NOTIZIARIO

 

2 / 2009

 

N. 41 - Ottobre  2009

 

 

 

 

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art. 1, comma 2, DCB Ravenna

Società per gli Studi Naturalistici della Romagna

Associazione di volontariato con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena

 

Indirizzo postale:  C.P. 143  48012  Bagnacavallo  (RA)

e-mail della Segreteria   info@ssnr.it

sito internet    www.ssnr.it

NOTIZIARIO   2 / 2009   (N. 41)

Periodico semestrale –  Ottobre  2009

Direttore responsabile  Sandro Bassi

 

Spedizione in Abbonamento Postale

D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46)  art. 1, comma 2, DCB Ravenna

 

 

 

 

Sommario

in neretto gli appuntamenti da non perdere !!

 

 

magnazza d’autunno

resoconto dell’assemblea ordinaria del 17 aprile

notizie

bilancio consuntivo 2008

serate naturalistiche di via cogollo

nuovi soci e cambi di recapito

rinnovo della quota sociale

biodiversità o biouniformità ?

analisi della piovosità nel ventennio 1989-2008

biblioromagna

 

 

Impaginato in proprio

Stampato da “Cartabianca  P.S.C. a r.l.” – Faenza

 

 

MAGNAZZA D'AUTUNNO

domenica 11 ottobre 2009 - alle 12.30

 

Al ristorante "Cucoma" di S.Pancrazio di Russi

Via Molinaccio 175 - Tel. 0544 534647

(la via Molinaccio collega Russi a Roncalceci e Ghibullo)

 

Menù

4 antipasti freddi e caldi

(sardoncini, calamari, frutti di mare, ecc.)

Risotto di mare

Tagliolini alle canocchie

Grigliata mista

Sorbetto e semifreddo

Caffè e bevande

 

PREZZO 38 EURO

 

 

Per chi vuole ritrovo alle ore 11.30 per le tradizionali chiacchiere naturalistiche.

 

 

E' necessario prenotare entro giovedì 9 ottobre

 

- con e-mail:    info@ssnr.it

- telefonando: a Semprini (0543 66038), a Pederzani (0544 212250), a Contarini (0545 61079)

- scrivendo: Soc. Studi Naturalistici Romagna - c.p. 143 48012 Bagnacavallo.

 

 

 

 

BREVE RESOCONTO DELL’ASSEMBLEA       

ORDINARIA DEI SOCI DEL 17 APRILE

 

 

        Il 17 aprile, presso il Centro AQUAE MUNDI che sempre gentilmente ci ospita, si è tenuta l'Assemblea ordinaria della nostra Società.

 

        Il presidente Fernando Pederzani ha aperto i lavori con una breve relazione sulle attività della Società nel 2008 che cerchiamo qui di riassumere brevemente. 

Durante tutto l'anno 2008 si sono susseguite le tradizionali visite e attività didattiche e opere di mantenimento nel Podere Pantaleone e nel Museo naturalistico, nonché nell'Orto Officinale del Giardino dei Semplici di Bagnacavallo.

Hanno avuto grande successo le uscite didattiche "Natura nella notte" nel Podere. 

E' stata ripresa l'organizzazione di escursioni naturalistiche primaverili con la guida di soci esperti, soprattutto botanici e geologi.

Oltre alle ormai tradizionali serate del primo martedì del mese, sotto l'egida della Società sono state tenute diverse conferenze scientifiche in varie località della Romagna e attività educative a favore delle scuole.  Ricordiamo, ad esempio, la bella mostra "Le farfalle e il loro mondo" a S. Lorenzo in Noceto di Forlì, nel settembre 2008.

Per le attività scientifiche sono stati raccolti i frutti di ricerche avviate negli anni precedenti:

- l’indagine sugli insetti (quest'anno in particolare sugli Odonati) più caratteristici del Parco della Vena del Gesso, per contribuire alla stesura del Piano di gestione del Parco

- l’indagine sulla colonia di chirotteri della casa abbandonata del Chiavicone ad Alfonsine.

Va rilevato che le suddette ricerche hanno fruttato alla Società apprezzabili contributi economici, come si può constatare anche dai rendiconti.

L'attività editoriale è consistita nella pubblicazione dei due numeri, ormai tradizionali, del Quaderno di Studi e Notizie, per complessive 240 pagine e dei due Notiziari che semestralmente fanno il punto sulle attività sociali.

E' proseguita, ormai quasi solamente per merito del Consigliere Alberto Rivalta, la gestione della biblioteca sociale la cui dotazione libraria e i cui periodici sono aumentati sensibilmente.

Sono state sempre molto gradite dai soci ed dai loro amici e famigliari le riunioni ludiche e conviviali, nella fattispecie le due "Magnazze", quella di primavera e quella d'autunno.

