NOTIZIARIO
1 / 2007
N.
36 - Marzo 2007
Spedizione in Abbonamento
Postale
D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art.
1, comma 2, DCB Ravenna
Società per gli Studi
Naturalistici della Romagna
Associazione di
volontariato con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena
Indirizzo postale:
C.P. 143 48012 Bagnacavallo
(RA)
e-mail della Segreteria ssnr@libero.it
sito internet www.linknet.it/ssnr
NOTIZIARIO 1 / 2007 (N. 36)
Periodico
semestrale – Marzo 2007
Direttore
responsabile Sandro Bassi
Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/03 (conv. in L.
27/02/04 n.46) art. 1, comma 2, DCB
Ravenna
Sommario
in neretto gli
appuntamenti da non perdere !!
Assemblea |
pag. 3 |
Elezioni
sociali per il triennio 2007-2010 |
pag. 4 |
Bilancio
sociale 2006 |
pag. 5 |
Notizie
dalla segreteria |
pag. 6 |
Magnazza di primavera
|
pag. 7 |
Programma
serate di Via Cogollo
|
pag. 8 |
Nuovi soci
|
pag. 9 |
Importante
|
pag. 10 |
Perche’ non
mangiamo insetti ?
|
pag. 11 |
Il naturalista:
chi e’ costui ?
|
pag. 19 |
Recensioni |
pag. 22 |
Biblioromagna |
pag. 26 |
Scheda
elettorale (puntata al centro del Notiziario) |
|
Società
per gli Studi Naturalistici della Romagna
ASSEMBLEA ORDINARIA DELLA
SOCIETA’
L’Assemblea ordinaria annuale della Società,
prevista dallo Statuto per il mese di aprile, si terrà in prima convocazione il
giorno 19 aprile 2007 alle ore 18 ed in eventuale seconda convocazione
VENERDI 20
APRILE 2007 ALLE ORE 20.30
a Russi (RA)
presso il Centro AQUAE MUNDI via Mozambico, 5
Il Centro Aquae Mundi, dove già
si sono svolte le assemblee sociali degli ultimi anni, si trova sulla strada che da Russi porta a Ravenna,
in posizione ben visibile dalla strada principale, grazie ad una grande insegna
luminosa. Sul retro c’è un ampio parcheggio.
Chi non potesse intervenire,
può rilasciare delega ad un altro Socio, utilizzando il modulo da ritagliare.
Si rammenta che ogni Socio può presentare al massimo due deleghe (Art. 13)
Ordine del giorno dell’assemblea:
1) Relazione sulle attività del
2006
2) Presentazione e votazione
bilancio 2006 (riassunto a pag. 5)
3) Relazione sullo stato dei
Soci
4) Convalida nuovi Soci
5) Elezioni del Consiglio
Direttivo per il triennio 2007-09
6) Varie ed eventuali
______________________________________________________
DELEGA
Io
sottoscritto/a ……………………………………………………………….
Socio/a
della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, delego
………………………………………………………………………
a
rappresentarmi nell’Assemblea della Società dell’Aprile 2007 e lo/a autorizzo a
compilare o consegnare la mia scheda elettorale.
Firmato …………………………………………………………….
ELEZIONI SOCIALI
Nell’aprile 2007 scadono i mandati triennali e si
devono rinnovare le cariche sociali. Le elezioni si terranno nel corso
dell’Assemblea ordinaria. Per l’eventuale voto per corrispondenza, la scheda elettorale
è disponibile nel presente Notiziario. Le schede spedite per non devono avere
né firme né segni di riconoscimento.
La busta usata per la spedizione non deve contenere
altri fogli oltre la scheda elettorale, deve avere sul verso la chiara indicazione
del cognome, nome e indirizzo del mittente e la scritta ben leggibile “contiene
scheda elettorale”. L’indirizzo è: Società per gli Studi Naturalistici della
Romagna C.P. 143 48012
Bagnacavallo RA.
Tutti i Soci in regola possono essere votati; tuttavia,
per evitare un’eccessiva dispersione dei voti, sarà reso noto all’assemblea un
elenco dei Soci disponibili a partecipare attivamente alla vita
dell’associazione, ricoprendo cariche sociali; i Soci che accettano di
comparire in questo elenco di candidati sono invitati a darne comunicazione
scritta alla Segreteria, facendo pervenire il messaggio almeno tre giorni prima
dell’assemblea. Si può inviare una e-mail a
ssnr@libero.it
La scheda puntata al centro del Notiziario (è così
puntata per poterla spedire in abbonamento postale) contiene già prestampati i
nomi dei candidati disponibili al momento della stampa del Notiziario, fra i
quali compaiono i membri degli attuali organi sociali disponibili a
ricandidarsi. Abbiamo un solo candidato per la presidenza, suggerito dal
Direttivo della Società.
Per votare un candidato basta fare un segno sul
quadratino accanto al nome o, volendo indicare altri nomi, scriverli negli spazi
liberi della scheda, facendo in modo che i nomi votati non siano più di otto
complessivamente per il Consiglio Direttivo, non più di due per i Revisori dei
conti e non più di tre per i Probi Viri.
Ricordiamo a tutti di
rinnovare la quota sociale 2007.
Fate anche un “esame di coscienza”:
VI
SIETE RICORDATI DI VERSARE ANCHE IL 2006 ?
alla
segreteria risultano più di 40 ritardatari !
20 Euro per i soci ordinari
15 Euro per i soci che abbiano meno di 30
anni
E’ possibile versare
direttamente, in occasione degli incontri sociali, al Segretario (Semprini), al
Tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri
del Consiglio direttivo (Pederzani, Contarini, Fabbri); per chi preferisca il
versamento alla Posta ricordiamo che il CC postale ha il N.
11776473 ed è intestato a
“Società per gli Studi Naturalistici della Romagna”, CP 143 48012 Bagnacavallo
RA.
LA NS. SOCIETA’ VIVE DELLE QUOTE SOCIALI !
BILANCIO
ANNO 2006
All’Assemblea
sarà presentato il bilancio 2006, i cui elementi essenziali sono presentati
nella tabella seguente.
