Società per gli Studi Naturalistici della Romagna
Associazione di
promozione sociale con sede legale in Piazza Zangheri, 6 - Cesena
Indirizzo postale:
C.P. 143 48012 Bagnacavallo
(RA)
e-mail della Segreteria
info@ssnr.it
sito internet www.ssnr.it
NOTIZIARIO 2 / 2015
(N. 53)
Periodico semestrale – settembre 2015
Direttore
responsabile Sandro Bassi
Sommario
in neretto gli appuntamenti da non perdere !!
EDITORIALE
La nostra visibilità in rete
Prima
di entrare nello specifico, permettetemi un breve premessa.
Gli
articoli e gli studi pubblicati sui nostri quaderni in questi anni, sono una
vera a propria miniera di dati ed informazioni; sono il nostro miglior
biglietto da visita, tuttavia coloro che ne conoscono l’esistenza non sono poi
molti.
Certamente
gli specialisti interessati ad un particolare gruppo, oppure i naturalisti che
prestano particolare attenzione al territorio della Romagna sanno bene chi
siamo o cosa facciamo. Quando però ci si confronta con un campione più ampio di
popolazione la nostra notorietà cala drasticamente! Ad esempio, non si può
certo pretendere che un ipotetico individuo occupato a destreggiarsi tra i
mille impegni quotidiani dati dal lavoro o dalla famiglia possa conoscere bene
le nostre attività. Eppure, prima o poi, ci sarà un momento in cui la curiosità
destata da un evento qualsiasi lo porterà a farsi domande, e cercare risposte
che proprio la nostra Società (SSNR) può dare. Vale a dire, il giorno in cui si
osserva una vanessa in giardino, oppure quando, durante una gita, s’incontra un
capriolo o una splendida orchidea in fiore. Qui scatta la curiosità di saperne
di più, d’informarsi. Sino a non molto tempo fa il mezzo classico per cercare
queste risposte era la consultazione di un libro; in questo senso l’intensa
attività di produzione e distribuzione di opere divulgative naturalistiche che
la SSNR ha svolto in questi anni è stata più che meritoria. Oggi però sempre
più persone mettono da parte il libro ed affidano la ricerca ad un mezzo
diverso: internet.
Certo,
direte voi, la divulgazione è importante, c’è un nuovo potente mezzo di
comunicazione per cui occorre adeguarsi ed esser presenti anche qui, con buona
pace degli “obiettori informatici”(vedi
Ettore Contarini). A questo scopo la SSNR si è dotata da tempo di un sito
internet e negli ultimi tempi anche di una pagina Facebook.
Questo
però non basta! E’ vitale per noi fare di più. Chiunque conosca un minimo di
dinamica di popolazione, sa benissimo che quando in un gruppo sono presenti
quasi solo individui adulti (o anziani) e pochi giovani ci si avvia verso il
declino. Così siamo noi, con un ottimo passato, un presente molto buono, ma un
futuro incerto. Bisogna, per tempo, attirare nuove leve, continuare e rinnovare
la tradizione della Società; occorre farsi conoscere anche dai ragazzi. E’
importante che anche coloro che camminano per strada senza nemmeno guardare
dove mettono i piedi, ma col naso dentro all' i-phone abbiamo la possibilità di
scoprire la SSNR. Probabilmente su 100 raggiunti solo uno o due cercheranno di
approfondire e magari qualcuno comincerà a venire alle nostre serate. La
tecnologia, per quanto diabolica e dispensatrice di mille inutili sciocchezze,
può essere usata anche convenientemente e divenire un potente mezzo. Se nel
telefonino oltre alle foto dei tuoi amici, e alla notizie più bislacche trovi
pure l’elenco delle specie presenti nel parco vicino a casa tua, forse c’è
ancora speranza.
E
veniamo a noi e ai nostri articoli che per buona parte, sino ad ora, sono
rimasti relegati in pochi scaffali pubblici e certamente ben poco consultati.
Giustamente la politica della SSNR è stata quella di inviare copie delle nostre
pubblicazioni a varie biblioteche, ma con risultati poco incoraggianti
soprattutto per la Romagna. Nel catalogo generale delle biblioteche della Romagna
e San Marino sono presenti ad oggi
(agosto 2015) solamente 18 riferimenti a materiale cartaceo di nostra
produzione; per lo più si tratta di monografie prodotte dai nostri soci e
stampati sotto l’egida della SSNR.
