosca verde, tortino di sanguisuga e grappa al ditisco”- “Magnifico! Per me e la mia signora.” Questo potrebbe essere il colloquio tra un habitué ed il cameriere in un comune ristorante di un non troppo lontano futuro; ma diversi sono i condizionamenti che allontanano da noi tale eventualità.

        Limitiamoci però ad esaminare la proposta del consumo degli Insetti quale alimento.

 

Valore alimentare degli insetti

 

       Le analisi chimiche possono facilmente dimostrare che la carne degli insetti si compone delle stesse sostanze che troviamo negli animali “superiori”. Mediamente, 100 g di insetti forniscono 120 Calorie e contengono 13 g di proteine, 5,5 di grassi, 5 di carboidrati, 76 mg di calcio, 180 mg di fosforo, 10 mg di ferro, vitamine, sali minerali ed acqua oltre a cospicue percentuali di sostanze indigeribili (chitina) assimilabili alla “fibra” dei vegetali. Il valore biologico di tali proteine è dimostrato essere spesso più elevato di quelle dei mammiferi più consumati dall’uomo sia in termini di qualità che di digeribilità e quindi di percentuale assimilabile. Del resto la stragrande maggioranza degli insetti è vegetariana, al pari di bovini, ovini ed altri mammiferi dei quali ci nutriamo abitualmente. Dunque nessuna preclusione al consumo di insetti deriva da questo tipo di analisi, una volta accertata l’assenza di sostanze tossiche che talora sono tipiche di alcuni gruppi di specie, peraltro noti.

 

Gli insetti nelle mense del passato remoto e recente.

 

        Ai tempi di Omero, le cicale erano apprezzate per i concerti canori che ispiravano i poeti greci, ma al contempo per il loro delicato sapore e Aristotele racconta come fossero apprezzate dai greci di elevata cultura, che preferivano le pupe per i piatti più raffinati, seguite dalle femmine piene di uova. Oggi, indios sudamericani e nativi australiani mangiano ancora cicale. Erodoto e Plinio il Vecchio riportano come le cavallette fossero molto popolari nelle mense dei Parti ed altre popolazioni del tempo, ma ancora oggi i nativi Ottentotti considerano un regalo divino le cavallette e i grossi bruchi di varie famiglie di coleotteri ed al largo consumo di insetti si deve forse in parte l’accumulo di grassi nelle loro zone anatomiche “meno nobili”, la ben nota steatopigia che tanto piace agli uomini amanti delle prosperose forme femminili. Ancora oggi le cavallette si consumano in Madagascar, Africa, Arabia, Persia, Crimea ed India, di solito, insaporite con curry. Sempre Plinio racconta come i gourmets romani facessero ingrassare larve di “cossus” alimentandole con farina e vino, servendole poi in pietanze raffinate: non è chiaro che larve fossero, probabilmente, malgrado il nome usato dallo storico, doveva trattarsi di larve di cervo volante o di qualche grosso cerambice (forse Prionus coriarius). Ancora oggi molte specie di cerambici sono prelevati allo stadio di larve per farne uso alimentare, per lo più ben tostate, in Sudamerica tropicale, Africa subsahariana, Asia sudorientale e Australia. Eliano racconta come alla sua epoca un re indiano servì ad importanti invitati greci un piatto di grosse larve arrostite, che i nativi estraevano da alcuni alberi morti: quasi sicuramente si trattava di larve di Calandra palmarum che ancora oggi nelle medesime aree alcuni nativi consumano sotto il nome di grugru. Erasmus Darwin (1731-1802, nonno del più celebre Charles), in Phytologia, racconta che in Cina si consumavano le larve del baco da seta una volta svolto il filo del bozzolo che le proteggeva, fritte al burro e condite con tuorlo di uova, sale, pepe e aceto e aggiunge che venivano usate anche larve di altro tipo tra le quali quelle di molti Sfingidi: lui stesso provò queste pietanze trovandole deliziose. A fine ottocento il naturalista Wiedemann riportava che a Giava le larve di Melolontha hypoleuca, un “maggiolino” , erano molto apprezzate dai nativi; ancora a quel tempo, V.M.Holt citava che le donne turche mangiavano in gran quantità larve di Tenebrio, il verme della farina, per acquisire le prosperose forme che i loro mariti apprezzavano tanto .