E N T R A T E |
|
|
|
|||||||
liquidità al 1/01/2006 |
€ |
41180,32 |
|
|||||||
quote sociali totali (contanti + c.c.p.) |
€ |
5686,00 |
|
|||||||
donazione Heinz Freude |
€ |
100,00 |
|
|||||||
donazioni varie e sopravv.attive |
€ |
326,17 |
|
|||||||
vendite libri |
€ |
1012,50 |
|
|||||||
contributo Provincia Ravenna |
€ |
498,19 |
|
|||||||
Parco Naz.For.Casentin.per Museo Campigna |
€ |
2496,50 |
|
|||||||
Convenzioni Comune Bagnacavallo |
€ |
8225,00 |
|
|||||||
interessi libretto postale |
€ |
173,10 |
|
|||||||
interessi c.c.p. |
€ |
40,27 |
|
|||||||
rimborso spese postali |
€ |
32,60 |
|
|||||||
ricavo didattica e "Natura nella
Notte" |
€ |
531,00 |
|
|||||||
TOTALE ENTRATE |
€ |
60301,65 |
|
|||||||
|
|
|
|
|||||||
U S
C I T E |
|
|
|
|||||||
assicurazione obbligatoria R.C. |
€ |
344,00 |
|
|||||||
assicurazione obbligatoria infortuni |
€ |
141,00 |
|
|||||||
acquisto 30 volumi de "I
Calanchi" |
€ |
450,00 |
|
|||||||
fotocomposizione quad. 21 |
€ |
1071,20 |
|
|||||||
fotocomposizione quad.22 |
€ |
811,20 |
|
|||||||
stampa quad.21 e buste |
€ |
2465,32 |
|
|||||||
stampa quad. 22 |
€ |
2184,00 |
|
|||||||
notiziario 1/06 |
€ |
200,00 |
|
|||||||
notiziario 2/06 |
€ |
208,00 |
|
|||||||
acquisto PC per dotaz. patrimoniale |
€ |
1200,00 |
|
|||||||
spese c.c.p. |
€ |
95,00 |
|
|||||||
spese bancarie al netto interessi |
€ |
79,13 |
|
|||||||
spese postali |
€ |
622,12 |
|
|||||||
cancelleria e fotocopie |
€ |
71,25 |
|
|||||||
saldo rimb.spese 2005 e antic. 2006 |
€ |
13103,36 |
|
|||||||
diverse (domanda 5 ‰ e affil.Pro-Natura) |
€ |
50,81 |
|
|||||||
liquidità al 31/12/2006 |
€ |
37205,26 |
|
|||||||
TOTALE USCITE |
|
60301,65 |
|
|||||||
|
STATO
PATRIMONIALE |
|
||||||||
|
1. Beni sociali |
€ |
22.201,74 |
|
||||||
|
2. Liquidità |
€ |
37.205,26 |
|
||||||
|
3. Crediti |
€ |
5.332,69 |
|
||||||
|
|
|
|
|
||||||
|
TOTALE ATTIVITA’ |
€ |
64.739,69 |
|
||||||
|
4. Debiti |
€ |
16.956,00 |
|
|
|
||||
|
|
|
|
|
|
|
||||
|
TOTALE PATRIMONIO SOCIALE |
€ |
47.783,69 |
|
||||||
|
|
|
|
|
||||||
|
|
|
|
|
||||||
Il 7 gennaio 2007 è
deceduto a Falconara Marittima (AN) il Dr Heinz Freude insigne Entomologo, nostro
Benefattore e Socio Onorario, fautore di un gemellaggio scientifico fra
entomologi tedeschi e romagnoli ed amico personale di molti nostri colleghi. In attesa di poter
degnamente ricordare la Sua vita e le Sue opere nel prossimo “Quaderno” di
giugno 2007, diamo il triste annuncio della Sua morte e porgiamo affettuose
condoglianze alla vedova, Dr.sa Luciana Cola Freude. |
||||||||||
NOTIZIE DALLA
SEGRETERIA
La stampa del nostro Quaderno di Studi e Notizie di Storia naturale
della Romagna n. 23 del Dicembre 2006 ha subito un certo ritardo per cause
tecniche; il Quaderno sarà distribuito entro Marzo, dopo il presente
Notiziario. Ce ne scusiamo con i Soci.
Il Consiglio Direttivo nella riunione del 20
febbraio 2007 ha deliberato di fissare un termine tassativo per la
presentazione degli articoli da pubblicare nei nostri Quaderni. Per evitare
pressioni di carattere personale sulla Redazione, si informa che – ammesso
possa continuare regolarmente la pubblicazione di due Quaderni all’anno, in
giugno e dicembre – i lavori da pubblicare devono essere presentati, completi
di figure e allegati, entro il 31 maggio per i Quaderni da pubblicare in giugno
ed entro il 30 novembre per quelli da pubblicare in dicembre. Se manca il tempo
tecnico per sottoporre i lavori ad eventuale referaggio, o in caso di
superamento delle date indicate, la pubblicazione avverrà inevitabilmente
nel numero successivo.
In attuazione di accordi col Parco Nazionale Foreste
Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, è stata fornita una serie di
fotografie digitali di soggetti naturalistici peculiari del Parco. Si
ringraziano i Soci che hanno collaborato alla raccolta delle immagini e si
invitano altri Soci eventualmente in possesso di fotografie di particolare
interesse a contattare la Segreteria per consentirne la condivisione.
tradizionale MAGNAZZA DI PRIMAVERA
pranzo sociale
alla TRATTORIA CA’ ROSSI di Savio
(Ravenna)
via Argine Destro – 0544
927849
(vedi piantina nella pagina seguente)
Menù:
Affettato, crostini
Passatelli in brodo
Tris di minestre
Grigliata mista e coniglio
Pinzimonio, patate fritte,
melanzane e pomodori gratinati
Ciambella
Acqua, vino, caffè, digestivo.
prezzo 24 Euro
Come gli anni passati, per
chi lo gradisce, è prevista una breve escursione naturalistica guidata:
- ritrovo alle ore 10.15 al
ristorante
- alle ore 10.30 partenza
per la vicina Pinete di Cervia (da vedere: duna fossile, fioriture primaverili)
- ritorno alle 12.30 circa.
Per chi non fosse
interessato alla gita, ritrovo alle ore 12 per le tradizionali chiacchiere
naturalistiche.
Alle ore 12.30 tutti a
tavola !
Come
prenotare:
e-mail ssnr@libero.it
o
pedernando@linknet.it
- telefonare a
Semprini (0543 66038) o Pederzani (0544 212250) , Contarini (0545
61079), Bendazzi (0544 520366).
- scrivere alla Società : C.P. 143 -
48012 Bagnacavallo
|
Proseguono le serate in Via
Cogollo:
Martedì 3 aprile 2007
I gamberi di fiume dall’A alla Z - a cura di Roberto Fabbri e Fernando Pederzani
Martedì 8 maggio 2007
La natura vista da vicino - a cura di Luciano Landi
Martedì 5 giugno 2007
Il punto sul Parco dei gessi romagnolo - a cura di PANGEA
Le serate saranno allietate da vino, ciambella, e/o
mangiarini vari. I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per causa
di forza maggiore, senza preavviso.