L’occasione
di aumentare la nostra visibilità si è presentata attraverso una collaborazione
gratuita con la società Datamanegment PA s.p.a., che fra le molteplici attività
che svolge, si occupa anche di fornire servizi e strumenti relativi alla
gestione delle biblioteche. In particolare la cosiddetta “rete INDACO” si è rivelata molto interessante. Si tratta di una piattaforma digitale con la quale le biblioteche e i
sistemi bibliotecari aderenti offrono agli utenti contenuti digitali. Siamo di
fronte a qualcosa di più di un semplice catalogo on-line di libri, qui si
possono cercare, trovare e scaricare dalla rete ebook, musica, video, dizionari
on-line, film, corsi di lingue, audiolibri, e.learning, videogiochi, banche
dati, portali… In questo modo le biblioteche che aderiscono possono mettere a
disposizione dei loro utenti un po’ di tutto, direttamente dal loro sito. Nel
pacchetto complessivo della “rete INDACO” è prevista anche la possibilità di
avere (in modo totalmente gratuito) anche i pdf dei nostri articoli, che in
pratica sono trattati come dei piccoli ebook consultabili anche dai cellulari.
Gli articoli sono già in rete da tempo, tuttavia occorreva
apprestare un archivio che rendesse accessibile il complesso di file e le
informazioni relative. A questo scopo, nel 2014 si è attivato Gianni Pavanello,
nostro socio che si è sobbarcato l’enorme lavoro di impostare e costituire un
archivio excell dei dati allora disponibili. Si è trattato di scrivere per ogni
articolo, gli autori, il titolo, le pagine, il riassunto, le parole chiave per
numero complessivo di brani che ha superato di poco le 200 unità. Chi lavora
nell’ombra, senza nulla pretendere in cambio, merita quantomeno un sentito
GRAZIE da tutti noi!
Le biblioteche che aderiscono al sistema sono molteplici in
tutta Italia, ovviamente non tutte sono interessate al nostro materiale,
tuttavia coloro che hanno deciso di immettere tutto l’intero complesso di
nostre pubblicazioni sono ad oggi (agosto 2015) queste:
Rete
Bibliotecaria di Romagna e San Marino (Polo RAV), Polo Bibliotecario Ferrarese,
Biblioteca di Alassio, Polo Interprovinciale Ligure, Polo bibliotecario della
Provincia di Ancona (Polo ANA), Rete Bibliotecaria Lucchese (Polo LUA),
Biblioteca Nazionale di Potenza (Polo BAS).
Altre
biblioteche hanno deciso di inserire solo alcuni dei nostri articoli: Polo SBN
dell' Università degli Studi di Trieste e del FVG, Rete Interprovinciale del
Friuli Venezia Giulia, Sistema Bibliotecario di Brindisi (Polo BRI), Sistema
Bibliotecario Foggia - Biblioteca "La Magna Capitana" (Polo FOG),
Rete Bibliotecaria della provincia di Lecce (Polo LEK), Sistema Bibliotecario
Vibonese (Polo RCA). Singolare è il caso
del Co.Bi.Re. Regione Toscana che ha inserito solo 5 articoli che presentano
espressamente nel titolo il riferimento al Parco Nazionale delle foreste casentinesi e Monte Falterona.
Ora
nel catalogo generale delle biblioteche della Romagna e San Marino se si
imposta una ricerca su “Società per gli Studi Naturalistici della Romagna”
escono più di duecento risultati, quasi tutti sono oggetti digitali che
risultano immediatamente scaricabili per gli iscritti. Ovviamente le ricerche
si possono fare anche per autore, argomenti, parole chiave, data... Una nota
divertente consiste nella constatazione che il nostro maggior produttore di
articoli digitali risponde al nome di Ettore Contarini, proprio colui che
rifugge i PC probabilmente sarà il più clikkato!
Ma
la cosa non finisce qui! I pdf in nostro possesso sono grossomodo quelli dal
quaderno numero 20 in poi, per i primi numeri era disponibile solo la forma
cartacea. Fernando Pederzani, (altro meritevole personaggio che svolge molte
attività per la SSNR) ha deciso di creare i pdf anche dei primi quaderni
scannerizzandoli ed inserendoli nel
sito. A questo punto Pavanello si è riattivato ed in questi giorni stiamo
preparando il secondo archivio; se tutto procede come previsto nel 2016 tutti i
nostri articoli saranno disponibili per le biblioteche.
Prima
di concludere una precisazione. Già oggi tutte le nostre pubblicazioni sono
disponibili direttamente dal sito, compaiono persino fra i risultati dei motori
di ricerca; tuttavia ci trovano principalmente coloro che fanno ricerche
mirate, che hanno già chiare le idee in testa. Essere presenti in una
biblioteca digitale, significa aumentare la nostra visibilità sopratutto nei
confronti di studenti e professori e questo non è cosa da poco.
Sergio
Montanari
VITA SOCIALE
LE SERATE in VIA COGOLLO e a BAGNACAVALLO
Come vedete i nostri incontri serali da ottobre a dicembre
si terranno alla saletta delle Cappuccine di Bagnacavallo e sono aperti al
pubblico.
Il terzo martedì di ogni mese continuano anche gli appuntamenti musicali curati da Alberto Rivalta. Questi si terranno alla casa di Via Cogollo e sono dedicati ai soci, ma naturalmente anche ai loro famigliari ed amici.
