Società per gli Studi Naturalistici della Romagna
Associazione di promozione sociale con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena
Indirizzo postale:
C.P. 143 48012 Bagnacavallo
(RA)
e-mail della Segreteria info@ssnr.it
sito internet www.ssnr.it
NOTIZIARIO 1 / 2013
(N. 48)
Periodico semestrale – Febbraio
2013
Direttore responsabile Sandro Bassi
Sommario
in neretto gli
appuntamenti da non perdere !!
Vita Sociale
APPELLO ELETTORALE |
Pag. 3 |
ASSEMBLEA ORDINARIA DELLA SOCIETà |
Pag. 4 |
PROMEMORIA PER LE
ELEZIONI SOCIALI |
Pag. 5 |
BILANCIO 2012 IL 5 PER MILLE rinnovo della quota
sociale Dr. FRANCESCO CALLEGARI IN RICORDO DI CARLO
BORDON |
Pag. 6 Pag. 7 Pag. 8 Pag. 8 Pag. 9 |
Gite ed incontri conviviali
GITA SOCIALE SULLE RIVE
DEL PO ESCURSIONE NELLE ALPI
MARITTIME MAGNAZZA DI PRIMAVERA |
Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14 |
Contributi
A proposito del concetto
di specie in paleontologia |
Pag. 15 |
Incontri e proiezioni
LE SERATE NATURALISTICHE
DI VIA COGOLLO |
Pag. 23 |
Recensioni
BIBLIOROMAGNA |
Pag. 24 |
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VITA SOCIALE
“APPELLO ELETTORALE”
Cari
soci
come
leggerete a pagina 4 il 18 aprile p.v. è convocata la nostra
Assemblea ordinaria annuale. E' un appuntamento importante perché consente di
illustrare il bilancio delle attività svolte, non solo quello strettamente
finanziario, sentire eventuali critiche sulla conduzione della Società
(doverose se ce ne è il motivo) e soprattutto i vostri desideri e proposte. Sempre nel rispetto degli scopi statutari
infatti le possibili attività sociali sono molteplici: lavori di ricerca sul
territorio, pubblicazioni, escursioni, mostre, convegni, attività divulgative,
corsi per formare nuovi proseliti, ecc.
Si possono anche potenziare le attività ricreative (che già facciamo
comunque) o quelle per raccogliere fondi: come Associazione di Promozione
Sociale, pensate, potremmo persino organizzare tombole o lotterie. Mi piacerebbe che dalla base venisse qualche
proposta, ma soprattutto che ci fosse qualche socio che volesse realizzare
iniziative nuove.
La
prossima assemblea comunque ha un'importanza ancora maggiore perché dobbiamo
eleggere gli organi direttivi del prossimo triennio e quindi spero e vi esorto
a intervenire più numerosi del solito.
Troppo spesso nelle passate assemblee elettorali ho
dovuto constatare poca partecipazione, sia numerica che nello spirito. Alle
votazioni molti si limitano a confermare pedissequamente le persone già in
carica. Questo ci ha portato ad un progressivo "invecchiamento" dello
staff direttivo, sia in senso propriamente anagrafico sia per quello che
riguarda le attività.
Non voglio dire che quello che è stato fatto in
questi anni sia stato sbagliato, tutt'altro ! ma si potrebbero ben sperimentare
altre strade, come ho accennato sopra.
Non dimentichiamo poi che occorrono energie nuove
anche per le attività che sono state condotte fino ad ora e anche per quelle
burocratico-amministrative, che per molte persone non saranno affascinanti ma,
vi assicuro, possono riservare grandi soddisfazioni se ben condotte.
Vi
ricordo che il nostro Statuto prevede quattro votazioni separate: una per
l'elezione del Presidente, una per gli otto membri del Consiglio Direttivo, una
per due Revisori dei conti e l'ultima per tre Probiviri.
Fatte
le premesse, questo “appello elettorale” è un invito i soci a farsi avanti
per rinnovare la composizione degli Organi dell'associazione.
Il giorno dell'elezione inviteremo quindi ciascun aspirante a
presentarsi brevemente e ad esporci le sue idee per il futuro. Scriveremo così
i nomi su un cartellone ben visibile e poi si potrà procedere con le votazioni.
Se per
qualche ragione qualcuno voglia entrare a far parte degli organi direttivi ma
proprio quella sera non possa essere presente, può proporsi anche per iscritto;
io mi farò carico di annunciarne la candidatura e di leggere sue eventuali
parole.
Naturalmente sarò ben lieto e auspico che ci siano
anche candidati a prendere il posto di Presidente !
Ricordo comunque che, a norma di statuto, tutti i
soci possono venir eletti ed è anche consentito la presentazione preventive
di Liste orientative che vengano sottoscritte da almeno dieci soci in regola.
Chiudo
queste poche parole ricordando che il ricambio delle persone è vitale per
ogni associazione e quindi se, come spero e come mi sembra, apprezzate la
nostra attività chiedo a chi può di provare a parteciparvi in prima persona.
Il
presidente Fabio Semprini
Società per gli Studi Naturalistici della Romagna
ASSEMBLEA ORDINARIA
DELLA SOCIETA’
L’Assemblea
ordinaria annuale della Società, prevista dallo Statuto entro il mese di
aprile, si terrà in prima convocazione il giorno 18 aprile 2013 alle ore 8.00
ed in seconda convocazione
VENERDI
19 APRILE 2013 ALLE ORE
20.30
a Faenza (RA) presso il Museo Civico di Storia
Naturali, via Medaglie d’Oro, 51
Chi
non potesse intervenire, può rilasciare delega ad un altro Socio, utilizzando
il modulo da fotocopiare o ritagliare. Si rammenta che ogni Socio può
presentare al massimo due deleghe (Art. 13)
Ordine del giorno
dell’assemblea:
1) Relazione
sulle attività del 2012
2) Presentazione
e votazione bilancio 2012
3) Relazione
sullo stato dei Soci
4) Convalida
nuovi Soci
5) Nomina
nuovi Soci Onorari
6) Elezioni
del Consiglio Direttivo per il triennio 2013-16
7) Varie
ed eventuali
___________________________________________________________________
DELEGA
Io sottoscritto/a
………………………………………………………
Socio/a della Società per gli Studi Naturalistici
della Romagna, delego
………………………………………………………………………
a rappresentarmi nell’Assemblea della Società
dell’Aprile 2013 e lo/a autorizzo a
compilare o consegnare la mia scheda elettorale.
Firmato …………………………………………………………….
____________________________________________________________________
Promemoria per le elezioni sociali
Possono votare ed essere
votati solo i soci in regola con la quota sociale 2013. Per votare un candidato
è necessario scriverne nome e cognome nelle righe apposite, facendo in modo che
il nominativo sia uno per il
presidente, non più di otto complessivamente
per il Consiglio Direttivo, non più di due
per i Revisori dei conti e non più di tre
per i Probiviri.