       Per parlare un poco anche dei ragni e di quanto fossero apprezzati non solo da nativi “incivili”, ma anche da persone colte, diremo che il matematico e fisico René Réamur (1683-1757) parla di una giovane amica che apprezzava tanto i ragni, da afferrarli e divorarli all’istante; l’astronomo Jerome Lalande (1732-1807) aveva gusti analoghi e parla di un collega tedesco che era solito “spalmare” ragni su fette di pane, come si fa col burro.   

      Questi sono soltanto pochi esempi desumibili dalla ricca quanto misconosciuta letteratura in merito.

 

Insetti? No, grazie!

 

        È certo che esistono organismi, piante e funghi non commestibili perché velenosi; così anche tra gli animali ed ancor più tra gli Invertebrati vi sono organismi oggettivamente non commestibili per l’uomo e non solo per il loro gusto non è gradevole al palato, ma per la loro tossicità. Limitatamente agli Insetti di cui vogliamo dibattere, si pensi ai coleotteri Meloidi che contengono la pericolosissima cantaridina; un solo esemplare di Meloe divorato da una pecora al pascolo può causarne la morte. Vi sono testimonianze di mucche impazzite e morte per traumi da comportamenti legati agli effetti del pericoloso alcaloide. Ma una volta identificati gli insetti pericolosi, cosa vieta effettivamente di consumare quelli dimostratisi commestibili?

        Alcuni, se interpellati in proposito, potrebbero addurre motivi legati a precetti religiosi; in realtà nessun testo religioso delle principali dottrine monoteistiche pare vietare esplicitamente di nutrirsi di insetti, o almeno di alcuni di essi. Nel Corano ad esempio, alcuni versetti sono dedicati al cibo esplicitamente vietato (sura II, vers. 173 e sura V, vers. 3) ed ai Musulmani è consentito, salvo i precetti di cui sopra, cibarsi del cibo “di coloro ai quali è stata data la Scrittura”, cioè Ebrei e Cristiani (sura V, vers. 5); quanto a questi ultimi in Levitico sono precisate le leggi alimentari date agli Ebrei (VII, 22-26; XI, 1-47; XIV, 3-21) ed in particolare in Levitico XI, 21-22, Mosé invita il popolo d’Israele a cibarsi di alcuni insetti “… Ma tra le bestiole alate che camminano su quattro zampe, potrete mangiare quelle che hanno due zampe sopra i piedi per saltare sulla terra e cioè potrete mangiare le varie specie di locuste, di cavallette, di acridi, di grilli…. Lo stesso Giovanni Battista sopravvisse nel deserto nutrendosi di cavallette e miele.

        Altre persone potrebbero rifiutare il consumo di insetti adducendo motivi di ordine igienico pensando agli insetti in genere come collegati ad ambienti non puliti o sudici od in quanto essi stessi esseri immondi; ma se pensiamo agli ambienti spesso incontaminati in cui vivono molti insetti ed al loro nutrimento vegetale quali verdi praterie fiorite e lussureggianti boschi montani (per non parlare delle stesse verdure del nostro orto che ingrassano bruchi ed altri stadi giovanili ed adulti di insetti nostrani), che prosperano grazie ad acque limpide ed aria pura, vediamo che non v’è motivo di tali preoccupazioni. E gli insetti in genere indugiano molto frequentemente ad una accurata pulizia del loro corpo molto più di quanto l’ignoranza umana induce a pensare. Potremmo al limite escludere dalla proposta di consumo quelle specie di insetti che si nutrono di escrementi (come stercorari, peraltro coriacei) o di carogne (come necrofori, mosche callifore, ecc,) o viventi in ambienti sudici o ripugnanti (come liquami o materiali in decomposizione), ma questo non per stretti motivi legati ad una loro non commestibilità, ma più per motivi igienici, peraltro ovviabili con adeguati processi di cottura od altre preparazioni. Chi si ciba di aragoste dovrebbe sapere che la cattura massiva in molti paesi orientali e non, si attua con trappole innescate con carne putrida o pesce talmente avariato che persino i granchi si tengono alla larga dalle nasse. Del resto ci siamo largamente cibati, ed anche oggi in minor misura lo facciamo, di animali (tra i quali avicunicoli, ovini, bovini) allevati stabilmente sulle loro deiezioni o che in mezzo ad esse scorrazzavano; né ci ripugna mangiare maiale, loro “massimo rappresentante”, che per la sua “impurezza” è bandito dalle tavole dei Musulmani e di altre popolazioni. Fra i pesci inoltre la gustosa anguilla altro non è che un vero spazzino delle acque, riuscendo a vivere in acque sudicie e mangiando quasi di tutto.

