NOTIZIARIO 1 / 2009 (N. 40)

Periodico semestrale – Febbraio 2009

Direttore responsabile Sandro Bassi

Sommario

Assemblea ordinaria annuale della Società

pag. 3

Il 5 per mille anche nel 2009

pag. 4

La Magnazza di Primavera

pag. 5

Serate naturalistiche di Via Cogollo

pag. 6

Passeggiate naturalistiche guidate

pag. 7

Mostra su Artide e Antartide

pag. 8

Riunioni del Consiglio Direttivo

pag. 8

Donazioni

pag. 8

Nuovi Soci

pag. 9

Il nostro sito internet

pag. 9

Elogio a Charles Darwin nel bicentenario
della nascita (1809 – 2009) (di Ettore Contarini)

pag. 10

Utile o dannoso ? (di Giorgio Pezzi)

pag. 26

Il trono della Marcona (di Pierluigi Stagioni)

pag. 28

ASSEMBLEA ORDINARIA DELLA SOCIETA’

L’Assemblea ordinaria annuale della Società, prevista dallo Statuto per il mese di aprile, si terrà in prima convocazione il giorno 16 aprile 2009 alle ore 18 ed in seconda convocazione

VENERDI’ 17 APRILE 2009 ORE 20.30

a Russi (RA) presso il Centro AQUAE MUNDI    via Mozambico, 5

Il Centro Aquae Mundi, dove già si sono svolte le assemblee sociali degli ultimi anni, si trova sulla strada che da Russi porta a Ravenna, in posizione ben visibile dalla strada principale, grazie ad una grande insegna luminosa. Sul retro c’è un ampio parcheggio.

Chi non potesse intervenire, può rilasciare delega ad un altro Socio, utilizzando il modulo da ritagliare. Si rammenta che ogni Socio può presentare al massimo due deleghe (Art. 13)

Ordine del giorno dell’assemblea:

Relazione sulle attività del 2008

Presentazione e votazione bilancio 2008

Programmi operativi per il 2009 e previsioni economiche

Relazione sullo stato dei Soci

Convalida nuovi Soci

Varie ed eventuali

______________________________________________________

DELEGA

Io sottoscritto/a ……………………………………………………………….

Socio/a della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, delego

………………………………………………………………………

a rappresentarmi nell’Assemblea ordinaria dell’Aprile 2009 .

Firmato …………………………………………………………….

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IMPORTANTE

ANCHE NEL 2009 !!

Come forse ricorderete, nella denuncia dei redditi c’è la possibilità, da parte dei contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alle associazioni non lucrative di utilità sociale e di ricerca indicando il codice fiscale dell’ente prescelto. Anche la nostra Società è iscritta nella apposita lista degli aventi diritto. Devolvere il 5 per mille è a costo zero per il contribuente; confidiamo che chi apprezza l’operato della nostra Società voglia aderire alla iniziativa anche quest’anno.

Nel 2008 per la prima volta abbiamo ricevuto un bonifico dal Ministero per l’importo di Euro 1305,16 relativo al 5 per mille del 2005 grazie ai nostri soci e simpatizzanti che ci hanno voluto ricordare nella denuncia dei redditi fatta nel 2006.

Non conosciamo ancora esattamente gli importi che ci verranno accreditati per il 2006 e il 2007 (non è arrivata ancora la comunicazione da parte del Ministero), ma sappiamo che ogni anno più di 40 soci o simpatizzanti si sono ricordati della nostra Società …..

Il nostro codice fiscale è: 90007670400

Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel modello 730.

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DOMENICA 22 MARZO 2009

48° incontro naturalistico romagnolo

"MAGNAZZA DI PRIMAVERA"

presso il ristorante ACQUA E VINO

a CAMERLONA di Ravenna, Via Reale, 63 tel. 0544.520046

 

Menu:

antipasto di crostini, bruschette, affettati
tris di primi (cappelletti al ragù, "strozzapreti" panna-spinaci-speck, tagliatelle ai porcini)
grigliata (castrato, salsiccia, braciola di maiale, ecc.)
patate al forno, verdure grigliate e gratinate
bis di zuppa inglese e mascarpone, caffè e digestivo

e … naturalmente … ACQUA E VINO


PREZZO

CONCORDATO

EURO

25,00

p Programma:

ore 10.30 … in avanti: Ritrovo presso il Ristorante -

ore 12.30 Ci si siede a tavola e si mangia …..

Dopo il pranzo, chi vorrà fare una interessante passeggiata digestiva potrà visitare la Riserva Naturale della Villa Romana di Russi, con la guida di colui che più di tutti si è adoperato per salvarla e proteggerla : il nostro socio Davide Emiliani.

Prenotazioni:

tassativamente entro MERCOLEDI 18 MARZO

- e-mail ssnr@libero.it 

- telefonare a Semprini o Pederzani, Contarini, Bendazzi, ecc.

- scrivere alla Società : C.P. 143 - 48012 Bagnacavallo

Come trovare il Ristorante

La Via Reale è la S.S. 16 Ravenna - Ferrara. La località Camerlona si trova tra Ravenna e Mezzano, a circa 3 Km da Ravenna. Venendo da Ravenna, il ristorante si trova sulla destra.
Dal raccordo autostradale, per chi viene da Bologna, ci si immette sulla SS 16 quando si vedono le indicazioni per Ferrara dopo il cavalcavia. Per chi viene da Rimini, Cesena o Forlì, percorrere la circonvallazione di Ravenna (attenti alle buche sulla strada!) andare sempre diritti in direzione Ferrara, facendo attenzione alla località Camerlona.

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Serate Naturalistiche di Via Cogollo

Proseguono anche questa primavera le serate in Via Cogollo, tutti i primi martedì del mese (salvo festivi). Ricordandovi l’inizio per le ore 21:00 ecco le prossime:

Martedì 3 marzo 2009
Con la testa tra le stelle - a cura di Pierluigi Stagioni.

Martedì 7 aprile 2009
Sfida nel vuoto (salite in roccia) - a cura di Luigi Dal Re.

Martedì 5 maggio 2009
La chimica in agricoltura - elementi per capire cosa finisce nell'ambiente e nel piatto - a cura di Davide Dradi.

Martedì 9 giugno 2009
Appunti sulla diversità biologica - a cura di Davide Emiliani.

Le serate saranno allietate da vino, ciambella, e/o mangiarini vari. I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per causa di forza maggiore, senza preavviso.

Come raggiungere il posto

Dalla SS 16 (Reale): venendo da Ravenna, a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato di Villanova per circa 800 m, poi svoltare a ds. per via Cogollo, direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Dalla SS 253 (S.Vitale): percorrendola in direzione Ravenna Bagnacavallo, svoltare a ds. subito dopo il ponte sul Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa 3 Km, quindi deviare a sn. in direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Da Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sn. al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa di fronte a trav. Zorli (3^ strada a ds.) dopo circa 4 Km da Bagnacavallo.