In conclusione la nostra Società gode di buona salute grazie al lodevole impegno di un ristretto gruppo di soci ed alla formula di sommare i proventi delle quote sociali alle rimanenze attive degli importi che gli Enti pubblici ci elargiscono come rimborso spese per la nostra collaborazione. Tale collaborazione tuttavia non è priva di problemi: in primo luogo presuppone la presenza di soci qualificati disposti a prestare un impegno non indifferente a favore della Società; in secondo luogo richiede la soluzione delle piccole problematiche gestionali che si incontrano amministrando in regime di no-profit gli importi, sia pur modesti, che vengono elargiti ai soci come rimborso spese. 

 

         L'assemblea è proseguita con gli espletamenti d'obbligo: è stato presentato ed approvato il bilancio 2008 (vedi a pag. 8), il segretario ha comunicato che, alla fine del 2008 eravamo in 311 (precisamente 295 persone fisiche compresi i 5 soci onorai e 16 enti fra biblioteche, comuni e altre associazioni), sono state ratificate le nuove iscrizioni.

 

         Sono state presentate le attività per il 2009 e illustrati alcuni problemi: il mantenimento o meno delle convenzioni in atto, la collocazione della biblioteca sociale che ha superato largamente i 2000 titoli ed annovera anche più di 150 riviste, molte delle quali edite regolarmente e quindi in continua crescita.

 

         Il socio Luciano Landi, che svolge spesso attività educativa con gli alunni della scuola primaria, lamenta la mancanza di materiale illustrativo da distribuire. Dalla discussione emerge la possibilità che la Società si faccia editrice di piccoli opuscoli illustrativi su flora e fauna dedicati all'infanzia, per esempio "Le foglie degli alberi più comuni", "Gli insetti delle case", "I fiori di campo" ecc. , cose semplici. Fra l'altro l'educazione naturalistiche fa parte dei nostri scopi statutari.

E' quindi un invito che giriamo ai soci più sensibili ... e volenterosi. Per le spese di produzione si potrà cercare qualche sponsor (enti, banche) in cambio di una pagina pubblicitaria.

BILANCIO SOCIALE ANNO 2008

 

 

Rendiconto finanziario

 

E N T R A T E

 

 

Liquidità al 1/01/2008

36.773,76

Entrate:

 

 

quote sociali totali (contanti + c.c.p.+ banca)

6.416,00

donazioni varie e sopravv.attive

964,31

vendite libri, estratti ed attività didattica

1.137,05

contrib.Prov.RA per ricerche insetti Parco Gessi

7.500,00

contrib.Prov.RA studio pipistrelli Alfonsine

3.225,00

Convenzioni Comune Bagnacavallo

11.638,00

interessi attivi su depositi postali e bancari

238,26

5 per mille 2006

1.305,16

Totale entrate

€.

32.423,78

TOTALE  Disponibilità

69.197,54

 

 

 

U S C I T E

 

 

assicurazione obbligatoria R.C. e infortuni

485,00

stampa pubblicazioni sociali

6.082,64

saldo rimborso spese 2007 e anticipi 2008

17.472,20

spese postali, per cancelleria e fotocopie

571,18

commissioni bancarie e postali

189,92

spese generali diverse

600,61

Totale uscite

€.

25.401,55

Liquidità al 31/12/2008

43.795,99

 

 

 

STATO PATRIMONIALE

 

1.      Beni patrimoniali:

-  valore originario d’acquisto

-  ammortamenti effettuati

 

€.

€.

 

31.363,97

-16.117,95

15.246,02

-  biblioteca sociale (per memoria)

 

1,00

15.247,02

2.      Rimanenze di magazzino:

-  gadgets e pubblicazioni  (per memoria)

 

 

3,00

3.   Liquidità

43.795,99

4.   Crediti

8.977,41

Totale attività

68.023,42

Impegni di spesa e debiti

-16.509,91

 

Patrimonio netto

 

€.

 

51.513,51

 

 

 

 

NOTIZIE

 

---     Quest'anno la nostra Società è riuscita a dare in omaggio ai soci due volumetti:

 

DIZIONARIETTO DEI TERMINI TECNICI DI MORFOLOGIA ED ECOLOGIA DEGLI ARTROPODI - a cura di Ettore Contarini e Alberto Strocchi - edito dalla Società

 

ALBERI E BOSCHI  e INSETTI FORESTALI   DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA  -  di Sandro Bassi e Ettore Contarini - edito dalla Ass. Culturale Pangea di Faenza.