        Più facile che il rifiuto sia motivato con asserzioni legate al terrore, ribrezzo o comunque ripulsa che gli insetti in genere hanno su molti di noi; è chiaro che in tali casi non si fa riferimento alla simpatica coccinella o alla bella farfalla multicolore o al grillo canterino, ma piuttosto a vespe, scarabei, afidi ed alle larve in genere, molte delle quali arrancano faticosamente sul terreno poiché Madre Natura non le ha dotate di eleganti ed agili zampette sulle quali reggersi. Ma che dire allora del poco rassicurante nonché sgradevole aspetto della rana pescatrice che compriamo al mercato sotto il nome di “coda di rospo”? o dello scorfano il cui nome è sinonimo di bruttezza, o della seppia che vista mentre nuota in un acquario mostra in tutto e per tutto il suo orribile aspetto? E ancora, che dire della già citata anguilla viscida e serpentiforme, aspetti che nella generalità delle persone, quando riferiti a rettili o vermi ispirano repellenza? Infine, che dire delle larve del piccolo dittero di Piophila casei L., senza l’azione delle quali non si possono ottenere quei gustosi formaggi che non si possono apprezzare senza dover ingoiare le stesse larve? Un brindisi con tequila e relativo vermetto annesso è un must di coloro che si recano in vacanza in Messico, pena la derisione dei locali e dei sadici compagni di viaggio più “vissuti”.

         Né il fatto che sia piuttosto difficile provvedere alla eviscerazione degli insetti in genere può essere presa a scusa per non mangiarli; infatti queste stesse persone che adducessero tale motivo non avrebbero certo problemi nel consumare gamberetti ed altri crostacei o molluschi come calamaretti o pesciolini di minima taglia in un apprezzatissimo fritto misto di mare, che evidentemente non sottostanno a preventive puliture dagli intestini e del loro contenuto.

        Non trova giustificazione nemmeno la presunzione che insetti ed altri invertebrati possano essere alimento solo per genti primitive o miserevoli. È pur vero che il largo consumo degli stessi sopravvive in molti popoli che consideriamo “primitivi” o per popolazioni che non possono accedere a cibi più “raffinati”, ma è noto a molti di noi che eleganti gourmets di civilissimi paesi in tutto il mondo frequentano spesso le tavole di raffinati ristoranti i cui menù comprendono piatti a base di insetti ed altri invertebrati. Senza arrivare a tanto, molti di coloro che hanno provato ad assaggiare pietanze con  insetti,  senza che potessero riconoscerli, hanno convenuto sulla ricchezza di sapore degli stessi, anche dopo che erano stati messi al corrente del…misfatto. In molti mercati orientali varie specie di insetti ed altri invertebrati per noi del tutto sconosciuti in cucina, sono venduti accanto a carni di pollame ed altri animali, pesci e crostacei e vengono normalmente acquistati da gente di ogni ceto sociale.

        Perché allora non rivedere le nostre posizioni sull’uomo potenzialmente insettivoro?            

 

L’opportunità di cibarsi di insetti                

 

        Quante volte ci siamo rammaricati della devastazione causata da larve o adulti di insetti (e molluschi) nel nostro orticello, a scapito di insalate, cavolfiori, ravanelli, biete ed altro perché non ci andava di spargere insetticidi? E quanto costa all’agricoltore, in ogni parte del mondo si trovi, difendere le sue colture da orde di famelici artropodi che ad ogni ora del giorno minacciano le  colture ed i frutti ottenuti con grande dispendio di energie fisiche e psichiche?

        Si, proprio psichiche. Provate ad immedesimarvi in un povero fellah marocchino o egiziano che vede crescere rigoglioso il proprio grano e si compiace per il lavoro svolto, ma sa bene che ogni nuovo giorno potrebbe assistere impotente ad una migrazione di qualche miliardo di affamate ed onnivore locuste, che decidono di pranzare col raccolto destinato a sfamare la sua numerosa famiglia, e ci si  rende conto che il nostro stress da traffico è ben poca cosa.  

         Un’ipotetica soluzione ideale per il nostro laborioso contadino nordafricano sarebbe che le locuste fossero gradite ai ricchi popoli occidentali. Dovrebbe allora attrezzarsi per la loro cattura, dopo che abbiano divorato l’ultima spiga del cereale e prima che si apprestino a trasferirsi nel campo del vicino, e in tal caso guadagnerebbe molto di più che con la vendita del poco grano che normalmente produce un ettaro di terreno da quelle parti.