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PROSEGUE LA NOSTRA INIZIATIVA PER

PROMUOVERE LA CULTURA NATURALISTICA

PASSEGGIATE NATURALISTICHE GUIDATE
Si tratta di escursioni durante le quali alcuni nostri soci esperti illustreranno gli aspetti più salienti delle presenze geologiche, botaniche e faunistiche delle località attraversate. Sono aperte ai soci, ai loro familiari ed amici. Ecco il calendario per la primavera.

- Domenica 3 maggio – Duna della Riserva del Bevano e Pineta di Cervia
Ritrovo alle ore 9.30 in Via Marco Polo, la strada verso il mare dell'ultima rotonda nord di Lido di Classe.
Passeggiata nella Pineta litoranea della Riserva, uscita in spiaggia per vedere la duna e la sua vegetazione pioniera, poi in auto fino alla Pineta di Milano Marittima con la sua ricca flora e una rara duna fossile. Il termine della visita é previsto per le 12.30 - 13.

- Domenica 24 maggio – Escursione di una giornata alle "Ripe toscane" e Pian del Grado
Ritrovo alle ore 10.30 in località "Lago" di Corniolo (ultimo abitato dopo Corniolo e prima dell'inizio della salita verso Campigna).
Il sentiero si snoda fra boschi misti, radure e scarpate della Marnoso-arenacea fino al paesino di Pian del Grado (dislivello 350 m). E' possibile una variante all'itinerario per il ritorno.
PRANZO AL SACCO.

- Domenica 7 giugno – Salita ai Monti Gemelli
Ritrovo alle ore 10.30 a Premilcuore, all'altezza del ponte sul Rabbi.
Spostamento in auto fino all'attacco del sentiero n. 319, salita fino ai monti Gemelli (dislivello di circa 700 m) con attraversamento di diverse interessanti tipologie di rimboschimenti a conifere.
PRANZO AL SACCO.

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NOTIZIE

Mostra su Artide e Antartide

In un periodo compreso fra gennaio e febbraio di quest'anno la nostra Società ha sponsorizzato a Forlì un'importante mostra scientifica dedicata a: "Artide e Antartide - La ricerca italiana ai poli".
Allestita dal Museo Antartico Italiano, l'esposizione illustrava le principali caratteristiche degli ambienti polari ma soprattuto l'attività che si svolge nelle due basi nazionali antartiche.
I nostri soci hanno fattivamente collaborato al montaggio, alla sorveglianza e soprattutto ad illustrarne i contenuti alle numerose scolaresche in visita; dalle analisi delle carote di ghiaccio che ci forniscono notizie sui cambiamenti climatici in atto, alle indagini sul buco dell'ozonosfera, alla ricerca sui meteoriti che i ghiacci perenni di quel desolato continente conservano e ci restituiscono in notevoli quantità.
La mostra ha visto anche due eventi collaterali: uno ha visto la presenza di ricercatori che hanno raccontato le loro esperienze ed i risultati conseguiti durante le missioni polari ed un collegamento in videoconferenza con la base Concordia, che si trova in prossimità del Polo Sud. Un secondo convegno era incentrato sulla figura dell'esploratore polare forlivese Silvio Zavatti (1917-1985).

Riunioni del Consiglio Direttivo

Il Consiglio Direttivo si riunisce di norma tutti i terzi martedì del mese nella casa di Via Cogollo.

Donazioni

Nel 2008 abbiamo ricevuto donazioni dai seguenti soci (in ordine alfabetico):
Bertaccini E., Bosi G., Comune di Meldola, Contarini E., Guidi M., Neri P., Pederzani F., Pierotti H., Raffone G., Rinaldi E., Rivalta G., Simoncini P., Strocchi A., Tabanelli C..
Una generosa donazione ci è pervenuta anche da un anonimo simpatizzante di Bagnacavallo, che non è nostro socio ma evidentemente apprezza le nostre attività.

Nuovi soci

PARTE OMESSA NELLA VERSIONE ON LINE PER PRIVACY

Il nostro sito internet

In seguito ad un conflitto con altra società informatica, il provider Linknet (Wicom) si è visto oscurare i siti dei clienti, tra cui la nostra Società, nel periodo 1-15 novembre 2008. Con un "hosting" di fortuna la Linknet ha potuto ripristinare il nostro sito, ma non ha potuto ripristinare la possibilità di aggiornarlo periodicamente. Perciò il sito www.linknet.it/ssnr è congelato nella situazione di fine ottobre 2008. Stiamo cambiando fornitore e con l’occasione sarà registrato un sito a nostro nome www.ssnr.it con relative caselle di posta elettronica. Quando l’operazione sarà conclusa, i Soci saranno informati con una Newsletter. Ci scusiamo per l’inconveniente. Per saperne di più sulla questione visitate il sito :
http://www.wicom.it/documenti/atto_citazione1.html

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ELOGIO A CHARLES DARWIN

NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA (1809-2009)

Di Ettore Contarini

Come in tutti i settori dello scibile umano, anche nel campo della Scienza sono emersi dalla massa uniforme dei contemporanei del loro secolo dei personaggi creativi e di straordinarie capacità intuitive che ancor oggi brillano nel tempo impervi a ogni sorta di offuscamento. Anzi, più passano i secoli e più ci rendiamo conto di quanto ingegno, come si usa dire, era concentrato nei loro cervelli e di quanta tenacia erano dotati nel perseguire i loro studi e le loro ricerche. Dal Cinquecento, ad esempio, esce irruente Leonardo Da Vinci, il "genio" per antonomasia, inventore e innovatore a 360°, dalle scienze all’arte, dai sistemi meccanici civili di ogni sorta alle macchine belliche. Dal Seicento prorompe con forza Galileo, con il cannocchiale puntato verso l’alto, a ricordarci ancor oggi come stanno veramente le cose lassù. Dal Settecento balza fuori Linneo a inventare la sistematica degli esseri viventi ancor oggi universalmente accettata. Nell’Ottocento/Novecento è un susseguirsi di scienziati di grande valore ognuno dei quali, e sarebbe lungo elencarli, ci ha spalancato le porte a un settore innovativo poi divenuto base essenziale per ulteriori studi, fino alle grandi teorie di Einstein. E tutto questo solo per portare qualche limitativo esempio. Uno di questi grandi uomini, che cade nel XIX secolo, è Darwin, il cosiddetto "padre" della teoria dell’evoluzione negli esseri viventi.

Charles Robert Darwin nacque nella cittadina inglese di Shrewsbury (a nord di Birmingham) il 12 febbraio 1809. Quinto di sei figli, il padre Robert Darwin era il medico del paese ben noto e stimato per la sua professione, e la madre Susannah Wedgwood.