 

Ci auguriamo che gli omaggi siano stati graditi da tutti i soci (abbiamo avuto apprezzamenti da molti di loro). Sottolineiamo però lo sforzo, in primis degli autori e dei collaboratori, e secondariamente quello organizzativo e  finanziario per il recapito (molti volumetti sono stati distribuiti a mano).

 

 

---     Non paghi di tutto questo e ricordando ancora che in questo modo adempiamo al principale degli scopi statutari della nostra Società, cioè la diffusione della cultura naturalistica, annunciamo che per l'anno prossimo sono previsti altri due omaggi. Il primo è:

 

ATLANTE DEGLI UCCELLI DELLA PROVINCIA DI FORLI' CESENA  le specie presenti in inverno  -  a cura di P.P. Ceccarelli, S.Gellini, M. Casadei e C. Ciani - edito dal Museo Ornitologico Ferrante Foschi di Forlì

 

Ringraziamo caldamente gli autori (nostri soci) che ci hanno voluto gentilmente mettere a disposizione un congruo numero di copie della loro opera.

 

Per il secondo volumetto non abbiamo ancora i dati editoriali completi e ci piace anche creare un po' di suspense, ma confidiamo che anche questo omaggio verrà accolto dal gradimento che merita.

 

 

 

---     Il 4 luglio scorso è stata una giornata importante per la nostra Società.

 

Alla "Villetta" di Campigna, è stata inaugurata la mostra: 

 

INSETTI SARETE VOI !

 

allestita dai nostri soci Gianfranco Sama, Enrico Zappi e Gianluca Magnani che qui ringraziamo.

La mostra illustrava le principali specie entomologiche presenti nel Parco delle Foreste Casentinesi ed è rimasta aperta fino al 6 di settembre.  E’ stata realizzata grazie al contributo della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna di Cesena.

 

Nello stesso pomeriggio è stato presentato un nostro volumetto di ristampe dei principali lavori sul Parco comparsi nei "Quaderni" della Società. L'iniziativa era inserita nelle celebrazioni per i 50 anni dell'istituzione della Riserva Integrale di "Sasso Fratino".

 

Successivamente, sempre a Campigna, è stato inaugurato il rinnovato Museo Forestale che, per l'occasione, è stato intitolato al nostro socio Guido Campadelli, insigne entomologo, scomparso qualche anno fa.

Il Prof. Piero Baronio (uno dei nostri padri fondatori) ne ha tenuto un breve ricordo.

 

 

 

 

--- Sabato 26/9 , sabato 3/10 e domenica 4/10 alle ore 15.00

 

IL VINO DAL BOSCO ALLA CANTINA

 

Visite guidate nell’Oasi Podere Pantaleone, successivo trasferimento alle aziende viti-vinicole Longanesi (i “Burson”), Zini e Celti Centurioni con degustazione di vini tipici e di dolci (per i bimbi succhi di frutta).

Durata 2,5 ore circa – Prenotazione obbligatoria al 0545 280898 (tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30) – quota di partecipazione 5,00 euro – gratis i minori.

 

Serate Naturalistiche di Via Cogollo

 

Proseguono anche questo autunno le serate in Via Cogollo; vi ricordiamo l’inizio per le ore 21.00. Il calendario è già stato diffuso per via  e-mail ed alcune conversazioni sono state già tenute, eccone comunque l'elenco completo:

 

   Martedì 1 settembre 2009

   Biodiversità in Emilia-Romagna – a cura di Marco Tessaro ed Eugenio Manghi

 

   Martedì  6 ottobre 2009

    I gioielli della montagna – a cura di Iana e Pierluigi Stagioni

 

   Martedì 3 novembre 2009

    Matematica ( arte ) e natura – a cura di Fabio Semprini

         - può essere utile portarsi una calcolatrice -

                                                                                         

   Martedì 1 dicembre 2009

    Le migrazioni degli uccelli ( stormi di uccelli neri …. ) a cura di Giancarlo Plazzi

 

Le serate saranno allietate da vino, ciambella, e/o mangiarini vari. I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per causa di forza maggiore, senza preavviso.

Come raggiungere il posto

Dalla SS 16 (Reale): venendo da Ravenna, a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato di Villanova per circa 800 m, poi svoltare a ds. per via Cogollo, direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Dalla SS 253 (S.Vitale): percorrendola in direzione Ravenna Bagnacavallo, svoltare a ds. subito dopo il ponte sul Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa 3 Km, quindi deviare a sn. in direzione Bagnacavallo. Siamo nella casa di fronte alla prima via a sn. (trav. Zorli) dopo circa 1,5 Km.

Da Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sn. al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa di fronte a trav. Zorli  (3^ strada a ds.) dopo circa 4 Km da Bagnacavallo.