Calendario
delle serate naturalistiche. Inizio ore 21.00
Martedì 1
settembre - alla casa di via
Cogollo
La nostra gita sociale
alla Majella
relatori: Fabio Semprini e Maurizio Sirotti
filmati
di Roberta Liverani
Martedì 6
ottobre - al
Museo Civico delle Cappuccine, via Vittorio Veneto, Bagnacavallo
Alla scoperta della
flora di città
relatori i soci Giorgio
Lazzari e Delio Mancini
Martedì
10 novembre - al
Museo Civico delle Cappuccine, via Vittorio Veneto, Bagnacavallo
Ritorno alla miniera di
solfo della Perticara
relatori: M.Luisa Garberi e Giovanni Belvederi dell'Unione Speleologica
bolognese
Martedì 1 dicembre - al Museo Civico delle Cappuccine, via Vittorio
Veneto, Bagnacavallo
Il lupo … dalle fiabe al
DNA
relatore: Dott. Marco Galaverni - ISPRA
Calendario degli incontri musicali alla casa di via Cogollo. Inizio ore 21.00
--
Martedì 15 settembre
Serata bachiana – di Joahann Sebastian Bach:
a) Concerto brandemburghese
n°2
b) Dalla Passione secondo S.Giovanni,
corali “Herr, unser Herrscher” e “ Ach Her, lass dein
lieb Engelein”
c) Toccata e fuga in Rem. Bwv 565. Trascrizione per orchestra dal film “Fantasia” di
Walt Disney
d) dalla Partita Bwv 1004, “Ciaccona” - per violino solo
-- Martedì 20 ottobre - Wolfgang Amadeus Mozart:
a) Ein musikalischer Spass
in Fa M. - KV 522
b) Concerto per violino e
orchestra (da
stabilire)
c) Concerto per piano e
orchestra in Do M. - KV 467
--
Martedì 17 novembre – Ludwig van Beethoven:
a) Concerto per piano e
orchestra n.5 "Imperatore"
b) Fantasia per piano, coro
e orchestra Op.80
-- ATTENZIONE !
Domenica 13 dicembre alle ore 19
Invito all'opera: "Il Barbiere di Siviglia" di Gioacchino Rossini
RINNOVO DELLA QUOTA SOCIALE
Sono aperti i rinnovi e le iscrizioni per l’anno
2016; la quota è di
30 EURO per i soci ordinari
15 EURO per i soci che
abbiano 30 anni o meno.
E’ possibile versarla direttamente,
in occasione degli incontri sociali, al Tesoriere ( Giovanni Rivalta ) o ad
alcuni altri membri del Consiglio direttivo (
Semprini, Pederzani, Contarini).
Chi preferisca il versamento alla Posta
troverà in questo Notiziario un bollettino precompilato del nostro CC postale
N. 11776473 intestato a “Società Studi Naturalistici
Romagna”.
È possibile anche il
versamento in CC bancario ( iban IT 04 Z 0854267490005000164362) presso la
Banca Credito Cooperativo ravennate & imolese.
Domenica
18 ottobre 2015 Ore
12,30 “MAGNAZZA D'AUTUNNO” (...
astenersi inappetenti)
Presso il Ristorante”
La Monda “ (da Alfio) in Via Monda
72 - 47121 Forlì
Tel. 0543 86372
… ci siamo già stati nella primavera
2014
Menù
Ravioli burro e salvia
Tagliatelle ai piselli
Cappelletti al ragù
Gnocchi allo scalogno
Carne ai ferri con patate e zucchine fritte
Arrosto misto ( coniglio e arista di maiale ) con verdure al
forno
Scaloppine con i funghi
Agnello con i piselli…….e per stare leggeri…cotiche con i
fagioli…
seguiranno: zuppa
inglese, panna cotta, ciambella e crostata
Acqua, vino,caffè e digestivo ( ... ci vuole !! )
Prezzo concordato 25 €
Prenotazioni
entro giovedi’ 15 ottobre
mediante
e-mail: info@ssnr.it
telefonando: a Contarini (0545 61079), Pederzani ( 0544 212250 / 335 5448880), a Semprini ( 0543 66038 / 338 5304229 )
scrivendo a:
Società Studi Naturalistici della Romagna - c.p. 143 48012 Bagnacavallo.
CONTRIBUTI
La discesa
del torrente Fanantello
di Sergio Montanari
Premessa
Ultimamente gli speleologi romagnoli si stanno dando un gran
daffare!
Coloro che partecipano alle nostre serate già avranno avuto modo
di ascoltare Piero Lucci ed altri illustrare i loro progetti di studio
multidisciplinare sui gessi della Romagna. Dapprima lo Stella-Basino, poi il
monte Tondo, infine Rontana e Brisighella, sono state tutte zone di ricerche a cui hanno
partecipato (a titolo gratuito) molti studiosi e specialisti con lo scopo di
mettere a fuoco a 360° le varie peculiarità scientifiche di queste aree.