Come raggiungere il posto
Dalla SS 16
(Reale):
venendo da Ravenna, a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato
di Villanova per circa 800 m, poi svoltare a ds. per via Cogollo, direzione
Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli)
dopo circa 1,5 Km.
Dalla SS 253
(S.Vitale):
percorrendola in direzione Ravenna Bagnacavallo, svoltare a ds. subito dopo il
ponte sul Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa
3 Km, quindi deviare a sn. in direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di
fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.
Da
Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sn. al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi
sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa
di fronte a trav. Zorli (3^ strada a
ds.) dopo circa 4 Km da Bagnacavallo.
NUOVI SOCI
(OMESSI PER RAGIONI DI PRIVACY)
IMPORTANTE !
Come
forse ricorderete, nella denuncia dei redditi c’è la possibilità, da parte dei
contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alle associazioni non
lucrative di utilità sociale e di ricerca indicando il codice fiscale dell’ente
prescelto. Anche la nostra Società (che non ha fine di lucro e fa ricerca
scientifica) è inscritta nella apposita lista degli aventi diritto.
Non
sappiamo quanto ci sia stato versato lo scorso anno (non è arrivata ancora
nessuna comunicazione da parte del Ministero delle Finanze), ma molti soci ci
hanno garantito di averci indicato come beneficiari.
Ricordiamo
che la cosa è a costo zero per il contribuente; confidiamo che i soci che
apprezzano l’operato della nostra Società vogliano aderire alla iniziativa
anche quest’anno.
Il nostro codice fiscale è: 90007670400
Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel
modello 730.
Curiosità …
Non è la prima volta che, in seno alla nostra organizzazione, si parla
della possibilità di mangiare insetti. Nella primavera del 2005 qualcuno
ricorderà che, al termine di una conversazione serale, vennero addirittura
offerti degli assaggi.
Ora pubblichiamo questa … provocazione ? … invito alla riflessione ? …
sguardo su un prossimo futuro ? … sicuramente
una lettura interessante, se non altro per la accurata documentazione dell’autore.
Chi vuole ricette ...ehm.. appetitose, visiti il sito:
http://www.ent.iastate.edu/misc/insectsasfood/friedrice.html
Perché non mangiaMO insetti?
di Giorgio Pezzi
Sia
chiaro: non è un invito ad iniziare ad allevare insetti per farne uso
alimentare; per farlo bisognerebbe tra l’altro adibire aree nostrane a “foreste
tropicali” e proteggerle per evitare
disastrose fughe delle popolazioni allevate.
Comunque alcuni tentativi sono già stati fatti in
luoghi più adatti: l’amico Carlo Bordon di Maracay, Venezuela, mi raccontò ad esempio,
durante una delle mie visite, di un progetto, pare cofinanziato addirittura dal
CNR Italia, col quale si dovevano raccogliere maestranze provenienti dalle
tribù amazzoniche, abitualmente dedite alla raccolta di larve di insetti
xilofagi quale principale fonte proteica, ed istruirle ad allevare le stesse
larve su substrati artificiali. Col ricavato della vendita si sarebbe dovuto
comprare altre cibarie e vari beni. Il risultato, assai prevedibile invero, fu
che l’equazione messa in atto “>
produzione larve>vendita larve>incasso denaro>acquisto cibo proteico (larve?)>” dovette apparire come una inutile “partita di
giro” a persone abituate a prelevare in natura lo stretto indispensabile per
sopravvivere e completamente avulse al “lavoro” ed ai ritmi che esso impone.
Così il progetto abortì, per il semplice fatto che un bel giorno i ricercatori,
di certo ben pagati, rimasero da soli nel costoso centro ricerche amazzonico
poiché le maestranze se ne erano tornate a casa, nei loro sperduti villaggi, a
raccogliere quelle larve che avrebbero dovuto sudarsi sui banconi
dell’allevamento artificiale per nutrire loro ma anche persone a loro
sconosciute.
Aneddotica a parte, voglio invece partire dall’aspetto per così dire
“filosofico” del problema.
Il
consumo di insetti quale alimento è praticato in varie zone del pianeta; i
documentari televisivi ci hanno più volte proposto Boscimani, Yanomami, Pigmei,
aborigeni papuasi e australiani quali esempi
di tale usanza.
Insetti in vendita sui mercati del mondo “civile”
possono vedersi poi in Africa, Asia sudorientale, Cina, Giappone e sono
destinati, secondo il luogo, alle tavole di gente comune o di persone facoltose
quale cibo comune. A volte sono stravaganze snob con le quale mettere
sadicamente in imbarazzo colleghi di lavoro ed amici neofiti, come avviene
negli USA ed in Europa, i cosiddetti paesi di cultura occidentale. In tali
paesi infatti, retaggi culturali plurisecolari se non millenari, impediscono di
vedere gli insetti come alimento; è spesso una questione di “non attrattiva”, o
meglio del ribrezzo, che tali invertebrati esercitano sulla stragrande
maggioranza della popolazione. Già questo avviene come organismi in sé, a
maggior ragione poi se visti come possibile alimento. Tuttavia la stessa larga
maggioranza della gente ama nutrirsi di gamberetti, scampi, astici, aragoste e
granchi costosissimi, che sono stretti parenti degli insetti. Del pari
consumiamo tranquillamente calamaretti, calamari, polpi, chiocciole marine ,
vongole e talora chiocciole terrestri. Nessuno di noi consumerebbe invece limacce,
che altro non sono che chiocciole prive di guscio. La nostrana viscida limaccia
viene spesso schiacciata col piede ma in Cina una sua consimile marina, il trepang, è molto popolare sulle mense
locali. E senza scomodare molluschi esotici, perché mai le ostriche, il cui
aspetto da vive non è certo accattivante, diventano una prelibatezza se solo si
cucinano un poco? Coloro che si dedicano alla pesca amatoriale delle seppie di
certo odiano imbrattarsi le mani col “nero di seppia” durante la pulizia delle
prede eppure gli stessi ed in genere molti consumatori acquistano tranquillamente
le tagliatelle al “nero di seppia” per gustosi primi piatti. Che penserebbero
molti di coloro che degustano con grande piacere una zuppa di “nidi di
rondine”, invero deliziosa, se sapessero che stanno mangiando saliva di rondine
essiccata?
In tutti questi esempi traspare una
ingiustificata diversità di atteggiamenti che di volta in volta caratterizza
intere popolazioni o semplici individui nei confronti di fonti alimentari che
comprendono i principali “Invertebrati”, cioè gli Artropodi (Insetti, Aracnidi e Crostacei
quali gamberi e granchi) e i Molluschi (Gasteropodi e Bivalvi,
ovvero chiocciole, vongole, le seppie e i polpi). Ma non solo questi: ad
esempio localmente in Europa ed altrove si consumano i ricci di mare e le
oloturie, ma non stelle di mare od altri Echinodermi.
