NOTIZIARIO 1 / 2011 (N. 44)

Periodico semestrale –  Febbraio  2011

Direttore responsabile Sandro Bassi

 

Sommario

 

Vita Sociale

Mala tempora currunt

Pag. 3

Rinnovo della quota sociale

Pag. 4

Nota Bene

Pag. 4

Convocazione Assemblea dei soci

Pag. 5

Importante !

Pag. 6

Prossima pubblicazione dell’Elenco dei soci

Pag. 6

Jader Salvigni (1927-2008)

Pag. 7

Incontri e proiezioni

Magnazza di primavera

Pag. 8

Le serate naturalistiche di via Cogollo

Pag. 9

Indicazioni

Conservazione delle collezioni entomologiche dagli attacchi dei parassiti

Pag. 10

Eventi

Manifestazione alla "Piana della Lama" .

Pag. 11

Divagazioni

Ho aperto alcuni in settari sperando che il loro contenuto volasse via…

Pag. 13

Telefonate ad un naturalista (Com’è difficile per molte persone descrivere qualcosa che pur hanno sotto gli occhi

Pag. 15

Un Incontro Divino

Pag. 21

Pubblicazioni

Recensioni

Pag. 21

Biblioromagna

Pag. 26

Allegati

Bilancio 2010

Pag. 30

Bozza di nuovo Statuto

Pag. 31

 

I

VITA SOCIALE

Mala tempora currunt

 

"La Repubblica riconosce il valore dell'associazionismo liberamente costituito e delle sue molteplici attività come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo; ne promuove lo sviluppo in tutte le sue articolazioni territoriali, nella salvaguardia della sua autonomia; favorisce il suo apporto originale al conseguimento finalità di carattere sociale, civile, culturale ...".

Tutto questo si può leggere nel comma 1 dell'articolo 1 della Legge del 7 dicembre 2000, n. 383.

Che belle parole ! … sembrano scritte per noi, per la nostra Associazione. Purtroppo però la realtà è un po' diversa.

 

Cari soci, penso che sappiate che la nostra è una ONLUS, Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale, lo è stata fin da quando il trattamento fiscale onlus è stato costituito, alla fine degli anni '90. Infatti la nostra associazione non ha fine di lucro e vive del volontariato dei suoi aderenti: quelli che svolgono ricerche naturalistiche e ne mettono a disposizione dell'intera comunità i risultati, quelli che lavorano per le convenzioni che abbiamo acceso con vari Enti locali, quelli che scrivono, redigono e curano le nostre pubblicazioni, quelli che ci rappresentano in commissioni di lavoro o a convegni scientifici, quelli che fanno divulgazione, quelli che si occupano degli aspetti organizzativi e burocratici. Tutti danno il loro apporto volontario e gratuito.

Ebbene ultimamente la qualifica onlus ha assunto una concezione più restrittiva, viene riservata esclusivamente a chi ha finalità assistenziali nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, vecchi, bambini, handicappati, emarginati sociali, ecc. Capite bene che noi, che facciamo della cultura naturalistica, veniamo automaticamente esclusi, ci costringono a diventare una A.P.S. La sigla non è molto conosciuta, significa Associazione di Promozione Sociale.

In altre pagine di questo Notiziario troverete la convocazione dell'Assemblea straordinaria per le necessarie variazioni statutarie e tutte le modifiche che verranno apportate. E' ovvio che tutto questo comporta delle spese: convocazione dei soci, tassa per registrare il nuovo Statuto (come ONLUS ne saremmo stati esonerati, ma ora non più), stampa e distribuzione a tutti del nuovo Statuto, ecc. senza che per noi cambi molto, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, studio e divulgazione delle scienze naturali.

Come APS possiamo chiedere ancora il 5 per mille ! Negli anni passati molti dei nostri soci ci hanno indicato nella loro dichiarazione dei redditi e l'introito ha costituito una voce sensibile delle nostre entrate. Anche qui però tira una brutta aria, sappiamo per certo che per il 2011 ci verrà effettivamente versata solo una parte della cifra di nostra spettanza, la percentuale non è ancora ben chiara, forse il 50% forse il 75%. Lascio a voi giudicare la correttezza di una simile operazione.

Non è finita ! Un ulteriore attacco alle organizzazioni no-profit è stata l'abolizione delle facilitazioni sulle spese postali, che è "andata in onda" col primo aprile 2010. La cosa ha messo in subbuglio tutto il mondo del volontariato, sono stati stanziati 30 milioni di euro per compensare Poste s.p.a. del mancato introito, nel novembre 2010 è finalmente uscito un Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico con nuove tariffe postali, ma per le organizzazioni come la nostra nulla.

In pratica, fino all'inizio dell'anno scorso riuscivamo a spedire Quaderno e Notiziario ai soci con poco più di 100 euro, questo autunno ce ne sono voluti poco meno di 500!

"Mala tempora currunt" dunque, è un brutto momento per tutti noi perché ci vediamo costretti a ritoccare la quota sociale. La nostra spesa pro capite per stampare, confezionare e spedire le pubblicazioni sociali era già un poco superiore alla quota annua pagata da ciascuno. E' vero che non abbiamo fine di lucro, ma capite bene che non possiamo "lavorare" in perdita. Il cambiamento delle tariffe postali ci ha dato il colpo di grazia. Una sola consolazione per voi: l'aumento della quota dovrà essere approvato con la prossima Assemblea e quindi andrà in vigore solo dal 2012.

Noi faremo uno sforzo per resistere, e anche quest'anno cercheremo di farvi avere qualche pubblicazione gratuitamente (una prima – La flora delle Pinete di Ravenna - la trovate unita a questo notiziario); fate un piccolo sforzo anche voi … sosteneteci e non abbandonateci ! grazie.

il vostro presidente

Fabio Semprini

 

RINNOVO DELLA QUOTA SOCIALE

Sono aperti i rinnovi e le iscrizioni per l’anno 2011; ricordiamo che la quota è

25 EURO per i soci ordinari

15 EURO per i soci che abbiano meno di 30 anni.

E’ possibile versare direttamente, in occasione degli incontri sociali, al Segretario (Tabanelli), al Tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri del Consiglio direttivo (Semprini, Pederzani, Contarini); per chi preferisca il versamento alla Posta ricordiamo che il CC postale ha il N. 11776473 ed è intestato a "Società per gli Studi Naturalistici della Romagna".

 

Nota Bene

In questo Notiziario, per ragioni di spazio, non pubblichiamo gli estratti dei verbali degli ultimi consigli direttivi. D'altronde, da quanto scrive il Presidente, è facile intuire che il problema della trasformazione della nostra società da ONLUS ad APS è stato il problema centrale in tutti i consigli.

In attinenza con la convocazione delle Assemblee, ordinaria e straordinaria (vedi pagina successiva), in fondo al Notiziario, troverete due allegati. Il primo riguarda una versione sintetica del bilancio consuntivo 2010, il secondo la proposta del nuovo statuto.

La Redazione

 

 

Società per gli Studi Naturalistici della Romagna

Viene convocata in prima seduta giovedì 28 aprile 2011 alle ore 8:00 ed in seconda seduta

venerdì 29 aprile 2011, alle ore 21:00

ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE

e a seguire un' ASSEMBLEA STRAORDINARIA

presso il Centro di Educazione Ambientale "la Còcla", Via Fausto Anderlini 59 di Forlì.

 

Ordine del giorno dell'Assemblea ordinaria:

1) Relazione sulle attività svolte nel 2010
2) Presentazione e votazione sul bilancio consuntivo 2010
3) Presentazione del bilancio di previsione e delle attività 2011
4) Aumento della quota sociale
5) Relazione sullo stato dei soci
6) Convalida dei nuovi soci
7) Nomina di nuovi soci onorari
8) Varie ed eventuali

Ordine del giorno dell'Assemblea straordinaria:

1) Approvazione delle modifiche allo statuto per il passaggio ad Associazione di Promozione Sociale
2) Conferma del numero dei consiglieri in carica

La sede dell'Assemblea si affaccia sul grande parcheggio situato in Piazza Guido da Montefeltro, dove è anche il nuovo complesso museale di San Domenico, in questo periodo sede della mostra "Melozzo da Forlì".

Data l'importanza degli argomenti all'ordine del giorno si raccomanda una presenza numerosa dei soci. Chi non potesse intervenire può rilasciare delega ad un altro socio anche utilizzando il sottostante modulo. Si rammenta che ogni socio può presentare al massimo due deleghe (art. 13).

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DELEGA

Io sottoscritto ........................................................................................................................

socia/o della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, in regola col pagamento della quota 2011, delego il/la Sig./ra

.........................................................................................................................................

a rappresentarmi nelle Assemblee Ordinaria e Straordinaria della Società dell'aprile 2011.

firmato

 

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Importante !

Nonostante tutto anche nel 2011…

Come il nostro presidente ha ricordato nella prima pagina di questo Notiziario, anche quest’anno nella denuncia dei redditi c’è la possibilità da parte dei contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF alle associazioni non lucrative di utilità sociale e di ricerca indicando il codice fiscale dell’ente prescelto. Anche la nostra Società è iscritta nella apposita lista degli eventi diritto. Devolvere il 5 per mille è a costo zero per il contribuente. Confidiamo che chi apprezza l’operato della nostra Società voglia aderire alla iniziativa anche quest’anno.

Il nostro codice fiscale è: 90007670400

Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel modello 730.

 

 

 

Avviso per la prossima pubblicazione dell’elenco dei Soci

Essendo trascorsi quattro anni dall’ultima pubblicazione dell’elenco dei soci e degli Enti associati (Notiziario 34/1, febbraio 2006) si sente la necessità di una sua ripubblicazione aggiornata. Si pregano quindi gli associati di comunicare alla segreteria eventuali variazioni di indirizzi postali/e-mail o errori apparsi in quel precedente elenco. Si ricorda che l’indirizzo e-mail permette alla segreteria di inviare periodicamente le "Newsletter" di informazioni rapide. Nell’elenco non appariranno i nomi di quei soci che avranno preferito avvalersi del diritto di non comparire per ragioni di "privacy". Sempre per ragioni di riservatezza l’elenco non apparirà nella versione diffusa sul nostro sito internet.

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Jader Salvigni ( 1927 - 2008 )

di Paolo Neri

In memoriam ? E’ un incipit solenne, forse un po’ macabro. Certi amici, forse, sarebbe giusto ricordarli in maniera più lieve, proprio perché tale fu la loro presenza fra di noi. Non sono stati veri entomologi, furono però veri appassionati. Raccoglievano tutto, probabilmente in maniera non conforme ai canoni entomologici, e ciò fa probabilmente arricciare il naso ai puristi, dimenticando però quanto si deve a loro. Quante volte un reperto occasionale è stato di aiuto agli accademici, rinchiusi nella loro dimensione?

Un amico, Jader Salvigni, scomparso qualche tempo fa, è forse stato un esempio di come, partendo da una passione vera, viscerale, pur senza una specifica preparazione iniziale, si possa diventare un autentico naturalista.

Il padre era un collega di Zagnoli, amico e collaboratore di Zangheri. Zagnoli, naturalista forlivese, gli fu accompagnatore nelle escursioni e maestro nei primi rudimenti entomologici. Con tale esempio, da operaio metalmeccanico, non istruito (e non sempre ciò è un handicap), ma con grande forza interiore, fu spinto ad intraprendere una ricerca entomologica che, pur nell’ambito locale, fu di sprone a tanti giovani: Ivo Gudenzi, William Fossi, Luigi Bassetti ....

Iniziò, nel 1950 a raccogliere Coleotteri e Lepidotteri, con costanza e, col tempo, con perizia.

Per problemi personali non era munito di patente, per cui, senza l’ausilio di una automobile, si muoveva, come poteva, nella nostra Provincia. Girò inizialmente in bicicletta o, a volte, appoggiandosi ad amici provvisti di auto; più spesso (ed ora può apparire come una cosa comica) fu visto inerpicarsi a bordo di un motorino lungo i tornanti della Campigna per raggiungere i siti più promettenti per le cacce. E, del resto, come si sarebbero potuti altrimenti raggiungere certi luoghi della Lama o delle Cullacce ?

Per quasi 40 anni raccolse e determinò, finché non fu fermato dall’età e, soprattutto, da un male incurabile.

Dalle date ricavate dai cartellini, l’ultima caccia risale al 1988.

Come Associazione Naturalisti Forlivesi "Pro Museo", patrocinati dal Comune di Forlì, ma soprattutto come amici, abbiamo acquisito, dopo una adeguato restauro, le raccolte entomologiche di Jader, così quantificate: 10 cassette di Carabidi, 4 di Cerambicidi, 4 di Scarabeidi, 1 di Tenebrionidi, 1 di Buprestidi, 9 di Coleotteri vari. Inoltre abbiamo inserito nella collezione generale di Lepidotteri 30 cassette di farfalle diurne e notturne; ogni esemplare è caratterizzato da un apposito cartellino colorato. La sua raccolta di libri di argomento entomologico è stata in gran parte venduta, ed il ricavato destinato alla famiglia di origine, che ha chiesto di mantenere presso di sé la raccolta di Lepidotteri delle specie esotiche.