Voto per posta
Per l’eventuale voto per
corrispondenza, la scheda elettorale è disponibile nel presente Notiziario. Le
schede spedite per posta non devono avere né firme né segni di
riconoscimento.
La busta usata per la
spedizione non deve contenere altri fogli oltre la scheda elettorale, deve
avere sul verso la chiara indicazione del cognome, nome e indirizzo del
mittente e la scritta ben leggibile “contiene scheda elettorale”. L’indirizzo
è: Società
per gli Studi Naturalistici della Romagna
C.P. 143 48012 Bagnacavallo
RA.
Essendo all’ordine del
giorno anche la presentazione del bilancio 2012, nella pagina successiva
anticipiamo un suo prospetto riassuntivo.
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Parte prima: STATO PATRIMONIALE |
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ATTIVITA': |
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BENI
PATRIMONIALI E RIMANENZE |
2.967,80 |
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LIQUIDITA' |
39.058,68 |
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CREDITI |
330,00 |
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TOTALE
ATTIVITA' |
42.356,48 |
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PASSIVITA': |
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DEBITI E
IMPEGNI DI SPESA |
-25.845,00 |
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PATRIMONIO
NETTO |
16.511,48 |
16.511,48 |
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Parte seconda: Rendiconto finanziario |
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LIQUIDITA' INIZIALE AL 01/01/12 |
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45.527,41 |
ENTRATE dell'esercizio 2012: |
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QUOTE SOCIALI |
7.430,00 |
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DONAZIONI E
CONTRIBUTI |
1.431,74 |
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CONTRIBUTI DA
ENTI |
500,00 |
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VENDITA
PUBBLICAZIONI |
946,78 |
|
CINQUE PER
MILLE |
1.137,51 |
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CONTRIBUTI PER
STAMPA COLORE |
590,00 |
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INTERESSI
BANCARI E POSTALI |
437,82 |
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TOTALE ENTRATE |
12.473,85 |
12.473,85 |
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TOTALE DISPONIBILITA' |
|
58.001,26 |
USCITE dell'esercizio 2012: |
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STAMPA
PUBBLICAZIONI SOCIALI |
11.506,60 |
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ACQUISTO
PUBBLICAZIONI PER I SOCI |
1.850,00 |
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SPEDIZIONI AI
SOCI |
1.081,30 |
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SPESE TRASFERTE
E RAPPRESENTANZA |
597,00 |
|
POSTALI E
CANCELLERIA |
347,76 |
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ACQUISTO
DOTAZIONI INFORMATICHE |
2.758,80 |
|
VARIE |
550,20 |
|
COMMISSIONI
BANCARIE E POSTALI |
250,92 |
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TOTALE USCITE |
18.942,58 |
-18.942,58 |
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LIQUIDITA' AL 31/12/12 |
|
39.058,68 |
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Parte terza: RENDICONTO ECONOMICO |
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Proventi
relativi al solo esercizio 2012 |
24.916,92 |
|
Oneri relativi
al solo esercizio 2012 |
-29.516,32 |
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RISULTATO NETTO
DELLA GESTIONE 2012 |
-4.599,40 |
-4.599,40 |
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***
Il 5 per mille !
Anche quest’anno nella denuncia dei redditi c’è la
possibilità da parte dei contribuenti, di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF
alle associazioni non lucrative di utilità sociale e di ricerca indicando il
codice fiscale dell’ente prescelto. Anche la nostra Società è iscritta nella
apposita lista degli eventi diritto. Devolvere il 5 per mille è a costo zero
per il contribuente. Confidiamo che chi apprezza l’operato della nostra Società
voglia aderire alla iniziativa anche quest’anno.
Il nostro codice fiscale è: 90007670400
Qui sotto, il fac-simile del riquadro che figura nel
modello 730.
RINNOVO DELLA QUOTA SOCIALE
Sono aperti i rinnovi e le
iscrizioni per l’anno 2013; ricordiamo che la quota è di
30 EURO per i soci ordinari
15 EURO per i soci che abbiano 30 anni
o meno.
E’
possibile versare direttamente, in occasione degli incontri sociali, al
Segretario (Tabanelli), al Tesoriere (Bendazzi) o ad alcuni altri membri del Consiglio direttivo (Semprini,
Pederzani, Contarini).
Per
chi preferisca il versamento alla Posta ricordiamo che il CC postale ha il N.
11776473 ed è intestato a
“Società Studi Naturalistici.
È
possibile il versamento in CC postale n 11776473 intestato a “Società Studi
Naturalistici Romagna” oppure in CC bancario (iban IT 04 Z
0854267490005000164362) presso la Banca Credito Cooperativo ravennate &
imolese.
Dr. Francesco
Callegari (1918-2012)
di Ferdinando Pederzani
Il 27 dicembre 2012 è deceduto il dr. Francesco
Callegari, padre del nostro socio Franco. Era l'ultimo dei tre fratelli
Callegari, già proprietari della omonima grande azienda di Ravenna, la cui attività
cessò negli anni '70. Come i fratelli, scomparsi già da diversi anni, egli si
era dedicato alla raccolta di vari ordini di insetti, principalmente
Lepidotteri, in gioventù, e Coleotteri dopo essersi ritirato dal lavoro. Non
aveva invece condiviso la passione per l'onitologia che accomunava i fratelli
Pietro ed Eugenio. Fino ad oltre 85 anni di età
ha molto viaggiato in Italia per
raccogliere soprattutto carabidi e
ditiscidi, affrontando con vigore lunghe escursioni sulle Alpi e
ricerche che avrebbero probabilmente stancato persone molto più giovani. Negli
ultimi anni si limitava a visitare le amate pinete ravennati, che dovette
abbandonare solo dopo aver compiuto i novant'anni. I materiali raccolti si
trovano nella collezione del figlio Franco e comprendono numerosi reperti di
grande interesse scientifico. Alcune
interessanti pubblicazioni naturalistiche della sua biblioteca ci sono state
donate dagli eredi, che ringraziamo.