Persino alcune meduse sono oggetto di consumo, ma non altri Celenterati. Lombrichi ed altri Anellidi sono generalmente rifiutati.
Limitiamoci però ad esaminare la proposta del consumo degli Insetti
quale alimento.
Gli insetti
nelle mense del passato remoto e recente.
Ai
tempi di Omero, le cicale erano apprezzate per i concerti canori che ispiravano
i poeti greci, ma al contempo per il loro delicato sapore e Aristotele racconta
come fossero apprezzate dai greci di elevata cultura, che preferivano le pupe
per i piatti più raffinati, seguite dalle femmine piene di uova. Oggi, indios sudamericani
e nativi australiani mangiano ancora cicale. Erodoto e Plinio il Vecchio
riportano come le cavallette fossero molto popolari nelle mense dei Parti ed
altre popolazioni del tempo, ma ancora oggi i nativi Ottentotti considerano un
regalo divino le cavallette e i grossi bruchi di varie famiglie di coleotteri
ed al largo consumo di insetti si deve forse in parte l’accumulo di grassi
nelle loro zone anatomiche “meno nobili”, la ben nota steatopigia che tanto piace agli uomini amanti delle prosperose forme
femminili. Ancora oggi le cavallette si consumano in Madagascar, Africa,
Arabia, Persia, Crimea ed India, di solito, insaporite con curry. Sempre Plinio racconta come i gourmets romani facessero ingrassare larve di “cossus” alimentandole con farina e vino, servendole poi in pietanze
raffinate: non è chiaro che larve fossero, probabilmente, malgrado il nome
usato dallo storico, doveva trattarsi di larve di cervo volante o di qualche
grosso cerambice (forse Prionus coriarius).
Ancora oggi molte specie di cerambici sono prelevati allo stadio di larve per
farne uso alimentare, per lo più ben tostate, in Sudamerica tropicale, Africa
subsahariana, Asia sudorientale e Australia. Eliano racconta come alla sua
epoca un re indiano servì ad importanti invitati greci un piatto di grosse
larve arrostite, che i nativi estraevano da alcuni alberi morti: quasi
sicuramente si trattava di larve di Calandra
palmarum che ancora oggi nelle medesime aree alcuni nativi consumano sotto
il nome di grugru. Erasmus Darwin
(1731-1802, nonno del più celebre Charles), in Phytologia, racconta che in Cina si consumavano le larve del baco
da seta una volta svolto il filo del bozzolo che le proteggeva, fritte al burro
e condite con tuorlo di uova, sale, pepe e aceto e aggiunge che venivano usate
anche larve di altro tipo tra le quali quelle di molti Sfingidi: lui stesso provò queste pietanze trovandole deliziose. A
fine ottocento il naturalista Wiedemann riportava che a Giava le larve di Melolontha hypoleuca, un “maggiolino” ,
erano molto apprezzate dai nativi; ancora a quel tempo, V.M.Holt citava che le
donne turche mangiavano in gran quantità larve di Tenebrio, il verme della farina, per acquisire le prosperose forme
che i loro mariti apprezzavano tanto .
Per
parlare un poco anche dei ragni e di quanto fossero apprezzati non solo da
nativi “incivili”, ma anche da persone colte, diremo che il matematico e fisico
René Réamur (1683-1757) parla di una giovane amica che apprezzava tanto i
ragni, da afferrarli e divorarli all’istante; l’astronomo Jerome Lalande
(1732-1807) aveva gusti analoghi e parla di un collega tedesco che era solito
“spalmare” ragni su fette di pane, come si fa col burro.
Alcuni, se interpellati in proposito, potrebbero addurre motivi legati a
precetti religiosi; in realtà nessun testo religioso delle principali dottrine
monoteistiche pare vietare esplicitamente di nutrirsi di insetti, o almeno di
alcuni di essi. Nel Corano ad esempio, alcuni versetti sono dedicati al cibo
esplicitamente vietato (sura II, vers. 173 e sura V, vers. 3) ed ai Musulmani è
consentito, salvo i precetti di cui sopra, cibarsi del cibo “di coloro ai quali
è stata data la Scrittura”, cioè Ebrei e Cristiani (sura V, vers. 5); quanto a
questi ultimi in Levitico sono
precisate le leggi alimentari date agli Ebrei (VII, 22-26; XI, 1-47; XIV, 3-21)
ed in particolare in Levitico XI,
21-22, Mosé invita il popolo d’Israele a cibarsi di alcuni insetti “… Ma tra le bestiole alate che camminano su
quattro zampe, potrete mangiare quelle che hanno due zampe sopra i piedi per
saltare sulla terra e cioè potrete mangiare le varie specie di locuste, di
cavallette, di acridi, di grilli…. Lo stesso Giovanni Battista sopravvisse
nel deserto nutrendosi di cavallette e miele.
Altre
persone potrebbero rifiutare il consumo di insetti adducendo motivi di ordine
igienico pensando agli insetti in genere come collegati ad ambienti non puliti
o sudici od in quanto essi stessi esseri immondi; ma se pensiamo agli ambienti
spesso incontaminati in cui vivono molti insetti ed al loro nutrimento vegetale
quali verdi praterie fiorite e lussureggianti boschi montani (per non parlare
delle stesse verdure del nostro orto che ingrassano bruchi ed altri stadi
giovanili ed adulti di insetti nostrani), che prosperano grazie ad acque
limpide ed aria pura, vediamo che non v’è motivo di tali preoccupazioni. E gli
insetti in genere indugiano molto frequentemente ad una accurata pulizia del loro
corpo molto più di quanto l’ignoranza umana induce a pensare. Potremmo al
limite escludere dalla proposta di consumo quelle specie di insetti che si
nutrono di escrementi (come stercorari, peraltro coriacei) o di carogne (come
necrofori, mosche callifore, ecc,) o viventi in ambienti sudici o ripugnanti
(come liquami o materiali in decomposizione), ma questo non per stretti motivi
legati ad una loro non commestibilità, ma più per motivi igienici, peraltro
ovviabili con adeguati processi di cottura od altre preparazioni. Chi si ciba
di aragoste dovrebbe sapere che la cattura massiva in molti paesi orientali e
non, si attua con trappole innescate con carne putrida o pesce talmente
avariato che persino i granchi si tengono alla larga dalle nasse. Del resto ci
siamo largamente cibati, ed anche oggi in minor misura lo facciamo, di animali
(tra i quali avicunicoli, ovini, bovini) allevati stabilmente sulle loro
deiezioni o che in mezzo ad esse scorrazzavano; né ci ripugna mangiare maiale,
loro “massimo rappresentante”, che per la sua “impurezza” è bandito dalle tavole dei Musulmani e di altre popolazioni.