Fin da ragazzino di prima età scolare Charles dimostrò sensibilità spiccata e curiosità verso le discipline scientifiche in generale. Tali sue attitudini lo portarono presto a una prima grande emozione culturale allorché a scuola ebbe l’occasione di leggere un famoso libro inglese di quei tempi dal titolo "The Natural History of Selburne", del naturalista precursore Gilbert White oggi considerato uno dei padri fondatori della moderna Storia Naturale. Il giovane Darwin ne restò talmente affascinato che si buttò anima e corpo, nei momenti fuori dalla scuola, a collezionare tutto quello che gli capitava sottomano: rocce, minerali, coleotteri, farfalle. In questa fervida emulazione del suo mitico autore non trascurò l’osservazione degli uccelli e delle piante andando a passeggiare nelle campagne intorno al paese con lo spirito giovanile dell’esploratore di terre ignote. Avvenne, insomma, la stessa emozionante esperienza culturale ed esistenziale che accadde piacevolmente a noi giovani entomologi, in quest’ultimo dopoguerra, quando ci capitò religiosamente per le mani il bellissimo libro illustrato "Caccia grossa tra l’erba".

Al termine del ciclo delle scuole primarie, la famiglia iscrisse il ragazzo alla rinomata scuola, sempre a Shrewsbury, diretta dal dottor Butler, dove fu naturalmente diligente alunno, dalla matematica alla geometria, dalla chimica alle amate scienze naturali, mentre non riusciva ad essere molto coinvolto dagli studi umanistici e dagli autori classici antichi. Nel tempo libero continuava a collezionare reperti naturalistici di ogni tipo e a fare, insieme al fratello maggiore Erasmus, degli esperimenti di chimica elementare. A questo proposito è giunto a noi un simpatico aneddoto biografico: i due ragazzi furono costretti a continuare i loro esperimenti in giardino, nel capanno degli attrezzi, lì relegati minacciosamente dal padre Robert che più non sopportava che i nauseabondi odori gli appestassero l’intera casa. Tant’è che il giovane Charles si ritrovò con il soprannome di "Gas". Ma già due anni prima di completare il ciclo secondario di studi locali, ritenendo il figlio culturalmente maturo per la sua età, a 16 anni il padre lo iscrisse alla Facoltà di Medicina presso l’Universtià di Edimburgo. Benchè versato per le materie scientifiche, riportano le sue biografie che "il disgusto per la dissezione e la rozzezza della chirurgia dell’epoca" lo fecero ben presto lasciare questi studi. Era il 1827; egli aveva appena 18 anni. Il padre, che chiaramente sperava di inserire un altro prestigioso medico in famiglia che lo coadiuvasse e che ne continuasse in futuro la brillante carriera, ne rimase non poco deluso. Ma il giovane, tenace e irrequieto, aveva ormai scelto una sua strada nella vita attratto com’era da anni dagli studi scientifici. Egli cominciò così a seguire, sopportato pazientemente dalla famiglia, le "Letture di Ornitologia" dello studioso e ornitologo americano Audubon, famoso ai suoi tempi anche come raffinato pittore di uccelli, e iniziò anche a uscire spesso in barca con i pescatori del porto di Newhaven. Con loro frequentò vari ambienti litoranei, tra cui gli stagni costieri. E mentre i pescatori qui raccoglievano per mestiere le ostriche, il giovane Darwin svolgeva diligentemente le sue prime indagini biologiche sulla vita nelle acque stagnali, con la solita grande passione che lo incitava continuamente. Tali ricerche sulle acque locali furono poi l’argomento della sua prima relazione scientifica che avvenne di fronte agli studenti di un istituto scolastico di Shrewsbury. Qui incontrò Robert Edmund Grant, uno studioso naturalista di formazione Lamarkiana, che non poco in quel periodo lo influenzò con le sue teorie. Nello stesso tempo, però, al di là del sempre benvenuto apporto di opinioni diverse a sostegno della sua cultura scientifico/naturalistica generale, già da allora il giovane Darwin manteneva una sua indipendenza di opinione quasi ad attendere che i tempi maturassero "per dire la sua".

Ma, a questo punto, il padre intervenne di nuovo. Dopo il fallito tentativo di fare del figlio un onorato medico e alquanto preoccupato per il vivere del ragazzo un po’, ai suoi occhi, da sbandato, la sua ormai malcelata insoddisfazione per come volgevano le cose lo fecero decidere d’imposizione di iscrivere Charles, nel 1928, al Christ’s College di Cambridge… sperando in una sua eventuale, inserendosi nell’ambiente religioso, carriera ecclesiastica. I conti del padre, però, anche stavolta non tornarono. Il giovane, comunque, frequentò e terminò l’intero corso di studi, di livello universitario, benché applicandosi lo stretto necessario per superare gli esami. Insomma, come si usa dire oggi: massimo rendimento con il minimo sforzo! Tutto ciò anche perché a Cambridge ebbe l’occasione di incontrare molte personalità della scienza che, a fianco degli studi ufficiali nel college, lo incentivarono a studiare tenacemente varie discipline naturalistiche. Ormai la via era tracciata e le scelte erano fatte. In quegli anni conobbe William Whewell, grande scienziato e naturalista versatile, e il botanico ed entomologo di fama John Stevens Henslow. Quest’ultimo, con cui Darwin intrecciò un ottimo rapporto di amicizia, oltreché verso l’ulteriore studio dell’entomologia lo indirizzò, con l’appoggio incoraggiante anche del cugino William Darwin Fox, verso altri settori della cultura naturalistica. Intanto, per conto suo, il giovane Charles leggeva appassionatamente i libri di altri grandi naturalisti dell’epoca, da Herschel allo scienziato/esploratore von Humboldt. Così, egli seguì parallelamente ai corsi del college universitario altri studi, in particolare di geologia che aveva cominciato ad affascinarlo sempre di più, e nel 1831, terminati gli studi stessi in quella città, si mise al servizio come aiutante del noto geologo Adam Sedgwich con il quale lavorò intensamente ai rilievi stratigrafici nel Galles del Nord.

Ma la grande occasione della sua vita stava per arrivare: un viaggio di 5 anni in mezzo mondo e in particolare con il periplo attorno a larga parte delle coste del Sud America. Raccomandato dall’amico Henslow per un posto da accompagnatore e aiutante scientifico del capitano Robert Fitzroy, comandante della nave H.M.S. Beagle, l’irrequieto e ormai irrefrenabile giovane Darwin si imbarcò sul brigantino con tutta la sua irruenza di giovane studioso assetato di vedere e capire. Era il settembre 1831.

Fig. 1 – Il viaggio del Beagle.