In tal modo tentiamo di tener vivo il ricordo di un amico: rispettando e conservando il risultato delle sue ricerche, sperando, con gli adeguati scongiuri, che altri, fra 100 anni, vorranno fare la stessa cosa con le nostre raccolte.

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Incontri e proiezioni

 

domenica 20 marzo

52° incontro naturalistico-gastronomico romagnolo

 

"magnazza di primavera"

 

presso il ristorante "Gemelli" a Bagnacavallo

via Fratelli Bedeschi 43/A

 

 

Menù

antipasto all’italiana

tortelloni tricolore alle erbe

garganelli alla boscaiola

scaloppina alle erbe

arrosto misto

patate al forno

verdure grigliate

bis di dolci

bevande, digestivo e caffè

prezzo 28 €

Per chi vuole ritrovo alle ore 11.30 per le tradizionali chiacchiere naturalistiche

 

E’ necessario prenotare entro mercoledì 16 marzo

- con e-mail: info@ssnr.it

- telefonando a Semprini (054366038), a Pederzani (0544212250),

a Contarini (054561079), a Tabanelli (054530674)

 

 

Le serate Naturalistiche di Via Cogollo

 

- Calendario del primo semestre 2011 -

E’ ormai prassi consolidata trovarsi due sere al mese nella casa di campagna in via Cogollo a Bagnacavallo. Il primo incontro è previsto nel primo martedì feriale dove un socio o un amico illustra un tema naturalistico con l’ausilio di audiovisi*. Il secondo incontro è fissato al terzo martedì feriale. Questo ultimo è a carattere colloquiale: un confronto di opinioni e di vicende legate alle nostre esperienze naturalistiche.

Martedì 4  gennaio
   Ricordando un naturalista divulgatore:  Paolo Liverani
   a cura di Iana e Pierluigi Stagioni

Martedì  1 febbraio
Cambiamenti climatici dell'ultimo ventennio e scenari futuri
a cura del meteorologo Pierluigi Randi

Martedì 1 marzo
Nuove piante ed animali ci dicono che il clima sta cambiando
a cura di Alessandro Baldini

Martedì 5 aprile
   Piante minacciate di estinzione in Italia (libro rosso fotografico)
   a cura di Giancarlo Marconi

Martedi 3 maggio
   Il recupero dell'archivio fotografico della Romagna di Pietro Zangheri
   a cura di Nevio Agostini e Davide Alberti

Martedì 7 giugno 
   Attenti al lupo !!
   a cura di Giampiero Semeraro

…………….

*Gli incontri sono di norma allietati da vino e "mangiarini" vari.

I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per cause di forza maggiore, anche senza preavviso.

Coloro che hanno materiali su temi naturalistici o su viaggi a carattere paesaggistico/naturalistico e sono disponibili per proiezioni possono contattare Ilvio Bendazzi (tel. 0544 520366).

Come raggiungere la casa di via Cogollo n° 27

Dalla SS 16 (Reale): a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato di Villanova per circa 800 m poi svoltare a destra in via Cogollo, direzione Bagnacavallo. La casa è davanti alla prima via a sinistra (Trav. Zorli) dopo circa Km 1,5.

Dalla SS 253 (S. Vitale): svoltare dopo il Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa 3 Km quindi deviare a sinistra in via Cogollo direzione Bagnacavallo. La casa è davanti alla prima via a sinistra ( Trav. Zorli ) dopo circa Km 1,5.

Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sinistra al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa di fronte alla Trav. Zorli (3° strada a destra) dopo 4 Km da Bagnacavallo.

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INDICAZIONI

Conservazione delle collezioni entomologiche dagli attacchi dei parassiti

di Nicola Tosi

Uno dei problemi più grandi per uno studioso o collezionista di insetti e' la loro conservazione nel tempo. Per evitare gli inesorabili attacchi dei parassiti (psocotteri o antreni) che sono ghiotti di insetti morti, fino ad ora i privati e qualche museo usavano il paradiclorobenzolo. Questo prodotto, classificato recentemente come cancerogeno, e' diventato introvabile sul mercato. Allora come correre ai ripari per salvare le nostre collezioni ?
Io direi di cominciare procurarsi la canfora cinese, che si trova in alcuni bazar, appunto cinesi. Questa canfora di solito e’ in cilindretti a pastiglia di circa 15 mm di diametro con un odore molto intenso (però gradevole) e composizione simile al paradiclorobenzolo. Se anche questa risulta introvabile si può usare il Baygon, insetticida versione in schiuma per insetti da esterno (formiche etc. etc.). Mettete un batuffolo di cotone imbevuto col Baygon dentro il cilindretto che usavate per il paradiclorobenzolo. Questo metodo, usato da molti amici e colleghi, si dice sia molto efficace.

Adesso passiamo al sistema che usano i musei europei (e qui devo ringraziare per la collaborazione le studentesse e amiche del museo la "Specola" di Firenze).
Per conservare le collezioni e garantire l’integrità degli insetti nel tempo, i musei più evoluti in Europa hanno a disposizione enormi frigoriferi. Noi nel nostro piccolo possiamo imitarli nel caso di infestazioni delle nostre teche di insetti usando i normali congelatori domestici. Ecco la procedura: inserire direttamente le cassette in congelatore a -19 per 3 giorni, dopodiché rimetterle a temperatura ambiente per altri 2 gg e controllare nel frattempo se esistono ancora deterioramenti in atto. Se volete essere più sicuri rimettere le cassette dentro al congelatore per altri 2 giorni alla stessa temperatura (-19).


Spero che tutto questo possa esservi utile!

 

N.d.r.

A Forlì, presso la sede dei Naturalisti Forlivesi "Pro Museo", esiste un congelatore acquistato proprio per questi trattamenti. I soci che volessero usufruirne possono contattare Paolo Neri, Presidente dell’associazione e nostro aderente – tel. 3357067698.

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EVENTI

Manifestazione alla "Piana della Lama" (Badia Prataglia-Arezzo) in occasione della celebrazione di due eventi conservazionistici di grande rilievo.

di Ettore Contarini

Il giorno 10 0ttobre 2010 un notevole numero di studiosi, ricercatori, conservazionisti, tecnici ambientali del C.F.S. e pubblici Amministratori, in rappresentanza di un variegato stuolo di Enti pubblici e Associazioni scientifico/ambientaliste, hanno partecipato su invito personale a una doppia celebrazione: il ventennale dell’Istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (1990: primo Decreto Ministeriale di perimetrazione) e il venticinquennale dell’assegnazione del Diploma Europeo per la Conservazione della Natura al "cuore sacro" del Parco, ossia la Riserva Naturale Integrale (R.N.I.) di Sasso Fratino. Da sottolineare che quest’ultima è stata la prima R.N.I. istituita in Italia, ancora nel lontano 1959, e nello scorso anno è stato celebrato il suo cinquantennale di esistenza con varie manifestazioni, tra cui la pubblicazione di un bel volume riccamente illustrato sugli aspetti naturalistici più peculiari della Riserva a cura del Corpo Forestale dello Stato e del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali.

La giornata, più soleggiata alla mattina e cupa nel pomeriggio ma quasi senza precipitazioni fino alle 16, ha visto dalle ore 10.30 in poi i numerosi convenuti (circa 75 persone) riuniti a capannelli nella ben nota piana della Lama a discorrere dei "contenuti" geo-morfologici, biologici e biogeografici di questo prezioso ambiente e dei suoi relativi risvolti tecnico/amministrativi di gestione ambientale. Il luogo appare, a chi ben lo conosce come a chi lo visita per la prima volta, estremamente suggestivo, selvaggio nel senso più positivo del termine, paesaggisticamente ammirevole per i suoi ripidi dossi fittamente boscati che racchiudono la Piana e il suo zigozagante torrente su ogni lato. In ottobre poi, che cominciano i boschi a spennellarsi di tinte calde autunnali, diviene una gioia per gli occhi scorrere le montagne dove cromaticamente non c’è un punto uguale a un altro. I gialli, i rossi, i vinosi, gli arancioni, i violetti, entrano non soltanto dentro agli occhi ma tramite questi penetrano nel cuore con dolci e piacevolissime sensazioni che non sono facilmente descrivibili con le parole.

Dopo aver ammirato le bellezze del paesaggio e fatte un po’ di "chiacchiere" tra amici e colleghi, alle ore 11.15 è stata celebrata la Messa al campo, al cospetto delle Autorità e dei numerosi presenti, sul prato della chiesetta della Lama. Successivamente, la comitiva è stata guidata poco distante per l’inaugurazione di un piccolo rifugio di emergenza, recentemente ristrutturato, ad uso escursionisti in difficoltà fisica o sorpresi dalle tenebre attraverso le montagne. Il piccolo ma accogliente ricovero, dotato all’interno di camino e relativa legna da ardere e con alcune attrezzature di pratica utilità, è stato ufficialmente dedicato con una targa alla memoria a un agente del Corpo Forestale dello Stato, Alberto Tigliè, che i suoi colleghi presenti hanno ricordato con grande affetto. Commovente, a tale proposito, è stato il discorso/ricordo del (novantaduenne!) dr. Claudio Clauser, ben noto storico Amministratore nel dopoguerra ultimo delle Foreste Demaniali Casentinesi (nativo della Val di Non – TN), che ha elogiato questo "Forestale" scomparso nel 2004 ricordandolo ai tempi che questi collaborava con lui. Era presente alla cerimonia anche la vedova di questo così apprezzato personaggio.

E’ seguita all’esterno del grande edificio ex-A.S.F.D., sotto un grande tendone da campo allestito dal C.F.S. e dagli operatori forestali da esso dipendenti, la parte più ufficiale e celebrativa della cerimonia che ha visto susseguirsi al microfono le Autorità presenti. Coordinatore degli interventi è stato il direttore del Parco stesso, di recente nomina, Giorgio Boscagli. Hanno preso la parola il dr. Alessandro Bottacci, dirigente del Corpo Forestale dello Stato (Ufficio per la Biodiversità) di Pratovecchio (AR); il presidente del Parco Luigi Sacchini; il prof. Michele Padula, ex-Amministratore negli anni ‘70/’80 delle Foreste Casentinesi; il dr. Giovanni Naccarato, dirigente del C.F.S.; il prefetto di Arezzo e altre Autorità varie. Terminati gli interventi al microfono, alle ore 13.30 circa è stato aperto il pranzo/buffet con una vasta gamma di pietanze e prodotti, prevalentemente toscani, che per oltre un’ora hanno totalmente assorbito l’attenzione di tutti i presenti. Ammirevole, come in altre occasioni in passato, è stata la squisita gentilezza dei numerosi agenti del Corpo Forestale dello Stato posti a disposizione dell’organizzazione della giornata.

Alle ore 14.30, concluse le celebrazioni ufficiali e il piacevolissimo pasto, è seguito qualche tentativo di breve escursione nei paraggi della Piana, a piccoli gruppi. Ma il tempo, volgente decisamente al brutto, non ha permesso di allontanarsi troppo. Alle 15.15, risaliti tutti i presenti sugli automezzi del C.F.S. e sui pulmini messi a disposizione dal Parco, sono stati ripercorsi i 20 chilometri di strada sterrata fino alla località Cancellino e di qui poi fino a Badia Prataglia dov’erano parcheggiati gli automezzi privati dei partecipanti alla manifestazione. Intanto, era cominciata lungo il percorso la pioggia battente, durata poi per tutta la sera e la notte.

Questa la cronaca della giornata. Ma al di là dell’evento celebrativo delle due ricorrenze, merita un breve commento il valore dell’ambiente stesso nella quale straordinaria cornice si è svolto l’incontro. Se sono stati tessuti tanti elogi per la elevatissima conservazione della biodiversità di questi luoghi fino a livello internazionale, dato che questo ecosistema consente tuttora la vita a dei pregevoli nuclei di specie floro/faunistiche altrove scomparsi, vi saranno pur delle ragioni che hanno consentito a tale patrimonio naturalistico di sopravvivere (con i tempi che corrono…). Al di là di evidenti motivi di paleodistribuzione locale di elementi biotici oggi ritenuti importanti, vi sono dei meriti gestionali recenti di questi boschi che vanno, che piaccia o no, riconosciuti senza tentennamenti. Uno di questi meriti va indubbiamente a chi ha gestito negli ultimi decenni (ancor prima dell’istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna) le famose "Riserve Biogenetiche" di questo territorio di elevatissimo pregio posto a cavallo del crinale appenninico tra Romagna e Toscana aretina. E qui il merito di questa oculata gestione, purtroppo non sempre apprezzata da quel tipo di gente che pretende di far "quel che vuole e dove gli pare", va chiaramente al benemerito Corpo Forestale dello Stato che ha saputo preservare certe aree, molto fragili ambientalmente, all’insulto di nuove strade e al deleterio impatto di un turismo di massa indisciplinato e distruttivo. La così chiamata Foresta della Lama e il suo "cuore sacro", la R.N.I. di Sasso Fratino dove si entra soltanto in punta di piedi per visite di studio accompagnati dagli agenti del C.F.S., rappresentano oggi un raro esempio di preservazione di una preziosa gemma naturalistica incastonata dell’Alto Appennino tosco romagnolo.