Fra i pesci inoltre la gustosa anguilla altro non è che un vero spazzino delle
acque, riuscendo a vivere in acque sudicie e mangiando quasi di tutto.
Più
facile che il rifiuto sia motivato con asserzioni legate al terrore, ribrezzo o
comunque ripulsa che gli insetti in genere hanno su molti di noi; è chiaro che
in tali casi non si fa riferimento alla simpatica coccinella o alla bella
farfalla multicolore o al grillo canterino, ma piuttosto a vespe, scarabei, afidi
ed alle larve in genere, molte delle quali arrancano faticosamente sul terreno
poiché Madre Natura non le ha dotate di eleganti ed agili zampette sulle quali
reggersi. Ma che dire allora del poco rassicurante nonché sgradevole aspetto
della rana pescatrice che compriamo
al mercato sotto il nome di “coda di rospo”? o dello scorfano il cui nome è sinonimo di bruttezza, o della seppia che vista mentre nuota in un acquario
mostra in tutto e per tutto il suo orribile aspetto? E ancora, che dire della
già citata anguilla viscida e serpentiforme, aspetti che nella generalità delle
persone, quando riferiti a rettili o vermi ispirano repellenza? Infine, che
dire delle larve del piccolo dittero di Piophila
casei L., senza l’azione delle quali non si possono ottenere quei gustosi
formaggi che non si possono apprezzare senza dover ingoiare le stesse larve? Un
brindisi con tequila e relativo vermetto annesso è un must di coloro che si recano in vacanza in Messico, pena la
derisione dei locali e dei sadici compagni di viaggio più “vissuti”.
Né il
fatto che sia piuttosto difficile provvedere alla eviscerazione degli insetti
in genere può essere presa a scusa per non mangiarli; infatti queste stesse
persone che adducessero tale motivo non avrebbero certo problemi nel consumare
gamberetti ed altri crostacei o molluschi come calamaretti o pesciolini di
minima taglia in un apprezzatissimo fritto misto di mare, che evidentemente non
sottostanno a preventive puliture dagli intestini e del loro contenuto.
Non
trova giustificazione nemmeno la presunzione che insetti ed altri invertebrati
possano essere alimento solo per genti primitive o miserevoli. È pur vero che
il largo consumo degli stessi sopravvive in molti popoli che consideriamo
“primitivi” o per popolazioni che non possono accedere a cibi più “raffinati”,
ma è noto a molti di noi che eleganti gourmets
di civilissimi paesi in tutto il mondo frequentano spesso le tavole di
raffinati ristoranti i cui menù comprendono piatti a base di insetti ed altri
invertebrati. Senza arrivare a tanto, molti di coloro che hanno provato ad
assaggiare pietanze con insetti, senza che potessero riconoscerli, hanno convenuto
sulla ricchezza di sapore degli stessi, anche dopo che erano stati messi al
corrente del…misfatto. In molti mercati orientali varie specie di insetti ed
altri invertebrati per noi del tutto sconosciuti in cucina, sono venduti
accanto a carni di pollame ed altri animali, pesci e crostacei e vengono
normalmente acquistati da gente di ogni ceto sociale.
Perché
allora non rivedere le nostre posizioni sull’uomo potenzialmente
insettivoro?
Quante
volte ci siamo rammaricati della devastazione causata da larve o adulti di
insetti (e molluschi) nel nostro orticello, a scapito di insalate, cavolfiori,
ravanelli, biete ed altro perché non ci andava di spargere insetticidi? E
quanto costa all’agricoltore, in ogni parte del mondo si trovi, difendere le
sue colture da orde di famelici artropodi che ad ogni ora del giorno minacciano
le colture ed i frutti ottenuti con
grande dispendio di energie fisiche e psichiche?
Si,
proprio psichiche. Provate ad immedesimarvi in un povero fellah marocchino o egiziano che vede crescere rigoglioso il
proprio grano e si compiace per il lavoro svolto, ma sa bene che ogni nuovo
giorno potrebbe assistere impotente ad una migrazione di qualche miliardo di
affamate ed onnivore locuste, che decidono di pranzare col raccolto destinato a
sfamare la sua numerosa famiglia, e ci si
rende conto che il nostro stress da traffico è ben poca cosa.
Un’ipotetica soluzione ideale per il nostro laborioso contadino nordafricano
sarebbe che le locuste fossero gradite ai ricchi popoli occidentali. Dovrebbe
allora attrezzarsi per la loro cattura, dopo che abbiano divorato l’ultima
spiga del cereale e prima che si apprestino a trasferirsi nel campo del vicino,
e in tal caso guadagnerebbe molto di più che con la vendita del poco grano che
normalmente produce un ettaro di terreno da quelle parti.
Ma oggi il nostro fellah non può sperare di diventare ricco vendendo locuste;
purtroppo per lui il mercato di tali gustosi insetti non è ancora fiorente, ma
se lo diventasse potrebbe coltivare grano che gli darebbe un reddito minore ma
più costante e benedire le annate in cui le locuste ne facessero scempio.
Ma
ritornando al nostro orticello, quale migliore prospettiva per evitare di
contaminare i raccolti con fitofarmaci che quella di poter servire in tavola
sformato di cavolfiori, fresche insalate, magari anche sbocconcellate, ma con
adeguato contorno di proteici bruchi di nottue
lessati o arrostiti e che di esse si sono cibate? Le larve di elateridi che sforacchiano le nostre
patate ben possono servire da base per una gustosa salsa in cui tuffare, come
facciamo col ketchup, le stesse
patatine fritte. Quale miglior prova ai nostri invitati che ciò che si apprestano
a mangiare è quanto di più incontaminato e genuino si possa offrire?
Si
sa che il Terzo Mondo è afflitto dalla fame e dalla sottoalimentazione, eppure
in molte aree si manifesta carestia anche quando i raccolti sono distrutti
dagli insetti perché gli stessi non sono visti qual fonte alimentare in grado
di far sopravvivere la popolazione sino al prossimo raccolto; così invece di
venir catturati, essiccati e conservati, si preferisce incendiare le messi
distruggendo così del tutto le colture ed una imponente fonte proteica animale;
accade così che gli adulti preferiscano veder morire di fame i giovani figli (i
primi a soffrire delle carestie) piuttosto che nutrirli con organismi che di
certo non sarebbero rifiutati se i loro genitori glielo proponessero o peggio,
se già non li avessero persuasi a non cibarsene. Quando poi le carestie fossero
addebitabili a fenomeni climatici o
comunque di altro genere, in molti casi il ricorso al consumo di insetti
ed altri invertebrati, spesso abbondanti anche in tali casi estremi, potrebbe
integrare alquanto efficacemente diete a base esclusivamente dei pochi vegetali
disponibili.