Ma oggi il nostro fellah non può sperare di diventare ricco vendendo locuste; purtroppo per lui il mercato di tali gustosi insetti non è ancora fiorente, ma se lo diventasse potrebbe coltivare grano che gli darebbe un reddito minore ma più costante e benedire le annate in cui le locuste ne facessero scempio.

         Ma ritornando al nostro orticello, quale migliore prospettiva per evitare di contaminare i raccolti con fitofarmaci che quella di poter servire in tavola sformato di cavolfiori, fresche insalate, magari anche sbocconcellate, ma con adeguato contorno di proteici bruchi di nottue lessati o arrostiti e che di esse si sono cibate? Le larve di elateridi che sforacchiano le nostre patate ben possono servire da base per una gustosa salsa in cui tuffare, come facciamo col ketchup, le stesse patatine fritte. Quale miglior prova ai nostri invitati che ciò che si apprestano a mangiare è quanto di più incontaminato e genuino si possa offrire?

          Si sa che il Terzo Mondo è afflitto dalla fame e dalla sottoalimentazione, eppure in molte aree si manifesta carestia anche quando i raccolti sono distrutti dagli insetti perché gli stessi non sono visti qual fonte alimentare in grado di far sopravvivere la popolazione sino al prossimo raccolto; così invece di venir catturati, essiccati e conservati, si preferisce incendiare le messi distruggendo così del tutto le colture ed una imponente fonte proteica animale; accade così che gli adulti preferiscano veder morire di fame i giovani figli (i primi a soffrire delle carestie) piuttosto che nutrirli con organismi che di certo non sarebbero rifiutati se i loro genitori glielo proponessero o peggio, se già non li avessero persuasi a non cibarsene. Quando poi le carestie fossero addebitabili a fenomeni climatici o  comunque di altro genere, in molti casi il ricorso al consumo di insetti ed altri invertebrati, spesso abbondanti anche in tali casi estremi, potrebbe integrare alquanto efficacemente diete a base esclusivamente dei pochi vegetali disponibili.    

        Per noi che invece fortunatamente, in caso di carestia nel nostro orticello, ci rivolgiamo al più vicino supermercato, gli insetti e più in generale gli invertebrati che oggi ci ostiniamo a rifiutare potrebbero ben rappresentare una piacevole variante in cucina, sia per le varie preparazioni a cui si prestano che per i sapori intrinseci, ai tradizionali quanto spesso elaborati piatti a base di carne “animale”. Molti piatti a base di insetti sono semplici e di rapidissima cottura, di ottima digeribilità ed alto valore nutritivo.

        Pensiamoci, e quando ci proporranno un invito con cena a base di insetti non rifiutiamo schifandoci: potremmo aver perso un’ottima occasione per una nuova interessante esperienza e contribuiremmo a far vedere un po’ più rosa il futuro dell’amico fellah egiziano, quando un nuovo sciame di cavallette oscurerà il prossimo sole.  

 

 

Bibliografia

Comby B., 1989 – Insetti, che bontà! Tascabili Piemme.

Gordon G.D., 1998 – The Eat-A-Bug Cookbook. 101 pp.

Holt V.M., 1885 – Why not eat insects? British Museum, Londra.     

Ramos-Elorduy J., Menzel P., 1998- Creepy Crawly Cuisine. 150 pp.  

 

 

Il naturalista: Chi è costui?

 

Naturalista: parola grossa e molto impegnativa! Da non confondere, benché si tratti di due parole somiglianti, con naturista. Sotto la seconda voce, infatti, si riconoscono coloro che amano prendere il sole in costume adamitico. E anche se le due categorie possono talvolta coesistere in uno stesso individuo, la differenza non è cosa di poco conto.