La partenza col vascello, per una spedizione cartografica di ben 5 anni, fu premonitrice del concepimento della teoria dell’evoluzione che proprio durante il viaggio pian-piano maturò nella mente del giovane scienziato. Oltre agli studi previsti, su terre ancora in gran parte da esaminare, di geologia, paleontologia e cartografia delle coste, il lungo viaggio ricco di soste permise a Darwin l’incontro e il confronto, in base alla preparazione naturalistica che egli si era tenacemente costruito in un decennio di intensi studi, con un’enorme quantità di organismi, viventi e fossili, in larga parte sconosciuti. Cosicché egli ebbe modo di raccogliere, con accurati e metodici prelievi, un gran numero di campioni da portare alla fine in Inghilterra. Gran parte del materiale, a viaggio terminato, fu poi donato al British Museum di Londra e già di per sé, sebbene ancora da studiare e da determinare, rappresentava per quell’epoca uno straordinario e prezioso contributo scientifico.

Darwin visitò nel lungo percorso marino le Isole di Capo Verde, le Isole Falkland, larga parte delle coste del Sud America (scopo principale della spedizione), le Isole Galàpagos (che lo colpirono profondamente per la loro varietà biologica) e infine l’Australia (Fig. 1).

Cinque anni dopo, com’era stato programmato (1836), ecco il ritorno in Inghilterra con casse su casse dell’enorme quantità di materiale prelevato da cento posti diversi. E mentre egli ritornava così alla vita inglese e agli studi in molteplici direzioni, la sua fervida mente continuava a lavorare alacremente sui tanti "perché" che non avevano trovato risposta durante il viaggio. Il germe di qualcosa di importante c’era già. Le considerazioni e le valutazioni si accavallavano. E mentre i complessi pensieri lo stimolavano allo studio diretto di animali, piante, fossili, la sua mente tornava anche alla cultura scientifica che egli si era fatto negli anni prima del viaggio sul Beagle. In particolare, egli tornò a rileggere un saggio di Thomas Malthus del 1798, in pieno Illuminismo, sul concetto di popolazione e problemi attinenti. Quasi contemporaneamente, nella primavera del 1837, gli ornitologi del British Museum gli comunicarono, dopo aver attentamente studiato gli uccelletti da lui raccolti alle Galàpagos, che sorprendentemente si trattava di un gruppo di specie della subfamiglia Geospizina, facenti parte della famiglia dei fringuelli, dalle forme e dai costumi differenti secondo l’isola di provenienza dell’arcipelago (per aspetto, abitudini di vita, dieta alimentare, ecc.) ma nel contempo piuttosto simili per affinità biologica e morfologica. Insomma, sembrava una contraddizione: simili ma differenti. Ciò era stato notato dallo stesso Darwin, sempre per le Galàpagos, riguardo alle grosse tartarughe che popolavano l’arcipelago. Inoltre, notò "strane" somiglianze tra i fossili e le specie viventi della stessa area geografica, in più terre lungo il percorso effettuato col Beagle. Ormai non potevano più considerarsi solamente idee fantasiose: le prove materiali erano lì, sottomano. Le specie non erano dunque stabili nel tempo, immote, intoccabili se non (forse) da Dio, ma si adattavano alle condizioni ambientali. Detto così, oggi, sembra una banalità. Ma a quei tempi fu una vera rivoluzione. Tutte queste considerazioni innescarono nella mente di Darwin una complessa catena di considerazioni che portò, in silenzio, a una prima formulazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Egli azzardò anche l’ipotesi, come per i fringuelli, che le enormi tartarughe di quel "cantiere evoluzionistico" che era l’arcipelago in esame, differenti ma non troppo da isola a isola, avessero avuto un unico, antico, progenitore da cui, per isolamento e successivo adattamento ad aree diverse, da una sola specie se ne fossero evolute una serie in raggiera sistematica da un ceppo comune.

La preparazione scientifica di Darwin ampia ed elastica, che spaziava dalla botanica alla zoologia, dalla geologia alla paleontologia, gli permetteva di affinare la sua innovativa teoria mettendola in sintonia, ad esempio, con i principi di geologia di Charles Lyell, o con il già citato saggio sui princìpi della popolazione di Thomas Malthus. In quest’ultima opera, letta e riletta attentamente da Darwin, si giungeva perfino a teorizzare il concetto di disponibilità delle risorse alimentari come elemento incisivo nella consistenza numerica degli individui delle popolazioni animali. Quindi, dei concetti straordinariamente moderni. Così, egli scrisse gli "Appunti sulla trasformazione della specie", lavoro che lo impegnò a lungo poiché, ben consapevole dell’impatto che la sua teoria avrebbe avuto nel mondo scientifico e specialmente in quello sociale/religioso, non voleva esporre il fianco a feroci critiche e anatemi per errori che si potevano evitare. Indagò ampiamente per questo, anche se l’aspetto è poco noto al grande pubblico ancor oggi, pure nell’ambito dell’evoluzione forzata degli animali domestici, contattando selezionatori di vari gruppi zoologici di allevamento; fece esperimenti personalmente con colombi e altri animali. Nel 1842, a 33 anni, abbozzò già con una certa cura la sua teoria e due anni dopo, nel 1844, cominciò a redigere un grosso saggio di 240 pagine nel quale le sue idee innovative erano esposte in modo più ampio e articolato. Continuò per anni, sempre supportato da nuove informazioni che raccoglieva a 360°, a perfezionare la sua opera. Finché, nel 1858, decise di presentare il libro alla Linnean Society di Londra.

Ma mentre lavorava alla teoria dell’evoluzione, opera che senz’altro egli considerava la più importante, il giovane Darwin (Fig. 2) aveva pubblicato anche altri lavori.

Fig. 2 – Charles Darwin in un ritratto ad acquerello di George Richmond sul finire degli anni trenta del XIX secolo.

Innanzitutto, vide la stampa la "Zoologia del viaggio sul Beagle", in 5 volumi, tra gli anni 1839 e 1843. Poi, un lavoro sulla spiegazione di come si formano gli atolli corallini. In questi anni egli tenne anche una fitta corrispondenza epistolare con vari studiosi tra i quali vi era pure Alfred Russel Wallace, che si occupava parallelamente a Darwin di problemi evoluzionistici. Wallace, nel giugno 1858 proprio mentre Darwin stava, dopo anni di "limature" della sua teoria per presentare l’opera alla Società Linneana di Londra, gli espose una propria teoria sui perché delle modifiche evolutive nei viventi. Ma Darwin, convinto di essere sulla strada giusta, non modificò le sue opinioni e il 1° luglio 1858 comunicò ufficialmente le sue scoperte con il titolo "Riguardo all’origine della specie per mezzo della selezione naturale". Nella stessa seduta della Società fu presentata e letta, con debole consenso da parte della platea degli studiosi, anche una comunicazione scientifica sull’argomento di Wallace. L’interesse che si puntò sulla teoria darwiniana fu vasto, un vero successo. Quando un anno dopo, 1859, uscì il libro dal titolo semplificato "L’origine della specie" (Fig. 3), questa prima edizione di 1250 copie andò esaurita in soli due giorni!


Fig. 3 – Il frontespizio dell’edizione del 1859 de L’origine delle specie.