 

 

NUOVI SOCI

 

(PAGINE OMESSE NELLA VERSIONE ON-LINE PER TUTELA DELLA PRFIVACY)

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RINNOVO DELLA QUOTA SOCIALE !

 

Sono aperti i rinnovi e le iscrizioni per l’anno 2010; ricordiamo che la quota è

25 euro per i soci ordinari

 

mentre quella per i soci giovani (che abbiano meno di 30 anni, cioè nati nel 1979 o dopo) è di  15 euro

 

E’ possibile versare direttamente in occasione degli incontri sociali al segretario (Semprini), al tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri del Consiglio direttivo (Pederzani, Contarini, Fabbri). Per chi preferisca è possibile il versamento in conto corrente postale n. 11776473 intestato a SOCIETA’ STUDI NATURALISTICI ROMAGNA.

 

Al presente Notiziario è allegato un bollettino prestampato.

 

BIODIVERSITA’ O BIOUNIFORMITA’ ?

di Ettore Contarini

 

 

Forse si è cominciato a parlare di biodiversità, un neologismo coniato e subito universalmente seguito (è perfino sulla bocca di molti politici!), da pochi anni allorchè ci si è accorti che la diversità biologica, come l’abbiamo sempre chiamata “noi anziani” del naturalismo, in molti ambienti sta crollando per una verosimile convergenza di cause in modo estremamente preoccupante. E usare quest’ultimo termine è anche riduttivo rispetto alla gravità della situazione.

A ragioni tendenzialmente naturali, ma indirettamente quasi sempre anch’esse dovute all’opera nefasta dell’uomo che, anche con le migliori intenzioni, se non altro ha spietatamente isolato da un più vasto contesto territoriale gli ambienti messi sotto tutela (e questo vale specialmente per parchi e oasi della pianura, pressati da ogni parte dal cemento e da mille attività antropiche), si sono aggiunti gravi motivi di diretto intervento dell’opera umana che stanno distruggendo il millenario tessuto biologico delle nostre regioni. Inquinamenti di terra-acqua-aria, urbanizzazioni dilaganti, alterazioni dei regimi idrici dei corsi d’acqua, assalti turistici da bolgia infernale alle coste, importazione di animali e piante esotici estremamente dannosi ai nostri ecosistemi, uso agricolo smodato di fitofarmaci, diserbanti chimici, neonicotinoidi, ormoni blocca/crescita larvale (tutt’altro che ad azione specifica sui parassiti!) e che stanno distruggendo larga parte dei lepidotteri in natura. E contro questi pesticidi di nuova generazione, che volano sotto forma di invisibili molecole col vento per centinaia di chilometri, non vi sono barriere naturali o artificiali che possano contenere il danno agli ecosistemi, vicini o lontani; tutt’al più si ha una diluizione del carico per metro cubo d’aria. Ma, visto che recenti studi hanno dimostrato che sono sufficienti 3-4 molecole per milione per bloccare la crescita di una larva di farfalla, c’è poco da rallegrarsi…

Sempre con riferimento alla fauna degli invertebrati, l’indice totale, o parziale se si prendono in considerazione solamente certi gruppi sistematici, della biodiversità sta dunque crollando sotto i colpi di maglio che l’uomo infligge agli ambienti naturali in modo lucido e perverso. Poiché non si tratta di “errori” dovuti al solito pretesto delle cattive conoscenze dei problemi. Oggi vi sono studi su tutto e che parlano chiaro di tutto, su cosa fare e non fare, su cos’è ambientalmente lecito e cosa non lo è. Purtroppo, tutto viene aggirato per motivi speculativi. La stessa VIA (la Valutazione di Impatto Ambientale), richiesta per legge come indagine preventiva sui possibili danni all’ambiente provocati dalle grandi opere sul territorio, appare un’arma ormai spuntata poiché se dal “Palazzo” si decide di procedere a un lavoro c’è sempre una schiera di tecnici “addomesticati” che firmano il solito “Tutto va bene; si proceda”.