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DIVAGAZIONI

Ho aperto alcuni insettari sperando che il loro contenuto volasse via…

di Ettore Contarini

Quando si parla di ingiustizie! Bella parola la giustizia, come tanti altri termini altisonanti coniati dall’uomo. Ma alla fine, di fronte a precise scelte dovute ai sentimenti e alla nostra personale sensibilità finisce sempre che qualcuno o qualcosa viene preferito a qualcun altro o qualcos’altro che, invece, pur godendo dei medesimi diritti e requisiti, passa in seconda categoria. Per quanto ci si sforzi, vi è sempre chi attira la nostra simpatia e chi no per un’infinita serie di motivazioni grandi e piccole. E, spesso, sono proprio queste ultime che più incidono nei rapporti tra noi e quella infinità di elementi che compongono il mondo che ci attornia.

Perfino negli insetti secchi, sistematicamente inquadrati e suddivisi in bell’ordine nelle scatole entomologiche come tanti soldatini in reggimenti, compagnie e plotoni, si fanno quasi inspiegabilmente delle preferenze. In fondo, benché ci si consoli con una vecchia battuta che suona "Anche la scienza vuole le sue vittime", li abbiamo catturati tutti noi con cento trucchi (chiamati "tecniche di raccolta") questi coleotteri, lepidotteri, ortotteri, eterotteri e così via. Li abbiamo "gasati" dentro dei contenitori per poi riporli, con un certo vanto, in quel bell’ordine succitato dentro alle loro rispettive scatole/insettario, presso i loro parenti più prossimi decisi dalla moderna sistematica. Che poi questa ultima, per fare una parentesi cattivella, è divenuta "un carosello infernal che mai non resta", per scomodare un attimo il grande Dante, con un continuo cambiamento della nomenclatura binomia al punto che ogni anno bisognerebbe cambiare nella raccolta metà dei cartellini con i nomi dei generi e delle specie! Ma ritorniamo al nostro tema confessando candidamente che vi sono delle intere scatole delle nostre "vittime scientifiche" che non ci muovono a nessuna compassione e altre, non si sa bene perché, che ci rendono "sentimentali", che ci fanno pensare a queste vite gioiose, senz’altro cento volte più di quella dell’uomo, che noi abbiamo spento in nome delle nostre esigenze di Scienza. Esigenze a volte vere, a volte meno. In certe occasioni forse soltanto meramente "collezionistiche" poiché per quel gruppo di taxa o per quella singola specie non vi è più nulla da studiare e "da capire". Così, per molte scatole stracolme di insetti non si versa una lacrima. Anzi, peggio per loro se si sono fatti catturare! E’ una selezione naturale anche questa. In fondo, ci si consola come i cacciatori di uccelletti dicendo che "anche l’uomo è un predatore". Poi, di fronte a certe scatole invece, di cui ricordiamo perfettamente a distanza di decenni per ogni esemplare lì contenuto i luoghi, i momenti, i compagni di escursione entomologica, perfino le condizioni meteorologiche in cui avvenne la cattura, ecco che qualcosa si muove dentro di noi… Era proprio necessario, dice una vocina antipatica, catturarne 20 esemplari? Non bastavano 10, o magari anche solo 5, e gli altri annotarli sul diario di campagna solamente? Domanda un po’ angosciosa, che porta con sé uno strascico di valutazioni comportamentali, sentimentali, conservazionistiche; nel loro complesso, insomma, di una filosofia esistenzialista anche nel campo delle scienze naturali. Conobbi, molti anni fa, un collega entomologo austriaco la cui raccolta di lepidotteri diurni era caratteristicamente composta per oltre il 90% di esemplari vecchi e logori poiché diceva: "sì, è vero, non sono molto belli in collezione questi campioni, però li raccolgo non più giovani e freschi proprio perché così facendo penso di aver dato loro almeno il tempo per riprodursi e quindi di apportare minor danno alla consistenza delle loro popolazioni future…".

Tutte queste considerazioni e ricordi di colleghi, luoghi e fatti avvengono specialmente nell’occasione in cui, di solito un paio di volte all’anno, si sfilano a uno a uno dagli appositi scaffali tutti gli insettari per la periodica disinfezione dagli eventuali parassiti che ogni tanto si annidano tenacemente qua e là distruggendo di solito gli esemplari più "preziosi", perché pezzi unici o comunque rari (e anche questo è un mistero da svelare). Forse perché in tale lavoro di revisione generale del materiale si passano visivamente in rassegna in poche ore centinaia di scatole entomologiche, avviene quasi un confronto estetico/sentimentale tra il contenuto delle scatole stesse. Recentemente, nell’ambito di questi accurati controlli antiparassitari, ho estratto dalla loro sede nel mobile alcuni insettari di coleotteri e di lepidotteri (quest’ultimo un intenso amore giovanile) che mi hanno messo in imbarazzo di fronte a me stesso. Aprendo dette scatole per ripristinare il contenuto di canfora, ho sperato per un momento, tra sogno realtà, che gli esemplari ivi contenuti per un sortilegio riprendessero il volo. Ho anche immaginato, al primo movimento di "resurrezione" che si fosse verificato, di spalancare la finestra per vedere gli esemplari, tra il ronzio dei coleotteri e il silenzioso veleggiare delle farfalle, uscire all’aperto e scomparire nel sole del caldo pomeriggio.

Mi sono così reso conto, con un sottile disagio nell’anima, che avevo davanti grandi serie di esemplari di specie di cui i musei di Storia Naturale sono strapieni. Errori di gioventù? Non solamente. Anche più tardi si è raccolto molto; anzi, troppo. E spesso si è abusato in natura nel prelievo di gruppi sistematici ormai ben conosciuti sotto tutti gli aspetti biologici, ecologici, fenologici, etologici, biogeografici. A chi servirà e dove finirà tutto questo materiale in tempi in cui i pochi musei naturalistici italiani accettano a malapena in donazione, per mancanza di adeguati spazi e di fondi economici, solamente raccolte entomologiche con molti tipi e paratipi, oppure gruppi sistematici particolari di cui posseggono poco o nulla?

Il peso di tutto ciò ricadrà, purtroppo, sulle spalle dei poveri eredi che dovranno dannarsi a portare nei cassonetti dell’immondizia indifferenziata, se si troveranno, tutto questo enorme materiale, come nel mio caso personale. Ho detto della "indifferenziata" poiché chi troverà il tempo e la voglia tra i seccati parenti di dividere i materiali mettendo i vetri dei coperchi delle scatole nelle apposite campane, il legno o la plastica in un altro contenitore, gli insetti senza spillo nel "biologico"? E gli spilli, a decine e decine di migliaia, dove li potranno mettere? Mah! Forse, comunque, a pensarci bene almeno per la parte da buttare nel pattume biologico il problema non si presenterà poiché con il diminuire con i nostri anni, che invece aumentano, della cura verso le scatole della raccolta gli antreni, fameliche bestiole, faranno il loro lavoro "istituzionale" di riduzione in polvere di larga parte degli insetti lì contenuti. Ma il problema dello smaltimento degli spilli d’acciaio, invece, resterà: piantati a decine o a centinaia sul fondo ricoperto di frammenti d’insetti distrutti di ogni scatola, ognuno di loro ricorderà ad memoriam che lì una volta c’era una farfalla; e ogni infilzato cartellino porta-insetto su spillo, ormai vuoto, sembrerà una piccola lastra tombale bianca di un coleottero scomparso.

 

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Telefonate ad un naturalista (Com’è difficile per molte persone descrivere qualcosa che pur hanno sotto gli occhi)

di Ettore Contarini

Lungo gli anni, o meglio lungo i decenni, risultano molte le occasioni di dialogo con persone che hanno telefonato per chiedere informazioni su una pianta, un insetto, qualche tipo di animaletto ritenuto "strano". Lo slancio di sapere che cos’è l’oggetto delle loro attenzioni di quel momento appare chiaramente più che lodevole. Ma a parte il fatto che io non sono assolutamente un tuttologo, i problemi sorgono allorché devono descrivere ciò che loro vedono, o hanno visto, a chi, dall’altra estremità del filo, deve indovinare l’oggetto misterioso e dargli un verosimile nome. E qui appare nella sua reale dimensione l’incapacità, anche da parte di individui di apprezzabile cultura, di descrivere qualcosa che "loro" hanno sotto il naso… e io no! Un disastro.

Descrivere con una sufficiente precisione e con adeguate parole una cosa che ci sta di fronte è una forma di esercizio mentale che esula dai processi di apprendimento attuali e passati e da qualsiasi schema didattico della scuola. In pratica, si guarda senza vedere. Manca, cioè, nella massima parte delle persone lo spirito di osservazione, dote che a volte appare innata ma nella maggior parte dei casi è dovuta a un processo di apprendimento culturale. A proposito di descrivere minuziosamente degli oggetti come esercitazione visiva, e quindi mentale, ricordo che ai ragazzi delle classi prime che entravano timidamente (per poco!) nell’aula di Discipline Pittoriche del Liceo Artistico di Ravenna proponevo per varie lezioni delle relazioni scritte, ancor prima che disegnative, su composizioni di oggetti solidi posti su trespoli al centro dell’aula. Ogni alunno, dal suo punto spaziale di osservazione. doveva descrivere accuratamente ciò che vedeva sotto tutti i criteri visivi che io avevo formulato in uno schema orientativo: la forma geometrica, o comunque volumetrica, di ogni solido facente parte della composizione scelta; il rapporto spaziale reciproco tra gli oggetti stessi (quello più a sinistra o più a destra, quello più alto, quello più voluminoso, quello più vicino o più lontano dall’osservatore, ecc.); il rapporto spaziale con l’interno dell’aula (la vicinanza con pareti, mobili, la distanza dal pavimento e dal soffitto, ecc.); la luce e la sua inclinazione che dalla sorgente luminosa colpisce la composizione (da sinistra, da destra, d’alto, se artificiale o naturale, ecc.); i colori dei singoli oggetti e i rapporti cromatici complessi che ne derivano (ombreggiature, chiaroscuri, luminosità, riflessi, ecc.); gli aspetti delle superfici (con macchie, screpolature, incisioni, ecc.); le "sensazioni materiche" dei corpi solidi (l’aspetto "caldo" di cose legnose, quello "freddo" di metalli e ceramiche, quello "morbido" di panneggi posti sotto alle composizioni); gli scorci prospettici, importantissimi, che si modificano cambiando la posizione dell’osservatore; fino alle "sensazioni psicologiche" di fronte alla composizione nel suo insieme e all’ambiente che l’accoglie. A volte, gli alunni più attenti e indagatori producevano pagine e pagine di appunti osservando per una o due ore una sola composizione. Successivamente, disegnare la stessa composizione diveniva un bel gioco già visto. Ma questo importante processo di esercitazione visiva, limitato purtroppo alle sole scuole d’arte e non sempre in modo adeguato, dovrebbe essere patrimonio più ampio della nostra società per dar modo a molte persone di osservare più in generale e sotto tanti punti di vista il mondo che li attornia.

E qui entriamo, inevitabilmente, nell’ambito delle osservazioni naturalistiche e della capacità di descrizione di ciò che il nostro occhio trasmette al cervello. Come si fa a parlare della forma di un insetto, del portamento di una pianta, della sagoma di una foglia, della struttura di un fiore, se non si riesce a descrivere almeno a grandi linee i rapporti strutturali, le coordinate biometriche, la distribuzione spaziale dei vari organi. Sono disarmanti certi contatti telefonici, per arrivare al tema del nostro discorso, di persone che "vogliono sapere" cos’è quel qualcosa che soltanto loro hanno visto e che, sempre secondo loro, la descrizione fatta dell’oggetto in esame non dovrebbe lasciare dubbi. Lungo gli anni, vari sono stati gli episodi che mi hanno messo in non poca difficoltà proprio per l’assoluta convinzione del mio interlocutore di essere "chiarissimo". Di conseguenza, di essere io a "non capire" le cose descritte.