Il naturalista è colui che si occupa, a vari livelli, di studi relativi alle scienze naturali. Senza dubbio si tratta di un personaggio del tutto particolare e,  tutto sommato, poco comune, sia nella società odierna che in quella di sempre. Possiede una fisionomia socio-intellettiva estremamente caratteristica che diviene sempre più evidente man mano che si analizzano i suoi rapporti col mondo che lo circonda, i quali vengono formati per mezzo dello spirito con cui egli si avvicina alle cose della natura. E’ un tipo alquanto curioso e testardo, che raramente si accontenta di ciò che appare a prima vista (il che lo rende nemico giurato della pubblicità), ed è sempre spinto a scendere nei particolari più remoti di ciò che vuole studiare. Si fida di quello che legge nei testi specializzati, ma poi, anche a costo di grandi sacrifici, vuole constatarne i contenuti sul piano pratico e di persona, ed è possibile che per questo motivo, a volte, appaia come un essere presuntuoso, qualità questa che non fa assolutamente parte della sua indole. Non voglio dire che il naturalista non abbia difetti o non compia scelte sbagliate anche dal lato morale, si tratta pur sempre di un uomo e proprio per questo è soggetto a a comportamenti contraddittori.

Tuttavia, personalmente, posso affermare di non aver mai incontrato persone con interessi naturalistici che non fossero umili, gentili, aperte, allegre, disponibili. Quando ho posto loro le mie domande (quante volte ho disturbato Ettore e non solo lui!) e ho presentato loro le mie ricerche di naturalista sprovveduto, quale so di essere, sono sempre stato ascoltato con estrema attenzione,  e oltre alle dovute correzioni ho sempre ricevuto incoraggiamenti e suggerimenti amichevoli e mai mi sono sentito compatito per le mie scarse conoscenze, anzi! Sono sempre stato esortato a divulgare i miei lavori, perché mi hanno insegnato che il naturalista non tiene mai per sé le sue osservazione perché sa bene che le scoperte nel campo delle scienze naturali procedono per piccoli passi e, come in un puzzle, ognuno può aggiungere una tessera, anche una sola, cosciente che questo gesto aiuterà tutti ad avere una visione generale più aggiornata e perciò più bella. Questo scambio di esperienze riesce particolarmente bene a tavola, dove si evidenziano gusti molto semplici (di gran lunga meglio una bruschetta con aglio e olio che caviale), ma guai se manca una buona bottiglia di vino, genuino naturalmente! Perché, così afferma una massima del mio amico Ettore: “E’ incontestabile che l’alcool sia un nemico temibile per l’uomo, ma chi fugge davanti al nemico è un vile!”.

Per un naturalista i risultati di una ricerca non costituiscono l’unico fine, in quanto egli non si emoziona solamente per l’importanza delle sue osservazioni tecnico-scientifiche; i dati che raccoglie e i misteri che svela sono sempre un connubio fra scienza ed etica, poesia e filosofia, fra il godimento intellettivo e il piacere psicofisico di immergersi negli ambienti naturali, ance se questi non sempre presentano aspetti idilliaci.  Si può a volte uscire alquanto malconci da una spedizione, riportando punture di insetti, graffi di spine, abiti lacerati e infine, stremati dalla fatica e, sovente, delusi per non aver raccolti nessun dato.  Eppure, passati i primi istanti di sofferenza, si viene invasi da un’incredibile soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di essere stati, se pure per poco tempo, un tutt’uno con l’anima stessa della natura. La sensazione di averne fatto parte e di aver instaurato un dialogo con gli elementi che la compongono costituisce una gioia senza pari e sicuramente degna di tutti i sacrifici vissuti. 

Dopo tutte queste considerazioni, è logico aspettarsi che la vita di relazione del naturalista presenti delle conseguenze alquanto particolari. Egli è portato a vedere il mondo come dall’alto; tutto ciò che lo circonda acquista una visione cosmica. Questa è un’affascinante capacità che acquisisce studiando le piccole cose, a volte minutissime, inserite in un ambiente più grande, ed è portato a veder il tutto soggetto agli effetti di una immensa lente di ingrandimento. E sotto questa prospettiva vede anche i grossi sconvolgimenti politico-sociali, le guerre, i disastri naturali, fino alle piccola e a volte ridicole liti che avvengono fra vicini di casa.

Come ho detto prima è come se egli veda il tutto dall’alto, ma non perché si sente superiore agli altri, questo proprio no!  Il suo non è altro che un diverso “punto di osservazione”, una specie di deformazione professionale,  che gli permette di immaginare gli esseri umani come se fossero formiche e li vede impegnati alla morte nel dannarsi l’anima senza una valida ragione, mentre potrebbero vivere ben più sereni e con un altro spirito che li potrebbe trasportare in una ben diversa dimensione dove il tutto vive già di per sé in armonia, basta solo accorgersene. E questo, data la sua profonda sensibilità, diventa per lui causa di grosse e angoscianti afflizioni, Vede infatti il suo bel mondo sgretolarsi stupidamente e inesorabilmente!