In seguito a questo apprezzatissimo libro Darwin scrisse varie opere successive, sviluppando anche temi nuovi o appena accennati nel lavoro precedente. Ad esempio, pubblicò "La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico". Egli è rimasto famoso per gli studi sulla selezione degli esseri viventi in condizioni naturali; ma non è altrettanto noto e apprezzato il suo intenso lavoro svolto in anni e anni di assidue ricerche sulla selezione dei vegetali coltivati e degli animali domestici in allevamento. Nelle campagne inglesi, a metà dell’Ottocento, erano in corso importanti selezioni in senso moderno delle razze e varietà di bovini, ovini e suini di interesse economico o, come avviene ancor oggi per cani, gatti, colombi, ecc., semplicemente per motivi estetici. Egli considerò, in partenza, il fatto che in cattività i riproduttori non venivano scelti in base al prevalere nell’ambiente del più forte, come avviene in natura, bensì per scelta artificiale dovuta agli interessi dell’uomo. L’opera degli allevatori di ogni tipo di animale divenne così motivo di attenta considerazione da parte sua, con valutazioni delle procedure di selezione messe in atto che possono essere considerate le prime riflessioni scientifiche scritte su quello che oggigiorno viene chiamato "miglioramento genetico" negli allevamenti animali.

In un successivo libro "L’origine dell’uomo e la selezione sessuale" Darwin aggiunse alla ormai nota selezione naturale già presentata in altri scritti anche la selezione sessuale. Quest’ultima era dovuta secondo lui alla cosiddetta "scelta femminile", e in certi casi anche maschile, che porta l’altro dei due sessi a sviluppare caratteri sessuali secondari abnormi e in apparenza in netto contrasto con la tendenza alla semplificazione che ogni organismo vivente adotta per migliorare la sua stabilità di sopravvivenza. Ma Darwin fu anche il geniale precursore, un secolo prima, della moderna etologia. Nel suo libro "L’espressione delle emozioni negli animali e nell’uomo" egli, da attentissimo osservatore, abbozzò infatti per la prima volta nella storia delle scienze lo studio del comportamento animale. La sua opera più voluminosa, del 1868, raccolse le sue immense esperienze fatte sul campo e fu "La variazione delle piante e degli animali in condizioni di domesticità". Altre pubblicazioni minori seguirono fin oltre il 1880.

Fin qui è stato sommariamente tracciato il profilo sintetico di Charles Robert Darwin come scienziato. Riguardo alla sua vita privata invece vi è da registrare innanzitutto che nel 1839, all’età di 30 anni, si sposò. Egli prese in moglie una sua cugina, Emma Wedgwood, ricca borghese proveniente da una nota famiglia di fabbricanti di vasellame. Dopo qualche anno vissuto a Londra, la coppia si trasferì nel Kent in una agiata residenza chiamata Down House. Darwin ebbe ben 10 figli, 3 dei quali morirono piccoli, ma si può dire che, a differenza delle esistenze estremamente travagliate di molti altri grandi personaggi, egli condusse una vita tranquilla nella piacevole campagna inglese, specialmente poi nella seconda parte dei suoi anni (Fig. 4). Amava effettuare passeggiate a piedi o a cavallo e le serate le trascorreva in famiglia con Emma e con i figli.

Fig. 4 – Charles Robert Darwin in età matura.

Sempre nel 1839, l’anno del suo matrimonio, essendo egli già molto apprezzato per l’intenso lavoro scientifico svolto durante il lungo viaggio sul Beagle, divenne membro del Royal Society. Nel 1870 entrò come socio onorario nella Società Geografica Italiana e nel 1878 fu accolto ufficialmente dalla Accademie des Sciences di Francia. Morì, dopo un non lungo periodo di deperimento il 19 aprile 1882 e ricevette gli onori dei funerali di Stato inglesi. Fu sepolto nella Abbazia di Westminster, nientemeno che accanto a Newton

Nonostante le pesanti critiche (Fig. 5) e le dure opposizioni dogmatiche da parte di settori sociali e religiosi (vedi, ad esempio, le violente battaglie tuttora in atto negli U.S.A. tra evoluzionisti e creazionisti) e le marginali modifiche a cui la teoria dell’evoluzione naturale è andata logicamente incontro, le profonde e geniali intuizioni darwiniane sull’argomento sono tuttora alla base dello studio della vita e della sua evoluzione globale.


Fig. 5 – Raffigurazione sarcastica dell’uomo che discende
dalla scimmia con le sembianze di Darwin.

La sola parte lacunosa di un certo rilievo risulta essere la mancanza di conoscenze dei meccanismi dell’ereditarietà genetica. Ma gli studi di un altro grande scienziato, Gregor Mendel, ai tempi di Darwin non erano ancora stati resi noti e pubblicati, nonostante esistessero da anni. Peccato. Strana sorte, per aprire una parentesi collegata a Darwin, quella di Mendel. Nato nella Slesia cecoslovaccanel 1822, e morto nel 1884, era quindi praticamente un contemporaneo di Darwin. E anche Mendel tenne rapporti con molti altri studiosi del suo tempo, senza però che i suoi importantissimi studi venissero presi in considerazione. Tant’è che egli, profondamente deluso, nel 1868 accettò di venire nominato abate in un convento, cessando così ogni attività di ricerca scientifica. Soltanto nel 1900 Hugo De Vries e altri riscoprirono il suo lavoro e le sue deduzioni procurandogli giustamente la fama che in vita gli era stata tristemente negata.

Anche Darwin, quindi, era rimasto all’oscuro di queste importantissime ricerche avvenute proprio nel suo tempo (1845-1865 circa).