Ad esempio, tra i vari ricordi che ancora mi fanno sorridere a pensarvi, una volta mi telefona una misteriosa signora dalla voce giovanile e piacevole che esordisce così: "Ho trovato una pianta rara e mi piacerebbe sapere cos’è!" Dopo un attimo di riflessione le risposi gentilmente, ma con una punta di ironia: "Cara signora, prima di tutto come fa, se non se ne intende, a dire con tanta convinzione che si tratta di una pianta rara?" E lei mi spiazzò rispondendo candidamente: "In tutto il mio cortile, e anche oltre, ce n’è una sola". Cercai di illuminarla sul concetto di rarità: "Guardi che quello che può essere raro per lei nel cortile o nel campo, a casa di qualcuno altro può apparire comune o addirittura infestante… Comunque, mi descriva un po’ com’è fatta questa famosa pianta. Ad esempio quant’è alta circa?" La risposta fu: "Beh, un po’ come tutte le altre erbe…" Allora, a quel punto ripiegai sulle foglie, un elemento diagnostico sempre importante: "Come sono le foglie?" Risposta, con la sicurezza di essere un campione di analisi descrittiva: "E’ chiaro che sono a forma di foglia, foglia qualsiasi, un po’ allargate e poi così". Mi immaginavo la mia interlocutrice, con la mano libera dalla cornetta telefonica, che descriveva nell’aria questa misteriosa forma muovendo le dita. Incalzai allora io: "Guardi, signora, che nell’ambito delle sue foglie qualsiasi vi sono decine di forme ben precise. Non pretendo spiegazioni professionali, ma almeno se queste foglie sono allungate, rotondeggianti, cuoriformi, coriacee, molli, lucide, opache, col picciolo o senza, ecc. Visto che mi ha detto che non ci sono fiori, le foglie diventano l’unico importante elemento di valutazione…" A questo punto, la misteriosa signora dell’altrettanto misteriosa pianta mi sembrò quasi un po’ spazientita perché io "non capivo" quello che lei mi descriveva. Tagliai corto e le dissi: "Senta, per telefono è difficile fare delle determinazioni. Mi faccia avere la pianta, in qualche modo, e allora tutto sarà più facile". Quando ormai pensavo di aver risolto la questione, ecco la sua risposta, più inaspettata che mai: "Ma ne ho una sola e le ho già detto che per me è rara. Mi dispiace strapparla!" Cosa dire a questo punto dopo 15 minuti di telefonata? Ripiegai sulla mia disponibilità ad andare io sul posto a vedere questo oracolo vegetale. Anche perché ormai la cosa mi incuriosiva molto e forse più la proprietaria della pianta che la pianta stessa, che con ogni probabilità si sarebbe dimostrata una specie banale. Così, le chiesi dove abitava. Se non fosse stato un posto troppo lontano, tramite appuntamento telefonico avrei potuto fare un salto fino da lei. La risposta fu vaga, dicendo che lei stava poco in casa per ragioni di lavoro e che piuttosto si sarebbe rifatta viva lei. Mai più sentita. Verosimilmente, io fui per lei una totale delusione scientifica. In più, forse non si fidò a ricevermi "nel suo grande cortile", che io immaginai di bella villa con tanti alberi, per timore che volessi poi approfittare di lei?

Un’altra volta, in questo caso però in campo entomologico, un tale dalla voce baritonale mi chiese, telefonicamente che cosa doveva fare per difendersi da un’infestazione di blatte. La mia prima domanda, ovviamente, fu in quale contesto ambientale il "fattaccio" stava avvenendo. Ovvero, se dentro l’abitazione, nei suoi garage e ripostigli, nel cortile, ecc. "Quasi sempre fuori, all’aperto". Fu la stringata risposta. Altra mia domanda, su dimensioni e colore. Altra risposta, che frantumò di colpo le mie prime ipotesi faunistiche: "Molto variabili entrambi". Terza mia domanda: "Ma dove stanno? In terra, sui muri, sulle piante?" La risposta fu altrettanto sconcertante, di una sola parola: "Dappertutto". Oibò, pensai, qui c’è qualcosa che non va. E allora ripartii alla carica: "Mi scusi, ma lei è sicuro che si tratti di blatte? Perché da come me le descrive, ovunque presenti, a tutte le ore, i conti non tornano. Le blatte sono animaletti schivi e sfuggenti, che rifuggono dalla luce, dalla blatta orientale a quella germanica e a tutte le altre specie". E la voce baritonale insistette: "Macchè, queste corrono a tutte le ore. Ma non capisce che sono di una varietà particolare ma pur sempre blatte?" Allora sbottai: "Ma se lei sa già che si tratta di blatte, io che cosa dovrei dire, per di più senza averle viste?" Al che il mio interlocutore replicò: "Per fargliele vedere non vi sono problemi. A me interessa sapere di quale tipo si tratta, ecco cosa le chiedo; perché ho letto che vi sono blatte che risultano pericolosi vettori di infezioni". Dovetti ammettere che era vero: "sì, ma si tratta della blatta orientale, non indigena da noi, lunga 2-3 centimetri, nera e lucida, attiva e velocissima solo di notte al buio negli scantinati o negli ambienti umidi del piano-terra degli edifici… Mi sembra d’aver capito che le sue stanno in pieno sole e sono a colori vari…" La conferma del vivace cromatismo fu battente: "Certo, queste sono blatte coloratissime, nere, rosse, gialle, verdi, e lunghe e piatte". Quasi quasi, mi veniva nostalgia della misteriosa signora della pianta rara che aveva telefonato non più di 6 mesi prima. Almeno quest’ultima aveva il fascino del mistero femminino, stimolava la fantasia per cercare di immaginare l’aspetto fisico di questa signora alle prese con dei problemi esistenziali di cotanta portata. Ripresomi dall’attimo delle divagazioni, mi venne un sospetto che assomigliava quasi a una certezza: "Non si tratterà per caso delle cosiddette cimici delle piante?" La mia battuta entomologica fu ribattuta subito: "No, sono blatte; me l’ha detto anche il mio vicino di casa". Cosa dire ancora? Non avevo più cartucce da sparare. Gli dissi che l’unico modo per continuare concretamente il discorso era di mettere un po’ di esemplari in una scatoletta di plastica resistente e di farmeli avere. E, se non mi trovava a casa, in via, ecc., ecc., che mettesse la scatoletta nella capiente cassetta postale. Questa volta il materiale arrivò. Erano effettivamente eterotteri, ossia le citate "cimici delle piante", con una prevalenza di pirocoridi rossi e neri detti "mascherone" e qualche pentatomide vario mischiato (Nezara viridula, con forme giovanili immature; Graphosoma lineatum; Dolycoris sp., ecc.). In effetti, una bella "macedonia" di colori diversi. Ma di blatte nemmeno l’ombra, com’era prevedibile!

Visto che mi aveva lasciato un recapito telefonico, quando ricontattai il mio interlocutore e gli spiegai come stavano le cose anche questa volta come naturalista feci una figuretta. Lui continuò a chiamarle blatte, benché di una "particolare varietà" (questo lo riconobbe, bontà sua), e a dire che nella fretta di raccoglierle forse nella scatola si erano mischiate con altre cose… Ma si capiva che fondamentalmente, insomma, si trattava pur sempre di blatte e blatte dovevano essere! Viene da pensare che il mondo zoologico di questa persona fosse molto semplificato a livello sistematico e suddiviso in pochi gruppi: i mammiferi, gli uccelli, i pesci… e le blatte! Ossia, tutte quelle migliaia di artropodi terrestri di lunghezza da 1 a 3 centimetri circa appartenevano a questa grande-super-galattica categoria sistematica delle blatte, con tutte le loro "varietà" naturalmente.

Con il tempo, mi sono quasi pentito di aver contrastato scientificamente questo anonimo zoologo e di averlo fatto anche con tanta tenacia e "cattiveria". Se gli dicevo subito che quegli animaletti erano quello che lui voleva che fossero, avrei forse fatta contenta una persona che magari nella vita aveva goduto di poche soddisfazioni e aveva subito invece molte frustrazioni. E io, duramente, gli avevo negato anche il piacere di dire che quelle erano delle blatte!

Un altro caso che ricordo bene riguardò di nuovo le piante, o presunte tali. Mi telefonò una donna il cui figlioletto, di ritorno con la famiglia da un campeggio a Casal Borsetti (RA), era apparso qua e là "inorticato" sulle gambe e sul tronco in modo molto problematico. La domanda era quali piante potevano aver causato l’irritazione nel bambino visto che sul posto, da un attento sopraluogo dei genitori, di ortiche non c’era traccia. Per prevenire problemi futuri, la signora mi chiese da quali piante locali ci si doveva guardare quando si passeggiava nella pineta. Domanda difficile, senza vedere il posto. E poi, feci presente che occorre vedere a livello di allergie il grado di sensibilità epidermica di ognuno di noi verso determinate piante, anche verso specie comunissime come l’erba vetriola, ad esempio (Parietaria officinalis). Mi ricordai, e lo riferii alla mia interlocutrice, che un amico botanico di Rocca S. Cassiano (FO) è allergico fortemente alle ombrellifere del genere Smyrnium. Un giorno, mentre eravamo in Appennino insieme, io camminavo in calzoni corti in mezzo a un prato di queste piante alte 1 metro e lui, solo perché ne aveva raccolto un campione per il suo erbario, aveva le mani gonfie e doloranti.

Un atteggiamento che accomuna tutti i "non addetti ai lavori" che lungo gli anni mi hanno telefonato per avere delucidazioni su un loro problema è quello di quasi "pretendere" a distanza, senza offrire nessun aiuto se non scientifico almeno sufficientemente descrittivo e concreto, di risolvere il "loro caso" in due e due quattro, come si usa dire. E anche in questo caso, le spiegazioni della signora non aiutarono certo a capire da quale pianta provenisse il problema, sempre che di pianta si trattasse, poiché una delle sue descrizioni botaniche fu: "Non sarà mica colpa di quella pianta dalle foglie lunghe… ma sì, quella che è dappertutto!" Come si ragionava poc’anzi, molti pensano che il mondo sia talmente semplificato da esservi poche decine di specie di piante e altrettanto di invertebrati, invece delle migliaia presenti per entrambi i gruppi in una sola regione come l’Emilia Romagna. Se non vengono subito accontentati nelle loro richieste con "la bacchetta magica", costoro si sentono delusi, a volte anche quasi seccati di aver mal riposto la loro fiducia. A volte io sono anche un po’ curioso di sapere chi li ha telefonicamente indirizzati da me. Ma generalmente non si "sbottonano", si tengono sul vago, senza fare nomi. Credo che, almeno nella maggioranza dei casi, il mio nome salti fuori dalle mie varie pubblicazioni divulgative di entomologia e di botanica che da molti anni circolano sul territorio romagnolo.

Ritornando al caso delle (presunte) piante urticanti, lì per lì non ricordai nelle nostre zone costiere ravennati particolari essenze irritanti a livello epidermico. Memore, però, proprio sulla costa romagnolo/ferrarese, di esperienze personali molto pesanti dovute agli attacchi da acari trombinidi e gruppi affini che subii varie volte in passato, chiesi alla mia interlocutrice se le irritazioni subite dal bambino erano dei ponfi duri e rossi localizzati specialmente alle caviglie, sotto ai ginocchi, all’inguine, alle ascelle. Come in altre occasioni, anche questa signora pretendeva che io dicessi delle verità immediate sostenendo le sue teorie. "Ma io non sono mica un dermatologo!" Esclamai ad un certo punto. E continuai: "Io parlo soltanto sulla base delle mie esperienze personali". Cercai, comunque, di spiegare che le ortiche provocano per lo più dei "cordoni" rilevati e brucianti e che questi non infastidiscono per più di 1-2 giorni. Mentre gli attacchi da acari si presentano come dei bozzi rotondeggianti e isolati, di aspetto ben diverso. Anche in questo caso la descrizione dei rilievi arrossati divenne materia da fantascienza. Vennero descritti dalla signora come "tondi, ma un po’ oblunghi, con forma appiattita, di colore rosso trasparente, disseminati in modo geometrico a due o tre alla volta…". Insomma, alla fine tornai al consiglio di rivolgersi a un buon dermatologo, così, con qualche crema appropriata, almeno il fastidio e il prurito si sarebbero attenuati. Ma lei continuò con il discorso delle ortiche, anche se aveva ammesso che sul posto non ve ne crescevano assolutamente, e io con quello degli acari, di cui ero convinto. Se io fossi stato un medico, sicuramente avrei perso un altro cliente!

Restando in tema di acari, parecchi anni fa mi telefonò tutta eccitata una signora ravennate che esordì dicendo: "Mi aiuti, la prego, sono disperata! Ho in casa degli insetti che non vedo ma che mi torturano pungendomi dappertutto. Mi procurano dei fastidiosissimi punti rossi sulla pelle con un prurito insopportabile. Ormai non dormo più, neanche di notte, tanto che ho pensato perfino di cambiar casa. Ho già contattato dermatologi, veterinari, A.U.S.L., ecc., ma nessuno mi sa aiutare. Un mio collega di lavoro, che abita a Bagnacavallo come lei, mi ha riferito che lei si occupa di insetti. Mi dia una mano, la prego, le pago tutto quello che deve avere!" Io, naturalmente, precisai subito che mi occupo sì di insetti ma di quelli che vivono nei boschi e che nulla hanno a che fare con i parassiti dell’uomo o degli animali. Se, le dissi, in casa lei è sicura che non vi sono pulci, zanzare e altri insetti, io non so proprio cosa fare… Però, sempre memore dei miei casi personali in cui in varie occasioni fui duramente attaccato da acari anche sulla zona costiera di Ravenna, buttai subito là l’idea di una infestazione da parte di questi microscopici aracnidi. Per questo mi informai se ella fosse stata recentemente a fare una passeggiata in campagna o in pineta. La risposta fu totalmente negativa, poiché lei precisò che non andava mai per abitudine a camminare nei luoghi erbosi e selvosi. Mi informai anche se per caso aveva in casa degli animali domestici e in particolare degli uccelli in gabbia, poiché questi ultimi specialmente sono spesso dei ricettacoli di acari. No. La signora viveva soltanto con una affezionatissima gatta che, proprio nel dubbio di pulci o altro da essa provenienti, era stata messa sotto "sterilizzazione speciale" da un veterinario al punto che ormai questo povero felino ci rimetteva la pelle! Eppure, pensavo, andando per esclusione, di acari si doveva trattare. Alla seconda telefonata, concordata, mi invitò da lei per studiare sul posto il problema e i possibili rimedi. Ma pensavo tra me e me che se non c’è niente di visibile a occhio nudo io che dico? E che faccio? Comunque, andai dalla signora in questione, a Ravenna, e com’era previsto non vi era nulla da osservare a livello entomologico… ma tanto da vedere, invece, per ciò che riguardava l’aspetto della signora stessa: una bellissima giovane donna, bionda e simpatica, che viveva in compagnia della sua amatissima gatta. Nell’impossibilità di trovare in casa i famosi parassiti, per via delle loro piccolissime dimensioni, confermai la mia convinta teoria degli acari e suggerii di portare divani, letto, tappeti, ecc., dalla ditta RADIS, in periferia a Ravenna, per una disinfezione specializzata nelle loro "camere a gas". Certamente, sarebbe stato un notevole impazzimento e una spesa non piccola… ma a mali estremi, estremi rimedi, come suona un vecchio proverbio. Poi, in certi casi è la ditta stessa che si sposta sul luogo con tutte le sue attrezzature per la disinfestazione. E, infatti, così fece. Questa volta, benché soltanto con il merito di un po’ d’intuito, avevo trovato la soluzione al problema, che fu completamente risolto. Mi sono sempre chiesto come mai tra dermatologi, veterinari, A.U.S.L., ecc., nessuno avesse mai pensato alla causa più verosimile: gli acari di qualche specie, tra le decine che vivono intorno a noi e anche all’interno delle case.