In ricordo di Carlo Bordon.
di Giorgio Pezzi
Carlo Bordon, detto Carlos, ci ha lasciato. Nato nel
1921 a Trieste, ma sin dal 1957 residente in Venezuela, in quel di El
Limòn vicino a Maracay, E.do Aragua. Il suo cognome assieme alla s finale del nome deve averlo aiutato,
se era necessario, a integrarsi in quel paese di lingua spagnola, allora molto
ospitale verso gli italiani. Era geometra e in Venezuela si dedicò a
costruzioni edili ed idrauliche. Le sue passioni furono la speleologia e
l’entomologia. Ma non è su queste cose che mi va di dilungarmi: per dettagli vi
consiglio l’articolo sul quaderno di G. Rivalta. Preferisco raccontare di
qualche aneddoto e di vari momenti di vita vissuta in quei due viaggi che ho
fatto in Venezuela nel luglio-agosto 1995 con alcuni altri amici e nel fine
2001 inizio 2002 di nuovo con Luigi Melloni. In entrambi i casi la casa di
Carlos era la nostra base di appoggio; si iniziavano e terminavano i viaggi a
casa sua dove viveva con la paziente moglie Nora; già, perché il buon Carlo non
era un tipo comune e non faceva cose comuni: ricordo che nel 1995, di ritorno
da un’escursione da Mérida, bussammo alla sua porta di casa: nessuno ci apriva;
infine Nora arrivò e ci fece entrare. Chiedemmo dove fosse Carlo e lei rispose
che era da un po’ che non lo vedeva gironzolare e che non sapeva dove fosse di
preciso. Guardammo nel capanno-garage: le due jeep erano lì. Facemmo il giro
completo della casa e poi chiamammo in coro: -Carlooo, ci sei?-. Non sembri strano il richiamo urlato: la casa di
Carlo era un piccolo spaccato della foresta venezolana, con alti bambù, alberi
altissimi, arbusti vari, banani e molto altro; la vista non spaziava ovunque
liberamente. Al richiamo rispose una voce che parve lontana: girammo l’angolo
ovest della casa e chiamammo nuovamente; stavolta la voce giunse dall’alto:
stupiti ammirammo Carlo che si era issato con l’attrezzatura da speleologo su
di un alto mango per raccoglierne i frutti maturi. Era a 10 metri d’altezza
pencolante da una corda: aveva 74 anni!
Aveva due jeep vecchissime e malandate. Non so se quando facemmo il viaggio a
Mérida del 2002, in cui Luigi ed io facemmo da autisti, il divieto di superare
i 50 orari era dovuto solo al non voler rischiare incidenti o invece ai dubbi
di tenuta della carrozzeria e del motore. Fatto sta che Mérida, sulle Ande,
dista da Maracay 430 km in linea d’aria, ma non so quanti lungo la strada
normale che supera anche i 3500 m di quota. Per noi, abituati ad auto
efficienti, nuove e veloci fu uno stress pazzesco, in un paese immenso dove
praticamente non esistono autostrade. Ma con Carlo si andava ovunque: conosceva
il paese da est a ovest, da sud a nord; conosceva i posti buoni dove c’erano
luoghi ed insetti peculiari. Come quella volta che volle portarci sulle
montagne di Colonia Tovar, E.do Aragua, per catturare la bellissima Golofa porteri, un grosso coleottero con
lunghi corni nel torace e nel capo, da poco noto alla scienza. Carlo guidava la
sua jeep piccola e noi seguivamo su due Fiat Uno noleggiate. Ma sulle salite
verso il ridente paese fondato da una comunità tedesca la jeep si accasciò; non
abbiamo capito bene perché, ma ci rendemmo conto che la benzina non arrivava.
Così usammo una latta in plastica come serbatoio attaccata ad uno specchietto
retrovisore, ma il debole dislivello che portava carburante direttamente al
carburatore per caduta, non consentiva una andatura sollecita ma bastò per
salire sino a oltre quota 2000, ove catturammo molte Golofa, ed infine di tornare a El Limon. Da quella dis-avventura ne trassi una zirudela. La sera, dopo cena, Carlo
soleva portarci nel sotterraneo dove aveva il suo laboratorio e la collezione
che difendeva strenuamente dagli insetti e dalle muffe con abbondanti dosi di
olio di creosoto; qui io e Luigi, gli unici che resistevano alla nausea da
creosoto, parlavamo a lungo di argomenti vari e tracciavamo i percorsi dei
viaggi. Ad un certo punto anch’io cedevo alla nausea e mi ritiravo nel letto.
Saputo del mio interesse per i lepidotteri sfingidi Carlo volle donarmi molti
esemplari venezuelani assieme a qualche altra grossa falena. Ancora oggi, quando
apro le scatole, sento olezzo di creosoto. Carlo non aveva mezze misure: le sue
opinioni erano ferme, condivisibili o meno, ma motivate e derivate
dall’esperienza avuta in un paese difficile, politicamente parlando, che aveva
attraversato nel periodo da lui vissuto colà, dittature, brevi periodi di
democrazia e regimi attuali definibili pseudodemocratici; fautore dell’elezione
di Chavez inizialmente, aveva finito per criticarlo aspramente quando il
presidenzialismo esasperato dell’ex colonnello aveva trasformato il Venezuela
in un paese al collasso economico dopo la deriva nazionalistica, autarchica ed
in netto contrasto con le multinazionali estere che stavano sfruttando, senza
benifici per i locali, le grandi risorse del paese. Paese in cui il grande incremento
demografico obbliga oggi lo stesso Chavez a fare quel che le multinazionali
espulse dal paese facevano prima: distruzione sistematica del paesaggio per
accedere alle risorse del sottosuolo. E Carlo si è speso sino all’ultimo sulla
rivista on line Mundosobrepoblado, da
lui curata assieme a Aitor Achutegui, per denunciare il problema del
vertiginoso incremento demografico del mondo, lui tra i pochi ed ignorati che
ne comprendono appieno la tragicità. Non so se era ateo, ma di certo non era un
simpatizzante della Chiesa cattolica e delle sue politiche nell’America latina
e il concetto di fede religiosa era in netto contrasto con la sua filosofia
esistenziale. Talora si rivelava simpaticamente dispettoso: nel 2002 io e
Luigi, nei giorni passati a casa sua, uscivamo spesso in jeep con lui: alla
guida, Carlo non mancava di attaccarsi lungamente al clacson in alcuni tratti
delle popolosissime stradine del quartiere residenziale di casa sua, anche
quando non si vedeva anima viva in giro, compreso nell’ora del riposo nella
canicola pomeridiana. Non ci preoccupammo subito di chiedergli del perché del
gesto; poi ci rendemmo conto che gli schiamazzi iniziavano poco prima e
terminavano poco dopo il transito della jeep sui molti dissuasori sporgenti dal
manto stradale. Allora gli chiesi del perché di quel forte strombazzamento
prolungato; la risposta ci lasciò di stucco, ma poi ci fu una risata: - Voglio che questi stupidi (gli abitanti
prospicienti i dissuasori) vadano a
protestare coll’alcalde per l’eliminazione di questi incivili mezzi di
costrizione! – Carlo era anche questo; forse temeva che la vecchia Toyota
un giorno o l’altro si smantellasse al violento sussulto che le balestre
trasmettevano allo chassis.
L’ho
incontrato ancora in un viaggio in Italia. In questi anni non mancava di
inviarmi argute facezie tratte dal web, aggiornamenti di vita politica
venezuelana, bellissime foto di ambienti
della foresta della Gran Sabana e di altre parti del mondo nonché i numeri di Mundosbrepoblado che mi hanno aiutato
alquanto a comprendere e parlare lo spagnolo pur non avendolo mai studiato.