Anche la S.S.N.R. ha fornito la collaborazione di vari studiosi,
fra cui pure il sottoscritto in qualità di botanico. Quando mi è stato
prospettato il passo successivo, con lo studio dei gessi della Romagna
orientale ho accettato di buon grado; anzi abbiamo messo assieme un buon gruppo
di botanici con tutta l’intenzione di sfruttare l’occasione anche per
approfondire le conoscenze del riminese, territorio poco esplorato.
Questa la doverosa premessa al racconto che segue.
Come
nasce l’idea
Piero Lucci e Stefano Piastra, vedendo il nostro gruppo entusiasta
ed impaziente di cominciare, già in marzo hanno accompagnato alcuni di noi (fra
cui anche il sottoscritto) in un sopralluogo preliminare nelle zone più
importanti dei gessi della Romagna orientale.
Viaggio è proficuo e molto gradevole, condito dai numerosi
siparietti di Piastra che, più o meno amabilmente, si diverte a prendere in
giro Lucci; i due da mesi sono impegnati nella redazione di un poderoso volume
di 750 pagine (gessi di Rontana e Brisighella) e non par loro vero di godere un
giorno in “libera uscita” per scorrazzare tra i monti.
Ad un certo punto della valle Fanante (affluente del Savio)
abbiamo girato con le auto a sinistra in un anonimo sentiero, parcheggiato e
proseguito a piedi per pochi metri. Dal ponticello sospeso sul torrente Fanante
ci viene indicata una vallecola incassata: “Ecco, questa è l’uscita del
Fanantello – ci dicono - un torrente che scende da Perticara dentro ad una gola
stretta e spettacolare. Fate finta di vedere il Rio Basino, ma più lungo!”
Poco dopo, tra un discorso e l’altro, giunge un ulteriore input:
“Chi volesse scendere il Fanantello potrebbe lasciare un’auto qui e poi andare,
con una seconda auto, sino a Perticara”.
Nel proseguo del viaggio andiamo a visionare altri luoghi, poi
lungo il percorso ci fermiamo in un punto panoramico che domina dall’alto la
valle del Fanantello. Il torrente è giù, in fondo, nascosto tra gli alberi che
occupano tutta la parte bassa della valle; scenograficamente è imponente.
Un’ora dopo siamo a Miniera di Perticara dove parcheggiamo a margine di una
stradina deserta e mentre ci viene indicato il fondo della via che si perde giù
nella valle, qualcuno aggiunge: “Basta seguire questa strada fino al torrente e
poi inoltrarsi lungo il corso sino all’uscita che vi abbiamo indicato prima”.
La mattinata ormai è trascorsa e ci fermiamo a mangiare tra
Perticara e Novafeltria (al Ristorante del turista), dove tra un piatto di tortelli
e un bicchiere di sangiovese ci viene detto di quanto sia bello il torrente, di
come mai nessuno abbia fatto degli studi, di quando c’era un’intensa attività
estrattiva e di come, a partire dagli anni ’60, sia stato abbandonato tutto…
Quel giorno, Maurizio Sirotti, Giorgio Faggi ed io ce ne torniamo
a casa convinti della necessità di fare la traversata a piedi, come sia quasi
una nostra idea. Gli “imbonitori” hanno raggiunto lo scopo; io stesso non vedo
l’ora di scendere nel Fanantello per trovare chissà quali meraviglie. Anche
Alessandro Alessandrini conosce la zona e, volendo approfondire lo studio della
flora del riminese, aveva già in programma, prima o poi, di fare qualche
escursione in loco per cui, quando lancio l’idea via mail, accetta entusiasticamente.
Si unisce anche Gigi Stagioni, che con questo genere di uscite va a nozze;
invece quando giro l’invito anche a Piastra e Lucci, questi molto gentilmente
rifiutano fornendo entrambi ottime ed inoppugnabili motivazioni.
L'ultimo componente della spedizione giunge per “vie traverse”.
Pochi giorni prima, ad una cena della S.S.N.R. avevo notato un giovane socio.
Siccome tra noi sono rari i giovani ho pensato bene di scambiare qualche parola
con lui dicendogli che “martedì andiamo a fare un lungo giro di molti
chilometri nel riminese, se ti interessa dammi una telefonata che ci
accordiamo”; poi ci siamo scambiati il numero di telefono. Lo ammetto, non
sapevo neppure come si chiamava, ancora oggi nel mio cellulare è registrato
come “JUV SSNR”.
Marco, questo è il suo nome, ha pensato bene di venire e mi ha
telefonato lunedì pomeriggio. Dopo avergli spiegato che era un giro molto
lungo, che si scendeva per un torrente senza un vero e proprio sentiero, che
bisognava prendersi dietro il cibo e magari un cambio di scarpe e pantaloni e
che non c’era orario certo per il rientro ci siamo accordati per il mattino
seguente; sarei passato a prenderlo attorno alle 6:20.