Le sua reazioni lo fanno passare per un individuo un po’ strano, una specie di novella Cassandra che prevede modifiche del clima, possibili aumenti di frane e inondazioni, aumenti di malattie a causa dell’inquinamento, estinzioni di specie animali, ecc. E non è che sbagli le sue “profezie” , almeno non mi pare, ma è il modo, forse un po’ troppo vivace e personale di esporre i fatti, che lo rende piuttosto scomodo all’opinione pubblica, la quale, conquistata com’è dai programmi televisivi con i suoi giochi demenziali o da pseudo dibattiti che inducono a ritenere che il fare quel che più aggrada sia sinonimo di libertà, non ha proprio nessuna voglia di fare esami di coscienza, né tanto meno viene indotta a pensare ad una possibile inversione di rotta del proprio stile di vita, unica via per evitare la catastrofe ecologica che è alle porte.

E poi diciamolo francamente, non vorrete mica mettere a confronto lo stile di vita di un v.i.p. con quello di un naturalista?  Ma lo avete mai visto mentre striscia in mezzo ai cespugli nel tentativo di fotografare un nido di calabroni o cosa volete che si possa pensare di un uomo maturo che in mezzo a un prato insegue con un retino una farfalla alla stessa stregua della protagonista di una famosa filastrocca! E che fiducia si può concedere ad un individuo che perde giorni interi a cercare un escremento di faina senza alcun successo o fare salti di gioia perché ha trovato la tana di un tasso, o mentre cerca di nutrire un piccolo di vipera somministrandogli un omogeneizzato con una siringa? Come si può credere alle profezie di simili individui?

Però da parte mia posso dire che sicuramente non sostituirei nessuna di queste persone della cerchia dei miei amici più cari, in quanto mi hanno fatto capire, fra l’altro, che il naturalismo è un mondo veramente a sé, colmo di tante piccole e grandi emozioni da non credere; un mondo dove persino molte regole del comune pensare e dell’umano vivere vengono modificate e riplasmate. Addirittura i proverbi, popolaresche espressioni notoriamente colme di saggezza e di buon senso, a volte per un naturalista non valgono più; ad esempio, tornare “con un pugno di mosche”, chiaro fallimento per chiunque, per un ditterologo diventa un grande successo! E che dire di un tizio di mia conoscenza il quale, per stabilire la dieta dei mustelidi, se ne va in cerca dei loro escrementi? Per lui, sinonimo di successo è tornarsene a casa “con un sacco pieno di m…!…”

Aberto Rivalta

 

 

 

RECENSIONI

 

Attilio Rinaldi: DAL MARE ALLE DUNE

(Guida al riconoscimento della fauna e della flora nel sistema marino costiero dell’Emilia-Romagna)

 

 

La casa editrice “La Mandragora” di Imola ha dato recentemente alle stampe, poco oltre un anno fa (novembre 2005), una interessantissima opera di quasi 300 pagine di ottima divulgazione scientifico-naturalistica. Nel libro sono raccolte le immagini, con oltre 250 belle fotografie a colori, della fauna e della flora del nostro litorale adriatico dal settore meridionale del delta del Po al riminese, sia di ambiente sommerso (pesci, granchi, conchiglie, cavallucci, ecc., e macro-alghe marine in senso lato) che di ambiente emerso (uccelli di spiaggia e piante colonizzatrici delle sabbie dunose costiere). Dopo le tradizionali voci “presentazione”, “introduzione”, ecc., il lavoro si articola in una prima parte con capitoletti che trattano gli aspetti morfologici del nostro sistema costiero, quelli chimico-fisici, quelli eutrofici e anche i relativi fenomeni di mucillagine. Seguono, come parte  più corposa dell’opera, 145 schede dedicate ad altrettante specie animali e vegetali di stretto legame con il mare.

L’autore, il dr. Attilio Rinaldi, è un naturalista e biologo marino ben noto anche a Ravenna e in tutta la Romagna per avere ricoperto, anni fa, prima la carica di assessore provinciale all’ambiente e dopo di responsabile delle ricerche marine con il battello oceanografico “Daphne”. Passato poi a Roma a reggere l’ICRAM (Istituto Centrale per le Ricerche Applicate al Mare), dal 1997 è presidente della Fondazione “Cervia Ambiente” e da qualche anno anche direttore delle ricerche del succitato battello “Daphne” e contemporaneamente responsabile di Ingegneria Ambientale dell’ARPA presso la Regione Emilia-Romagna.