Ma ritornando al nostro tema della biodiversità, andiamo a dare un’occhiata sintetica vicino a casa, ossia nella nostra Romagna, per renderci conto della gravità della situazione. Biodiversità? Ma di quale branca delle scienze naturali stiamo parlando? Forse di una nuova disciplina che studia soltanto le perdite progressive di taxa all’interno di un ecosistema? Ormai solamente di questo infatti, almeno a livello regionale, si può occupare questa scienza. Riferendosi sempre agli invertebrati si sta registrando un crollo biologico pauroso, sia qualitativo che quantitativo, in quasi tutti i tipi di ambiente. E non solo nell’inquinatissima pianura romagnola, dove ormai ogni battaglia per salvare il salvabile è decisamente persa, ma pure nelle storiche pinete e nei boschi della costa adriatica, nelle famose paludi dolci e nelle lagune salmastre della costa ravennate-ferrarese, sulle xerotermiche colline del pre-Appennino, nei boschi freschi dell’Appennino medio-alto. Per ragioni diverse, tutti questi tipi di habitat sono soggetti da alcuni decenni ad un continuo deterioramento nelle popolazioni di moltissimi invertebrati. E’ vero che oggi in Romagna (ma a ben guardare se ne sono persi molti altri!) c’è qualche specie di uccello in più, come ad esempio il cormorano. E’ vero, come si rincuorano certi naturalisti superspecializzati in vertebrati, che è arrivato sulle nostre montagne il lupo. Ma la biodiversità va letta con un’angolazione ben più vasta a livello di dati da considerare. Così scopriamo che a fronte di qualche specie in più di pennuto o di mammifero (vedi il dilagare dell’istrice dai monti fino al mare) sono scomparsi o ridotti in rarissimi esemplari una grande quantità di artropodi e insetti in particolare. Quindi, il bilancio complessivo della fauna appare disastrosamente negativo. E la biodiversità, a questo punto, diviene la scienza che annovera le assenze… rispetto ai dati storici recenti, ossia di 40/50 anni fa.

Se andiamo oggi a valutare la situazione microfaunistica di certi gioielli ambientali, noti in tutta l’Europa, come le famose Punte Alberete, l’importantissima Valle di Mandriole, i prati umidi del Bardello nella loro unicità locale, le “piallasse” allagate della Baiona e della Risega (tutti biotopi sottocostieri posti a nord di Ravenna), possiamo osservare con tutta la nostra buona volontà e con tutte le tecniche di raccolta messe in opera un calo drastico che, secondo i gruppi sistematici presi in considerazione (coleotteri, lepidotteri, odonati, ecc.), va grossomodo dal 40 all’80%, sia in valori qualitativi che quantitativi per ordine o famiglia, rispetto a mezzo secolo fa. Non parliamo poi dei piccoli vertebrati, come le rane: la rana verde e la rana dalmatica sono ormai scomparse; la rana di Lataste è già data per estinta nella regione. Ma cosa sta succedendo in queste zone umide, ritenute tuttora ambienti superprotetti di grande valore biologico? Analizziamo brevemente le cause di questo depauperamento faunistico (e non ci vuole un genio per arrivare a delle tragiche verità). Innanzitutto, la vita nelle acque dolci, in particolare, per gran parte degli invertebrati e dei piccoli vertebrati acquatici è divenuta ormai impossibile: E non solo per le entità strettamente acquaiole ma anche per quella moltitudine di specie che conducono vita larvale nelle acque e vita prevalentemente terrestre o aerea da adulti, dagli insetti ai batraci. A parte gli ormai “tradizionali” veleni, oggi si possono chiamare così, che appestano fiumi e paludi, stagni e acquitrini, con centinaia di molecole tossiche diverse, si devono aggiungere le dilaganti importazioni di fauna esotica estremamente dannosa e stupidamente immessa, volontariamente o accidentalmente non importa, nei nostri ecosistemi umidi: dalla testuggine americana al gigantesco siluro delle pianure russe, dai molti altri pesci alloctoni ovunque immessi per favorire la cosiddetta “pesca sportiva” al distruttivo gambero della Luisiana. Quest’ultimo, con popolazioni densissime di migliaia di individui, non ha pietà di uova di ogni tipo, avannotti, girini, larve di libellula e di efemeridi, molluschi acquatici, insetti di ogni sorta legati alle acque. In un recente articolo di Fabbri & Pederzani (Quaderni della Società Studi Naturalistici della Romagna, n. 23, 2006) questa disastrosa new entry è stata definita “Il quarto cavaliere dell’Apocalisse”, e con tutte le ragioni.

Ma non solo nelle zone umide e nei boschi, ormai privati di tanta piccola vita, della pianura e della costa adriatica la piccola fauna è in crisi. Anche se risaliamo l’Appennino, alle varie altitudini, la caduta di biodiversità biologica è ovunque, nel complesso della microfauna, molto accentuata, anche qui sia sotto gli aspetti qualitativi (quanti coleotteri floricoli, ad esempio, non si vedono più da anni?) che quantitativi. Le grandi fioriture delle ombrellifere nei prati e nelle radure erano, fino a qualche decennio fa, un’attrazione irresistibile per molti coleotteri fito-xilofagi, di decine e decine di specie, farfalle diurne, imenotteri di una incredibile varietà di forme e colori, ditteri di ogni sorta, ecc. Un brulicare, insomma, di piccola vita attirata dai profumi, dai nettari e dal sole.