Le
ultime mail e gli altri
Mia mail inviata
il 21 giugno:
“1)Ieri sera ho visto Lucci e mi ha dato i
libri sui gessi di Brisighella e Rontana anche per voi.
2)Le previsioni mettono pioggia e
temporali a partire dalle 17:00... Spero che per quell'ora saremo già fuori.
Su google map il percorso sembra lungo più
o meno 5 km, c'è anche qualche vallecola laterale molto incassata e forse vale
la pena osservare anche quelle.
3) Non ho mai fatto il percorso e
onestamente non so com'è, e non conosco nessuno che l'ha mai fatto tutto. Spero
sia tutto accessibile, ma non ci metterei la mano sul fuoco. In questi giorni a
Ravenna ha piovuto e immagino anche a Perticara; bisogna mettere in conto che
potremmo bagnarci i piedi (spero solo quelli). Comunque a vedere dall'alto ci
sono dei punti in cui si può uscire o entrare nei campi sovrastanti. Insomma
una giornata un po' all'avventura!”
Risposta di
Alessandrini lo stesso giorno:
“Io
di mio per ora posso solo dire: non vedo l'ora!"
Partenza
E' finalmente il 23 giugno, mi sveglio di buon ora, controllo le previsioni
meteo che sono mutate e che fortunatamente spostano l’inizio della pioggia alle
23:00. Parto e vado a prendere Marco; lo trovo già in strada, sale veloce e
partiamo. Lui è alto più di me, ma ora che lo osservo meglio mi sorge un
dubbio, gli parlo un poco e poi chiedo:
“Ma tu, quanti anni hai?”
“Quattordici” la rapida risposta!
E così per quel giorno mi prendo anche la responsabilità di
portare in giro per luoghi sconosciuti un minorenne. Poco dopo, continuando a
chiacchierare scopro che è abbastanza abituato alle escursioni naturalistiche,
ha già fatto qualche escursione assieme a Giorgio Pezzi e mi tranquillizzo un
poco.
Siamo in netto anticipo, al mattino presto le strade sono sgombre
e si procede molto bene. Abbiamo pure il tempo di sbagliare strada (io non ho
navigatore, uso la memoria), e di fermarci ad un bar per la colazione.
L’appuntamento con gli altri è a Cesena dove Alessandro arriva da Bologna. Ci
troviamo nel parcheggio dietro alla stazione e, dopo una rapida scorpacciata
con delle ciliegie di Giorgio, partiamo con 3 auto.
Giunti al parcheggio vicino al termine del Fanantello indossiamo
gli scarponi, prepariamo gli zaini e saliamo tutti sulla macchina di Gigi per
il trasbordo a Perticara. Pare ovvio sottolineare che le scarpe ed qualche
vestito di ricambio rimangono nelle due auto lasciate all’arrivo; tanto ovvio
però non è, visto che Gigi li lascia sulla sua auto!
Il viaggio assieme è piacevole, tutti mostrano entusiasmo, il
cielo è ottimo, dall’alto della strada panoramica osserviamo la splendida valle
del Fanantello; si preannuncia un’ottima giornata. Poco dopo le 9:00 finalmente
si parte per l’escursione!
Prima
parte
Il sentiero procede lungo un percorso che lascia l’abitato di
Miniera e scende verso il fondo della valle. Un tempo qui era presente una
forte attività estrattiva di zolfo che veniva lavorato con dei forni in loco,
per cui tutta l’area è cosparsa di resti di trasformazione, i famosi
“rosticci”, che sono praticamente ubiquitari e costituiscono la componente
principale del terreno. Alla nostra destra c’è un monotono bosco di robinie,
segnale del forte impatto antropico su tutta l’area. Poco dopo il paesaggio
cambia e ci troviamo a costeggiare un ruscello: qui la vegetazione è più varia
ed abbiamo la possibilità di osservare le nostre amate piante. Ci “torturiamo”
un poco con la determinazione dei Leucantemum,
dei Bromus e dei Brachypodium.
Marco si occupa di insetti e ogni tanto si allontana col suo
retino per catturare qualche “bestiola” per cui tengo sempre un occhio alle
piante e un occhio all’orizzonte per vedere dov’è.
Finalmente il sentiero giunge nel letto di un torrente che
dovrebbe essere un affluente del Fanantello; lo seguiamo per qualche centinaio
di metri poi incontriamo subito un passaggio ostico. C’è una via obbligata; da
un grosso masso si scende su una piccola spiaggia, che però si rivela molto
fangosa, per cui Gigi, Marco ed io usciamo con gli scarponi impantanati. Gli
altri, vedendoci, preferiscono aggirare l’ostacolo salendo sul versante opposto
nel bosco. Dopo la spiaggia fangosa ci troviamo sotto i resti di un vecchio
ponte parzialmente crollato; qui il letto compie un salto molto complicato e
quindi preferiamo non rischiare risalendo anche noi il versante nel tentativo
di raggiungere gli altri. La risalita è difficile, con alcuni rovi ed anche un
filo spinato che ci causano non pochi problemi; alla fine grazie anche
all’aiuto di Maurizio ci riuniamo di nuovo tutti assieme.