Ultimamente l’aggravamento delle condizioni di salute non gli consentiva di
tenere frequenti contatti via mail. Di lui, oltre agli insetti donatimi mi
restano i ricordi di escursioni al Parco Henri Pittier, da Rancho Grande alla
Cumbre, in ambiente di foresta nublada,
del viaggio alla vallata di Mérida dove sopra Tabay aveva una casetta che ogni
anno era minacciata dalle piene del fiume molto vicino, al punto che finalmente
la travolse con una piena straordinaria. Aggirarsi nelle vallate andine con lui
voleva dire addentrarsi nei paesaggi più vari e formidabili della zona, spesso
veri angoli di paradiso che la natura venezuelana offre un po’ ovunque.
Caro vecchio Bordon, come tra di noi lo chiamiamo
ancora; chi l’ha conosciuto anche per poco non può non rimpiangere questo
ammirevole omino minuto ma tenace, che ha sicuramente vissuto una vita intensa
e tutto sommata credo, ricca di soddisfazioni. Molti di noi vorremmo aver
vissuto la natura come ha potuto lui, in un continente bellissimo e sconfinato.
Ci mancherai Carlo.
Ciao.
GITE ED
INCONTRI CONVIVIALI
Quest'anno
la nostra Associazione ha deciso di effettuare due gite a carattere
naturalistico per i soci e i loro famigliari o amici.
GITA SOCIALE SULLE RIVE DEL PO
Domenica 12 maggio 2013
(mezzi propri)
Programma:
h. 7.45 -
Ritrovo presso il casello autostradale di Faenza e partenza.
h. 10.30 - Arrivo a Isola Pescaroli
(prov. di Cremona) e gita in barca con visita guidata alle rive del Po, lanche,
foce del Taro. Compatibilmente con la situazione idrica del fiume è possibile
lo sbarco su qualche spiaggia con osservazioni (volendo anche prelievi) di
fauna e flora.
h. 13- 13.30 - Pranzo a Isola Pescaroli,
Bar dell'Attracco.
h. 15.00 circa - spostamento al vicinissimo paese di San
Daniele Po, con breve tappa per osservare due esempi di budrio tipico padano.
h. 15.30 - Visita guidata al Museo
Paleoantropologico del Po di cui è responsabile l'amico prof. Davide Persico,
che ci ha recentemente tenuto una interessante conversazione.
Al termine ritorno a Faenza
La spesa, comprensiva di battello, pranzo,
ingresso al museo e guide è di 30 euro
a testa. E' necessario prenotarsi per tempo perché i posti (su battello) sono
limitati, comunque non più tardi del 14 aprile p.v.
Le adesioni si raccolgono telefonicamente
(Semprini 338 5304229) o tramite e-mail
(info@ssnr.it).
ESCURSIONE NELLE ALPI MARITTIME
dal 31 maggio al 2 giugno
(mezzi propri)
E'
una zona ad alta biodiversità, particolarmente ricca di endemismi, perché il
clima montano è fortemente influenzato dall'estrema vicinanza del mare. Alle
altitudini minori la flora ha ancora le caratteristiche mediterranee ma,
alzandosi di qualche centinaio di metri, ci si ritrova in un ambiente
tipicamente alpino.
Programma:
Venerdì 31 maggio, h. 15.00 - Ritrovo presso il casello autostradale di
Faenza e partenza con itinerario autostradale: Piacenza, Genova, Arma di Taggia
e poi, per strada normale, salita lungo la Valle Argentina fina a Colle Melosa
(1540 m). Arrivo previsto alle ore
20.30; sistemazione e cena al
Ristorante-Locanda "Colle Melosa". Il termine Locanda dice
chiaramente che non si tratta di un Hotel a quattro stelle, potete visionarlo
su facebook cercando "Locanda Colle Melosa".
Sabato 1 giugno - escursione di una giornata su itinerario da
stabilire con pranzo al sacco (ci farà da guida il Socio Edgardo
Bertaccini). Cena e pernottamento
sempre alla Locanda.
Domenica 2 giugno - escursione mattutina più breve e partenza
(il pranzo di mezzogiorno, al sacco o a tavola,
rimane a carico dei partecipanti).
Il costo del soggiorno a mezza pensione (2 cene, 2 pernottamenti e 2 prime colazioni)
è prevedibile in 130 euro a testa.
Vista la località in quota, il numero dei
posti letto è molto limitato e quindi è bene prenotarsi al più presto, comunque
non oltre il 14 aprile, telefonando a Semprini (338 5304229) o tramite e-mail (info@ssnr.it).
DOMENICA 24 MARZO 2012 56° INCONTRO
NATURALISTICO ROMAGNOLO “MAGNAZZA DI PRIMAVERA”
Presso la trattoria “Baia de Re”
a Faenza (Ra), via Gallo
Marcucci, 71– tel. 0546.25090
Menu
1)
Antipasti
(crostini e affettati)
2)
Bis di
pasta
3)
Grigliata
mista di carne mista o stufato di pecora o fegato con cipolla in padella.
4)
Contorni
vari di verdure
5)
Dolci,
vino, acqua, digestivi e caffè.
Prezzo concordato 25€
bevande comprese
Attenzione!!
Prima o dopo il pranzo i
convenuti sono obbligatoriamente tenuti a visitare il Museo Civico di Storia
Naturali di Faenza, via Medaglie d’Oro, 51
Programma:
ore 10.30 … in avanti: ritrovo presso il Museo
Civico di Scienze Naturali e sfogo alle chiacchierate naturalistiche
ore
12.30 … ci si siede a tavola e si mangia…
Prenotazioni
tassativamente
entro Mercoledì 20 Marzo
Con:
►e-mail:
info@ssnr.it
►telefonando:
a Contarini (054561079), a Pederzani (0545212250), a Semprini (054366038), a Bendazzi
(0544520366), a Tabanelli (054530674)
►scrivendo:
Società Studi Naturalistici della Romagna - c.p. 143, 48012 Bagnacavallo.
CONTRIBUTI
A proposito del concetto di specie in
paleontologia
(parte prima)
di Cesare Tabanelli
Circa un anno
fa ho trattato, in alcune conferenze serali, argomenti riguardanti i miei studi
sulla malacologia del Pliocene e Pleistocene romagnolo. In quelle serate, fra
le varie domande postami dal pubblico, ricorrevano richieste di chiarimenti sul
concetto di specie in Paleontologia. Ho così valutato la ripresentazione di un
mio scritto su quest’argomento pubblicato sul Notiziario della Società Italiana
di Malacologia nell’ormai lontano 1999. Il paziente lettore lo troverà qui di
seguito nella sua quasi integralità. Questo era nato come risposta ad una
lettera del mio amico dott. Pasquale Micali, malacologo tra i più validi,
apparsa precedentemente sempre su quel Notiziario. “Alcune considerazioni e
proposte sul concetto di cronospecie” era il titolo che avevo dato a quella
risposta. Fece seguito un intervento sostanzioso del prof. Rafael La Perna, del
dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università di Bari, a cui credetti opportuno
non dar seguito poiché le sue riflessioni erano anche da me condivisibili. In
questi anni, da analisi di lavori in seguito pubblicati da vari autori e dai
miei successivi studi, ho maturato nuove riflessioni che però non rinnegano
quanto avevo scritto allora: provvederò alla loro pubblicazione in un prossimo
numero del Notiziario.