Per
noi che invece fortunatamente, in caso di carestia nel nostro orticello, ci rivolgiamo
al più vicino supermercato, gli insetti e più in generale gli invertebrati che
oggi ci ostiniamo a rifiutare potrebbero ben rappresentare una piacevole
variante in cucina, sia per le varie preparazioni a cui si prestano che per i
sapori intrinseci, ai tradizionali quanto spesso elaborati piatti a base di
carne “animale”. Molti piatti a base di insetti sono semplici e di rapidissima
cottura, di ottima digeribilità ed alto valore nutritivo.
Pensiamoci, e quando ci proporranno un invito con cena a base di insetti
non rifiutiamo schifandoci: potremmo aver perso un’ottima occasione per una
nuova interessante esperienza e contribuiremmo a far vedere un po’ più rosa il
futuro dell’amico fellah egiziano,
quando un nuovo sciame di cavallette oscurerà il prossimo sole.
Comby B., 1989 – Insetti, che
bontà! Tascabili
Piemme.
Gordon G.D., 1998 – The Eat-A-Bug
Cookbook. 101 pp.
Holt V.M., 1885 – Why not eat insects? British Museum, Londra.
Ramos-Elorduy J., Menzel P.,
1998- Creepy Crawly Cuisine. 150 pp.
Il
naturalista: Chi è costui?
Naturalista: parola grossa e molto impegnativa! Da non confondere, benché si tratti di due parole somiglianti, con naturista. Sotto la seconda voce, infatti, si riconoscono coloro che amano prendere il sole in costume adamitico. E anche se le due categorie possono talvolta coesistere in uno stesso individuo, la differenza non è cosa di poco conto.
Il naturalista è colui che si occupa, a vari
livelli, di studi relativi alle scienze naturali. Senza dubbio si tratta di un
personaggio del tutto particolare e,
tutto sommato, poco comune, sia nella società odierna che in quella di
sempre. Possiede una fisionomia socio-intellettiva estremamente caratteristica
che diviene sempre più evidente man mano che si analizzano i suoi rapporti col
mondo che lo circonda, i quali vengono formati per mezzo dello spirito con cui
egli si avvicina alle cose della natura. E’ un tipo alquanto curioso e
testardo, che raramente si accontenta di ciò che appare a prima vista (il che
lo rende nemico giurato della pubblicità), ed è sempre spinto a scendere nei
particolari più remoti di ciò che vuole studiare. Si fida di quello che legge
nei testi specializzati, ma poi, anche a costo di grandi sacrifici, vuole
constatarne i contenuti sul piano pratico e di persona, ed è possibile che per
questo motivo, a volte, appaia come un essere presuntuoso, qualità questa che
non fa assolutamente parte della sua indole. Non voglio dire che il naturalista
non abbia difetti o non compia scelte sbagliate anche dal lato morale, si
tratta pur sempre di un uomo e proprio per questo è soggetto a a comportamenti
contraddittori.
Tuttavia, personalmente, posso affermare di non aver
mai incontrato persone con interessi naturalistici che non fossero umili,
gentili, aperte, allegre, disponibili. Quando ho posto loro le mie domande
(quante volte ho disturbato Ettore e non solo lui!) e ho presentato loro le mie
ricerche di naturalista sprovveduto, quale so di essere, sono sempre stato
ascoltato con estrema attenzione, e
oltre alle dovute correzioni ho sempre ricevuto incoraggiamenti e suggerimenti
amichevoli e mai mi sono sentito compatito per le mie scarse conoscenze, anzi!
Sono sempre stato esortato a divulgare i miei lavori, perché mi hanno insegnato
che il naturalista non tiene mai per sé le sue osservazione perché sa bene che
le scoperte nel campo delle scienze naturali procedono per piccoli passi e,
come in un puzzle, ognuno può aggiungere una tessera, anche una sola, cosciente
che questo gesto aiuterà tutti ad avere una visione generale più aggiornata e
perciò più bella. Questo scambio di esperienze riesce particolarmente bene a
tavola, dove si evidenziano gusti molto semplici (di gran lunga meglio una
bruschetta con aglio e olio che caviale), ma guai se manca una buona bottiglia
di vino, genuino naturalmente! Perché, così afferma una massima del mio amico
Ettore: “E’ incontestabile che l’alcool sia un nemico temibile per l’uomo, ma
chi fugge davanti al nemico è un vile!”.
Per un naturalista i risultati di una ricerca non
costituiscono l’unico fine, in quanto egli non si emoziona solamente per
l’importanza delle sue osservazioni tecnico-scientifiche; i dati che raccoglie
e i misteri che svela sono sempre un connubio fra scienza ed etica, poesia e
filosofia, fra il godimento intellettivo e il piacere psicofisico di immergersi
negli ambienti naturali, ance se questi non sempre presentano aspetti
idilliaci. Si può a volte uscire
alquanto malconci da una spedizione, riportando punture di insetti, graffi di
spine, abiti lacerati e infine, stremati dalla fatica e, sovente, delusi per
non aver raccolti nessun dato. Eppure,
passati i primi istanti di sofferenza, si viene invasi da un’incredibile
soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di essere stati, se pure per poco
tempo, un tutt’uno con l’anima stessa della natura. La sensazione di averne
fatto parte e di aver instaurato un dialogo con gli elementi che la compongono
costituisce una gioia senza pari e sicuramente degna di tutti i sacrifici
vissuti.
Dopo tutte queste considerazioni, è logico
aspettarsi che la vita di relazione del naturalista presenti delle conseguenze
alquanto particolari. Egli è portato a vedere il mondo come dall’alto; tutto
ciò che lo circonda acquista una visione cosmica. Questa è un’affascinante
capacità che acquisisce studiando le piccole cose, a volte minutissime,
inserite in un ambiente più grande, ed è portato a veder il tutto soggetto agli
effetti di una immensa lente di ingrandimento. E sotto questa prospettiva vede
anche i grossi sconvolgimenti politico-sociali, le guerre, i disastri naturali,
fino alle piccola e a volte ridicole liti che avvengono fra vicini di casa.
Come ho detto prima è come se egli veda il tutto
dall’alto, ma non perché si sente superiore agli altri, questo proprio no! Il suo non è altro che un diverso “punto di
osservazione”, una specie di deformazione professionale, che gli permette di immaginare gli esseri
umani come se fossero formiche e li vede impegnati alla morte nel dannarsi
l’anima senza una valida ragione, mentre potrebbero vivere ben più sereni e con
un altro spirito che li potrebbe trasportare in una ben diversa dimensione dove
il tutto vive già di per sé in armonia, basta solo accorgersene. E questo, data
la sua profonda sensibilità, diventa per lui causa di grosse e angoscianti
afflizioni, Vede infatti il suo bel mondo sgretolarsi stupidamente e
inesorabilmente!