Ora si procede a mezza costa lungo un sentiero che attraversa
boschi, cespuglieti ed alcuni prati. Raramente si osserva qualche resto della
passata occupazione umana, ormai è tutto verde, ricoperto e inglobato dalla
vegetazione. Giungiamo su un prato al bordo di un precipizio, ci affacciamo per
osservare in basso il Fanantello. Buona parte della parete sotto di noi è
costituita da “rosticci”; l’intera piano su cui camminiamo è fatto da
“rosticci” e solo la cotica erbosa li nasconde.
Ma quanto devono aver estratto in questa valle!
E in soli cinquanta anni la natura ha ricoperto tutto!
Al centro di un grande prato sta un vecchio ginepro coccolone, è
lì da molto tempo, probabilmente da prima che noi nascessimo. Se potesse
riferire ciò che ha visto in questi anni sarebbe un ottimo testimone storico…
Chissà com’era mezzo secolo fa questa zona. Noi botanici, nel totale rispetto
per il vecchio e malridotto cespuglio decidiamo di fare una foto di gruppo lì a
fianco.
Continuiamo con le nostre esplorazioni; a conti fatti i botanici
sono lenti, per cui Gigi e Marco sono quasi sempre in testa al gruppo e qualche
volta si fermano in attesa all’ombra. Inoltre capita spesso che Marco si spinga
lontano per correre dietro ai suoi insetti, allora preferisco avanzare anch’io,
giusto per tenere la situazione sotto controllo. Ovviamente mentre io sono
assente Maurizio trova una rara Ononis
annuale che non ho mai visto (e che ancora oggi continuo a non aver mai visto
dato che non c’ero!)
Il sentiero sembra interrompersi, una frana ed una fitta macchia
di cespugli impediscono di continuare; lateralmente però si snoda uno stretto
percorso che s’inoltra verso il basso. Lo imbocchiamo appena e ci fermiamo in
attesa degli altri che tardano (l’Ononis
per l’appunto!).
E’ giunto il momento di sedersi un poco, di bere tranquillamente; esempio seguito poi da tutto il gruppo appena si riunisce di nuovo. Le piante rare, dovete sapere, sono molto paurose. Se si va in giro col preciso intento di scovarle, queste si nascondono. Ci vuole pazienza, calma, e bisogna mostrare loro che si è del tutto inoffensivi. E poi basta sedersi per bere o mangiare qualcosa e vedrete che qualcuna, incuriosita, si lascerà osservare. Questa strana, ma efficace regola, ancora una volta si dimostra giusta! E mentre mi alzo dopo vari minuti “compare improvvisamente” tra noi, a pochi centimetri dal mio viso un’Epipactis microphylla.
Una foto scatta durante la
spedizione dei nostri soci nella valle del Fanantello; da sinistra Stagioni,
Faggi, Alessandrini, Sirotti. Il
perspicace lettore individuerà facilmente, fra le quattro presenze umane,
quella rimasta stanziale nella valle dai tempi della chiusura della miniera di
Perticara.
Ora si scende verso il torrente e giungiamo in una piccola piana
alluvionale occupata da un rado saliceto cosparso da un sottobosco di piante fluitate
dai calanchi soprastanti. Il greto è percorribile e continuiamo ancora un poco
sino a giungere ad una piccola paretina che proietta un poco d’ombra su un
gradino alla base, ottimo per sedersi. Pausa pranzo, con tanto di vino offerto
da Giorgio. Mentre mangiamo, c’è ottimismo, abbiamo già fatto molta strada e
dovremmo essere a buon punto. Qualcuno (io) imprudentemente arriva dire che
“Siamo quasi arrivati, mancheranno circa un chilometro e duecento metri”
Seconda
parte
“Manca poco” pensavo… “Digeriamo mentre facciamo quest’ultimo
tratto di torrente e poi siamo subito alle auto!”
In realtà la situazione sarà abbastanza diversa, ma procediamo con
ordine.
Dopo pranzo ripartiamo subito e, vedendo sul lato destro un
sentiero affiancare il torrente, pensiamo che sia ormai giunto il momento di
lasciare il greto, forse è già il sentiero che porta alle nostre auto. Così non
è, anzi poco dopo il percorso s’inerpica tra i monti verso una direzione del
tutto sbagliata. Tentiamo di recuperare il torrente che ormai è incassato in
fondo ad una profonda gola sotto di noi. Fortunatamente Gigi individua una
piccola frana che ci permette di scendere nuovamente verso l’acqua.