La bella signora, avendo io cavallerescamente rifiutato qualsiasi compenso venale, mi gratificò in seguito con un’ottima cena in graditissima compagnia sua… e della famosa gatta di casa, che intanto come vittima innocente di una barbara disinfezione si era ripresa abbastanza bene.

 

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Un Incontro Divino

di Anonimo Naturalista

Un giorno di Marzemino, al primo Chiaretto dell’Alba, camminavo nella Champagne dell’oltrepò pavese, in mezzo al Nebbiolo.

Il tempo era un Inferno, il cielo Verdicchio tendente al Grignolino.

Mi riparai sotto un Pinot e lì incontrai una Soave Donna Fugata che aveva un vestito molto Rosè.

Non essendo Recioto, tutto Spumante le diedi un Dolcetto bacio sul Bianco Collio senza Sfurzat le toccai la Barbera della Bonaria.

Subito il mio Merlot, che non era Passito, venne Durello che era un Canonau, ma lei non volle che andassi oltre.

Deluso e Rosso di Borgogna le dissi: "Chardonnay moi, madame".

Con l’Amarone in bocca e un Gropppello in gola mi arrangiai da solo.

E Sauvignon de Brut…

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PUBBLICAZIONI

Recensioni

Flora delle Pinete storiche di Ravenna – San Vitale, Classe, Cervia

4° Quaderno dell'IBIS

(in distribuzione gratuita ai nostri soci)

 

Da secoli il litorale ravennate è sede di splendide pinete che, nel tempo, ne sono divenute uno dei principali simboli. Non a caso nello stemma comunale della città di Ravenna è presente proprio il pino domestico. Ed è da secoli che importanti naturalisti si sono cimentati nello studio di questi magnifici ambienti riportando una serie storica di dati che difficilmente trovano riscontro altrove; fra i più notevoli ricordiamo Ginanni (1774) e Zangheri (1936). E' nel segno di continuità storica e naturalistica con questi grandi studiosi che ora viene pubblicato il quarto quaderno IBIS, redatto dagli amici dell'associazione L'ARCA, che si occupa in dettaglio dello studio botanico delle pinete storiche di Ravenna. Gli autori, Lazzari, Merloni e Saiani riassumono in questo ottimo quaderno anni di osservazioni sul campo che hanno portato alla considerevole cifra di 844 le specie individuate entro le pinete di San Vitale, di Classe e di Cervia. Si tratta cioè delle cosiddette "Pinete storiche", termine che viene usato per distinguerle dalle "Pinete di Stato", strettamente costiere, di origine relativamente recente (primi del '900).

La storia degli ultimi secoli ha condotto le pinete a dover sopportare un forte impatto antropico che le ha viste frammentate e diminuite in estensione. Se poi aggiungiamo l'inquinamento, le bonifiche, la subsidenza, l'aumento della salinità, l'assedio delle coltivazioni intensive ed i mutamenti climatici degli ultimi anni dovremmo avere una quadro sconfortante. Tuttavia questo recente studio lascia spazio a qualche ottimismo! Le pinete storiche, nonostante tutto, resistono e si modificano adeguandosi alle nuove situazioni. Nate artificialmente per mano dell'uomo ed in parte mantenute tali da opere di rimboschimento, conservano ancora un elevato grado di naturalità e sono rifugio indispensabile per molti organismi. E' vero che alcune piante sono scomparse e altre probabilmente scompariranno ma, a quanto si evince da questa pubblicazione, il numero delle specie vegetali è in aumento: possiamo salutare con piacere il ritrovamento di entità non più segnalate dai tempi di Zangheri, osservare con attenzione l'ingresso di nuove specie autoctone e guardare, ovviamente con una certa preoccupazione, l'entrata di numerose esotiche naturalizzate.

Le condizioni ecologiche cambiano, le piante presenti cambiano e quindi anche le pinete cambiano; forse è questo il messaggio di fondo che risiede in quest'opera.

Le prime pagine sono dedicate al perché dell'indagine floristica e alla descrizione dei tre nuclei pinetali "storici" ravennati, San Vitale, Classe e Cervia. Segue la trattazione fitosociologica degli habitat di interesse comunitario presenti, ma la parte preponderante del volumetto è dedicata ovviamente all'elenco floristico. Vi compaiono, come si diceva, diverse specie mai segnalate in precedenza (una quindicina nuove per l'intera Emilia Romagna) e se per la maggior parte si tratta di naturalizzazioni, non mancano motivi di sicuro interesse, valga per tutti la scoperta di un significativo nucleo di Carpino orientale nella Pineta di Classe.

Pur trattandosi di una pubblicazione specialistica botanica, vi sono utili elementi che possono aiutare anche in altre discipline; l'opera risulterà certamente utile a tutti coloro che vorranno rivolgere uno sguardo scientifico a questi ambienti.

Plaudo all'iniziativa dell'Associazione che ha voluto inviare ad ogni socio una copia del quaderno fornendo un valido strumento per gli studi naturalistici sul campo delle pinete e più in generale del Delta del Po.

 Sergio Montanari

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Farfalle d’Italia

a cura di Roberto Villa, Marco Pellecchia e Giovan Battista Pesce, 2009.

Edizione IBC, Regione Emilia Romagna: pp. 376, formato 22x28.

Editrice Compositori. Prezzo 35 €.

 

Roberto Villa, bolognese, di professione Geologo, entomologo per passione è l'autore delle immagini e dei capitoli informativi presenti nel volume, ha dedicato l’intera vita nella ricerca sui lepidotteri (farfalle diurne) e in particolare ha studiato la loro biologia documentando i vari stadi preimmaginali e le piante nutrici. A lui si deve la stesura delle 281 schede contenute nel testo e anche della sezione "confronti" necessaria per classificare le specie più difficili.

 

Marco Pellecchia, ha curato il capitolo iniziale delle "informazioni generali" e gli aspetti della storia evolutiva delle farfalle. Ha inoltre collaborato alla revisione delle schede.

 

Giovanni Battista Pesce, ricercatore dell'IBC, ha ideato e realizzato la regia del lavoro. A lui si deve il capitolo delle "tavole sinottiche".

Il volume Farfalle d’Italia, pubblicato alla fine del 2009, è stato presentato con successo alla stampa e agli amatori in due diverse occasioni: il 09 febbraio 2010 presso la sede dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna ed il 06 marzo 2010 durante la 34^ edizione della mostra mercato "entomodena" tenutasi a Campogalliano (MO). In entrambi le occasioni si è registrata una cospicua presenza di pubblico.

E’ un’opera basilare necessaria per agli addetti ai lavori ed allo stesso tempo adatta anche ai naturalisti dilettanti alle prime esperienze nel riconoscimento delle farfalle.

Si presenta come un catalogo tramite il quale basta la semplice consultazione delle immagini per identificare, nella maggior parte dei casi, la famiglia di appartenenza e il nome delle farfalle viventi in Italia, più difficile e adatto ad entomologi esperti è il riconoscimento delle larve o delle uova.

Gli autori hanno trattato la ricca lepidotterofauna diurna italiana in modo completo. In 180 pagine del volume vengono elencate 8 famiglie di ropaloceri, comprendenti 281 specie in ordine sistematico con riferimento alla cecklist italiana. Oltre 2000 foto raffigurano le farfalle nei loro stadi di vita, con il seguente ordine: adulto di sesso maschile (anche sul rovescio delle ali) adulto di sesso femminile (e rispettivo rovescio), uovo, larva alla schiusa, larva matura e pupa. Ad ogni specie è dedicata una scheda che occupa una facciata e che ha l’aspetto alquanto originale di un album di figurine con alcune finestre vuote. Il lettore, tuttavia, non esprima un giudizio affrettato sulla base di questi "vuoti", spesso non si tratta di carenza di informazioni ma uno stimolo alle nuove generazioni di entomologi a completare, con le ricerche personali, i tasselli mancanti.

Il volume è corredato di importanti notizie sulla distribuzione, gli habitat, le generazioni annuali, le piante nutrici delle larve. Nelle ultime pagine vi è una sezione dedicata al confronto tra specie simili per facilitarne la classificazione attraverso l’analisi di piccoli particolari della morfologia dell’adulto nonché degli apparati copulatori.

Considerata l’ottima qualità delle immagini ed il basso prezzo di copertina ci sono tutte le premesse per un buon successo editoriale.

Gabriele Fiumi

 

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Qualcuno ha parlato di clima?

di Ettore Contarini

Discanti Editore, novembre 2010, pp.142 (euro 13,00).

 

Le scoperte della genetica confermano sempre più la stretta parentela dell’uomo con tutti gli esseri viventi con cui condivide un certo numero di geni. Tutti proveniamo da un antico antenato.

La specie umana, ha circa 200000 anni. Studiando le altre specie di mammiferi, è stato stimato che la nostra ha il 95% di probabilità di sopravvivere almeno per altri 5100 anni, ma non andrà oltre i 7.800.000 di anni. A differenza delle altre specie, noi, con un eccesso di amor proprio, ci siamo attribuiti e ci vantiamo del titolo di "specie intelligente": appellativo altezzoso, anche se più modesto di chi crede che siamo stati creati ad "immagine e somiglianza di Dio"! Aveva invece ragione S. Francesco che chiamava uccelli e lupo "sorelle e fratelli" Ora i dati probabilistici sopra menzionati, sarebbero attendibili se noi ci comportassimo fin da adesso da "intelligenti", ma qui nascono i dubbi!

L’amico Ettore Contarini ha scritto un libro. Nel suo curriculum non è il primo ma, a differenza degli altri dove la sistematica la faceva da padrone e ci aiutava a riconoscere piante e invertebrati nostri "fratelli e sorelle", con questa sua nuova opera ci invita a riflessioni profonde. Il libro dal titolo "Qualcuno ha parlato del clima?" è un invito forte ad affrontare con spirito scientifico l’attuale e pressante problema del cambiamento climatico che ormai numerosi dati dimostrano essere in atto: un riscaldamento globale del pianeta che dagli anni ottanta del secolo scorso ha avuto una repentina accelerazione. L’autore non è un esperto del settore, ma ci mette in guardia dai titoli e grida sensazionali dei mass media che ora urlano una tesi ora quella opposta, disorientando facilmente noi persone comuni. Ci invita a rivolgere la nostra attenzione ai dati che la scienza ci mette a disposizione ormai giorno dopo giorno, sapendo che essa non ha dogmi o verità prestabilite, ma una ricerca continua delle possibili cause che generano il fenomeno, quindi un approccio critico alla materia dove teorie e idee sono sempre soggette a verifica ed approfondimento. Questo non ci esime però da un comportamento "intelligente" verso madre natura e rispettoso verso l’ambiente, casa nostra e dei nostri fratelli e sorelle", poiché è ormai certezza, che proprio il nostro modo di vita, la crescita esponenziale della popolazione umana e lo sfruttamento sempre più intenso delle risorse non infinite del nostro pianeta sono fra le probabili cause dell’ accelerazione del fenomeno. Questi tre fattori hanno portato un grave stato di inquinamento del pianeta con un grado di alterazione del contenuto di CO2 della biosfera non più tollerabile. Saprà l’uomo dimostrare che è un essere intelligente in senso positivo e salvare il salvabile, oppure userà la propria presunta intelligenza per completare un disastro ecologico di cui egli stesso rimarrà vittima?