Le sua reazioni lo fanno passare per un individuo un
po’ strano, una specie di novella Cassandra che prevede modifiche del clima,
possibili aumenti di frane e inondazioni, aumenti di malattie a causa
dell’inquinamento, estinzioni di specie animali, ecc. E non è che sbagli le sue
“profezie” , almeno non mi pare, ma è il modo, forse un po’ troppo vivace e
personale di esporre i fatti, che lo rende piuttosto scomodo all’opinione
pubblica, la quale, conquistata com’è dai programmi televisivi con i suoi
giochi demenziali o da pseudo dibattiti che inducono a ritenere che il fare
quel che più aggrada sia sinonimo di libertà, non ha proprio nessuna voglia di
fare esami di coscienza, né tanto meno viene indotta a pensare ad una possibile
inversione di rotta del proprio stile di vita, unica via per evitare la
catastrofe ecologica che è alle porte.
E poi diciamolo francamente, non vorrete mica mettere
a confronto lo stile di vita di un v.i.p. con quello di un naturalista? Ma lo avete mai visto mentre striscia in
mezzo ai cespugli nel tentativo di fotografare un nido di calabroni o cosa
volete che si possa pensare di un uomo maturo che in mezzo a un prato insegue
con un retino una farfalla alla stessa stregua della protagonista di una famosa
filastrocca! E che fiducia si può concedere ad un individuo che perde giorni
interi a cercare un escremento di faina senza alcun successo o fare salti di
gioia perché ha trovato la tana di un tasso, o mentre cerca di nutrire un
piccolo di vipera somministrandogli un omogeneizzato con una siringa? Come si
può credere alle profezie di simili individui?
Però da parte mia posso dire che sicuramente non
sostituirei nessuna di queste persone della cerchia dei miei amici più cari, in
quanto mi hanno fatto capire, fra l’altro, che il naturalismo è un mondo veramente
a sé, colmo di tante piccole e grandi emozioni da non credere; un mondo dove
persino molte regole del comune pensare e dell’umano vivere vengono modificate
e riplasmate. Addirittura i proverbi, popolaresche espressioni notoriamente
colme di saggezza e di buon senso, a volte per un naturalista non valgono più;
ad esempio, tornare “con un pugno di mosche”, chiaro fallimento per chiunque,
per un ditterologo diventa un grande successo! E che dire di un tizio di mia
conoscenza il quale, per stabilire la dieta dei mustelidi, se ne va in cerca
dei loro escrementi? Per lui, sinonimo di successo è tornarsene a casa “con un sacco
pieno di m…!…”
(Guida al
riconoscimento della fauna e della flora nel sistema marino costiero
dell’Emilia-Romagna)
La casa editrice “La Mandragora” di Imola ha dato recentemente alle
stampe, poco oltre un anno fa (novembre 2005), una interessantissima opera di
quasi 300 pagine di ottima divulgazione scientifico-naturalistica. Nel libro
sono raccolte le immagini, con oltre 250 belle fotografie a colori, della fauna
e della flora del nostro litorale adriatico dal settore meridionale del delta
del Po al riminese, sia di ambiente sommerso (pesci, granchi, conchiglie,
cavallucci, ecc., e macro-alghe marine in senso lato) che di ambiente emerso
(uccelli di spiaggia e piante colonizzatrici delle sabbie dunose costiere).
Dopo le tradizionali voci “presentazione”, “introduzione”, ecc., il lavoro si
articola in una prima parte con capitoletti che trattano gli aspetti
morfologici del nostro sistema costiero, quelli chimico-fisici, quelli
eutrofici e anche i relativi fenomeni di mucillagine. Seguono, come parte più corposa dell’opera, 145 schede dedicate
ad altrettante specie animali e vegetali di stretto legame con il mare.
L’autore, il dr. Attilio
Rinaldi, è un naturalista e biologo marino ben noto anche a Ravenna e in tutta
la Romagna per avere ricoperto, anni fa, prima la carica di assessore
provinciale all’ambiente e dopo di responsabile delle ricerche marine con il
battello oceanografico “Daphne”. Passato poi a Roma a reggere l’ICRAM (Istituto
Centrale per le Ricerche Applicate al Mare), dal 1997 è presidente della
Fondazione “Cervia Ambiente” e da qualche anno anche direttore delle ricerche
del succitato battello “Daphne” e contemporaneamente responsabile di Ingegneria
Ambientale dell’ARPA presso la Regione Emilia-Romagna.
Scrive giustamente il prof.
Angelo Tursi dell’Università di Bari, presidente della Società Italiana di
Biologia Marina, nell’introduzione al volume, che “una guida naturalistica per
raggiungere un livello di efficienza deve rispettare dei criteri essenziali tra
cui una ricca iconografia, la semplicità del linguaggio, la correttezza
semantica delle parole usate, la capacità di suscitare l’attenzione del lettore
e di destare la sua curiosità nella ricerca naturalistica. Il testo può essere
usato in due modi diversi: per cercare di capire cosa, o meglio, chi sia
l’organismo rinvenuto o fotografato sott’acqua o sulla spiaggia; oppure, per
andare a ritrovare queste specie direttamente nel loro ambiente ed osservarle”.
E nel libro in questione tutti questi “criteri” sono pienamente applicati.
Così, libro in mano, se
andiamo a sfogliare qua e là tra le pagine emergono nomi noti come, tra le
conchiglie, rapana, scafarca, cannolicchio; o tra i pesci ghiozzetto, bavosa,
boga, gatta; o ancora, tra le piante delle sabbie dunali, carota di mare,
ruchetta marina, canna di Ravenna, olivello spinoso. Ma si leggono, per i meno
esperti, anche molti nomi sconosciuti che meriterebbero attenzione durante le
nostre escursioni negli ambienti marini. E le foto, di buona qualità, ci
stimolano in questa direzione, per vedere, per capire. Si tratta quindi,
concludendo, di una guida di notevole importanza, e la prima di questo tipo che
riguarda le coste della nostra regione, che per la sua semplicità e praticità
ci sentiamo di consigliare a tutti coloro che frequentano l’ambiente marino.