Angelica comune in aspetto microfaunistico di altri tempi…

 

Certe infiorescenze di angelica, di carota selvatica, di pastinaca, di eracleo, quasi si inclinavano sotto il peso di decine di animaletti, anche relativamente grossi come le cetonia, di ogni forma, colore e dimensione che si contendevano il limitato spazio in vetta a una infiorescenza di 10-15 centimetri di diametro! Oggi, a parte un po’ di mosche e ditteri vari, vedere un cerambicide lepturino, o un buprestide del genere Anthaxia o del genere Acmaeodera, o una farfallina graziosa chiamata “fenestrella” per i suoi riquadri bianchi sulle ali nere, è già un motivo per sentirsi fortunati. E tutto questo “vuoto” sulle ombrellifere è già stato notato anche da altri Colleghi e in zone apparentemente ancor più vergini come sulle Alpi, nella bellissima Val di Genova trentina ad esempio (vedi Gino Tomasi in Natura Alpina, n. 2, 2006 – ripubblicato nel nostro Notiziario n. 38 del marzo 2008).

Qualcuno mormora, senza scomporsi troppo, che forse è colpa anche dei cambiamenti climatici. Può essere vero. Anzi, è verosimile che si tratti di una delle cause che più incidono. Ma allora studiamoli questi motivi che conducono al depauperamento della piccola fauna; analizziamo le cause, vere o presunte che siano, di questa caduta di biodiversità. Smettiamola di seguire accanitamente una sistematica “infinitesimale” degli artropodi, alla ricerca morfologica disperata del pelo nell’uovo, e apriamo a problemi ben più importanti di taglio bio-ecologico per salvare questa tanto sbandierata biodiversità! Prendiamo in considerazione seriamente la demoecologia, ossia lo studio delle fluttuazioni nelle popolazioni zoologiche e le loro cause di modificazione nel tempo. Vanno studiate le popolazioni in natura, comparandole con i loro stadi evolutivi preimmaginali, il tutto supportato da analisi chimiche di laboratorio e dalla statistica. Forse sarebbe per molti naturalisti, e specialmente per quelli della cosiddetta scienza ufficiale che godono alle spalle di strutture scientifiche e laboratori, un ottimo modo per impiegare le loro energie, le loro capacità e le loro esperienze di ricercatori a favore veramente dell’ambiente.

Io mi permetto di suggerire e di augurare buon lavoro a chi ascolterà questo appello.

Giorgio Pezzi

 

Analisi della piovosità nel ventennio 1989-2008

a Villanova di Bagnacavallo (RA)

 

 

Premessa

 

Si vuole qui proporre una serie di dati raccolti dallo scrivente a casa propria sulla piovosità degli ultimi venti anni (1989-2008) ed alcune semplici valutazioni che aiutano a comprendere come “le stagioni non sono più come quelle di una volta” ma che nel periodo considerato le cose non siano variate molto, almeno in termini di valori assoluti di pioggia caduta.

Del resto 20 anni è un lasso di tempo breve, climatologicamente parlando, per una analisi probante del clima locale, che non può prescindere da considerazioni che prendano in esame anche gli altri dati climatici e, per le precipitazioni, anche la loro distribuzione nell’anno, la loro entità, l’intensità e la frequenza dei giorni piovosi. Tuttavia chi legge potrà sorprendersi di alcuni dati che non confermano la sensazione che molti di noi hanno sulle modifiche che sono intervenute nel frattempo, cioè nei venti anni, circa le precipitazioni piovose in loco.

 

Materiali e metodi

 

Si è utilizzato un semplice pluviometro in uso nelle aziende agrarie, del tipo consigliato dalla R.E.R., formato da un contenitore in plastica del diametro di circa 15,5 cm e da un cilindro graduato per la lettura del dato, nel quale veniva versata l’acqua piovana. In caso di neve, questa veniva raccolta su una superficie pari a quella dell’apertura del pluviometro e disciolta per ottenere l’equivalente in acqua della precipitazione. I dati si riferiscono a quanto piovuto nelle 24 ore solari e non alla singola precipitazione, che può interessare uno o più giorni settimanali consecutivi ininterrottamente; la lettura è quindi quella fatta alle ore 24.00 circa e se diversamente, si è operato un tentativo di conguaglio con ripartizione del dato totale nelle diverse giornate interessate.                   

Per l’esposizione dei risultati si è preferito fornire i dati numerici in quanto comprensibili a tutti e, per questioni di spazio, sono stati evitati i grafici di vario genere. I dati sono espressi in mm di pioggia (ricordiamo che 1 mm di pioggia = 1 litro per mq di terreno) e arrotondati all’unità.