Il libro di Contarini termina con un capitoletto dove sono elencate le modificazioni ambientali previste per un futuro molto vicino se l’uomo non saprà da subito responsabilizzarsi e cambiare il suo modo di vita. E’ un elenco sconvolgente! Se le cose andranno in questa sciagurata direzione, la stima sopraccitata di sopravvivenza della specie umana è certamente troppo ottimistica. Già un numero esagerato di nostri "fratelli e sorelle" ogni anno si estinguono. Il Millenium Ecosystem Assessment commissionato dalle Nazioni unite ha stimato il tasso attuale di estinzione annuo in 30000 specie e nei prossimi anni, con il livello di distruzione corrente degli habitat e il riscaldamento climatico, crescerà ancora di dieci volte. Sono stime paurose. Si pensi che i paleontologi per la catastrofe naturale, che portò verso la fine del Paleozoico alla più grande estinzione di massa della storia del nostro pianeta, hanno stimato un tasso di estinzione di 30 specie annue. Allora il 95 % delle specie terrestri e marine andarono perdute. Contarini, nel suo libro, non snocciola quindi verità assolute, ma ci aiuta ad intraprendere un percorso maturo e responsabile nell’affrontare un problema che non può non suscitare in ognuno di noi profonde preoccupazioni. La lettura è godibilissima.

Cesare Tabanelli

N.d.R. - La Società per gli Studi Naturalistici della Romagna, grazie alla nota generosità dell’autore, ha avuto in omaggio un certo numero di copie che invierà, gratuitamente, ai soci che ne faranno richiesta, fino ad esaurimento.
Per richiedere il libro scrivere alla casella postale della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna  c.p. 143   48012 Bagnacavallo.

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Molluschi marini del Plio-Pleistocene dell’Emilia-Romagna e della Toscana.

Vol. 3 – Conidae II

A cura di Daniele Scarponi & Giano Della Bella.

Ed. L’informatore Piceno, pp. 128, Ancona, 2010 (30 €)

 

Con il contributo della Regione Emilia-Romagna e del Museo Geologico Giovanni Capellini di Bologna, è uscito il terzo volume sulla sistematica dei Molluschi Gasteropodi Conoidea di Daniele Scarponi e Giano Della Bella. Considerato il successo dei primi due volumi, derivata dalla profondità e dalla qualità dello studio espresse dai due autori, era attesa vivamente l’uscita di questo terzo volume. D'altronde, i malacologi sanno bene come sia ostica la tassonomia di questo gruppo e lavori di siffatta qualità sono quanto mai da loro apprezzati. In esso gli autori prendono in considerazione il gruppo dei Mangelinidi e tralasciano i Belinidi che saranno oggetto del prossimo volume. Essi premettono che la distinzione fra questi due gruppi è solo informale: vi sono taxa con caratteri intermedi che non permettono una loro separazione netta. Vengono analizzati i rappresentanti dei generi Mangelia Monterosato, Kyllinia Grilli & Galletti, Pyrgocythara Woodring e Glabrocithara Fargo. Molteplice è il materiale esaminato proveniente anche dalla Romagna. In totale vengono illustrate e discusse 26 specie di cui 4 sono proposte come nuove. Una di queste, Mangelia nivea, è stata istituita su materiale romagnolo proveniente da Codrignano (Borgo Tossignano). L’iconografia, costituita da 252 immagini a colori, è come sempre ben curata. Le foto sono opera di uno degli autori e di Paolo Ferrieri. Il volume può essere richiesto direttamente all’editore (E-mail: malacologia@fastnet.it – http:/malacologia.it).

Cesare Tabanelli

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Biblioromagna

[ (*) nostro socio]

(Vengono omessi i lavori pubblicati sui nostri Quaderni di Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna)

AMBIENTE

Piastra S., 2010. Evoluzione dei rapporti uomo-ambiente nella vena del Gesso Romagnola. I casi della valle cieca del Rio Stella, della sella di Ca’ Faggia e della forra del Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 245-256.

BOTANICA

Bassi S., 2010. Flora e vegetazione con particolare riguardo alla forra del Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 173-186.

GEOLOGIA

Bonadiman C., 2010. Le meteoriti ferraresi: gli oggetti più antichi del nostro sistema solare. Geoitalia, 33: 7-10 (http://www.geoitalia.org)

Capocchi S. & Rossi A., 2010. Determinazioni petrografiche, dati morfometrici e morfoscopici sui riempimenti alluvionali presenti nella grotta sorgente del Rio Basino (ER/RA 372). In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 109-150.

Marabini S. & Vai G. B., 2010. Tettonica del sistema carsico Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 85-94.

ENTOMOLOGIA

Contarini E*., 2010. Entomofauna del complesso carsico Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 201-212.

Villa R., Pellecchia M. & Pesce G.B., 2009. Farfalle d’Italia. Edizione IBC, Regione Emilia Romagna: pp. 376,

ERPETOLOGIA

Penazzi R*., Pirazzini A. & Vicchi S., 2010. Gli anfibi (Amphibia) del Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 219-223.

ITTIOLOGIA

Costa M.* & Ghetti D., 2010. I pesci ossei (Osteichthyes) del Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 213-218.

MAMMOLOGIA

Bertozzi M., 2010. I pipistrelli dell’area carsica del Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 231-239.

Costa M.*, Fabbri I. & Pascucci M.*, 2010. I mammiferi (Mammalia) dell’area carsica del Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 241-244.

MICROBIOLOGIA

Bianco D., Mondini T., Rivalta G., Serrazanetti D.I. & Gottardi D., 2010. Indagini sulla microbiologia del complesso carsico Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 187-199.

ORNITOLOGIA

Basso S., 2010. L’avifauna dell’area carsica del Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 225-229.

SPELEOLOGIA

AA.VV., 2010. Le altre grotte… In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 59-78.

Contarini E.+, 2010. La biospeleleologia. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 169-171.

De Waele J., 2010. Speleogenesi del complesso Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 95-108.

Ercolani M., Lucci P. & Sansavino B., 2010. Esplorazioni nei Gessi della Val di Savio. Speleologia Emiliana; ser. V , anno 21 n° 1: 32-41.

Ercolani M., Lucci P. & Sansavino B., 2010. La Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna dal 2005 al 2010. Speleologia Emiliana; ser. V , anno 21 n° 1: 71-77.

Evilio R., 2010. Le esplorazioni. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 11-28.

Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna, 2010. La grotta raccontata dagli speleologi. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 35-55

Formella W., 2010. Il rilievo del complesso carsico Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 29-34.

Forti P. & Lucci P., 2010. Le concrezioni e le mineralizzazioni del sistema carsico Rio Stella-Rio Basino (Vena del Gesso Romagnola). In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 151-168.

Lucci P., 2010. Fotografare il complesso Rio Stella-Rio Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 79-83.

Lucci P., 2010. Gli scavi della Grotta della Lucerna. Speleologia Emiliana; ser. V , anno 21 n° 1: 5-6.

Sansavini B., 2010. Carpenteria ipogea, ovvero le "gabbie" dello Stella-Basino. In "Il progetto Stella-Basino". Studio multidisciplinare di un sistema carsico nella Vena del Gesso Romagnola. Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia; s. II, 23: 57-58.

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ALLEGATO 1

BILANCIO ANNO 2010

E N T R A T E

LIQUIDITA’ AL 01/01/10 € 42.385,23

ENTRATE NELL’ANNO
QUOTE SOCIALI 7.798,00
CONVENZIONI CON ENTI 5.885,00
VENDITA VASCHE HYLA 1.000,00
DONAZIONI DA PRIVATI 1.844,00
CONTRIBUTI DA ENTI 994,38
VENDITA DI PUBBLICAZIONI 873,50
CINQUE PER MILLE 1.153,32
CONTRIBUTI PER STAMPA COLORE 170,00
INTERESSI BANCARI E POSTALI 367,14
_____________________________________

TOTALE ENTRATE 20.085,34

TOTALE ENTRATE E LIQUIDITA’ 62.470,57

 

U S C I T E

STAMPA PUBBLICAZIONI SOCIALI 8.515,97
SALDO RIMB. SPESE DIDATTICA IN CONVENZIONE 3.998,68
SPESE DI RAPPRESENTANZA 1.522,90
SPESE SPEDIZIONI 603,31
SPESE DI CANCELLERIA 448,96
COMMISSIONI BANCARIE E POSTALI 184,93
SPESE VARIE 394,00
_________________________________________

TOTALE SPESE 15.668,75

LIQUIDITA’ AL 31/12/10 46.801,82

TOTALE USCITE E LIQUIDITA' FINALE    62.470,57

 

S T A T O    P A T R I M O N I A L E

BENI PATRIMONIALI e  RIMANENZE 4,00
LIQUIDITA’ 46.801,82
CREDITI 307,50
__________________________________________

TOTALE ATTIVITA’ 47.113,32

IMPEGNI DI SPESA E DEBITI 18.005,00
__________________________________________

PATRIMONIO NETTO 29105,32

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ALLEGATO   2

 BOZZA DI STATUTO DA SOTTOPORRE ALL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA

(N.B. Le variazioni rispetto al vecchio statuto sono in corsivo)

 

Art. 1 - Denominazione e sede legale

Art. 2 - Definizioni geografiche

 

Art. 3 - Fini dell'Associazione

Art. 4 - Pubblicazioni

 

Art. 5 - Entrate

Art. 6 - Soci

Art. 6 bis - Diritti e doveri dei soci

Art. 7 - Elenco del Soci e diritto alla privacy

 

Art. 8 - Categorie di Soci

Art. 9 - Esercizio sociale

Art. 10 - Quote sociali

Art. 11 - Decadenza da Socio

Art. 12 - Organi dell'Associazione

 

Art. 13 - Assemblea del Soci

Art. 14 - Data dell'assemblea ordinaria

Art. 15 - Oggetto dell'assemblea

Art. 16 - Presidente e Segretario dell'assemblea

 

Art. 17 - Validità dell'assemblea

Art. 18 - Modifiche allo Statuto

Art. 19 - Presidente

Art. 20 - Amministrazione

Art. 21 - Vice-Presidente, Segretario, Tesoriere

 

Art. 22 - Consiglio Direttivo

Art. 23 - Elezioni sociali

 

Art. 24 - Durata degli incarichi

Art. 25 - Decadenza dalle cariche

 

Art. 26 - Sostituzione di membri del Consiglio Direttivo

Art. 27 - Collegio del Revisori dei conti

Art. 28 - Collegio dei Probiviri

Art. 29 - Riunioni del Consiglio Direttivo

 

Art. 30 - Poteri ed obblighi del Consiglio Direttivo

Art. 31 - Rapporti esterni dell'Associazione

Art. 32 - Organizzazione editoriale

Art. 32 bis - Biblioteca

 

Art. 33 - Scioglimento dell'Associazione

Art. 34 - Clausola di rinvio

  

Art. 1 - DENOMINAZIONE E SEDE LEGALE

E' costituita, ai sensi degli articoli 36 e segg. del Codice Civile, ai sensi della Legge 383/2000 e della Legge Regionale 34/2002, l'Associazione di Promozione Sociale "SOCIETA' PER GLI STUDI NATURALISTICI DELLA ROMAGNA (di seguito indicata con l'acronimo S.S.N.R.), con sede legale in Cesena, Piazza P. Zangheri 6. La variazione della sede legale all'interno del Comune di Cesena non costituisce variazione del presente statuto.

La durata dell'Associazione è illimitata e può essere anticipatamente sciolta ai sensi dell'Art. 33 del presente statuto.

 

Art. 2 - DEFINIZIONI GEOGRAFICHE

Ai fini della presente Associazione, vengono considerati confini geografici della Romagna: il fiume Reno a valle di Bastia, il corso del fiume Sillaro, la dorsale del M. Oggioli, la dorsale dell'Appennino, la dorsale del M. Carpegna fino allo sperone di Focara, il mare Adriatico.

Ai fini dell' Art. 4, vengono considerate "immediate adiacenze della Romagna" le province italiane con essa confinanti.

 

Art. 3 - FINI DELL'ASSOCIAZIONE

L'Associazione ha lo scopo di svolgere attività di utilità sociale a favore degli associati come pure di terzi, senza finalità di lucro e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati, ispirandosi a principi di democrazia e di uguaglianza di tutti gli associati.

L'Associazione si propone il fine di promuovere studi, ricerche, manifestazioni e pubblicazioni per contribuire alla conoscenza, alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio naturalistico romagnolo, alla tutela dell'ambiente restando escluse tutte le attività esercitate abitualmente di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi.

L'associazione promuove inoltre la diffusione della cultura naturalistica in Romagna mediante conferenze, convegni, progetti didattici sia di formazione e aggiornamento docenti sia di educazione e sensibilizzazione delle fasce più giovani della popolazione.

Per il perseguimento dei fini istituzionali, l'Associazione si avvale prevalentemente delle attività prestate in forma volontaria, libera e gratuita dai propri associati.

In caso di particolare necessità, l'Associazione può assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo, anche ricorrendo ai propri associati. Tale possibilità è subordinata al fatto che deve sussistere una prevalenza di lavoro prestato a titolo volontario e gratuito degli associati.

 

Art. 4 - PUBBLICAZIONI SOCIALI

L'Associazione si fa carico di coordinare la pubblicazione di un "Notiziario" a cadenza almeno semestrale, nonché di un periodico scientifico denominato "Quaderno di Studi e Notizie di Storia Naturale della Romagna" a cadenza variabile, determinata di anno in anno a giudizio insindacabile della organizzazione editoriale dell'Associazione indicata all'Art. 32. Nelle pubblicazioni sociali avranno priorità i lavori presentati dai Soci e quelli sulla Romagna propriamente detta (Art. 2), seguiti da quelli sulle immediate adiacenze della Romagna. Potranno essere pubblicati anche lavori su altre aree geografiche, se compatibili con le risorse disponibili.