Lo scenario è cambiato totalmente, non ci sono più rosticci, ma
imponenti strati di rocce sedimentarie, delle più svariate forme e colori. Le
gessareniti formano stupendi disegni e ad ogni nuova ansa, un nuovo splendido
scenario si apre dinanzi a noi. Tutto molto bello, ma anche molto complicato;
si procede a fatica scavalcando grandi massi ed alberi crollati accatastati
alla rinfusa, sempre in equilibrio precario. Le piccole spiagge sono infide,
alcune sorreggono in nostro peso senza problemi, altre invece, improvvisamente
cedono e sprofondi nel fango sino al ginocchio per poi uscirne a fatica. Si passa
facilmente da un’esclamazione di sorpresa per ciò che si vede ai mugugni di
fatica per gli sforzi profusi a qualche imprecazione quando si è presi nelle
“sabbie mobili”. Ai lati ormai si ergono imponenti pareti, sul fondo della gola
l’aria è ferma, calda e molto umida; inoltre ogni tanto ci imbattiamo in
qualche sorgente solforosa che si preannuncia con un forte odore.
Si continua così da molto, camminiamo nell’ombra delle rocce e del
bosco che cresce ai margini; questo è diventato più rigoglioso e a volte si
chiude a galleria sopra di noi. All’improvviso in un piccolo pianetto sul lato
sinistro qualcuno scorge una felce, Maurizio si affaccia a controllare e ci
chiama a vedere.
Finalmente! E’ da ore che cammino col preciso intento di trovare
specie interessanti, ma sinora ben poco. Durante tutti i preparativi mi ero
immaginato di osservare specie microterme, tipiche di ambienti umidi e
riparati, e solo a pomeriggio inoltrato poso gli occhi sopra a qualcosa del
genere. In pochi metri osserviamo ben 5 diverse specie di felci tra cui anche Asplenium scolopendrium (protetta) e Polystichum aculeatum (nuova per il
riminese). Ma la stanchezza si fa
sentire e lentamente facciamo le nostre osservazioni, nel frattempo Gigi e
Marco rimasti sul greto decidono di proseguire (tanto non dovrebbe mancare
molto!).
Terminata la “sbornia” di felci riprendiamo il greto per
constatare che i due rimasti in attesa si erano stufati di attendere; ci sono
chiare impronte che mostrano la loro partenza… Poco male, presto ci riuniremo,
tanto manca poco (o no?).
In effetti no! Camminiamo da ore, ma l’arrivo sembra non giungere
mai. Paesaggio splendido, a tratti spettacolare, ma offuscato dalla stanchezza.
Di fronte ad una fantastica parete con strati colorati faccio le ultime foto, poi
basta smetto pure di fare quelle. Eppure avrei motivo di gioire, il bosco
attorno è interessante con molti carpini bianchi e relativo sottobosco, eppure
a stento mi segno qualche specie tra le più significative.
Mentre Alessandro, Maurizio ed io siamo impegnati a scavalcare un
grosso albero, Giorgio procede in avanscoperta per vedere com’è il percorso… Ed
anche lui scompare! Ci scherziamo sopra
nel constatare che la situazione sembra quasi riprendere il film “Un tranquillo
di weekend di paura”, addirittura c’è anche un tentativo di imitare la musica
del banjo. Pochi minuti dopo mentre parliamo, Alessandro ed io ci giriamo
indietro… anche Maurizio non c’è più! Calma si era solo attardato a superare un
ostacolo e presto spunta di nuovo da dietro un’ansa, così come anche Giorgio
ricompare per avvisarci di un tratto difficile che è meglio aggirare tagliando
per il bosco.
Più a valle il cielo si è annuvolato e ogni tanto s’intravedono
lembi scuri di cielo verso la direzione cui ci muoviamo; addirittura comincia a
tuonare e attorno alle 17:00 cade qualche goccia di pioggia (poche, per
fortuna).
“Potrebbe andare peggio, potrebbe
piovere!” scherza Maurizio
“Ma ancora peggio sarebbe essere già arrivati alle auto e starsene
fuori sotto l’acqua perché non si ha le chiavi” rispondo io pensando a Gigi e
Marco. Il percorso è obbligato e noi troviamo frequentemente le loro impronte
che ci dicono di come ci stiano precedendo.
Dopo l’ennesima “sabbia mobile” che m’infanga sino al polpaccio
cammino un poco in acqua per lavarmi e constato che a volte anziché perdere
tempo saltando da un roccia all’altra è più semplice camminare dove ci sono 10
cm d’acqua… insomma sono stanco, voglio arrivare e tento di seguire la via più
diretta; chi se ne frega dell’acqua tanto i piedi sono già bagnati.
Dopo ore di cammino, in un tratto ove la parete laterale si
abbassa si vede il profilo di un monte che riconosco chiaramente come quello
molto prossimo alle nostre auto! Basta torrente! Usciamo fuori dal greto e dopo
aver attraversato un breve tratto di prato ed una piccola macchia di rovi e
cespugli finalmente un sentiero! Attorno c’è un mondo intero di piante in piena
fioritura, ma sono passate le 6 del pomeriggio, cammino da 9 ore, ho fame e le
piante le ritrovo sempre lì se torno. Avanti sino alle auto dove Gigi e Marco
ci accolgono con gioia e ci scambiamo le prime impressioni.