Scrive giustamente il prof. Angelo Tursi dell’Università di Bari, presidente della Società Italiana di Biologia Marina, nell’introduzione al volume, che “una guida naturalistica per raggiungere un livello di efficienza deve rispettare dei criteri essenziali tra cui una ricca iconografia, la semplicità del linguaggio, la correttezza semantica delle parole usate, la capacità di suscitare l’attenzione del lettore e di destare la sua curiosità nella ricerca naturalistica. Il testo può essere usato in due modi diversi: per cercare di capire cosa, o meglio, chi sia l’organismo rinvenuto o fotografato sott’acqua o sulla spiaggia; oppure, per andare a ritrovare queste specie direttamente nel loro ambiente ed osservarle”. E nel libro in questione tutti questi “criteri” sono pienamente applicati.

Così, libro in mano, se andiamo a sfogliare qua e là tra le pagine emergono nomi noti come, tra le conchiglie, rapana, scafarca, cannolicchio; o tra i pesci ghiozzetto, bavosa, boga, gatta; o ancora, tra le piante delle sabbie dunali, carota di mare, ruchetta marina, canna di Ravenna, olivello spinoso. Ma si leggono, per i meno esperti, anche molti nomi sconosciuti che meriterebbero attenzione durante le nostre escursioni negli ambienti marini. E le foto, di buona qualità, ci stimolano in questa direzione, per vedere, per capire. Si tratta quindi, concludendo, di una guida di notevole importanza, e la prima di questo tipo che riguarda le coste della nostra regione, che per la sua semplicità e praticità ci sentiamo di consigliare a tutti coloro che frequentano l’ambiente marino.

Ai miei complimenti personali all’Autore si aggiungono qui quelli della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, quest’ultima sempre ben felice di veder pubblicare dei libri di buon livello scientifico-divulgativo come questo di Attilio Rinaldi. E un grazie, a nome di tutti i naturalisti, va anche all’Editore che ha mostrato disponibilità e sensibilità verso questa e altre sue pubblicazioni di carattere naturalistico date recentemente alle stampe.

 

NOTA: il libro può essere richiesto a: Editrice “La Mandragora”, Via Selice n. 92 – 40026 IMOLA (BO). tel. 0542-642747   Prezzo di copertina Euro 23,00.

                                                                           Ettore Contarini

 

 

Adriano Mattoni & Giovanni Molari

LE MERAVIGLIE DELLA FLORA SPONTANEA

fra sentieri e boschi della Valmarecchia nella provincia di Rimini

 

 

Ha appena visto la luce (novembre 2006) un grosso volume di 671 pagine dedicato alla flora spontanea della bassa Val Marecchia (Rimini). Ne sono coautori due riminesi, il dr. Adriano Mattoni e il dr. Giovanni Molari, entrambi appassionati da molti anni delle bellezze naturali di questa ampia valle che scende all’Adriatico dagli alti balzi appenninici della Feltria, da sopra Badia Tedalda e dai “poetici” Monti della Luna. Mi verrebbe da scrivere, per riminiscenze poetico-letterarie, “che scende all’Adriatico selvaggio” di dannunziana memoria … ma ora le nostre coste, e anche quelle abruzzesi del poeta, sono divenute purtroppo ben altra cosa!

La ben strutturata opera prende in considerazione una limitata parte della succitata valle, ossia quella più bassa fino al mare, coincidente a livello amministrativo a quel settore valmarecchiese ricadente nel territorio della provincia di Rimini. Quindi, viene considerata la flora degli ambienti basso-collinari più caldo-aridi, molto antropizzati rispetto alla parte medio alta submontana e montana della valle: boschetti a roverella, vallecole aride a marne e sfasciumi litici di natura varia, margini erbosi di strade, stradelle e sentieri, ma specialmente i coltivi e i loro preziosi margini incolti.