***
“La lettera
aperta di Micali, apparsa sul Notiziario gen-aprile 1999, affrontando il
concetto di cronospecie pone alcune domande fondamentali per chi si applica
allo studio dei fossili. Rispondere pubblicamente è come attraversare un campo
minato: migliaia e migliaia di pagine ormai sono state scritte su queste
tematiche: le opinioni sono molte e diverse, i lavori letti mai bastevoli. Per
questo, in un primo momento, avevo razionalmente pensato di non farmi
coinvolgere nella richiesta pubblica dell’amico, ma poi il tema così
appassionante mi ha persuaso a scrivere considerazioni, spiegazioni e proposte
metodologiche, nella presunzione di poter dare un piccolo contributo ad un
dibattito che ci può far crescere.
Prima di entrare nel merito dei problemi sollevati
da Micali occorre che elenchi alcune convenzioni e regole che costituiscono il
presupposto del mio intervento.
a)
La Paleontologia ha per oggetto lo studio di un libro: “la storia della
vita”. Come è risaputo, esso è lacunoso di righe, pagine e interi capitoli. Lo
stesso reperto fossile è sempre una documentazione incompleta.
Quest’incompletezza porta a formulare ricostruzioni e raggiungere risultati
spesso approssimativi che ci lasciano più nel campo delle ipotesi che delle
certezze. E’ quindi più che mai percepita in questa disciplina l’esigenza della
massima rigorosità possibile nel lavoro di ricerca.
La
paleontologia, inoltre, ricava parte delle conoscenze da altre scienze, quali
in particolare la Geologia e la
Zoologia, è quindi essenziale che un paleontologo abbia una buona dimestichezza
con queste discipline.
b)
La cronospecie, o specie paleontologica, è interpretata come una linea
filetica di popolazioni composte da individui con un complesso di caratteri
comuni, detti primari o distintivi, che si conservano in un intervallo di tempo
più o meno lungo. In pratica è un taxon in possesso di una propria identità
morfologica che si preserva per un certo periodo di tempo.
c)
I caratteri primari sono sempre presenti su tutti gli individui della
popolazione, fatta eccezione dei teratologici, e nel loro insieme distinguono
la cronospecie da altre similari appartenenti alla medesima linea filetica o ad
altre prossime a questa. I caratteri secondari non hanno la potenzialità di differenziare la cronospecie dalle
consimili e non necessariamente sono presenti su tutti gli individui di una
popolazione.
d)
La specie paleontologica è un’entità artificiale che ha una sua ragione
di essere nel sua funzione pratica-utilitaristica, in scienze quali la
stratigrafia, la paleoecologia, la paleobiogeografia, ecc…;
e)
Ai fossili non è possibile applicare il concetto biologico di specie,
essendo quest’ultimo solo unidimensionale (prevede la dimensione orizzontale
spazio e non quella verticale-tempo) e suppone la verifica fra gruppi di
popolazioni della loro interfecondità. I concetti di cronospecie e specie
biologica sono quindi fra loro incompatibili! L’utilizzo dell’una o dell’altra
può portare a risultati opposti. Un esempio:
E’ consuetudine riunire una
cronospecie e una specie biologica morfologicamente indistinguibili in un’unica
identità tassonomica. Quest’operazione di fusione se è esaminata partendo dal
concetto di biospecie, appare un arbitrio: non si potrà mai dimostrare la non
gemellarità delle due specie (specie gemellari sono dette quelle
morfologicamente indistinguibili). Al contrario, se il punto di partenza è il
concetto di cronospecie, tale operazione diviene accettabile. Vediamo un caso concreto:
Kelliella miliaris (Philippi, 1844) e
Kelliella abissicola (Forbes, 1844).
La prima fu descritta su materiale fossile e la seconda su materiale recente.
Attualmente sono messe in sinonimia. Supponiamo di avere a disposizione sia
esemplari fossili pliocenici sia attuali: se utilizzo per questi il concetto di
biospecie, non si potrà mai dimostrare il loro potenziale riproduttivo e
verificare quindi la non gemellarità delle due popolazioni, se invece impiego
il concetto di cronospecie, dopo aver verificato l’identità morfologica fra le
popolazioni plioceniche e quelle attuali, mi è lecito metterle in sinonimia.
Del resto, per il paleontologo, le popolazioni attuali non sono altro che
l’ultima tappa di un percorso nel tempo (linea filetica) di una particolare
entità morfologica.
Dopo questa premessa di tipo ideologico, possiamo
ritornare alla lettera di Micali.
E’ noto che le specie evolvono nel tempo secondo un
processo evolutivo chiamato “evoluzione filetica”. Dopo la sua trasformazione,
la specie ci appare estinta (estinzione filetica o pseudoestinzione) anche se,
in realtà, essa ha soltanto cambiato forma. In molti casi, però, le specie si
estinguono realmente senza lasciare discendenti. Si parla, allora, di
“estinzione terminale” della specie. Micali ci pone il problema di come
individuare un’estinzione filetica, vale a dire come stabilire la fine di una
cronospecie e l’inizio di un’altra discendente dalla prima.
E’ indispensabile, per un simile studio, avere a
disposizione una sequenza o serie stratigrafica completa rispetto alla storia
della specie oggetto di studio, oppure frammenti di serie ma correlabili fra
loro, tali da poter ricostruire una serie stratigrafica completa o, caso più
usuale, almeno i capitoli più interessanti della storia evolutiva della
cronospecie. E’ mia convinzione che sia difficile poter arrivare ad un
risultato corretto se si dà un’assoluta priorità allo studio a tavolino di
campioni provenienti da località molto lontane, spesso raccolti da altri
malacologi, con dati cronostratigrafici non sufficientemente precisi. Il lavoro
meticoloso di campagna è insostituibile, si tenga presente che si tratta spesso
di stabilire variazioni che avvengono in pochi metri di spessore di roccia. La
Romagna offre serie sufficientemente complete per studiare l’evoluzione di
comunità fossili profonde dall’inizio del Pliocene fino al Pleistocene
inferiore compreso. E’ un’ottima palestra da cui trarrò alcuni esempi per
meglio rendere comprensibile ciò che vado illustrando.
I problemi che si possono incontrare nello studio
dell’evoluzione di una specie fossile sono principalmente due:
a)
trasformazione di una forma in un’altra per variazione del numero dei
caratteri primari;
b)
trasformazione di una forma in un’altra per modifica dei caratteri
primari.