 

Riassunto dei dati

 

Piovosità totale negli anni (in mm)

 

  1989

   581

 1999

   954

  1990

   521

 2000

   603

  1991

   736

 2001

   705

  1992

   599

 2002

   864

  1993

   541

 2003

   485

  1994

   651

 2004

   781

  1995

   783

 2005

   828

  1996

 1093

 2006

   589

  1997

   758

 2007

   552

  1998

   607

 2008

   523

 

Come si può vedere la piovosità annuale varia molto: dai 485 mm del 2003 ai 1093 del 1996.

Tuttavia se si considera la piovosità media annuale dei primi dieci anni e dei secondi dieci anni si scopre che è identica, smentendo quindi la sensazione di anni sempre più aridi.

 

Decennio 1989-1998

     687 mm

Decennio 1999-2008

     688 mm

 

La piovosità dello stesso mese presenta una variabilità  notevole negli anni, come mostra la tabella sottostante (dati in mm).

 

anno

gen

feb

mar

apr

mag

giu

lug

ago

set

ott

nov

dic

1989

   4

  11

  24

  32    

  64

  46 

 142

  42 

 159

   3

  54 

   0

1990

   3

  14

  81

  80     

  17

  30      

  31    

  72

  47

  94

  33

  19

1991

  36

  57

  29

  78

 139 

  59

  48

  20

  50 

  97

 105

  18

1992

  24

  17

  21

  40

  12

  41

  46

  26

  18

 197

  26  

 131

1993

   6

   0

  42

  59

   1

  24    

  23

  85

  36

 113

  95

  57

1994

  73

  20

  13

 120

  27

 107

  64  

  26

 105

  48

  34

  14

1995

  15

  57

  77

  27

  88

 185

   4

  98

  68

  25

  49   

  90

1996

  47

  66

  73

  73 

 113  

  14

  27

  82

 221

 188

  67

 122

1997

  59

  23     

  44

  91

  46  

  58

  28

 100

  26

  52

 149

  82

1998

  23

  15

  34

  38 

 123

  32

  38

  10

 124

  56

  33

  81

1999

  28 

  29

  31

  41

  49

 148

  30

 139

  46

  68 

 255

  90

2000

  23

   9

  17

  51

  10

  47

  54

   31

  66

 123

 107

  65

2001

 106

  20

  63

 112

  46

  33

  20

 115

  98

  19

  42

  31

2002

  12

  49

   0

  96

  86

  17

 116 

 104

 119

  62

  57

 146

2003

  47

  13

  37

  60

   4

   8

  43

   9

  50

  94

 100 

  20

2004

  64

 114

  70

  87

  47

  28

  35

  30

  43

  82

  61

 120

2005

  16

  45

  24

  88

  42

  24

  27

 120

 109

 166

  96

  71

2006

  17

  31

  64

  56

  99

  18

  81

  61

 102

  14

  34

  12

2007

  11

  35

 125

   9

  17

  38

  18

  59

  54

 122

  18

  46

2008

  40

  18

  76

  38

  63

  38

  34

  13

  17

  18

 101

  67

 

 

La piovosità media mensile nei venti anni mostra l’indicazione dei mesi più piovosi e più asciutti e sotto viene raggruppata nei trimestri corrispondenti circa alle quattro stagioni (in mm).

 

gen

 33

apr

 64

lug

 45

ott

 82

feb

 32

mag

 55

ago

 62

nov

 76

mar

 47

giu

 50

set

 78

dic

 64

 

L’inverno è quindi la stagione più arida a cui segue la primaverile, l’estiva e quella invernale, la più piovosa, secondo la tabella sottostante (in mm).

 

gen-feb-mar  (inverno)

   112

apr-mag-giu  (primavera)

   169

lug-ago-set    (estate)

   185

ott-nov-dic    (autunno)

   222

 

Tuttavia se si ricalcolano le medie mensili nei due decenni si notano differenze apprezzabili.

 

decennio 1989-1998

 gen

 feb

 mar

 apr

 mag

 giu

 lug

 ago

 set

 ott

 nov

 dic

  29

  28

  44

  64

  63

  60

  45

  56

  85

  87

  64

  61

               101

               187

               186

               212

 

 

decennio 1999-2008

 gen

 feb

 mar

 apr

 mag

 giu

 lug

 ago

 set

 ott

 nov

 dic

  36

  36

  51

  64

  46

  40

  46

  68

  70

  77

  87

  67

               123

               150

               184

               231

 

Si osserva un incremento di  41 mm nei sei mesi freddi (meno piovosi di quelli caldi nel primo decennio) al punto che nel secondo decennio risultano più piovosi dei mesi caldi. Ciò potrebbe spiegare la sensazione di maggiore aridità degli ultimi anni, pur se la piovosità media annuale (e quindi anche la totale) dei due decenni è identica come visto. Forse tale sensazione deriverebbe anche dalla piovosità degli ultimi tre anni, pari a una media di 555 mm, sensibilmente inferiore a quella del ventennio, pari a 687 mm circa. Ovviamente tale dato non basta per dire che tale tendenza continuerà. Più interessante è il suddetto incremento di pioggia nei sei mesi freddi dell’ultimo decennio, anche se si tratta di poco meno di 7 mm al mese, se non altro perché interessa un arco di tempo maggiore, pur se statisticamente “breve”.   