I Soci Onorari e il Direttore Responsabile delle pubblicazioni ricevono di diritto le pubblicazioni sociali. Tutti gli altri Soci le riceveranno solo se in regola con la quota sociale dell'anno.

 

 

Art. 5 - ENTRATE

 

L’Associazione trae le risorse economiche per il suo funzionamento e per lo svolgimento delle sue attività da:

- quote associative annuali e contributi degli associati;

- eredità, donazioni e legati;

- erogazioni liberali degli associati e di terzi;

- contributi dello Stato, delle Regioni, di Enti locali, di enti o di istituzioni pubbliche, anche finalizzati al sostegno di specifici e documentati programmi realizzati nell’ambito dei fini statutari;

- contributi dell’Unione Europea e di organismi internazionali;

- entrate derivanti da prestazioni di servizi convenzionati;

- proventi delle cessioni di beni e servizi agli associati e a terzi, anche attraverso lo svolgimento di attività economiche di natura commerciale, artigianale o agricola, svolte in maniera ausiliaria e sussidiaria e comunque finalizzate al raggiungimento degli obiettivi istituzionali;

- entrate derivanti da iniziative promozionali finalizzate al proprio finanziamento, quali feste e sottoscrizioni anche a premi;

- altre entrate compatibili con le finalità sociali dell’associazionismo di promozione sociale, ai sensi della Legge 383/2000.

II fondo comune, costituito – a titolo esemplificativo e non esaustivo – da avanzi di gestione, fondi riserve e tutti i beni acquistati a qualsiasi titolo dall’Associazione, non è mai ripartibile tra i soci durante la vita dell’Associazione né all’atto del suo scioglimento. E’ fatto divieto distribuire, anche in modo indiretto o differito, utili o avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitale, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge. L’Associazione ha l’obbligo di reinvestire l’eventuale avanzo di gestione a favore delle attività istituzionali previste dal presente statuto.

 

Art. 6 - SOCI

 

Tutte le persone fisiche possono aderire all'Associazione, mediante la presentazione di una domanda indirizzata al Consiglio direttivo recante le istruzioni dell'aspirante Socio in merito all'applicazione del Dlgs 196/2003 come da successivo Art. 7.

 

E’ espressamente escluso ogni limite sia temporale che operativo al rapporto associativo ed ai diritti che ne derivano.

La domanda comporta l'accettazione dello Statuto sociale e di eventuali regolamenti e delibere adottate dagli organi dell'Associazione.

La richiesta di associazione di minori dovrà essere controfirmata da chi esercita la patria potestà.

 

Possono essere soci ordinari o sostenitori anche persone giuridiche pubbliche o altre associazioni senza scopo di lucro che condividano orientamenti e fini (Art. 3) purché in numero minoritario all'interno del corpo assembleare e senza poter detenere posizioni di direzione. Tali enti o Associazioni verranno rappresentate o dai rispettivi rappresentanti legali o da persone da loro all'uopo delegate.

Su proposta del Consiglio Direttivo, l'Assemblea decide in maniera inappellabile l'ammissione dei nuovi Soci.

L'eventuale reiezione della domanda deve essere motivata.

 

 

Art. 6 bis - DIRITTI E DOVERI DEI SOCI

Tutti i Soci hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri.

In particolare, la qualifica di Socio comporta il diritto:

- di godere dell’elettorato attivo e passivo, purché maggiorenni;

- di essere informati su tutte le attività dell’Associazione;

- di partecipare attivamente alla vita associativa, esprimendo il proprio voto in tutte le sedi deputate, in particolare in merito alla nomina degli organi direttivi dell’Associazione, all’approvazione del bilancio di esercizio, alla modifica delle norme dello Statuto e degli eventuali Regolamenti interni;

- di ricevere le pubblicazioni loro dedicate (Art. 4).

I Soci hanno il dovere:

- di osservare il presente Statuto, l’eventuale Regolamento interno e tutte le deliberazioni legittimamente adottate dagli Organi sociali;

- di mantenere sempre un comportamento compatibile con gli scopi e le finalità dell'Associazione;

- di svolgere la propria attività nell’Associazione in modo personale, volontario e gratuito, in ragione delle proprie disponibilità, senza fini di lucro anche indiretto, pur mantenendo il diritto di essere rimborsati per le spese effettivamente sostenute nello svolgimento dell’attività prestata;

- di versare, nei termini fissati dal Consiglio Direttivo, la quota associativa annuale (Art. 10) e gli eventuali contributi supplementari stabiliti in funzione dei programmi di attività;

- di mantenere nei confronti degli altri Soci un comportamento caratterizzato da spirito di solidarietà, di correttezza, buona fede, onestà, probità e rigore morale, nel rispetto del presente Statuto e delle linee programmatiche emanate dagli Organi sociali.

 

Art. 7 - ELENCO DEI SOCI E DIRITTO ALLA PRIYACY

L'elenco dei Soci, tenuto in apposito registro custodito dal Segretario dell'Associazione, sarà pubblicato periodicamente sul Notiziario dell'Associazione. Esso potrà essere inviato in copia anche ad Enti o privati non Soci dietro motivata richiesta scritta e previa delibera del Consiglio Direttivo.

Nel rispetto del Dlgs 196/2003 sulla tutela della privacy, dall'elenco dei soci reso pubblico nei suddetti modi, saranno omessi i nominativi di quei Soci che avranno chiesto alla Segreteria dell'Associazione di non comparire nell'elenco stesso.

I nuovi Soci dovranno specificare nella richiesta di associazione se accettano o meno che il loro nome e indirizzo e la loro qualità di associati vengano resi pubblici.

 

Art. 8 - CATEGORIE DI SOCI

I Soci si distinguono in:

- Giovani

- Ordinari

- Sostenitori

- Onorari

 

Sono Soci Giovani tutti coloro che frequentano corsi scolastici fino al raggiungimento del diploma di Scuola Media Superiore o della Laurea Universitaria e godranno di una quota associativa agevolata stabilita dall'assemblea dei soci (Art. 10). E' facoltà del Consiglio Direttivo estendere la stessa agevolazione a tutti i soci al di sotto di un'età anagrafica da stabilire.

Sono Soci Sostenitori tutti coloro che versano all'Associazione importi superiori alla quota annua di associazione a titolo di donazione; essi saranno considerati "sostenitori" per l'anno corrente e saranno menzionati nel Notiziario.

Sono Soci Onorari illustri cultori degli studi naturalistici che si siano distinti in campo nazionale ed estero, o persone particolarmente benemerite dell'Associazione. I Soci Onorari sono nominati dall'Assemblea su proposta del Consiglio Direttivo.

 

Art. 9 - ESERCIZIO SOCIALE

L'esercizio sociale ha inizio con il 1° gennaio e termina con il 31 dicembre di ogni anno. Alla fine di ogni esercizio il Consiglio Direttivo redige: una relazione sull'attività svolta durante l'anno, allegandovi il bilancio consuntivo, l'inventario della consistenza patrimoniale e la proposta di bilancio preventivo. Il bilancio annuale, anche redatto in forma sintetica, verrà inviati a tutti i Soci almeno 15 giorni prima dell'Assemblea ordinaria e dovrà essere approvato entro il mese di aprile e che in caso e qualora sussistano particolari ragioni, entro i primi 6 mesi dell'anno. Ogni documentazione relativa resterà a disposizione dei soci per la consultazione.

 

Art. 10 - QUOTE SOCIALI

Le quote sociali sono stabilite dall'Assemblea generale su proposta del Consiglio Direttivo e devono essere versate entro il 31 marzo di ogni anno.

 

Le quote associative e gli eventuali contributi supplementari sono intrasmissibili e non rivalutabili.

 

Art. 11 - DECADENZA DA SOCIO

 

L'adesione alla Società si intende rinnovata automaticamente di anno in anno.

La decadenza da socio avviene per volontarie dimissioni, per decesso o per morosità, come da Art. 10; le volontarie dimissioni devono essere comunicate per iscritto entro il 31 marzo di ogni anno; qualora ciò non avvenga i Soci saranno considerati tali anche per l'anno successivo. La radiazione di un Socio può essere decretata dall'Assemblea su proposta del Collegio dei Probiviri, in caso di colpa grave o indegnità.

In ogni caso, prima di procedere alla radiazione, devono essere contestati per iscritto al Socio gli addebiti che allo stesso vengono mossi, consentendo facoltà di replica. Il Socio dimissionario o radiato non ha diritto alla restituzione delle quote associative versate.

 

Art. 12 - ORGANI DELL'ASSOCIAZIONE

Gli organi dell'Associazione sono:

- l'Assemblea dei Soci

- il Presidente

- il Consiglio Direttivo

- il Collegio dei Revisori dei Conti

- il Collegio dei Probiviri.

Presidente, Consiglio Direttivo e Collegi sono organi elettivi. Nessun compenso è dovuto ai membri di questi organi, salvo eventuale rimborso delle spese sostenute per l'Associazione, preventivamente approvate e documentate.

 

Art. 13 - ASSEMBLEA DEI SOCI

 

L'assemblea generale dei soci è il massimo organo deliberativo dell’Associazione ed è convocata in sessioni ordinarie e straordinarie.

L'Assemblea dei Soci è convocata in via ordinaria di norma una volta all'anno e in via straordinaria ogni qualvolta il Consiglio Direttivo ne riconosca la necessità o quando ne sia fatta richiesta da almeno un decimo dei Soci. In questo ultimo caso la convocazione deve avere luogo entro trenta giorni dalla data della richiesta.

L'assemblea verrà convocata dal Presidente con avviso da far pervenire ai soci anche tramite le pubblicazioni sociali (Art. 4) almeno 15 giorni prima della data fissata per la riunione, contenente l'ordine del giorno, il luogo, la data e l’orario della prima e della seconda convocazione che dovrà avvenire a distanza di almeno un giorno dalla prima convocazione.

Nell'Assemblea hanno diritto di voto i Soci Onorari, Sostenitori e Ordinari in regola con il versamento della quota sociale dell'anno secondo il principio del voto singolo.

I Soci possono farsi rappresentare da altri Soci. Non si possono rilasciare più di due deleghe ad una stessa persona. I Consiglieri possono ricevere deleghe a meno che non si tratti di approvare il bilancio o di deliberazioni in merito a responsabilità di membri del Consiglio.

L'Assemblea delibera a maggioranza semplice, salvo il caso di modifiche allo Statuto (Art. 18) e proposta di scioglimento dell'Associazione (Art. 33).

 

Art. 14 - DATA DELL'ASSEMBLEA ORDINARIA

L'Assemblea ordinaria si tiene entro il mese di aprile di ogni anno e, qualora sussistano particolari ragioni, entro i primi 6 mesi dell'anno (vedi anche Art. 9), presso la sede legale o, in caso di indisponibilità, in sede da destinarsi da parte del Consiglio.

Saranno indette due convocazioni dell'Assemblea, in date differenti, per soddisfare le condizioni di validità di cui all'Art. 17.

 

Art. 15 - OGGETTO DELL'ASSEMBLEA

 

L’Assemblea ordinaria delibera su qualsiasi proposta venga presentata alla sua attenzione che non sia però di pertinenza dell’Assemblea Straordinaria; è considerata straordinaria quando è chiamata a deliberare sulle modifiche di statuto (Art.18) e sullo scioglimento dell'Associazione (Art.33).

L'Assemblea ordinaria provvede a:

- stabilire il numero dei consiglieri del Consiglio direttivo (Art. 22)

- elezione del Consiglio Direttivo (Art. 23)

- elezione del Collegio dei Revisori dei Conti e del Collegio dei Probiviri (Art. 23)

- ratifiche delle ammissioni (Art. 6) e dei provvedimenti di esclusione dei soci proposti dal Consiglio Direttivo (Art. 11)

- nomina dei Soci Onorari su proposta del consiglio Direttivo

- sentita la relazione dei Revisori dei Conti, approva il bilancio consuntivo e la relazione sull'attività svolta (Art. 9).

Il voto per l'approvazione della relazione e dei bilanci avviene per alzata di mano ed a maggioranza semplice (Art. 13).I Soci che non approvano, possono avere la parola per illustrare le ragioni del voto contrario.

In caso di mancata approvazione della relazione e del bilancio consuntivo, il Consiglio Direttivo dovrà intendersi dimissionario e, qualora il Consiglio stesso non sia già al termine del mandato triennale, si procederà a nuova elezione del Consiglio con Assemblea straordinaria, convocata entro un mese dal Presidente dell'Associazione o, in caso di inadempienza, dal Presidente del Collegio dei Probiviri. L'Assemblea delibera sulla proposta di bilancio preventivo, sui diversi argomenti all'ordine del giorno e sugli indirizzi generali dell'Associazione. Eventuali proposte dei Soci da sottoporre all'Assemblea dovranno pervenire al Consiglio Direttivo almeno 15 giorni prima della data della riunione. E' tuttavia facoltà del Presidente dell'Assemblea (Art. 16) consentire che vengano discusse anche proposte di Soci pervenute dopo tale termine.