Esposizione di uno schema di lavoro.
Prima di esaminare le tematiche in questione al fine
di illustrarle in modo chiaro e possibilmente con semplicità, propongo il
seguente schema di lavoro basato sul concetto di “campione di popolazione”,
inteso come il numero d’individui appartenenti una certa cronospecie raccolti
durante il campionamento in un punto ben definito di una serie stratigrafica.
Un campione di popolazione sarà indicato con la simbologia di una espressione
del tipo:
88Sp (A9-12,
B6-7, C, d, e, m, n, 32t)
dove:
- 88 è il
numero d’individui rinvenuti di una certa specie Sp.
-
Le lettere fra parentesi rappresentano i caratteri della specie: le
maiuscole i distintivi e le minuscole, i secondari.
-
I valori numerici disposti ad esponente sulle lettere indicano gli
estremi del campo di variabilità del carattere. Supponiamo che in quest’esempio
A, carattere distintivo, specifici la
presenza di costicine sull’ultimo giro di spira della conchiglia, si dovrà
intendere che queste variano da individuo a individuo da un minimo di 9 ad un
massimo di 12.
-
Nell’esempio il carattere secondario t è preceduto dal numero 32 (32t),
ciò sta a significare che su 88 esemplari che compongono il campione solo 32
presentano il carattere secondario t.
-
Diversi gruppi campione di altrettante popolazioni fossili di una certa
morfospecie saranno disposti in successione come nel seguente esempio:
78Sp1 (A,B5-9,
C2-3, m, n, o4-8)
80Sp2 (A,B4-10,C2-4,
m, n, o2-9)
69Sp3 (A,B5-8,
C2-4, m, n, o3-7)
dove Sp1,
è il campione più antico e Sp3,
il più recente. Faccio notare come gli estremi del campo di variabilità
dei caratteri B, C, o, variano nel
tempo.
Modificazione nel tempo di una specie morfologica
per acquisizione di almeno un carattere.
Supponiamo che dal lavoro di rilevamento in
campagna, eseguito su una certa serie completa rispetto al cambiamento di forma
di un taxon Sp., siano stati
prelevati i seguenti otto campioni di popolazione, in successione dal più
antico al più recente e tali da coprire 220 metri della serie stratigrafica. La
campionatura è stata infittita in corrispondenza del cambiamento di forma
(campioni Sp4, Sp5,
Sp6) con questo risultato:
m. 0 144Sp1 (A, B3-4,
C, 44d, e, f)
m. 60 122Sp2
(A, B3-6, C, 35d, f)
m. 120 132Sp3 (A, B3-5, C,
66d, f)
m.
126 159Sp4
(A, B3-6, C, 78d, f, 30g)
m.
132 133Sp5
(A, B3-4, C, 50d, f, 75g)
m.
138
114Sp6 (A, B3-4, C, 39d, f, G)
m.
180
139Sp7 (A, B3-5,
C, 44d, f, G)
m. 220 152Sp8 (A, B3-7, C,
48d, f, G)
Nello schema è possibile individuare due entità
morfologiche in linea filetica fra loro. La più antica determinata da un
insieme di caratteri primari: A,B,C.
e la più recente determinata dall’insieme di quattro caratteri primari: A,B,C,G. La prima è definita dai primi
cinque campioni mentre la seconda dai rimanenti tre. Il carattere G differenzia le due specie. Esso
compare su una piccola frazione del campione 159Sp4, si potenzia in 133Sp5, ma non
ancora tanto da interessare tutti gli individui della popolazione come avviene
invece in 114Sp6. E’
solo in quest’ultimo campione che diventa fattibile elevarlo a carattere
primario. Il carattere secondario e compare su tutti gli individui del
primo campione costituendo una particolare varietà che può essere presa in
considerazione se gli si dovesse riconoscere una qualche importanza
scientifica.
Potremo distinguere dunque due entità morfologiche SpA e SpB e modificare lo schema precedente:
m. 0 144SpA1 (A, B3-4,
C, 44d, e, f)
m. 60 122SpA2
(A, B3-6, C, 35d, f)
m. 120 132SpA3 (A, B3-5, C,
66d, f)
m.
126 159SpA4
(A, B3-6, C, 78d, f, 30g)
m.
132 133SpA5
(A, B3-4, C, 50d, f, 75g)
m.
138 114SpB6 (A, B3-4, C, 39d, f, G)
m.
180 139SpB7 (A, B3-5, C, 44d, f, G)
m.
220 152SpB8 (A, B3-7, C, 48d, f, G)
Per lo più allenati a classificare singoli reperti
alcuni di noi potranno obiettare: perché includere i 30 e i 75 esemplari
rispettivamente dei campioni 159Sp3 e
133Sp4 in SpA e non in SpB, non hanno forse i requisiti morfologici di quest’ultima?
Risposta: dobbiamo sempre ragionare e quindi determinare a livello di
popolazione e non di singoli esemplari.
Modificazione nel tempo di una specie morfologica
per regressione e perdita di almeno un carattere.
Per questo caso, si propone di nuovo uno schema di
otto campioni per un’ipotetica serie stratigrafica dello spessore di 200 metri
dove si registra un cambiamento di forma per una certa cronospecie Sp.
m.0 122Sp1 (A, B7-13, C,
m, 34n, o, p4-7)
m.60 134Sp2 (A, B7-14, C,
m, 44n, p4-7)
m.120 111Sp3
(A, B,6-13, C, m, 12n, o, p3-8)
m.126 114Sp4 (A, B6-13, 67c,
m, 56n, o ,p4-8)
m.132 144Sp5 (A, B5-12, 45c,
m, 48n, o, p3-6)
m.138 140Sp6 (A, B5-11, m,
34n, o, p3-6)
m.144 134Sp7 (A, B5-12, m,
16n, o, p3-7)
m.200 105Sp8 (A, B5-12, m,
o, p3-6)
La specie ancestrale è definita dal complesso di
caratteri primari A,B,C, e quella
discendente dal complesso di caratteri primari A,B. Nella discendenza si è perso il carattere C. La prima è individuata dai campioni 122Sp1, 134Sp2, 111Sp3, la
seconda dai rimanenti. Nei campioni 114Sp4,
144Sp5 il carattere c, che nei precedenti era primario,
diviene secondario a causa della regola che i primari, come tali, sono
vincolati ad essere presenti su tutti gli individui di una popolazione. Abbiamo
dunque due entità morfologiche SpA,
la più antica, e la sua derivata SpB.
m.0 122SpA1 (A, B7-13, C,
m, 34n, o, p4-7)
m.60 134SpA2 (A, B7-14, C,
m, 44n, p4-7)
m.120 111SpA3
(A, B,6-13, C, m, 12n, o, p3-8)
m.126 114SpB4 (A, B6-13,
67c, m, 56n, o, p4-8)
m.132 144SpB5 (A, B5-12,
45c, m, 48n, o, p3-6)
m.138 140SpB6 (A, B5-11, m,
34n, o, p3-6)
m.144 134SpB7 (A, B5-12, m,
16n, o, p3-7)
m.200 105SpB8 (A, B5-12, m,
o, p3-6)
Si presti attenzione al comportamento dei caratteri
secondari n e o. Il primo è presente in certa misura su una frazione variabile di
ciascun campione ad eccezione di 105SpB8,
dove manca totalmente. Il secondo carattere, che di regola è presente su tutti
gli individui di ogni campione, manca in 134SpA2.