Alcune considerazioni meritano ora di essere fatte sui delicati rapporti tra Darwin e la fede cristiana anglicana. Egli era cresciuto in un ambiente famigliare indubbiamente anticonformista, con vari membri che potrebbero oggi venir definiti come "liberi pensatori"; quindi lontani dai conformismi paesani e da credenze religiose inquadrabili nelle forme convenzionali. Da giovane, e in particolare da studente, la sua fede era genuina ed egli non dubitava della verità che la religione gli proponeva. D’altronde, aveva frequentato la scuola anglicana di Shrewsbury e a Cambridge aveva studiato teologia per divenire prete. Anzi, le argomentazioni teologiche di William Paley, ossia il concetto religioso del "finalismo" (qualunque cosa esistente in natura ha un fine predeterminato), in quel periodo si applicavano coerentemente all’idea secondo la quale il grande progetto della natura dimostrerebbe già di per sé l’esistenza di Dio. I dubbi cominciarono a sorgere sempre più insistenti, e in contrasto con la cultura religiosa fino ad allora abbracciata, durante il viaggio sul Beagle. Dall’impatto con le osservazioni dirette in natura e con nell’anima la nascente teoria che la specie non è immutabile ma un’entità dinamica, cresceva sempre più il divario con la visione di Paley di un progetto benefico e sereno dei meccanismi naturali. Competitività, aggressività, sopraffazione nei rapporti tra gli animali, allo scopo di eliminare i più deboli dagli equilibri della natura, non offrivano più ai suoi occhi quella visione arcadica del mondo e della vita che fino ad allora gli era sembrata accettabile. Negli anni che seguirono, sia sul Beagle che al ritorno in patria, egli restò religioso prevalentemente soltanto nel considerare la Bibbia come un modello morale a cui tutti si sarebbero dovuti riferire per modellare i loro comportamenti ma vedeva le storie del Vecchio Testamento "false e inaffidabili". Al suo ritorno in Inghilterra dopo il lungo viaggio, Darwin meditò profondamente, alla luce delle complesse esperienze scientifiche vissute, sui rapporti tra scienza, filosofia e fede. Al centro delle sue riflessioni vi era, come un chiodo fisso, la trasmutazione della specie nel tempo. Consapevole che vari suoi amici e colleghi naturalisti ecclesiastici avrebbero ritenuto la sua teoria una terribile eresia che andava a minare tutti gli equilibri del mondo, compreso quello sociale, doveva di conseguenza comportarsi con molta prudenza. Tra l’altro, le sue idee "rivoluzionarie" sarebbero giunte alla Chiesa Anglicana in un difficile momento in cui essa si trovava già fortemente attaccata da più parti dai dissidenti radicali e dagli atei. Così Darwin preferì saggiamente, per il momento, sviluppare segretamente le sue teorie sull’evoluzione, lontano dalle polemiche immediate che prevedeva. In quel periodo egli scrisse della religione, sebbene credesse ancora in un Dio supremo regolatore dell’universo, come di "una strategia sociale di sopravvivenza tribale". La sua fede continuò così con gli studi e con gli anni a deteriorarsi sempre di più finché, con il dolore per la morte della piccola figlia Annie, nel 1851, la perse del tutto. Continuò, comunque, a sostenere ed aiutare in vario modo per "dovere sociale" la Chiesa locale, anche con lavori in parrocchia; ma di domenica, mentre il resto della famiglia andava alla messa festiva, lui preferiva fare una meditazione esistenziale passeggiando in campagna. Tantoché quando, in età avanzata e già celebre per i suoi libri, gli fu chiesto delle sue convinzioni religiose, scrisse che non si era mai considerato nella vita un ateo, nel senso di negare nettamente l’esistenza di Dio, ma che "un agnostico sarebbe la più corretta descrizione del suo stato mentale". Come già era accaduto per il nonno Erasmus Darwin, dopo la sua morte vennero fatte circolare ad arte delle voci (o addirittura cose scritte, come "La storia della Signora Speranza") completamente inaffidabili da parte di gruppi e associazioni di cristiani integralisti che sostenevano che Charles Darwin sul letto di morte si fosse convertito. Lo scopo era chiaramente quello di dimostrare che anche questi personaggi "eretici", benché all’ultimo momento, si erano pentiti delle loro posizioni e Dio aveva come sempre trionfato. Ma tutte queste asserzioni fasulle furono poi smentite dai figli stessi prima di tutto, che avevano assistito il padre nell’estremo passo, e dagli storici e biografi. Recentemente la Chiesa Anglicana si è scusata ufficialmente per non aver compreso la teoria dell’evoluzione di Darwin e il grande messaggio sulla vita da essa portato agli uomini.

Carlo appare evidentemente, tra i grandi naturalisti del Settecento/Ottocento, un nome fortunato. Se un secolo prima Carlo Linneo aveva genialmente spalancato le porte con il suo razionale sistema di nomenclatura binomiale alla sistematica moderna, Carlo Darwin ha portato con le sue straordinarie intuizioni la grande verità dell’evoluzione degli esseri viventi. In pratica contemporaneamente, come si è visto, un altro grande studioso, anche se questa volta non si chiamava Carlo, aprì la strada con i suoi esperimenti sui vegetali alla genetica: Gregor Mendel. Insieme, questi tre grandi personaggi, a cavallo di due secoli, ci hanno donato con le loro capacità intuitive le basi delle Scienze Naturali moderne e dello studio della vita sulla Terra.

Ritornando a Darwin per le ultime considerazioni conclusive, bisogna riconoscere che l’influenza sui posteri è stata enorme. Se l’uomo oggi può osservare il mondo con occhio ben diverso rispetto all’epoca vittoriana, senz’altro uno dei principali artefici di questo profondo cambiamento è stato proprio lui, il grande Charles Darwin.

I motivi per affermarlo sono ben riassunti da Ernst Mayr – "L’influenza di Darwin sul pensiero moderno" (Le Scienze, n. 385, pagg. 73-78):

Il darwinismo, rigettando ogni fenomeno e causa soprannaturale e utilizzando strumenti di indagine materialistici, entra in conflitto con il pensiero dell’uomo occidentale precedente alla pubblicazione delle opere di Darwin e non è più necessario ricorrere ad un Dio creatore.

Il darwinismo mette in luce le lacune presenti nel modello dei cosiddetti tipologi che sostenevano l’immodificabilità del mondo biologico.

Le teorie della selezione naturale consentono di mettere in discussione le argomentazioni finalistiche che sostenevano che qualunque cosa presente in natura avesse un fine predeterminato.

Anche il determinismo viene messo in discussione, con il suo concetto pregnante di poter prevedere, costantemente, il futuro, una volta noti gli elementi del mondo attuale ed i suoi processi.

Le teorie evoluzionistiche consentono all’etica di assumere un fondamento scientifico, dato che la sopravvivenza e il successo di un gruppo dipende dall’armonia dei suoi membri e dall’altruismo.

 

OPERE

1835: Extracts from letters to Professor Henslow (privately printed, not for public sale)

1836: A letter, Containing Remarks on the Moral State of Tahiti, New Zealand, & C. – by capt. R. Fitzroy and C. Darwin, esq. of H.M.S. "Beagle".

1839: Journal and Remarks (The Voyage of the Beagle)

Zoology of the Voyage of H.M.S. Beagle: published between 1839 and 1843 in five volumes by various authors, edited and superintended by Charles Darwin, who contributed sections to two of the volumes:

1840: Part I. Fossil Mammalia, by Richard Owen (Darwin’s introduction)

1839: Part II Mammalia, by George R. Waterhouse (Darwin on habits and ranges)

1842: The Structure and Distribution of Coral Reefs

1844: Geological Observations of Volcanic Islands

1846: Geological Observations on South America

1849: Geology from A Manual of scientific enquiry; prepared for the use of Her Majesty’s Navy: and adapted for travellers in general., John F. W. Herschel ed.

1851: A. Monograph of the Sub-class Cirripedia, with Figures of all the Species. The Lepadidae; or, Pedunculated Cirripedes.