Conclusione
Come prima cosa serve un cambio completo, scarpe, calze, pantaloni
e maglietta; come seconda cosa facciamo un piano per la serata. Sentiti tutti
decidiamo di non tornare subito a casa, ma di sederci assieme ad un tavolo per
magiare e bere qualcosa; Gigi però ha il cambio nell’auto a Perticara per cui
passiamo prima a recuperare la sua vettura. Il ristorante del Turista è chiuso
e allora dirotto il gruppo verso un altro ristorante a Novafeltria (La Matta)
dove mangiamo un’ottima pizza, ma soprattutto beviamo, stanchi e soddisfatti,
un bella birra ghiacciata (tranne Marco). Ottima serata in compagnia, l’unico
problema è stato alzarsi dalle sedie con le articolazioni indolenzite. E Marco?
Tutto bene, probabilmente è quello che ne ha risentito meno; l’ho riportato a
casa dopo le 23 e sentito il giorno dopo. Tutto ok. Personalmente invece ci ho
messo un po’ a recuperare, al mattino seguente le ginocchia tendevano a non
obbedire.
Prima di concludere occorre fare un ringraziamento ai due
“imbonitori” Piastra e Lucci senza la cui spinta iniziale non saremmo mai
precipitati nella gola dal Fanantello.
Ed infine giusto due parole sulla futura pubblicazione della flora
del Fanantello che probabilmente avrà la forma di un freddo elenco di specie,
mentre posso garantirvi che in quella giornata l’unica cosa fredda è stata la
birra bevuta a Novafeltria.
Appendice a “La discesa del torrente
Fanantello”
di Gigi Stagioni
Una
appendice a quanto ha fin qui scritto Sergio è doverosa e riguarda l’ultima
parte di torrente Fanantello che Marco ed io abbiamo percorso con minor fatica
dei tratti precedenti in quanto si vedeva dall’andamento meno veloce
dell’acqua, che ci avvicinavamo ad un tratto più pianeggiante. Gli altri amici
poco più a monte avevano lasciato il torrente per percorrere un sentiero più
comodo, questo lo abbiamo scoperto poi.
Alcune
centinaia di metri (forse quasi un chilometro) prima della confluenza nel Fanante,
il corso del Fanantello cambia molto in quanto non scorre più tra pareti di
roccia che fanno parte della Formazione gessoso solfifera ma in una formazione di “Ghioli di letto”
rappresentati da “Marne argillose bianco-grigiastre, sabbiose nella parte più
bassa, talvolta con intercalazioni di molasse con lenti ciottolose …” Così la
descrizione dalla carta geologica d’Italia (foglio 108 Mercato Saraceno)
rilevata e analizzata per questa parte dall'illustre prof. Giuliano Ruggieri
(tra l'altro compianto socio della nostra S.S.N.R.)
In
questo tratto il torrente corre più lento, e pur stanchi per le 9 ore di
“cammino” abbiamo notato una litologia apprezzabilmente diversa , non più
blocchi di gesso ridepositato e di gessarenite scavati ed erosi come splendidi
arabeschi e merletti bianchi, neri, o rosati, ma la presenza di ciottoli di
arenaria più levigati, rotondeggianti e più “banali”. Spetterà ai geologi che
indagheranno lo stesso percorso rilevare meglio queste peculiarità; a parer mio
in mezzo a tutto il gesso e alle arenarie c’è anche la presenza di ciottoli
colorati che mi sembrano appartenere alle argille variecolori, tipo liguridi,
fluitati dal torrente da qualche punto da noi non individuato. Aspettiamo
chiarimenti, che non mancheranno nella futura pubblicazione della Federazione
Speleologica Emiliano-romagnola, la partecipazione alla stesura della quale ci
ha portati a vivere questa esperienza.
Dopo
un ampio specchio fangoso, dovuto al deposito di limo, per il rallentato flusso
delle acque causa la presenza un’alta briglia in cemento, in cui cresce un
folto canneto, siamo ritornati sul torrente con una non semplicissima discesa
sul fianco della stessa briglia. Un breve tratto ancora in acqua e poi via,
sulla sponda sinistra, attraversando un vastissimo prato completamente fiorito
di Erigeron annuus e Ailanthus altissima nel tratto vicino
alla riva. Visto in lontananza il ponte presso cui erano le macchine, ci siamo
sentiti più tranquilli e, attraversato prima il fiume e poi un prato del tutto
simile al precedente, siamo arrivati in fondo alla nostra avventura.
Dopo
aver atteso gli amici nei pressi delle auto sotto qualche goccia di pioggia,
che non ci ha disturbato più di tanto in quanto eravamo stati “a mollo” per
ore, siamo andati a …. Ma questo lo avete già letto nel resoconto di Sergio.