Quest’assenza è quindi un’eccezione e può essere segnalata come una varietà di SpB. Questa operazione non è legittima
per il carattere n, il quale di
regola manca in parte o totalmente nei vari campioni. Come
già esposto per il caso precedente, l’istituzione di una varietà ha una sua
validità solo se vi è una qualche convenienza pratico-scientifica.
Quando, nel corso dei miei studi, mi sono imbattuto
in due casi di “speciazione” per regressione di caratteri, proposi, per
ciascuno, delle soluzioni diverse che rispecchiavano altrettanti sviluppi del
mio pensiero. La prima circostanza fu con la linea filetica di Alvania diadema (De Stefani) che per
perdita della varice labiale e del quarto cordoncino alla base della conchiglia
da origine ad Alvania heraelaciniae
(Ruggieri). Allora così suggerivo:
“Poiché le popolazioni miste si trovano in uno
spessore molto limitato della serie plio-pleistocenica, considero non
conveniente proporre per loro una denominazione particolare, e ritengo di farlo
ancora rientrare nella specie diadema.”
(Tabanelli, 1988:54). In poche parole suggerivo una soluzione che è l’esatto
contrario di quanto oggi vado proponendo!
In un lavoro più recente, io e Della Bella, abbiamo
illustrato come lo Scafopode Entalina
tetragona (Brocchi), nei livelli batiali di gran profondità di età
plio-pleistocenica, dia origine ad una forma nuova che noi abbiamo elevato al
rango di specie con il nome expolita (Della
Bella & Tabanelli, 1996). Anche qui la forma tipica perde i caratteri
dell’ornamentazione a costicine sulla faccia ventrale e sulle due laterali
della conchiglia. In realtà la linea filetica della nuova specie rappresenta un
ramo che si origina lateralmente da quella della progenitrice che è ancora
vivente. E. expolita, , specie
verosimilmente legata a particolari ambienti relitti di psicrosfera, ora non
più presenti in Mediterraneo, si estingue presumibilmente nel Pliocene medio.
In questo caso, per le popolazioni di passaggio che presentavano forme miste si
proponeva “una dicitura sottospecifica (Entalina
tetragona expolita), come indicazione di specie incipiente.
Oggi consiglio l’utilizzo di diciture
sottospecifiche solo nel caso di un’evoluzione graduale dove i caratteri
distintivi non variano di numero, ma si modificano nel loro aspetto ed è
impossibile segnare un confine fra una forma e la sua derivata, vedi caso
successivo.
Trasformazione
di una specie morfologica per modifica dei caratteri.
E’ questo il caso più problematico: il cambiamento
di forma non è legato all’acquisizione o alla perdita di caratteri, ma alla
loro modifica. Quantificando, è il loro campo di variabilità che nel tempo va
ad assumere stabilmente altri valori. Per la sua comprensione porterò l’esempio
del Paleotassodonte Neilonella pusio
descritto da Philippi (1844) su fossili quaternari. E’ questa una specie
tipicamente batifila di cui Seguenza (1879) descrisse successivamente la
varietà salicensis, tipica del
Pliocene, distinguendola per le seguenti caratteristiche:
-
Valve più allungate e acuminate.
-
Angolo cardinale più aperto.
-
Umboni più gibbosi, prominenti ed incurvati.
In generale, le popolazioni plioceniche più antiche
mostrano tutti gli individui in questa forma con conchiglia in proporzione più
bassa, con il rapporto L/H che oscilla intorno al valore 0,8 anziché 0,7 come
nella forma tipica e l’angolo cardinale un poco maggiore di 5°-10°. Le due forme
divergono quindi per i diversi parametri numerici che assumono i caratteri e
non per la comparsa o scomparsa di alcuni di questi. Particolarità assai
importante e sottolineata da Seguenza, è che la forma pliocenica ben
corrisponde a quella degli esemplari viventi in Atlantico. Nelle successioni
argillose romagnole, dai livelli pliocenici a quelli pleistocenici, si può
osservare come le popolazioni passino dalla forma salicensis a quella tipica con popolazioni intermedie più o meno
ricche di esemplari, con forme transitorie, cioè non si è certi a quali delle
due forme assegnarli. Il cambiamento morfologico appare graduale ed è
impossibile individuare un limite di separazione cronostratigrafico. In questo
caso, come per altri simili, sta al paleontologo, in base alla propria abilità,
valutare per ogni campione di popolazione quale delle due forme prevale e
utilizzare una dicitura sottospecifica, la più consona fra Neilonella pusio salicensis o Neilonella
pusio pusio.
Speciazione e
speciazione filetica.
Per speciazione s’intende un fenomeno evolutivo di
moltiplicazione delle specie. Fra gli esempi esposti solo quello relativo a Entalina tetragona - expolita può essere inteso come un
esempio di speciazione: da una specie si passa a due specie, l’ancestrale e la
sua derivata.
I casi di Alvania
diadema-heraelaciniae e Neilonella
pusio salicensis-pusio non possono essere portati come esempi di
speciazione, non vi è moltiplicazione del numero di specie. Devono essere
ritenuti fenomeni di accumulo di “novità evolutive” all’interno delle loro
rispettive linee filetiche, connessi a adattamenti delle specie nei confronti
di cambiamenti ambientali. In queste circostanze si parla impropriamente di
speciazione filetica o anagenesi. C’è chi suggerisce di non attribuire ad
identità specifiche diverse le forme acquisite, anche se queste dovessero
differire in modo cospicuo (Zunino & Zullini, 1995). Ritengo che questa
raccomandazione abbia una sua ragione per un neontologo, ma nel campo della
Paleontologia debba cedere il passo alle esigenze di praticità di questa
scienza, soprattutto quando è possibile delineare limiti cronostratigrafici fra
le diverse forme. Per questo sul trend Alvania
diadema-heraelaciniae così giustificavo la loro separazione a livello di
specie: “ Alvania heraelaciniae,
avendo avuto un periodo di esistenza breve, potrebbe trovare un buon uso
stratigrafico. La sua presenza interessa uno spessore di sedimenti pelitici non
eccessivo” (Tabanelli, 1988: 54).
Raccomandazioni
e osservazioni su recenti pubblicazioni a carattere paleontologico.