1851: A Monograph on the Fossil Lepadidae; or, Pedunculated Cirripedes of Great Britain

1854: A. Monograph of the Sub-class Cirripedia, with Figures of all the Species. The Balanidae (or Sessile Cirripedes); the Verrucidae, etc.

1854: A Monograph on the Fossil Balanidae andVerrucidae of Great Britain

1858: On the Tendency of Species to form Varieties; and on the Perpetuation of Varieties and Species by Natural Means of Selection (Extract from an unpublished Work on Species)

1859: On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life

1862: On the various contrivances by which British and foreign orchids are fertilised by insects

1868: Variation of Plants and Animals Under Domestication

1871: The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex

1872: The Expression of Emotions in Man and Animals

1875: Movement and Habits of Climbing Plants

1875: Insectivorous Plants

1876: The Effects of Cross and Self-Fertilisation in the Vegetable Kingdom

1877: The Different Forms of Flowers on Plants of the Same Species

1879: "Preface and’a preliminary notice" in Ernst Krause’s Erasmus Darwin

1880: The Power of Movement in Plants

1881: The Formation of Vegetable Mould Through the Action of Worms

1887: Autobiography of Charles Darwin (Edited by his son Francis Darwin)

1958: Autobiography of Charles Darwin (Barlow, unexpurgated)

Lettere e corrispondenza

Tutta corrispondenza scientifica di Darwin, che il naturalista scambiava attivamente con gli studiosi del suo tempo, è stata resa disponibile in rete tramite il Darwin Correspondence Project (http://www.darwinproject.ac.uk/) dall’Università di Cambridge. Fra i principali corrispondenti di Darwin vi sono: Charles Lyell, uno dei fondatori della Geologia; Asa Gray e Joseph Dalton Hooker, botanici; Thomas Henry Huxley, zoologo e impetuoso difensore della teoria evolutiva nei dibattiti pubblici; Alfred Russel Wallace, il naturalista che, contemporaneamente a Darwin, intuì il problema delle variazioni della specie.

E.C.

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Utile o dannoso?
di Giorgio Pezzi

Spesso nel parlare di cose, atteggiamenti ma più spesso in riferimento ad animali e piante utilizziamo i termini "utile" e "dannoso". Spesso la collocazione nelle due categorie è viene fatta soggettivamente da altri e noi ci adeguiamo: ma accade che talvolta si finisce col non approvare più la scelta altrui e la si rovescia. Insomma, il giudizio non può che essere soggettivo e ciascuno di noi può dire che è "utile" se soddisfa un nostro bisogno e "dannoso" se lo contrasta. Limitandoci agli animali, egoisticamente diciamo che il gatto è utile perché mangia i topi (almeno una volta era così) e che la tignola dell’uva è dannosa perché distrugge gli acini (e addio vino); civetta e gufo, crisope e coccinelle sono utili perché divorano rispettivamente roditori e afidi, mentre topi e afidi sono dannosi perché danneggiano derrate e piante del giardino. Certo topi e afidi la pensano all’opposto nei confronti di gatti, gufi e civette, i primi e crisope e coccinelle i secondi; ma non è questo il punto.

A mio parere vi sono animali, per lo più predatori, che di primo acchito quasi tutti noi non esiteremmo a definire utili: ad esempio il pipistrello, la rondine, la cinciallegra, il merlo, in quanto insettivori, e ancora la libellula, il ditisco, la biscia d’acqua, che predano per lo più invertebrati tra i quali le larve di zanzare, e vengono ritenuti utili. Altri potrebbero allungare la lista. La loro fortuna deriva dal fatto che le loro prede, per consuetudine, vengono percepite dall’uomo come dannose o detestabili. Ma un osservazione accurata ed una analisi più approfondita, scevra da condizionamenti di ogni genere, creano a mio parere, più di un dubbio sulla collocazione di almeno alcune di queste ed altre specie fra quelle utili all’uomo o almeno ritenute tali. Non sto riferendomi all’orso che mangia i polli o al falco che preda i piccioni da corte; sono comportamenti sporadici e devianti nelle loro diete.

Alcuni esempi aiuteranno a capire.

Una rondine si ciba esclusivamente di insetti; la consuetudine dice che gli insetti sono dannosi e quindi la rondine deve essere utile. Gli entomologi ben sanno che un’infima parte delle specie di insetti sono in realtà dannosi all’uomo e una non piccola minoranza (tutti di piccola taglia) sono parassiti di altri insetti; è lecito pensare che una rondine in caccia non sia molto pratica di entomologia agraria e che sia piuttosto la taglia della preda che la guida nel discriminarle? Chi ha mai valutato se in un gozzo pieno di una rondine prevalgono gli insetti dannosi sui restanti? Non sarebbe forse quest’ultimo criterio un metodo oggettivo di valutazione dell’utilità della rondine?

Il merlo si affaccenda dal primo mattino nei nostri giardini: il grosso delle prede è costituito dai lombrichi a cui si aggiungono secondo il periodo grilli canterini, innocui piccoli maggiolini (Amphimallon spp.) ed altri insetti non decisamente dannosi, vaganti fra l’erba. Anche nei boschi la dieta non deve differire molto. Ora, i lombrichi sono tra gli animali più utili all’uomo e il piacere di ascoltare un grillo canterino è ormai un lusso che pochi possono avere. E che dire dei danni a ciliegie, albicocche, ecc. e uva in maturazione che amorevolmente curiamo per avere un po’ di frutta biologica fai da te?

Una biscia d’acqua sarà utile se divora un topolino, ma nel suo ambiente d’elezione preda comunemente rospi e rane (ritenuti utili), quindi comportandosi più da dannosa e in tali ambienti anche i topolini non sono dannosi.

Le larve di libellula e di ditisco sono predatori acquatici e la dieta comprende in abbondanza girini (che daranno rospi e rane) o altri invertebrati di alcun interesse per l‘uomo.

Ma c’è di più.

Le mosche carnarie (Sarcophaga spp., Calliphora spp., ecc.) sono ritenute dannose in quanto potenziali diffusori di germi patogeni; ma contribuiscono in maniera determinante ad eliminare velocemente e meglio di ogni altra cosa le carogne da ogni ambiente. Siamo certi che tali carogne non costituirebbero un pericolo di propagazione dei germi ben maggiore se le mosche carnarie sparissero per incanto? Con cosa pescherebbero poi i tanti pescatori domenicali nei laghetti artificiali?

Battute a parte, la verità è che alla fin fine Madre Natura ha posto ogni essere al suo posto e gli ha dato un compito egualmente utile ed egualmente dannoso. Solo uno pare aver deviato recentemente divenendo il più dannoso e mortifero: il merlo? No, l’uomo. Sono quasi certo che la pensano così quasi tutti gli altri viventi.

G.P.