 

 

Art. 16 - PRESIDENTE E SEGRETARIO DELL'ASSEMBLEA

L'Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è presieduta dal Presidente dell'Associazione, in mancanza dal Vice Presidente; in loro assenza l'Assemblea nomina il proprio Presidente. Il Presidente dell'Assemblea nomina un Segretario. Delle riunioni si redige un verbale nell'apposito libro che sarà firmato dal Presidente e dal Segretario.

 

Art. 17 - VALIDITA' DELL'ASSEMBLEA

L'Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è validamente costituita in prima convocazione quando sia presente o rappresentata almeno la metà dei Soci. In seconda convocazione, da tenersi in giornata diversa dalla prima, l'Assemblea è validamente costituita qualunque sia il numero dei Soci intervenuti o rappresentati.

 

Le delibere della Assemblea Ordinaria sono valide a maggioranza assoluta dei voti su tutti gli oggetti posti all'ordine del giorno.

Le delibere della Assemblea Straordinaria sono valide a maggioranza qualificata dei due terzi dei soci presenti o rappresentanti per le modifiche statutarie e secondo quanto stabilito dall'Art. 33 per la delibera di scioglimento dell'Associazione.

 

Art. 18 - MODIFICHE ALLO STATUTO

Le modifiche allo Statuto possono essere proposte o dal Consiglio Direttivo o da gruppi costituiti da almeno un decimo dei Soci, che le trasmetteranno al Consiglio Direttivo, apponendovi le proprie firme.

Le proposte di variazione allo Statuto dovranno pervenire ai Soci almeno un mese prima della data fissata per l'Assemblea.

 

Vanno sottoposte ed approvate dall'Assemblea straordinaria, i quorum costitutivi validi sono stabiliti dal precedente Art. 17.

 

Art. 19 - PRESIDENTE

Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'Associazione, presiede l'Assemblea del Soci, il Consiglio Direttivo ed esercita tutte le funzioni demandategli dallo Statuto. In caso di assenza o impedimento, tutte le funzioni sono esercitate dal Vice-Presidente.

 

In caso di cessazione, di decadenza o di dimissioni il suo posto è preso, per surrogazione, ordinatamente dai Soci che lo seguivano, per numero di voti riportati, durante la sua elezione. In tal caso il nuovo presidente rimane in carica fino allo scadere dell'intero Consiglio.

 

Art. 20 - AMMINISTRAZIONE

L'Amministrazione dell'Associazione è affidata al Consiglio Direttivo.

 

Art. 21 - VICE-PRESIDENTE, SEGRETARIO E TESORIERE

Il Vice-Presidente, il Segretario e il Tesoriere vengono nominati dal Consiglio nel proprio seno.

Il Segretario custodisce il registro dei Soci, i verbali delle riunioni e l'archivio della corrispondenza.

Il Tesoriere custodisce il registro contabile, tiene le scritture contabili ed è il cassiere dell'Associazione, con le necessarie procure.

 

Art. 22 - CONSIGLIO DIRETTIVO

Il Consiglio Direttivo è costituito da:

- il Presidente

- un numero di consiglieri deciso dall'Assemblea con un minimo di 3 ed un massimo di 9

Presidente, Vice-Presidente, Segretario e Tesoriere formano l'Ufficio di Presidenza.

 

Art. 23 - ELEZIONI SOCIALI

I membri del Consiglio Direttivo, i Revisori dei Conti ed i Probiviri vengono eletti dall'Assemblea generale, tra i Soci, con una votazione a scrutinio segreto e a maggioranza semplice. La scheda elettorale sarà suddivisa in quattro sezioni. La prima sezione, per 1'elezione del Presidente della Società, consente di indicare un solo nome; la seconda, per i Consiglieri, consente di indicarne fino al numero previsto; la terza, per i Revisori dei Conti, consente di indicare due nomi; la quarta, per i Probiviri, consente di indicarne tre.

Le schede votate potranno essere consegnate di persona o da un altro Socio per delega, entro i limiti stabiliti per la rappresentanza dall'Art. 13, oppure inviate per corrispondenza nel termini di tempo fissati nell'avviso di convocazione dell'Assemblea e secondo modalità che assicurino la segretezza del voto.

La scheda sarà spedita ai Soci aventi diritto al voto a cura dell'Ufficio di Presidenza, non meno di quindici giorni prima di quello fissato per la votazione. I Soci presenti in Assemblea che risultassero sprovvisti di scheda, potranno ottenerla dal Segretario.

E' consentita la presentazione di liste orientative di candidati sottoscritte da non meno di dieci Soci aventi diritto al voto. Tuttavia gli elettori hanno facoltà di votare anche nomi non inclusi nelle liste orientative.

L'Assemblea sceglie nel proprio seno tre scrutatori, formanti l'Ufficio Elettorale, fra i quali il più anziano di età assume le funzioni di Presidente dell'Ufficio Elettorale.

L'urna elettorale sarà aperta mezz'ora dopo l'apertura effettiva dell'Assemblea. Vi saranno pubblicamente immesse, a cura dell'Ufficio Elettorale, le schede inviate per corrispondenza e pervenute entro il termine fissato. Dopo che tutti i Soci presenti avranno votato, l'Ufficio Elettorale darà immediatamente inizio allo scrutinio delle schede. Sulla validità dei singoli voti durante lo scrutinio decide, a maggioranza, l'Ufficio Elettorale.

Dopo lo scrutinio, il Presidente dell'Ufficio Elettorale comunica all'Assemblea il risultato delle votazioni. Qualora, da parte di uno o più Soci, vengano segnalate irregolarità nell'operato dell'Ufficio Elettorale, il Presidente dell'Assemblea ha facoltà di disporre un nuovo scrutinio delle schede, con la partecipazione del Segretario.

Al termine delle votazioni, le schede saranno immediatamente e pubblicamente distrutte a cura dell'Ufficio Elettorale.

Sugli eventuali ricorsi, da presentarsi entro il termine di tre giorni dalla proclamazione del risultati, decide, entro l'ulteriore termine di sette giorni, una Commissione formata dal Presidente dell'Assemblea e dal Collegio dei Probiviri, con esclusione di colui o di coloro la cui elezione fosse oggetto di eventuale contestazione.

Il Socio che risultasse validamente eletto in due o più organi sociali ha la facoltà di opzione.

Entro il termine di quindici giorni dalla proclamazione dei risultati dello scrutinio, il Presidente dell'Assemblea ne dà comunicazione ai nuovi eletti e li insedia nella carica rispettiva, presenziando alle consegne da parte degli uscenti.

 

Art. 24 - DURATA DEGLI INCARICHI

Tutti i componenti degli organi sociali elettivi resteranno in carica per tre anni, salvo inadempienza dei doveri sociali previsti dall'Art. 6 bis, e sono rieleggibili.

 

Art. 25 - DECADENZA DALLE CARICHE

Decadono dalle rispettive cariche i Consiglieri o i membri dei Collegi i quali si astengano, senza giustificato motivo, per quattro volte consecutive dal partecipare alle sedute dell'organo sociale del quale fanno parte.

 

Art. 26 - SOSTITUZIONE DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Qualora uno o più del membri elettivi del Consiglio Direttivo, minore o uguale alla metà del loro numero complessivo, rinuncino alla carica o cessino dal far parte del Consiglio medesimo, congiuntamente o successivamente, per dimissioni, decadenza o altra causa, il loro posto è preso, per surrogazione, ordinatamente dai Soci che seguivano, per numero di voti riportati, l'ultimo degli eletti.

In caso di cessazione di un numero di componenti maggiore o di dimissioni dell'intero Consiglio, si procede a nuova elezione in apposita Assemblea straordinaria, con le modalità previste dall'Art. 23 per le elezioni nell'Assemblea ordinaria.

Il Consiglio in tal modo eletto cessa di carica alla scadenza di quello da esso surrogato.

 

Art. 27 - REVISORI DEI CONTI

Il Collegio dei Revisori dei Conti è composto di due membri eletti dall'Assemblea. L'eventuale sostituzione avviene con la nomina del primo del non eletti, aventi diritto. I Revisori dei Conti sono scelti, di norma, fra i Soci, tuttavia l'Assemblea può attribuire l'incarico anche a persone esterne alla Società.

Il Collegio dei Revisori dei Conti esercita la sorveglianza sulla regolarità della gestione finanziaria e controlla le scritture contabili, 1'esistenza di cassa e i bilanci; redige la relazione da presentare all'Assemblea dei Soci per l'approvazione del bilancio consuntivo.

 

Art. 28 - PROBIVIRI

Il Collegio dei Probiviri è composto di tre membri eletti dall'Assemblea.

Il Presidente del Collegio viene scelto dal tre membri eletti; in mancanza d'accordo la funzione sarà esercitata dal membro più anziano. L'eventuale sostituzione avviene con la nomina del primo dei non eletti, aventi diritto.

Al Collegio del Probiviri sono demandate tutte le eventuali controversie sociali fra i Soci e tra questi e l'Associazione. Essi giudicheranno (ex bono et aequo) senza formalità né procedure. Il loro lodo sarà inappellabile.

 

Art. 29 - RIUNIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Il Consiglio Direttivo si riunisce ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario o ne sia fatta richiesta dalla maggioranza dei suoi membri, e comunque almeno una volta all'anno, per redigere il bilancio consuntivo e preventivo. Per la validità delle delibere occorre la presenza effettiva della maggioranza dei membri del Consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.

Il Consiglio è presieduto dal Presidente, in sua assenza dal Vice-Presidente e in assenza di entrambi, dal più anziano dei presenti. Delle riunioni del Consiglio sarà redatto un verbale sottoscritto dal Presidente e dal Segretario.

 

Art. 30 - POTERI ED OBBLIGHI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Il Consiglio Direttivo è investito del poteri per la gestione ordinaria e straordinaria dell'Associazione, potendo deliberare qualsiasi operazione che non sia espressamente riservata all'Assemblea, dalla legge o dal presente Statuto, in particolare:

- cura l’esecuzione delle deliberazioni assembleari;

- redige il rendiconto economico-finanziario;

- predispone gli eventuali regolamenti interni;

- stipula tutti gli atti ed i contratti inerenti all’attività sociale;

- nomina i responsabili delle commissioni di lavoro e dei settori di attività in cui si articola la vita dell’Associazione;

- compie tutti gli atti e le operazioni per la corretta amministrazione dell’Associazione che non siano spettanti all’Assemblea dei Soci, ivi compresa la determinazione della quota associativa annuale;

- vigila sul buon funzionamento di tutte le attività sociali e coordinamento delle stesse.

 

Art. 31 - RAPPORTI ESTERNI DELL'ASSOCIAZIONE

Su delibera del Consiglio Direttivo approvata dall'Assemblea generale, l'Associazione può associarsi ad altri Enti o Istituzioni similari italiane e straniere e può stipulare convenzioni e contratti con Enti pubblici e privati, anche allo scopo di fornire prestazioni e servizi attinenti ai fini di cui all'Art. 3.

 

Art. 32 - ORGANIZZAZIONE EDITORIALE

L'organizzazione editoriale delle pubblicazioni dell'Associazione è demandata al Consiglio Direttivo, che ne designa il Direttore Responsabile.

Il Consiglio attribuisce ad un proprio membro l'incarico di coordinare le pubblicazioni di cui all'Art. 4, nominandolo Direttore delle pubblicazioni.

 

Art. 32 bis - BIBLIOTECA

Le pubblicazioni avute in dono o in cambio delle pubblicazioni sociali costituiscono la biblioteca sociale. Essa sarà custodita presso la sede legale o in altra sede proposta dal Consiglio ed approvata dall'Assemblea. La gestione della biblioteca sociale è demandata al Consiglio Direttivo, che ne pubblica periodicamente l'inventario e definisce le modalità di accesso e consultazione. Il Consiglio attribuisce ad un proprio membro l'incarico di Direttore della biblioteca.

 

Art. 33 - SCIOGLIMENTO DELL'ASSOCIAZIONE

Lo scioglimento dell'Associazione, proposto con le identiche modalità previste per le variazioni allo Statuto (Art. 18), è deliberato da apposita Assemblea straordinaria di norma con il voto favorevole di almeno i tre quarti degli associati aventi diritto al voto.

Se per tre convocazioni consecutive, da farsi in giorni differenti nell’arco di 30 giorni, non si raggiunge tale maggioranza o, comunque, una maggioranza qualificata di soci, decidono lo scioglimento i soci intervenuti alla terza Assemblea con la maggioranza assoluta dei voti personali o a mezzo delega.

L'Assemblea che deliberi lo scioglimento dell'Associazione nomina un liquidatore, scelto anche fra i non soci, che curi la liquidazione di tutti beni mobili ed immobili, ritiri gli eventuali crediti ed estingua le obbligazioni in essere.

L'archivio e la biblioteca saranno donati o devoluti ad Enti culturali romagnoli, scelti dall'Assemblea, mentre l'eventuale residuo attivo dell'Associazione sarà devoluto ad altre associazioni che perseguano finalità analoghe o a fini di pubblica utilità e, comunque, a fini di utilità sociale, fatta salva diversa destinazione imposta dalla legge.

 

Art. 34 - CLAUSOLA DI RINVIO

Per quanto non espressamente riportato in questo Statuto si fa riferimento al Codice Civile e alle altre norme di legge vigenti in materia di associazionismo.