In conclusione, nello studio di un’ipotetica linea
filetica è auspicabile:
1° - avere a disposizione idonee serie
stratigrafiche;
2° - ragionare sempre a livello di popolazione.
In conformità a quanto ho esposto, appare di
importanza fondamentale, nella definizione di una specie paleontologica,
l’individuazione dei caratteri primari. Le Riviste di Paleontologia più
accreditate, nelle norme per la presentazione di una nuova specie, richiedono
agli autori una diagnosi che preceda la descrizione, concepita come elenco
succinto dei caratteri distintivi. Recitano le norme del
Journal of Paleontology:
“Diagnosis.
- Required. In telegraphic style and in a standart sequence. Authors should
ensure that diagnoses distinguish the taxon in question from all
morphologically similar taxa.”.
Nella descrizione della cronospecie, vanno bensì
illustrati tutti i caratteri (primari e secondari) ed i loro campi di
variabilità. Essendo individuata entro un intervallo di tempo, devono pure
essere forniti, tutti i dati cronostratigrafici possibili avvalendosi, quando
le nostre cognizioni sono carenti, di esperti del settore. Inoltre essa è in
possesso di propri connotati ecologici
che generalmente la contraddistinguono dalle altre consimili, per questo agli
autori si dovrebbero sempre chiedere almeno le caratteristiche del sedimento e
l’associazione fossile, se non altro del locus
tipicus.
Ultimamente, sul Bollettino Malacologico, sono
apparsi lavori paleontologici dove vengono descritte anche nuove specie. Se
alcuni appaiono rigorosi e completi, altri si presentano poco curati e carenti
nell’esposizione di quei dati che concorrono alla fisionomia di una cronospecie
e in generale a completare un buon lavoro di paleontologia. Forse queste mie
ultime considerazioni sembreranno un eccesso di pignoleria, ma nascono come
invito a lavorare con maggiore rigore e con la completezza che questa scienza
richiede…”
Lavori citati.
Della Bella G. &
Tabanelli C.,
1996 – Entalina expolita n.sp.
(Mollusca,
Scaphopoda) fossile del
Pleistocene in Romagna. Quad. Stud.
Nat. Romagna; 5:
13-17.
Forbes E., 1844 – Report
on the Mollusca and Radiata of the Aegean Sea and on
their distribution, considered as bearing on Geology. Brit. Ass. for Adv. Sc., v. 13: 130-193 (non vidi).
Micali P., 1999 – Lettera aperta sul
concetto di crono-specie. Notiziario
S.I.M.; 17
(1-4): 9.
Philippi R.A., 1844 – Enumeratio molluscorum
Siciliae cum viventium tum in tellure
Tertiaria
fossilium, quae in itinere suo observavit. Halis Saxonum; v. 2: 303 pp.
Seguenza G., 1877 – Nuculidi terziarie
rinvenute nelle provincie meridionali
d’Italia.
Atti. R. Acc. Lincei Mem. Cl. Sc. Fis.
Mat. Nat.; s. 3, v.1:1163-1201.
Tabanelli C., 1988 – Presenza e
variabilità di Alvania diadema
(Doderlein in De
Stefani, 1874) (Gastropoda:
Prosobranchia) nella serie marina plio-pleistocenica della Romagna. Boll. Malacologico; 24 (1-4): 49-60.
Zunino M. & Zullini A., 1995 – Biogeografia. La
dimensione spaziale
dell’evoluzione.
Ed. Ambrosiana, Milano. 310 pp.
***
Incontri e proiezioni
Le serate Naturalistiche di via Cogollo a Bagnacavallo
- Calendario del primo
semestre 2013 –
E’ ormai prassi consolidata trovarsi due sere al mese nella casa di campagna in via Cogollo a Bagnacavallo. Il primo incontro è previsto nel primo martedì feriale dove un socio o un amico illustra un tema naturalistico con l’ausilio di audiovisi*. Il secondo incontro è fissato al terzo martedì feriale. Questo ultimo è a carattere colloquiale: un confronto di opinioni e di vicende legate alle nostre esperienze naturalistiche.
Attenzione: l’incontro del 5 Marzo è previsto non in via Cogollo, ma al “Centro Civico” di Glorie di Bagnacavallo. **
Martedì
8 gennaio
Mustelidi:
demoni o angeli protettori?
A cura di Alberto
Rivalta
Martedì
5 febbraio
Per non
stare sulle spine (gli animali spinosi )
A cura di Dino
Scaravelli
Martedì
5 marzo -
presso il “Centro Civico” di Glorie di Bagnacavallo **
Raffaele
Bendandi e la scienza ufficiale
A cura
della Dott.ssa Paola Lagorio
dell’Osservatorio
Raffaele Bendandi di Faenza
Martedì
2 aprile
Insetti
Minori ( gli ordini di insetti meno noti )
A cura di Giorgio
Pezzi
Martedì
7 maggio
Le Hawaii
viste da un naturalista
A cura di Giancarlo
Marconi
Martedì
4 giugno
Fotografia naturalistica
in progress
A cura di Flavio
Bianchedi
_______
*Gli incontri sono di norma allietati da vino e “mangiarini” vari.
I temi delle proiezioni potranno subire variazioni per cause di forza maggiore, anche senza preavviso.
Coloro che hanno materiali su temi naturalistici o su viaggi a carattere paesaggistico/naturalistico e sono disponibili per proiezioni possono contattare Ilvio Bendazzi (tel. 0544 520366).
**Il “Centro Civico” di Glorie di Bagnacavallo si
trova in via delle Sabbione 4/f, davanti al campo sportivo.
Come raggiungere la
casa di via Cogollo n° 27
v Dalla SS 16 (Reale): a Mezzano svoltare sul Lamone e proseguire oltre l’abitato di Villanova per circa 800 m poi svoltare a destra in via Cogollo, direzione Bagnacavallo. La casa è davanti alla prima via a sinistra (Trav. Zorli) dopo circa Km 1,5.
v Dalla SS 253 (S. Vitale): svoltare dopo il Lamone in direzione Traversara, poi in direzione Villanova per circa 3 Km quindi deviare a sinistra in via Cogollo direzione Bagnacavallo. La casa è davanti alla prima via a sinistra ( Trav. Zorli ) dopo circa Km 1,5.
v Faenza/Lugo/Bagnacavallo: girare a sinistra al semaforo di Bagnacavallo posto sulla S.Vitale poi sempre dritto per imboccare via Cogollo, direzione Villanova. Siamo nella casa di fronte alla Trav. Zorli (3° strada a destra) dopo 4 Km da Bagnacavallo.
***
recensioni
biblioromagna
AA.VV. , 2012 - Monitoraggio Ambientale Interdisciplinare con Studi e Osservazioni
Naturalistiche DE L'EAUX - Effetti di un progetto di laminazione delle piene sul fiume Montone a San Tomè - a cura del Servizio Tecnico di Bacino Romagna - Via delle Torri 6, 47121 Forlì: 138.