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IL TRONO DELLA MARCONA

di Pierluigi Stagioni

Perché un ricercatore naturalista passa tanto tempo a guardarsi intorno alla ricerca di cose belle e nuove rispetto a quelle già viste o raccolte ? Cosa lo spinge sempre alla ricerca del diverso, dello sconosciuto e magari dell' "unico" o "particolare" ?
In un recente incontro per la presentazione di un DVD su Pietro Zangheri è stato rimarcato da più parti che la molla che anima tutti noi è la curiosità. E' vero! Senza curiosità non ricercheremo sempre cose diverse, strane, rare; senza curiosità non esploreremmo ed analizzeremmo il nostro territorio, che pur abbiamo percorso tante volte in lungo e in largo.
Se poi alla curiosità aggiungiamo la voglia di trasmettere agli altri ciò che abbiamo appreso, ecco che diventiamo dei "bravi" naturalisti, almeno come quella sera ci è stato raccontato fosse Pietro Zangheri. In questo senso, umilmente, ci possiamo sentire i suoi epigoni di oggi.
Qualche mese fa, in una delle mie "pause pranzo" , che spesso faccio diventare occasione per due passi in qualche località nei dintorni di Forlì, sono andato a vedere da vicino un masso di Spungone, un calcare organogeno ricco di fossili che ha varie emergenze in provincia. Avevo osservato più volte quel masso vicino alla Rocca delle Caminate, ma sempre da lontano, passando in macchina, convinto che, per i fossili, fossero più meritevoli ed agevoli altri siti.
La pietra viene chiamata localmente "Trono della Marcona"; probabilmente si tratta di una deformazione di "Trono della Madonna". Mi sento di affermarlo anche perché mia nonna materna, nata da quelle parti (Vitignano), ricordava bene che una volta era meta di processioni in onore della Vergine. Si vuole che Maria, stanca per il lungo peregrinare per tornare ad una chiesa da cui era stata tolta la sua immagine, si sedesse per riposare su quella roccia che, felice di essere utile alla Madre del Salvatore, si modellò a mo' di trono per fornire un sedile più comodo. La leggenda dice ancora che, dopo il fatto miracoloso, sul trono rimanesse un'immagine sacra, quella che si trova oggi nella piccola chiesa del castello e che per tanto tempo è stata oggetto di venerazione dei contadini che le chiedevano protezione per i loro raccolti.


Fig. 1 – Il "Trono della Marcona"

Questa Madonna è conosciuta sia nella vallata del Montone sia in quella del Rabbi come "Madonna della pioggia" e quando, in estate, la pioggia si faceva desiderare per troppi mesi i fedeli delle vallate salivano fino alla chiesetta. I vecchi raccontavano anche che al pellegrinaggio si andava con l'ombrello, perché si era certi che già al ritorno sarebbe servito. E ancora che una volta "on che u gni cardeva" ebbe il campo bruciato dalla grandine, mentre gli altri ... pioggia ristoratrice.
Il masso di cui parliamo, avendo un profilo formato da due piani ortogonali, in effetti ha una struttura che ricorda vagamente una seggiola o un sedile. Lo strano è che, osservando attentamente, sembra che su quello che sarebbe il piano di seduta, cioè quello orizzontale, vi siano tracce di lavorazione manuale: spigoli non più vivi ma neppure naturali, e un profilo che mi ha fatto ricordare i piani di distacco di quelle macina da mulino di cui parla ampiamente Stefano Piastra nel recente libro dedicato allo Spungone faentino (S.Piastra & M.Sami – La cava di macine in "spungone" presso la Ca' – in "Lo spungone tra Marzeno e Samoggia", 2003: 75-77). Lo schienale invece è rappresentato da una massa piramidale che pare naturale.
L'osservazione del masso dunque mi dava l'impressione che uno scalpellino avesse tentato di estrarre ( o forse avesse estratto compiutamente) una macina da mulino del diametro di circa un metro e mezzo.
A questo punto il dubbio: ero davanti ad una reale estrazione della macina dal masso o ero solo la mia mente a vederla, suggestionata forse dalla lettura di Piastra ? Qualcuno ricorderà la storia prima dei canali, poi delle piramidi e infine addirittura della facce ben delineate sulla superficie di Marte, il tutto regolarmente smentito dalle foto ravvicinate dalla sonda Mariner.
Ecco che, a questo punto, ha preso il sopravvento la curiosità di cui si parlava; era il momento delle "foto ravvicinate".
Non potendomi più accontentare di un'impressione ho cominciato a guardarmi attorno con più attenzione e soprattutto ho cominciato a girare attorno al masso affiorante dal terreno. Una volta arrivato fin lì per vederlo bene, valeva la pena guardare anche il lato opposto, quello lambito dal vicino boschetto. Ed ecco la piacevole sorpresa: tre macine ben impostate, ma non estratte, sulla parete verticale che sembravano dirmi: "vedi - fessacchiotto – cosa perdevi per non fare tre passi in più !".
Le macine impostate sono le più grandi che ho mai visto: una del diametro di circa 170 cm e uno spessore di lavorazione di circa 35 cm, la seconda un po' più piccola (con diametro di circa 130 cm) e la terza meno definita, ma pur sempre evidente.


Fig. 2 – Abbozzo di macina impostato sul retro del "Trono della Marcona".

Il ritrovamento non è eclatante; lungo tutta l'emergenza dello Spungone era molto in uso ricavare questi manufatti, un discreto supplemento di reddito per gli agricoltori che in inverno avevano tempo libero dal lavoro dei campi. Un aspetto particolare, in questo caso, è che si sia cercato di far rendere tanto un affioramento così piccolo (si tratta di pochi metri cubi di roccia); ma forse proprio la scarsità di questo materiale litico nella zona ha indotto a sfruttarlo appieno.
Da aggiungere che anche poco lontano ho ritrovato altri due accenni di macine, ma di dimensioni molto più piccole (meno di 70 cm di diametro e 20 di spessore) apparentemente gettate in una discarica di inerti.
Una delle caratteristiche dello Spungone è quella di avere una facile lavorabilità finché si tratta di roccia vergine, ma le superfici divengono molto più dure e resistenti una volta a contatto con l'aria
e gli agenti atmosferici. La roccia in questo modo ben si presta alla fabbricazione di manufatti, perché viene estratta con relativa facilità ed acquista robustezza solo in seguito.
Ho notato che la superficie di tutte queste macine non ancora estratte si presenta molto dura ed alterata per cui si può supporre che il tentativo di estrazione risalga a molti anni addietro. Quanti ? Credo sia difficile a dirsi, anche tenendo conto che l'uso di fare queste macine risale alla romanità e si è protratto fino agli ultimi anni del 18° secolo.

P.S.

NOTA REDAZIONALE

I Lettori osserveranno che in questo numero manca la consueta rubrica "Biblioromagna". Nel prossimo numero del Notiziario inseriremo quanto saremo riusciti a trovare. Purtroppo i Soci non collaborano come sarebbe necessario, inviando alla Segreteria le informazioni in loro possesso.

La Redazione