Il volume, riccamente illustrato con centinaia di belle foto a colori (anche a piena pagina, formato centimetri 21 x 14), inizia, dopo la presentazione da parte della prof.ssa Anna Graziosi Ripa, con una serie di capitoletti dedicati alle premesse, alla storia della valle e dei suoi protagonisti, alla geologia, alle note relative alla consultazione dell’opera, alle tavole sulla morfologia botanica. Poi, segue “il cuore” del libro, la parte ovviamente più voluminosa (da pag. 32 a pag. 645), rappresentato da 288 schede botaniche, una per specie, ognuna dotata di 1-4 foto. Il volume, molto accattivante già alla prima occhiata per la sua bella e ricca iconografia a colori, si fa ancor più apprezzare con la lettura del testo e con l’approfondimento. Ogni scheda presenta il nome italiano della pianta, quello dialettale locale (dov’è stato possibile recuperarlo dal vernacolo della valle), il nome scientifico latino binomiale e la famiglia di appartenenza. Poi segue la descrizione morfologica, com’è in uso in questi casi, preceduta dall’etimologia del nome latino; infine, le note sull’ambiente di crescita della specie e anche qualche “consiglio gastronomico” per le pianticelle che presentano motivo di essere usate in cucina.

Non è qualche svista banale, cosa che avviene in qualunque lavoro dato alle stampe, a minare il valore naturalistico/divulgativo di questo grosso volume che, al di là della Scienza, ha il merito importante di far affiorare il forte amore per la floristica dei due Autori. E a questo proposito, scrive giustamente la prof.ssa Graziosi nell’introduzione che entrambi presentano la Valmarecchia “con passione ed attenzione quasi affettuose”.

Ci congratuliamo con i due curatori dell’opera (uno dei quali è anche nostro socio) per la bella pubblicazione valida, tra l’altro, in larga misura anche per la parte basso-collinare delle altre vallate romagnole.

Un unico biasimo: che il libro non sia uscito, come avviene per molti lavori naturalistici che riguardano il territorio romagnolo, sotto gli auspici della nostra Società; con il nostro logo e magari una convenzione con gli Autori, si poteva far sì che l’opera fosse ben più divulgata nell’ambito degli appassionati di Scienze Naturali.

 

Nota: il volume può essere acquistato richiedendolo direttamente agli Autori (dr. Adriano Mattoni tel. 0541-731039). Prezzo di copertina 70 Euro

                                                                           Ettore Contarini

 

 

BIBLIOROMAGNA

[ (*) nostro socio]

 

(Vengono omessi i lavori pubblicati sui nostri Quaderni di  Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna)

 

APPELLO AI SOCI:  La rubrica Biblioromagna si propone di segnalare tutte le pubblicazioni che in qualche modo riguardino l’ambiente naturale della nostra Regione. Sappiamo che è una delle pagine più gradite ed utili del nostro modesto Notiziario; aiutateci a tenerla sempre aggiornata !

I soci ci segnalino la pubblicazione dei loro lavori, piccoli o grandi, su altre riviste o ci facciano avere gli estremi di pubblicazioni di cui vengono a conoscenza. LA COLLABORAZIONE DI TUTTI SARA’ INDUBBIAMENTE UN  VANTAGGIO RECIPROCO ! 

 

Botanica

 

Mattoni A (*) e  Molari G., 2006, Le meraviglie della flora spontanea fra sentieri e boschi della Valmarecchia nella provincia di Rimini. Stampato in proprio: pp. 671

 

Simeone S. , 2006, Il verde a Forlì - l’albero, l’uomo, la città. ST.E.R.N.A. Forlì: pp. 320

 

Zoologia

 

Ceccarelli P.P. e Gellini S. , 2006 , Il falco pellegrino a Forlì. Museo Ornitologico Ferrante Foschi, Forlì: pp. 16

 

Palentologia

 

Ceregato A. & Tabanelli C.(*) , 2006 –  Revisione della malacofauna di Rio Albonello. IV – Due taxa dimenticati di Giuseppe Seguenza. Bollettino Malacologico, 42 (1-4): 33-37.

 

Giunchi L., Rinaldi E. (*),  Tabanelli C. (*) e  Morenta T. , 2006 –  Considerazioni  su Lepton subtrigonum Fischer, de Folin & Pèrier ex Jeffreys ms., 1873 e Lepton lacerum Fischer, de Folin & Pèrier ex Jeffreys ms., 1873 (Bivalvia: Leptonidae).   Bollettino Malacologico 42 (5-8): 85-91.

 

 

Varia

 

Tedaldi G. , 2004, Emergenze naturali e varietà biologica nelle colline forlivesi – atlante fotografico della biodiversità. Comune di Meldola: pp. 12

 

Rinaldi A. , 2005,  Dal mare alle dune. (Guida al riconoscimento della fauna e della flora nel sistema marino costiero dell’Emilia-Romagna). Editrice  La Mandragora s.r.l., Imola : pp. 294.