 

Curiosità statistiche del periodo

 

Anno più piovoso: 1996 con 1093 mm

Anno più arido : 2003 con 483 mm

Anno con più giorni di pioggia: 2004 con 108 gg

Anno con meno giorni di pioggia: 2006 con 67 gg

Bimestre più piovoso: set-ott 1996 con 409 mm

Bimestre più arido: gen-feb 1993 con 6 mm circa

Mese più piovoso: nov-1999 con 255 mm

Mese più arido: dic 1989 con assenze di precipitazioni (feb 1993 con 0,4 mm)

Giorno più piovoso: 18 set 1996 con oltre 113 mm

 

Giorni con neve nel periodo:

 

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

   0

   3

   6

   2

   4

   0

   2

   3

   0

   2

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

   4

   2

   6

   1

   3

   5

   8

   1

   0

   0

 

 

Conclusioni

 

Questi pochi dati hanno solo uno scopo informativo e ciascuno può vedervi confermate o smentite le proprie sensazioni. In meteorologia piccole differenze numeriche significano enormi quantità di energia in gioco; ma è la frequenza e/o la costanza di tali variazioni in periodi lunghissimi che possono autorizzare a pensare a cambiamenti stabili in atto. E i dati di un ventennio non bastano certo. Chi vivrà vedrà.

 

 

 

 

 

BIBLIOROMAGNA

[ (*) nostro socio]

 

(Vengono omessi i lavori pubblicati sui nostri Quaderni di  Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna)

 

 

Geologia

 

Sami M. (*), 2007 - Le rocce, custodi del passato: i fossili delle colline forlivesi -  Comune di Meldola - Museo di Ecologia, Collana di Informazione e divulgazione, 8: pp.12

 

Scarponi D. & L. Angeletti, 2008 - Integration of palaeontological patterns in the sequence stratigrapy paradigm: a case study from Holocene deposits of the Po Plain (Italy) - GeoActa, vol. 7: 1-13

 

Amorosi A., A. Fontana, F. Antonioli, S. Primon & A. Bondesan, 2008 - Post-LGM sedimentation and Holocene shoreline evolution in the NW Adriatic coastal area - GeoActa, vol. 7: 41-67.

 

 

 

Roveri M., A. Bestini, D. Casentino, A. Di Stefano, R. Gennai, E. Ghiozzi, F. Grossi, S.M. Iaccarino, S. Lugli, V. Manzi & M. Taviani, 2008 - A high-resolution stratigraphic framework for the la test Messinian events in the Mediterranean area - Stratigraphy, 5 (3-4): 323-342.

 

Botanica

 

Lazzari G., Merloni N. (*), Saiani D: (*), 2007 - Flora Punte Alberete - Valle Mandriole, Parco Delta del Po - Emilia Romagna. Quaderni dell'IBIS, L'Arca, Ravenna: pp. 32

 

Lazzari G., Merloni N. (*), Saiani D: (*), 2007 - Flora Bassa del Bardello e dune litoranee di Ravenna, Parco Delta del Po - Emilia Romagna. Quaderni dell'IBIS, L'Arca, Ravenna: pp. 40

 

Micologia

 

Cicognani A. †, 2009 - I funghi del Bosco di Scardavilla - Ass. Micologica Bresadola, A.M.B. Gruppo Micologico Forlivese: pp. 396

 

Zoologia

 

Casini L., Gellini S., 2008 - Atlante dei Vertebrati tetrapodi della provincia di Rimini – Prov. Rimini - Assessorato all'Ambiente e alle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile, Rimini: pp. 512

 

Ornitologia

 

Ceccarelli P.P. (*), Gellini S., Casadei M. (*), Ciani C. (*), 2009 - Atlante degli uccelli della provincia di Forlì-Cesena, le specie presenti d'inverno. Museo Ornitologico Ferrante Foschi, Forlì: pp. 160.

 

Ambientalismo

 

Stinchi E., 2000 - Fermate la bonifica, ovvero nascita dell'Oasi di Punte Alberete - Stampato in proprio: pp. 32