Ai miei complimenti
personali all’Autore si aggiungono qui quelli della Società per gli Studi
Naturalistici della Romagna, quest’ultima sempre ben felice di veder pubblicare
dei libri di buon livello scientifico-divulgativo come questo di Attilio
Rinaldi. E un grazie, a nome di tutti i naturalisti, va anche all’Editore che
ha mostrato disponibilità e sensibilità verso questa e altre sue pubblicazioni
di carattere naturalistico date recentemente alle stampe.
NOTA: il libro può essere richiesto a: Editrice “La
Mandragora”, Via Selice n. 92 – 40026 IMOLA (BO). tel. 0542-642747 Prezzo di copertina Euro 23,00.
Ettore
Contarini
Adriano Mattoni &
Giovanni Molari
fra sentieri e boschi della
Valmarecchia nella provincia di Rimini
Ha appena visto la luce (novembre 2006) un grosso volume di 671 pagine
dedicato alla flora spontanea della bassa Val Marecchia (Rimini). Ne sono
coautori due riminesi, il dr. Adriano Mattoni e il dr. Giovanni Molari,
entrambi appassionati da molti anni delle bellezze naturali di questa ampia
valle che scende all’Adriatico dagli alti balzi appenninici della Feltria, da
sopra Badia Tedalda e dai “poetici” Monti della Luna. Mi verrebbe da scrivere,
per riminiscenze poetico-letterarie, “che scende all’Adriatico selvaggio” di
dannunziana memoria … ma ora le nostre coste, e anche quelle abruzzesi del
poeta, sono divenute purtroppo ben altra cosa!
La ben strutturata opera
prende in considerazione una limitata parte della succitata valle, ossia quella
più bassa fino al mare, coincidente a livello amministrativo a quel settore
valmarecchiese ricadente nel territorio della provincia di Rimini. Quindi,
viene considerata la flora degli ambienti basso-collinari più caldo-aridi,
molto antropizzati rispetto alla parte medio alta submontana e montana della
valle: boschetti a roverella, vallecole aride a marne e sfasciumi litici di
natura varia, margini erbosi di strade, stradelle e sentieri, ma specialmente i
coltivi e i loro preziosi margini incolti.
Il volume, riccamente
illustrato con centinaia di belle foto a colori (anche a piena pagina, formato
centimetri 21 x 14), inizia, dopo la presentazione da parte della prof.ssa Anna
Graziosi Ripa, con una serie di capitoletti dedicati alle premesse, alla storia
della valle e dei suoi protagonisti, alla geologia, alle note relative alla
consultazione dell’opera, alle tavole sulla morfologia botanica. Poi, segue “il
cuore” del libro, la parte ovviamente più voluminosa (da pag. 32 a pag. 645),
rappresentato da 288 schede botaniche, una per specie, ognuna dotata di 1-4
foto. Il volume, molto accattivante già alla prima occhiata per la sua bella e
ricca iconografia a colori, si fa ancor più apprezzare con la lettura del testo
e con l’approfondimento. Ogni scheda presenta il nome italiano della pianta,
quello dialettale locale (dov’è stato possibile recuperarlo dal vernacolo della
valle), il nome scientifico latino binomiale e la famiglia di appartenenza. Poi
segue la descrizione morfologica, com’è in uso in questi casi, preceduta
dall’etimologia del nome latino; infine, le note sull’ambiente di crescita
della specie e anche qualche “consiglio gastronomico” per le pianticelle che
presentano motivo di essere usate in cucina.
Non è qualche svista banale,
cosa che avviene in qualunque lavoro dato alle stampe, a minare il valore
naturalistico/divulgativo di questo grosso volume che, al di là della Scienza,
ha il merito importante di far affiorare il forte amore per la floristica dei
due Autori. E a questo proposito, scrive giustamente la prof.ssa Graziosi
nell’introduzione che entrambi presentano la Valmarecchia “con passione ed
attenzione quasi affettuose”.
Ci congratuliamo con i due
curatori dell’opera (uno dei quali è anche nostro socio) per la bella
pubblicazione valida, tra l’altro, in larga misura anche per la parte
basso-collinare delle altre vallate romagnole.
Un unico biasimo: che il
libro non sia uscito, come avviene per molti lavori naturalistici che riguardano
il territorio romagnolo, sotto gli auspici della nostra Società; con il nostro
logo e magari una convenzione con gli Autori, si poteva far sì che l’opera
fosse ben più divulgata nell’ambito degli appassionati di Scienze Naturali.
Nota: il volume può essere acquistato richiedendolo
direttamente agli Autori (dr. Adriano Mattoni tel. 0541-731039). Prezzo di copertina
70 Euro
Ettore
Contarini
BIBLIOROMAGNA
[ (*) nostro socio]
(Vengono omessi i lavori
pubblicati sui nostri Quaderni di Studi
e Notizie di Storia Naturale della Romagna)
APPELLO AI SOCI: La rubrica Biblioromagna si propone di
segnalare tutte le pubblicazioni che in qualche modo riguardino l’ambiente
naturale della nostra Regione. Sappiamo che è una delle pagine più gradite ed
utili del nostro modesto Notiziario; aiutateci a tenerla sempre aggiornata !
I soci ci segnalino la
pubblicazione dei loro lavori, piccoli o grandi, su altre riviste o ci facciano
avere gli estremi di pubblicazioni di cui vengono a conoscenza. LA
COLLABORAZIONE DI TUTTI SARA’ INDUBBIAMENTE UN
VANTAGGIO RECIPROCO !
Botanica
Mattoni A (*) e Molari G., 2006, Le meraviglie della flora spontanea fra sentieri e boschi della Valmarecchia nella provincia di Rimini. Stampato in proprio: pp. 671
Simeone
S. , 2006, Il verde a Forlì - l’albero,
l’uomo, la città. ST.E.R.N.A. Forlì: pp. 320
Zoologia
Ceccarelli P.P. e Gellini S. , 2006 , Il falco pellegrino a Forlì. Museo Ornitologico Ferrante Foschi, Forlì: pp. 16
Palentologia
Ceregato
A. & Tabanelli C.(*) ,
2006 – Revisione della malacofauna di Rio Albonello. IV – Due taxa dimenticati
di Giuseppe Seguenza. Bollettino Malacologico, 42 (1-4): 33-37.
Giunchi
L., Rinaldi E. (*), Tabanelli C. (*)
e Morenta T. , 2006 – Considerazioni su Lepton subtrigonum Fischer, de Folin &
Pèrier ex Jeffreys ms., 1873 e Lepton lacerum Fischer, de Folin & Pèrier ex
Jeffreys ms., 1873 (Bivalvia: Leptonidae).
Bollettino Malacologico 42 (5-8): 85-91.
Varia
Tedaldi
G. , 2004, Emergenze naturali e varietà
biologica nelle colline forlivesi – atlante fotografico della biodiversità.
Comune di Meldola: pp. 12